Carissime lettrici e carissimi lettori,
credenti e non credenti sanno cosa è una Chiesa. Un luogo di fede. Un posto dove pregare. Semmai, anche un punto di riferimento, dove potersi rifugiare e chiedere protezione, aiuto, non solo sempre spirituale. Questo, è intrinseco nei doveri di pietà, di amore al divino e di pietas dello stesso Dio verso le persone più deboli del creato. Nulla da obiettare. Sicuramente da parte di chi è religioso, ma certo anche di chi non è credente in quella o in nessuna altra fede.
Le farmacie si presentano in senso più laico: sono luoghi fisici di commercio. Anche le farmacie sono posti di aiuto, seppure, come si è detto, principalmente di vendita. In farmacia, solitamente, si va per acquistare cose, medicine e altro, spesso prescritte da un medico, a beneficio della nostra salute e comunque per il benessere del corpo. Mia madre, ma chissà quante persone lo hanno fatto e lo fanno, andava in farmacia spesso anche solo per prendere dei consigli, chiaramente riguardanti la salute e il benessere del corpo. Mi portò in farmacia quando, poco più che seienne, caddi in giardino sbattendo il mento e arrivai da lei a casa piena di sangue, spaventandola a morte. Così mi fece passare in farmacia, quando, ancora più piccola, la mia spalla uscì dalla sua sede naturale. In entrambi i casi seguì i consigli dati dalla farmacista o dal farmacista al di là del bancone.
Ecco a cosa sono preposte chiese e farmacie. Lo Stato e, a suo nome, un Ministro dello Stato non può indicare entrambi i luoghi citati come indicazione di riparo e aiuto per le donne vittime di violenza maschile. La rivista Left spiega così la bizzarra uscita del Ministro della Giustizia Carlo Nordio che, non è cosa da poco, prima è stato un magistrato! «Stamattina si legge su quasi tutti i giornali — scrive nell’edizione del 16 maggio — Carlo Nordio consiglia alle donne vittime di violenza di affidarsi al farmacista e al prete per salvarsi dal loro aguzzino». Secondo Nordio, «il funzionamento del braccialetto elettronico è molto spesso incompatibile con i mezzi di trasporto delle persone: nel momento dell’allarme nei confronti di una persona, molto spesso la vittima si trova a una distanza non compatibile con l’intervento delle forze dell’ordine. Dobbiamo coniugare questi due elementi dando un’allerta alla vittima, affinché sia in grado — nel momento in cui coglie questo momento di pericolo — di trovare delle forme di autodifesa, magari rifugiandosi in una chiesa o in una farmacia, in un luogo più o meno protetto». Come ha scritto Carlotta Vagnoli — che ha il maledetto vizio di pretendere la difesa di tutte, oltre all’autodifesa — in soldoni il Ministro Nordio ricorda alle donne che, se provano ad ammazzarle, devono avere il buon gusto di non farsi ammazzare. Altrimenti salgono i numeri dei femminicidi e i maschioni di governo hanno il disturbo di dover rispondere ai question time in Senato». Da rimanere allibite allibiti. Certo può capitare che, sentendosi in grave pericolo, una donna pensi di confidarsi con un “don Matteo” (che, se richiamasse quello della serie televisiva, sarebbe pure un bravo investigatore!!!) o, trovandosi da sola in strada, presa dalla paura, si rifugi in una farmacia incontrata sul suo percorso. Ma potrebbe essere una panetteria, persino una macelleria, basta ci siano persone che potrebbero diventare, al bisogno, dei e delle testimoni. Ora, si tratterebbe di una casualità. Ma non sostituisce le leggi di uno Stato con un Ministro che lo rappresenta. Così è inevitabile che si finisca, come Left, in ironia: «La raccomandazione di Nordio è comunque la sindrome del pensiero politico del governo: in questo mondo di dominanti e dominati ognuno è la propria patria. Agli oppressi conviene avere qualche buon amico per uscire dai guai, diffidando delle leggi. In questo caso non serve nemmeno un Ministro. Bastano un prete e un farmacista». Amen!
