Donne e sport tra inclusività e accessibilità

Si è svolto martedì 20 maggio 2025, presso la Sala Luigi Di Liegro di Palazzo Valentini, nel cuore della Capitale, l’incontro Donne e sport tra inclusività e accessibilità, una mattinata di confronto ricca di testimonianze, dati, analisi e proposte concrete.
Promosso dalla Rete per la Parità, Asvis Alleanza italiana per lo sviluppo sostenibile, Soroptimist international d’Italia, in collaborazione con la Presidenza della Commissione sport di Roma Capitale, con la collaborazione di Alef Associazione per la leadership e l’empowerment femminile, l’associazione Fildis e Toponomastica femminile, il convegno nasce dalla necessità di riflettere ed evidenziare quali siano attualmente le discriminazioni subite dalle donne in ambito sportivo e cosa fare per cercare di superarle.

Numerosi gli interventi istituzionali, tra cui quelli dell’On. Ferdinando Bonessio, presidente della Commissione Sport di Roma Capitale, dell’On. Tiziana Biolghini, consigliera della Regione Lazio, e dell’Europarlamentare Benedetta Scuderi, impegnata nella Commissione per i diritti delle donne e l’uguaglianza di genere del Parlamento Europeo. Accanto a loro, esponenti del mondo accademico, sportivo e associativo come la sociologa Silvia Lolli, la dirigente sportiva Daniela Isetti, l’ex atleta paralimpica Laura Coccia, la giornalista sportiva Mimma Caligaris, e Gioia Virgilio, che ha presentato i risultati della ricerca Change the Game sulla violenza e le disuguaglianze sistemiche nello sport.
Coordinato da Cristina Greggio e Angela Teja, il convegno si è concluso con una riflessione sulle prospettive future di Patrizia De Michelis, presidente della Rete per la Parità — Aps, e Adriana Macchi, presidente di Soroptimist International d’Italia. Entrambe hanno ribadito la necessità di tradurre in azioni concrete i principi di parità, sottolineando il ruolo fondamentale dello sport come strumento di crescita, coesione e cittadinanza.

Nella prima fase della mattinata, il convegno ha affrontato il legame tra uguaglianza nello sport e il suo ruolo nella costruzione di pace, con l’intervento di Antonella Stellitano, Consigliera del Comitato Nazionale Italiano Fair Play, che ha ricordato come il riconoscimento dei diritti sportivi delle donne vada letto all’interno di una cornice più ampia di diritti umani universali e interdipendenti. Lo sport, ha sottolineato, non è solo un’attività fisica: è un luogo di socializzazione, libertà, accesso alla salute, all’istruzione e dignità personale. Per questo, in molti contesti repressivi, il diritto allo sport è temuto e negato, soprattutto alle donne. «Lavorare per l’inclusione sportiva significa — ha affermato — prevenire i conflitti, costruire ponti, affermare il diritto alla pace».
Sulla stessa linea si è inserita la riflessione della sociologa e scrittrice Silvia Lolli, che ha ribadito il ruolo cruciale dell’educazione fisica nelle scuole. Lontana dall’essere un semplice momento motorio, l’educazione sportiva sviluppa competenze sociali, psicologiche e relazionali, diventando un primo terreno in cui bambine e bambini imparano il rispetto reciproco, la cooperazione, l’inclusione. Lolli ha sottolineato come la scuola debba farsi garante del diritto universale allo sport, contribuendo ad abbattere gli stereotipi di genere che spesso nascono proprio nell’infanzia.
L’intervento della presidente Assist, Luisa Garribba Rizzitelli, che ha chiuso la prima sessione, ha ricordato l’impegno di Assist e Soroptimist International d’Italia nella promozione della “Carta Etica per il superamento dei divari e delle discriminazioni di genere nello sport”, definita anche “Carta etica dello sport femminile”. Il testo nasce con lo scopo di tutelare i diritti delle atlete e sensibilizzare sui temi riguardanti le pari opportunità e i diritti nello sport, e la prevenzione e il contrasto di molestie e abusi nell’ambito sportivo. A oggi hanno aderito alla Carta circa 150 comuni italiani, con l’obiettivo di contribuire a creare una comunità più inclusiva.

