La presenza femminile nell’odonimia di Erevan. Parte Terza

L’itinerario 3. Vie dedicate alle donne: distretti Arabkir, Adzap’nyak, Malat’ia-Sebastia, Shengavit.

1 – via Anna Ter-Avetikyan, 2 – via Varduhi Varderesyan, 3 – via Hasmik, 4 – via Voskanyan, 5 – via Kurghinyan, 6 – via Esayan, 7 – via Elvina Makaryan, 8 – via Metaksya Simonyan

Nel distretto Arabkir si trova la via intitolata a Anna Ter-Avetikyan, la prima architetta dell’Armenia. Nata nel 1908 a Erevan, proveniva da una famiglia di architetti e urbanisti famosi per alcune opere pubbliche come la realizzazione del primo sistema di acqua potabile pulita della capitale o del primo ospedale. Quando Anna Ter-Avetikyan decise di diventare architetta, negli anni Venti del XX secolo, il settore era esclusivamente dominato dagli uomini. Dopo la laurea, ottenuta nel 1930, per lei fu necessario trovare un linguaggio comune con costruttori, capimastri e muratori, trascorrere giorni e giorni nei cantieri, insistere affinché l’edificio fosse costruito secondo la sua visione e non come pensavano di procedere i maestri d’opera. La sua cifra stilistica è soprattutto nelle soluzioni angolari, laddove i volumi degli edifici rientrano nello spazio di intersezione delle strade definendo e organizzando l’ambiente circostante.

Il Palazzo Ponchikanots, Anna Ter-Avetikyan

Un esempio si trova all’incrocio tra le vie Mashtots e Koryun, nel cuore di Erevan: un edificio noto a tutti come Ponchikanots (“ciambelleria”) per il fatto che, in un locale pubblico ospitato nel palazzo, si servivano i caratteristici ponchiki, sorta di frittelle molto popolari. Sebbene sia conosciuto come l’edificio della ciambelleria, poche persone sanno che qui si trovavano le residenze di alcune figure celebri del cinema nazionale.
Nel 1938 l’architetta Ter-Avetikyan ottenne a Parigi un ambito riconoscimento nel corso della mostra internazionale La donna nei campi dell’arte e della creazione popolare. Quando nel 1936 il governo sovietico decise di smantellare la grande chiesa di San Katoghike, sopravvissuta a terremoti e guerre, per realizzare un edificio scolastico, fu rinvenuta una costruzione religiosa più piccola risalente al XIII secolo.

Iscrizione su un edificio progettato da Anna Ter-Avetikian, dove i cineasti armeni hanno vissuto durante il periodo sovietico nel centro di Yerevan
Targa di via Anna Ter-Avetikyan
Via Anna Ter-Avetikyan

L’architetta Anna Ter-Avetikyan fece ogni sforzo per preservare e proteggere l’antica struttura di Surb Astvatsatsin, che rimase protetta nel cortile interno della scuola da lei progettata per ben settant’anni; in seguito, nel 2007, l’edificio scolastico è stato demolito per fare spazio alla costruzione della nuova residenza del primate della Chiesa apostolica armena. Ter-Avetikyan è morta nel 2013 a Erevan, per soli tre mesi non ha raggiunto il traguardo dei 105 anni, ma fino all’ultimo giorno ha conservato un sorprendente amore per la vita, una mente lucida e una memoria straordinaria.

Verso il distretto Adzap’nyak si trova la via intitolata a Varduhi Varderesyan, una delle principali attrici del Sundukyan Drama Theater di Erevan. Nata a Bucarest nel 1928 in una famiglia di origini armene, frequentò qui una scuola i cui insegnanti erano persone armene emigrate in Romania dopo il crollo della Prima Repubblica di Armenia. In un primo tempo Varduhi imparò il mestiere di calzolaia seguendo il lavoro di un artigiano che viveva nel cortile della sua abitazione. Quest’uomo possedeva una grande biblioteca che per la ragazza diventò una finestra sul mondo e, anche se non era mai stata a teatro, nacque in lei la decisione di diventare attrice. Nel 1946, sentendo i discorsi propagandistici sulle favorevoli condizioni di vita in Armenia, convinse sua madre e sua sorella a fare ritorno in patria: «C’era un tempo in cui le leggende sulla Repubblica Socialista Sovietica Armena ci incantavano, facendoci credere che fosse un paese pieno di meraviglie, dove la vita sarebbe stata facile. Anche se avessimo saputo delle difficoltà e delle privazioni, avremmo comunque voluto andare». Varduhi Varderesyan è celebre per il suo ruolo da protagonista in Il cuore della madre, un film in bianco e nero girato nel 1957, ma numerosi sono stati anche i ruoli da lei interpretati in teatro: Margarit in Per l’onore di Shirvanzade e Ranevskaya in Il giardino dei ciliegi di Čechov. Varduhi Varderesyan è morta nel 2015 a Erevan.