Le leggi dello Stato. Un altro Ministro, questa volta dell’Agricoltura, Francesco Lollobrigida, non pago di essere diventato famoso per aver annunciato la pericolosità, mortale, dell’acqua (pur di difendere il made in Italy vinicolo) ha ritenuto opportuno stravolgere le leggi sulla caccia riguardo alla quale, per dirla tutta e di attualità, era stato indetto a suo tempo anche un referendum. Se il ddl proposto passerà, ben diciotto articoli saranno pronti a ribaltare la Legge 157 del 1992, modificata nel 2017, dando più potere alle Regioni che saranno libere di delimitare o ampliare a piacimento gli spazi demaniali fino ad ora protetti. La fauna selvaggia, di cielo come di terra, potrebbe essere in pericolo serio. Si comincerà a sparare di prima mattina in spiaggia e dopo il tramonto. In zone innevate, così da poter seguire le orme degli animali. Sarà permesso alle guardie giurate di colpire con la propria pistola grandi animali come, per esempio, i cinghiali troppo vicini o che si addentrano nei centri abitati. Tornerebbero gli uccellatori, le esche e certe trappole proibite in tutto il resto dell’Unione europea. Gli e le ambientaliste come gli e le animaliste protestano dicendo che la legge così come è stata rivista dal Governo è un vero e proprio “estremismo venatorio”. Soprattutto saranno più difficili i controlli sul bracconaggio e la caccia sarà sempre più senza controllo e praticamente aperta tutto l’anno. A rimetterci saranno sicuramente gli animali, con specie che potrebbero addirittura estinguersi. Ma a rimetterci sarà, e molto, l’ambiente, stravolto da cambiamenti non rispettosi e, dunque, anche noi che qui abitiamo.
«Si potrà sparare agli uccelli migratori dalle spiagge — scrive un quotidiano —, e anche dopo il tramonto. Le Regioni, e lo stesso ministero dell’Agricoltura che propone il disegno di legge, avranno la facoltà di ridurre le aree protette in favore di quelle in cui sarà possibile cacciare. Si riaprono le postazioni degli uccellatori per colpire i migratori e si liberalizzano i richiami vivi… A rimetterci sono certamente gli animali. Dopo diversi tentativi parziali o andati a vuoto, il ministro dell’Agricoltura Francesco Lollobrigida ha messo a punto diciotto articoli che travolgono il quadro esistente e allarmano le associazioni ambientaliste. Cinque si sono riunite pubblicando questo documento unitario: “Il testo della riforma sulla caccia è intriso di ideologia ed estremismo filo-venatorio e, di fatto, regala ai cacciatori la fauna selvatica e le aree naturali che la Costituzione riconosce come patrimonio di tutti e delle future generazioni”. La revisione della Legge 157 del 1992 — continua l’articolo — è un vero e proprio ribaltamento: ora la caccia assume un ruolo superiore alla salvaguardia ambientale».
Non è cosa da poco. Così tutti potranno sparare a tutto. «L’articolo 10 inserisce questa novità: le gare di caccia con cani e il loro addestramento con l’abbattimento di fauna selvatica non sono considerati esercizio venatorio e possono essere realizzati sia a caccia chiusa sia di notte. Già la Direttiva uccelli dell’Unione europea aveva segnalato, con un procedimento d’infrazione, come questa liberalizzazione portasse al disturbo delle specie durante i delicati periodi della nidificazione. Si potrà cacciare al di fuori dei consueti periodi anche nelle aziende faunistico-venatorie previa valutazione d’incidenza. L’associazione Agrivenatoria Biodiversitalia da tempo promuove la caccia privata in tenute aziendali che diventano attrattive per persone facoltose, italiane o straniere. Con l’articolo 18 si elimina il parere vincolante di Ispra — l’organo indipendente scientifico creato per la protezione dell’ambiente nell’adozione dei piani venatori delle Regioni. Al suo posto, si introduce la valutazione del Comitato tecnico faunistico-venatorio nazionale, direttamente controllato dal ministero dell’Agricoltura e di nomina politica. Lo stesso articolo apre alla possibilità di estendere l’attività venatoria anche in primavera, in piena migrazione prenuziale». Un centralismo statale che mette aria di autoritarismo.
Ricordate il deputato di FdI Bartolomeo Amidei che voleva mettere il fucile in mano anche ai sedicenni per battute di caccia cittadine? Dovettero allora fare un passo indietro. Scrive ancora un quotidiano sottolineando che gli animali non possono essere una merce di scambio tra alcune lobby e la politica: «la Lega italiana protezione degli uccelli (Lipu) ha intercettato l’articolato di legge e ha diffuso l’allarme al Wwf e agli animalisti di Enpa, Lac e Lav. Insieme dicono: Questo testo regala ai cacciatori la fauna selvatica e le aree naturali, che la Costituzione riconosce come patrimonio di tutti e delle future generazioni, facendosi beffe della scienza e dei diritti dei cittadini. La devastante riforma governativa, elaborata sotto dettatura delle frange più estreme dell’associazionismo venatorio, senza alcuna condivisione con il mondo ambientalista, presenta elementi di palese incostituzionalità e contrasta con le direttive europee in materia. Accontentare un proprio elettorato di riferimento, vale l’uccisione indiscriminata di centinaia di milioni di animali, la privatizzazione della natura e nuove procedure europee di infrazione. Chi voterà a favore di questa riforma sarà responsabile del peggior attacco mai inflitto alla fauna selvatica».