Durante la seconda sessione, il convegno ha affrontato anche il tema, drammatico e ancora sottostimato, degli abusi, fisici e psicologici, subiti da atlete e atleti, presentato attraverso vari studi documentati da Gioia Virgilio, economista sanitaria e scrittrice. Sono stati presentati i risultati della ricerca Change the Game, che ha portato alla luce dati significativi: un numero allarmante di atleti ha subito molestie sessuali, spesso da parte di altri atleti, ma soprattutto — nel caso delle donne — da allenatori o figure di potere. Le denunce, ha sottolineato Virgilio, hanno spesso esiti contraddittori, con un elevato tasso di impunità, per questo motivo spesso i colpevoli continuano a lavorare indisturbati a contatto con giovani donne e uomini. I numeri ci parlano di una cultura del silenzio che va infranta, anche attraverso la formazione, l’ascolto, fornendo strumenti concreti di tutela alle vittime.
Un’analisi critica è arrivata anche dal mondo dell’informazione, grazie all’intervento della giornalista Mimma Caligaris, che ha evidenziato come la rappresentazione delle atlete nei media sportivi resti distorta e marginale. Lo spazio dedicato ai successi delle donne è esiguo e spesso legato più all’aspetto fisico o alla storia personale dell’atleta che al merito sportivo, che passa spesso in secondo piano. Tuttavia, ha anche riportato degli esempi positivi, come quello del Guardian, che aveva stilato una lista di consigli su come scrivere delle Olimpiadi nel 2016: «Non scrivere ciò che queste donne suscitano in voi a livello sessuale. Scrivere delle atlete come scrivereste degli atleti». In Italia, grazie a Usp e Giulia Giornaliste, insieme a Fnsi, Ordine dei Giornalisti e Ussi, nel 2019 è stato redatto un manifesto dal titolo Media, donne e sport, che definisce delle linee guida per un’informazione più equa e consapevole, promuovendo la parità di genere nei media.

Inerente la rappresentazione femminile all’interno della società più in generale è stato l’intervento di Livia Capasso, che ha illustrato l’importanza della toponomastica femminile come strumento di riconoscimento e visibilità. Il suo intervento ha portato all’attenzione dei presenti il numero esiguo di intitolazioni stradali a sportive italiane, e come spesso i criteri di selezione per quest’ultime non siano legati a un particolare merito, ma piuttosto siano dettate da sentimenti diversi, morti tragiche e premature, spesso nemmeno collegate allo sport praticato. Capasso ha esposto il caso esemplare di Roma capitale, in cui solo tre vie sono dedicate a sportive: Rosina Ferrario (aviatrice), Andreina Sacco Gotta (salto in alto, ginnasta, cestista) e Luciana Massenzi (nuotatrice). L’elenco delle donne meritevoli è lungo: Alfonsa Rosa Maria Morini, nota col nome da coniugata Alfonsina Strada, pioniera del ciclismo; Ondina Valla, campionessa olimpica; Piera Borsani, Rossana Maiorca, Amelia Piccinini, e molte altre. Un vuoto simbolico che riflette la cancellazione storica del contributo femminile allo sport.
Si è parlato di Paralimpiadi come esempio di inclusione e innovazione tecnologica, con l’importante testimonianza dell’atleta paralimpica Laura Coccia, oggi parlamentare. Coccia ha toccato anche il tema cruciale della maternità nello sport, denunciando le difficoltà legate alla conciliazione tra carriera sportiva e desiderio di maternità, aggravate nel caso delle donne con disabilità, fisiche o intellettive. La mancanza di tutele e il ritardo nei sostegni economici rappresentano una barriera ancora troppo alta: «La maternità per un’atleta disabile — ha detto — non deve essere una rinuncia, ma un diritto riconosciuto, rispettato e sostenuto».
A offrire una visione prospettica sul rapporto tra sport e innovazione è stato il contributo di Gabriella Anselmi, presidente di Alef e Consigliera della Rete per la parità, che ha esplorato il potenziale dell’intelligenza artificiale nell’ottimizzare la preparazione fisica e la prevenzione degli infortuni, ma anche i rischi legati alla manipolazione dei dati e alla sorveglianza eccessiva. L’Ai — ha spiegato — è uno strumento potente che va governato con responsabilità, perché entra in profondità in ogni ambito della vita delle persone, sport incluso.
Altre importanti testimonianze sono arrivate da Daniela Isetti e Stefania Lella che hanno concluso la conferenza con un invito a costruire una vera e propria Rete di sostegno che lotti per la parità e per un ambiente sportivo più sano e sicuro per le donne.

In chiusura, è stato proiettato un video realizzato da studenti della Scuola secondaria di I grado E. Paladini di Treia (MC) vincitori del concorso nazionale Sulle vie della Parità promosso da Toponomastica femminile, sezione Donne e sport. Un segnale forte dell’importanza di educare le nuove generazioni al riconoscimento delle donne nella storia e nella società, anche attraverso il linguaggio dei luoghi.

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Articolo di Desirée Rizzo

Studente del corso di laurea magistrale in Editoria e Scrittura presso l’Università di Roma La Sapienza, dove coltiva la sua passione per la letteratura e la filosofia. Laureata in Beni Culturali all’Università di Roma Tor Vergata, è amante dell’arte e del cinema horror, e si dedica con entusiasmo alla scrittura, con l’obiettivo di affermarsi come autrice di narrativa.

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