Inger Hanmann era nata a Stege, in Danimarca, il 7 novembre 1918, da Niels Christoffer Clausen e Dagmar Madsen. Suo padre, veterinario, fin da piccola la incoraggiò a prendere lezioni di equitazione, e in seguito la indirizzò anche verso un’altra disciplina sportiva, la boxe. Da parte sua, Inger manifestò un vivo interesse per la musica e un grande talento per il disegno e per la pittura e furono le sue passioni ad avere la meglio. Quando suo padre si trasferì a Copenaghen, Inger infatti lo seguì, intraprendendo gli studi presso la Scuola di Design per Donne (Tegne- og Kunstindustriskolen for Kvinder) che durarono dal 1935 al 1938. Durante questo periodo fu influenzata dai dipinti di Matisse e di Picasso che poté ammirare nei musei; inoltre frequentò concerti di musica contemporanea e jazz. Inizialmente lavorò come insegnante e soltanto successivamente si dedicò alla pittura.
Nel 1938 sposò l’avvocato Niels Aage Hoppe, figlio del primo insegnante Anders Christian H. e di Anna Nielsen. Con lui ebbe una figlia, Marianne. Il loro matrimonio finì con il divorzio nel 1947.
Un anno prima, nel 1946, Inger frequentò la scuola di pittura di Peter Rostrup Bøyesen a Copenaghen, completando i suoi studi nel 1952. Qui conobbe Poul Hanmann, un pittore, e lo sposò. Poul, figlio del maestro pittore Johan H. e di Antonie Christensen. Vissero in un piccolo e modesto appartamento a Sydhavnen, nel sud di Copenaghen, per trent’anni. In seguito si trasferirono a Gammel Kongevej e aprirono i loro atelier individuali. Qui insegnavano disegno, beneficiando dei guadagni che ricevevano dall’insegnamento dell’arte nei corsi serali. In questa fase della sua vita Inger Hanmann presenta anche figurini di moda sui giornali di Copenaghen, sviluppando il proprio stile artistico. Con Poul ebbe una seconda figlia, Charlotte, che in seguito divenne famosa come fotografa e pittrice.
Nel corso della sua carriera Inger Hanmann incontrò Marius Schou, direttore della C. Schous Fabrikker, che le consigliò di utilizzare lo smalto industriale per il suo lavoro artistico. Questo cambiamento portò a una nuova fase creativa, in cui Inger realizzò molte opere di argenteria smaltate, alcune intarsiate con foglie d’argento e d’oro. Gli effetti di luce e colore emanati dallo smalto esercitarono una notevole influenza sui suoi dipinti. Schou, infatti, la incoraggiò a sperimentare un utilizzo artistico della tecnica di smaltatura industriale che faceva parte della produzione dell’azienda. Inger iniziò così il lavoro su un ampio e sfaccettato numero di opere decorative innovative, alcune delle quali di grande formato. I suoi esperimenti attirarono l’attenzione di altri artisti e portarono a proficue collaborazioni con gli argentieri di A. Michelsen e Georg Jensen: qui trasferì la sua esperienza pittorica in una serie di opere originali smaltate. Le ciotole e i rilievi, lisci e in seguito anche ripiegati, sono tutti pezzi unici, decorati con smalto per gioielli e talvolta anche con fili intarsiati, foglia d’oro e argento fino. Queste opere prendono il nome di holloware, vale a dire ciotoline smaltate appunto. Le tecniche dello smalto hanno avuto un effetto sulla pittura di Inger Hanmann, che gradualmente si è quasi completamente liberata della base figurativa e ha acquisito forza e tranquillità attraverso una sempre maggiore semplificazione e immersione nella luce, nel colore e nella composizione.


Una delle grandi opere d’arte smaltata di Hanmann in relazione all’architettura dell’edificio è una scultura alla Landmandsbanken successivamente confluita nella Danske Bank, che è la più grande opera in smalto del mondo, inaugurata in occasione del 100° anniversario della banca nel 1971. Per l’aeroporto di Copenaghen, inoltre, nel 1989 ha costruito un manufatto in smalto che misura 100 metri quadrati. Ha anche realizzato diversi rilievi smaltati per la Stege School, la Virum Hall e la piscina di Hørsholm. Nel 1990 ha creato un grande dipinto a timpano a Gammel Kongevej e nel 1999 una scultura mobile alta quindici metri per la nuova ambasciata danese a Berlino.


Le opere d’arte non figurative di Hanmann sono state esposte in molte mostre e musei, a livello nazionale e internazionale. Nel 1984-85 ricevette una borsa di studio dalla National Bank Anniversary Foundation della Danimarca e nel 1988 beneficiò della borsa di studio Anne Marie Telmányi. Così, numerose mostre in patria e all’estero hanno consolidato la posizione di Inger Hanmann come interessante artista non figurativa. È stata, perciò, membro dell’associazione M59, cosa che comportò l’essere ospitata in numerosi musei e l’aver ricevuto diverse sovvenzioni, tra cui il Fondo per il Giubileo della Banca Nazionale nel 1984-85 e, nel 1988, la sovvenzione Anne Marie Telmányi. Nel corso degli anni, l’arte di Inger Hanmann ha acquisito la chiarezza e la forza tranquilla che si possono trovare nella musica, nella poesia o nella semplice ricchezza espressiva dello Zen giapponese.

Dopo due matrimoni, il primo con un avvocato, il secondo con un pittore, con due figlie, dal 1981 al 1995 vivrà con un coinquilino, il pianista Boris Linderud, figlio del violinista Cone Gotfred L. e della pianista Ellen Louise Larsen.
Inger Hanmann, l’artista delle piccole grandi opere di vetro smaltato, è morta il 9 giugno 2007 ed è sepolta nel cimitero di Assistens a Copenaghen.
Qui le traduzioni in francese, spagnolo e inglese.
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Articolo di Virginia Mariani

Docente di Lettere, unisce all’interesse per la sperimentazione educativo-didattica l’impegno per i temi della pace, della giustizia e dell’ambiente, collaborando con l’associazionismo e le amministrazioni locali. Scrive sul settimanale “Riforma”; è autrice delle considerazioni a latere “Il nostro libero stato d’incoscienza” nel testo Fanino Fanini. Martire della Fede nell’Italia del Cinquecento di Emanuele Casalino.