Si sta parlando da tanto di pace. La guerra è sempre ingiusta. Ma soprattutto, lo ripetiamo, a pagare il prezzo più alto sono le fasce più deboli. I bambini imparano il mondo in maniera distorta. Il gioco è un mezzo per crescere, come succede per i cuccioli degli altri animali che imparano così ad essere persone adulte. Facendo, imitando quello che “i grandi” fanno.
I bambini giocano alla guerra è una poesia struggente che denuncia in modo assoluto tutti i conflitti bellici. È la poesia che oggi leggeremo insieme e ascolteremo attraverso la recitazione di un grande attore, Antonio Albanese, che è anche tra i comici che, per legarci a ciò che abbiamo scritto nello scorso editoriale, sono artisti molto seri e indispensabili per il mantenimento della democrazia. È difficile, oggi, parlare di pace. Ci stanno provando, ma gli interessi in ballo forse sono altri, forse economici. Questa poesia di Bertolt Brecht (1898-1956) ci fa pensare. L’amara Guerra di Piero.
I bambini giocano alla guerra.
É raro che giochino alla pace
perché gli adulti
da sempre fanno la guerra,
tu fai “pum” e ridi;
il soldato spara
e un altro uomo
non ride più.
È la guerra.
C’è un altro gioco
da inventare:
far sorridere il mondo,
non farlo piangere.
Pace vuol dire
che non a tutti piace
lo stesso gioco,
che i tuoi giocattoli
piacciono anche
agli altri bimbi
che spesso non ne hanno,
perché ne hai troppi tu;
che i disegni degli altri bambini
non sono dei pasticci;
che la tua mamma
non è solo tutta tua;
che tutti i bambini
sono tuoi amici.
E pace è ancora
non avere fame
non avere freddo
non avere paura
(Bertolt Brecht)
A tutti i bambini e a tutte le bambine che hanno subito la tragedia ingiusta della guerra.
Buona lettura a tutti e a tutte.
Il nuovo numero di Vitamine vaganti si apre con le protagoniste di Calendaria della settimana: Maria Letizia e Laura Giuliani, maestre di luce e trasparenze, pittrici e maestre vetraie. Si prosegue con altre due biografie d’artiste: Élisabeth Chaplin, che fu anche una delle pittrici più moderne della Secessione romana, e Lucy Schwob descritta in L’identità e la percezione di sé. Claude Cahun, con il suo nome d’arte e che fu fotografa surrealista e silenziosa rivoluzionaria.
Le montagne che sorpresa! Conversazione con Riccarda de Eccher è l’intervista a un’artista friulana, che trasmette le sue emozioni dipingendo le montagne da lei tanto amate.
Dall’arte si passa alla letteratura: Il rifiuto della femminilità in Lady Macbeth, un’analisi del rapporto tra il personaggio shakespeariano e la mascolinità; La poetica pirandelliana, tra romanzo e teatro che porta alla luce i principali temi affrontati dal Premio Nobel per la letteratura nelle sue opere e la sua risposta alle sfide dell’epoca in cui visse; Donne protagoniste nelle istituzioni della Repubblica, recensione della settimana di un’opera collettiva che ricorda le più importanti figure femminili della storia italiana repubblicana.
Musica e scienza si mescolano in Carolyn R. Bertozzi. Chimica, diritti & rock’n’roll, vincitrice del Nobel nel 2022.
Parole come armi è l’articolo che riflette sugli effetti dello sdoganamento di determinate parole e atteggiamenti nell’era di internet. Genoveffa, la maga pescatrice è invece la storia peculiare di imprenditoria al femminile in una società che non riusciva nemmeno a concepire questa possibilità. Jeans, Eskimo e omologazione. Parte seconda continua l’esplorazione del processo storico che porta alcuni indumenti a diventare dei veri e propri simboli di appartenenza.
Si vola poi in Armenia con La presenza femminile nell’odonimia di Erevan. Parte Terza, continuando la scoperta delle donne che hanno fatto la storia del Paese.
Nella Sezione Juvenilia viene pubblicato il primo dei cinque racconti finalisti della Sezione C – Narrazioni del concorso Sulle vie della parità, Il dono della scrittura.
Come di consueto questo numero si conclude con una gustosa ricetta: La cucina vegana. Focaccia ad alta idratazione.
A tutte e a tutti auguriamo buon appetito!
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Articolo di Giusi Sammartino

Laureata in Lingua e letteratura russa, ha insegnato nei licei romani. Collabora con Synergasia onlus, per interpretariato e mediazione linguistica. Come giornalista ha scritto su La Repubblica e su Il Messaggero. Ha scritto L’interpretazione del dolore. Storie di rifugiati e di interpreti; Siamo qui. Storie e successi di donne migranti e curato il numero monografico di “Affari Sociali Internazionali” su I nuovi scenari socio-linguistici in Italia.