Targa di via Varduhi Varderesyan
Via Varduhi Varderesyan

La via Taguhi Hakobyan è dedicata a un’altra attrice il cui nome d’arte era Hasmik. Nata nel 1879 ed erede di uno stile di recitazione tradizionale e realistico, partecipò alle riprese di Pepo, il primo film sonoro della cinematografia armena basato sull’omonima opera teatrale di Gabriel Sundukyan. Taguhi Hakobyan è morta nel 1947.

Targa di via Hasmik
Via Hasmik

Nel distretto Malat’ia-Sebastia si trovano le vie intitolate all’attrice Arus Voskanyan e alla poeta Shushanik Kurghinyan. La prima, il cui vero nome era Arusiak Darpasyan, nacque nel 1889 a Constantinopoli ma era di origine armena. Ricevette un’educazione patriottica da parte della sua insegnante, la poeta armena Sibil. Nel 1908, dopo il crollo del regime oppressivo di Abdul Hamid, in Turchia fu emanata la costituzione che concesse alla popolazione armena il diritto di avere forme proprie e autonome di cultura e arte. Le compagnie teatrali armene del Caucaso iniziarono quindi a fare tournée a Costantinopoli ottenendo sempre grandi successi. Fu un punto di svolta nella vita della giovane Arus Voskanyan che volle mettersi alla prova come attrice nella compagnia teatrale Abelian-Armenian, riuscendo ad affermarsi. Trasferitasi nell’Armenia sovietica, fu uno dei pilastri del nuovo teatro accademico. Lo scrittore armeno Eghishe Charents la definì «la splendida dea Melpomene», riferendosi alla Musa della tragedia nella mitologia greca. L’attrice dal 1921 è stata una delle principali protagoniste del Teatro Sundukyan di Erevan, città dove è morta di febbre tifoidea nel 1943.

Targa di via Voskanyan
Via Voskanyan

Shushanik Popojlian Kurghinian invece fu tra coloro che fondarono la poesia proletaria armena. Il suo forte impegno e la passione per i diritti e l’uguaglianza tra le persone rimangono tratti indelebili della sua eredità politica e umana. Kurghinian nacque nel 1876 nella città armena di Alexandrapol, oggi Gyumri, e crebbe in una famiglia povera. A quel tempo l’Armenia era divisa tra due potenze straniere: l’Armenia occidentale era sottoposta al dominio turco mentre l’Armenia orientale era controllata dall’Impero russo. Questo spinse Kurghinian a impegnarsi nella lotta per la liberazione del suo Paese. Nel 1893, a soli diciassette anni, si unì al Partito socialdemocratico Hunchakiano per combattere contro i Turchi e gli Zaristi. Il suo desiderio di giustizia la portò a diventare una figura di spicco nel movimento socialista femminista armeno e, attraverso la sua poesia, a dar voce a chi non ne aveva, parlando delle sofferenze e delle speranze delle persone oppresse. Nel 1903 si trasferì a Rostov-sul-Don dove si unì ai movimenti rivoluzionari russi, determinata a lottare non solo per le donne armene, ma per tutte le donne e i lavoratori oppressi. È del 1907 una delle sue poesie più potenti, Voglio vivere, in cui esprimeva la sua volontà di combattere contro le ingiustizie e le oppressioni del suo tempo: «Voglio combattere — prima come tua rivale, opponendomi a te con un’antica vendetta, poiché è assurdo e senza pietà che tu mi hai trasformato in un vassallo attraverso l’amore e la forza. Poi, dopo aver risolto queste dispute di genere, voglio combattere contro le agonie della vita, coraggiosamente come te — mano nella mano, affrontando questa lotta per essere o non essere». Nel 1921 fece ritorno nell’Armenia sovietizzata per contribuire alla ricostruzione del suo Paese. La sua poesia Uniamoci è un potente richiamo all’unità e alla lotta per la liberazione: «Basta portare il peso del dolore e della tristezza di questo mondo vuoto sulle nostre spalle! Basta piangere incessantemente che smorza la scintilla nei nostri occhi! Basta sacrificare i nostri giorni giovanili in fiore a queste leggi crudeli, trascurate, indifese tra quattro mura, basta lasciarli chiudere le porte aperte! Vieni, cara sorella, salutiamo il mondo e convochiamo tutti i nostri compagni. Troviamo una soluzione, apriamo un nuovo percorso diverso da questa vita bassa e opprimente. Vieni, cara sorella, uniamoci, partecipiamo a questa grande santa lotta. Paralizzate dall’imprigionamento, basta con la nostra esistenza schiavizzata con menti intorpidite! Lasciamoli, i nostri uomini fortunati, non essere così insolenti nell’andare avanti; senza di noi, fidati, sorella, non raggiungeranno alcun obiettivo, crolleranno! Andiamo, cara sorella, senza paura, mano nella mano, sacrificando tutto per la nostra giusta causa, tutti sono uguali e degni della lotta per la luce benedetta della liberazione!». Shushanik Kurghinian è morta a Erevan nel 1927.

Targa di via Kurghinyan
Via Kurghinyan

A Shengavit troviamo la via intitolata a Zabel Esayan. Nata nel 1878 nel distretto di Scutari a Costantinopoli, il suo vero cognome era Hovhannisyan. È stata un’importante scrittrice, traduttrice, pubblicista e critica letteraria. Fu una delle donne arrestate insieme a duecento altri leader e intellettuali all’inizio del genocidio armeno, nel 1915. Riuscì a eludere l’arresto e a fuggire in Bulgaria e successivamente a Baku e nel Caucaso, dove lavorò con le persone armene rifugiate documentando le loro testimonianze orali sulle atrocità subite. Nel 1895 Zabel Esayan si trasferì a Parigi dove studiò letteratura e filosofia all’Università della Sorbona. Ha pubblicato racconti, saggi letterari, articoli in numerosi periodici sia francesi che armeni. Ha lavorato anche come traduttrice in Francia e come insegnante durante i suoi ultimi anni accademici. I suoi romanzi e articoli contribuirono a far comprendere la persecuzione degli armeni da parte dei turchi, gli effetti della Prima Guerra Mondiale e i ruoli e i diritti delle donne nelle comunità ottomane e armene. Nel 1937 fu tra le vittime del regime stalinista, imprigionata ed esiliata in Siberia. È morta nel 1943.

Targa di via Esayan
Via Esayan

Nello stesso distretto di Shengavit si trova anche la via dedicata a Elvina Makaryan, nata nel 1950 a Erevan. Elvina, cantante e compositrice, frequentò la Scuola di musica Sayat-Nova, partecipando alle Olimpiadi scolastiche di canto e ottenendo la sua prima vittoria. Inizialmente il suo repertorio si basava soprattutto sulle canzoni di Charles Aznavour e Roberto Loreti e si accompagnava al pianoforte; in seguito la cantante si innamorò del jazz americano, motivo per cui negli anni ’80 il Comitato centrale del Partito comunista armeno la sottopose a una sorta di allontanamento forzato dalla scena, pagandole lo stipendio a condizione che non si esibisse. Nel 1989 Elvina si trasferì negli Stati Uniti, dove pubblicò tre dischi, aprì un suo studio di registrazione, girò videoclip e scrisse canzoni. Rientrata a Erevan, visse qui per tutti gli anni ’90, trasferendosi definitivamente a Los Angeles dove ha continuato a lavorare nel suo studio personale. Si è suicidata nella sua casa di Los Angeles nel 2007.

Targa di via Elvina Makaryan
via Elvina Makaryan

Infine nel distretto Adzap’niak si trova la via intitolata a Metaksya Simonyan. Nata nel 1926 ad Ashkhabad, fin dalla prima infanzia dimostrò un talento artistico straordinario che la portò a diventare un’attrice di talento e un’apprezzata insegnante di recitazione sia per il cinema che per il teatro. Era nota per i suoi numerosi ruoli in drammi, commedie cinematografiche e film d’avventura e in numerose produzioni televisive e radiofoniche. Morì nel 1987 a Erevan.

Targa di via Metaksya Simonyan
Via Metaksya Simonyan

Durante il suo funerale il celebre e amato attore armeno Sos Sargsyan rivelò di aver custodito per anni un amore profondo e segreto per Metaksya Simonyan.

In copertina: l’edificio della scuola progettata da Anna Ter-Avetikyan, ora demolito

***

Articolo di Syuzanna Bozoyan

Traduttrice freelance con una laurea in lingue straniere conseguita a Erevan. Attualmente sta completando la laurea magistrale in linguistica presso l’Università di Pavia, portando con sé la passione per le lingue e una competenza nel campo della traduzione.

Lascia un commento