Vent’anni dopo. Ricordo di Barbara Nativi, donna di teatro

Sono trascorsi venti anni da quel 3 giugno 2005 quando prematuramente venne a mancare Barbara Nativi, una presenza forte nel mondo teatrale toscano, e non solo, che si sta celebrando in vari luoghi e con diversi eventi. Era nata a Grosseto nel 1951 e si era laureata in Storia moderna, ma presto si era avvicinata allo spettacolo nel senso più ampio del termine. Cominciò collaborando con il Collettivo Victor Jara, dove erano attivi (fra gli altri) gli attori Daniele Trambusti e Davide Riondino, e con Muriel Miguel dell’originale Theatre Spiderwoman di New York, un gruppo tutto femminile di native americane fondato a Brooklyn nel 1976. Negli anni Settanta entrò nel Centro Humor Side (divenuto in seguito teatro di Rifredi) che vide i primi successi del versatile attore Paolo Hendel e dell’attrice, futura pedagoga e regista Renata Palminiello. Risale al 1982 la fondazione di Laboratorio nove, un centro di sperimentazione e ricerca teatrale creato in collaborazione con Silvano Panichi (1949-2022), intanto recitava in spettacoli di cabaret ed eventi sperimentali insieme a personaggi come Remondi e Caporossi e il belga Thierry Salmon.

Barbara Nativi e Dimitri Milopulos alla Limonaia, prima che diventasse teatro, circa 1987

Ancora con Panichi nel 1988 dà vita al teatro della Limonaia, a Sesto Fiorentino, di cui diviene direttrice artistica; un centro culturale ben più ampio e vivace di un vero e proprio spazio teatrale; un luogo dove ci si incontra, dove si discute, dove si fa formazione e si insegna, dove si assiste a spettacoli di danza, di musica, di letteratura, di fusione fra le varie arti. Il teatro è ospitato nella ex-limonaia di villa Corsi Salviati, già villa Guicciardini, e ha una raccolta platea di 90 posti.

Sesto Fiorentino, teatro della Limonaia

Dal 2013 è sede del Tram, Teatro di Residenza Artistica Multipla, riconosciuto dalla Regione Toscana che ha affidato la direzione a tre diversi enti: Associazione teatro della Limonaia (per il festival Intercity e le produzioni teatrali), Company Blu (per la danza), Atto Due (per la produzione teatrale).
Barbara si distingue ben presto come regista di spettacoli originali e di innovazione, per la scena italiana; Da Woyzeck, tratto dal testo di Georg Büchner, è il suo debutto, nel 1988. In quel momento tanto ricco di novità fonda Intercity, una rassegna che vede la messa in scena di testi contemporanei, italiani e stranieri, che vengono portati in varie città europee, fra cui Berlino, Londra, Budapest, Mosca, Atene, Madrid, Oslo, Parigi, e americane: Montréal, Toronto, New York, San Paolo. Nell’anno in cui è venuta a mancare per un male implacabile la sede fu Edimburgo. A proposito del trionfale successo dello spassoso spettacolo Le cognate (1995) dello scrittore canadese Michel Tremblay, va ricordato che ha girato tutto il mondo per sei anni, in una tournée che ha fatto epoca. Questa brillante commedia di culto ebbe oltre trecento repliche solo in Italia; scritta nel ’68 fotografa la quotidianità di una quindicina di casalinghe ben oltre la crisi di nervi che si frequentano, ma si detestano quando si tratta di un concorso a premi che darà alla fortunata vincitrice elettrodomestici, abiti, mobili, più che simboli di benessere, mezzi per evadere dalla piattezza di ogni giorno. La messa in scena di Barbara lasciò entusiasta l’autore che la volle portare a Montréal; ha raccontato il suo compagno Dimitri Milopulos: «Fu un trionfo, recitavamo in italiano, ma il pubblico sapeva a memoria il testo perché in Canada Trembly è un classico, lo si studia a scuola».

Dopo circa 15 anni dall’ultima replica in Canada, è stato riproposto nel 2016 nell’ambito della 29esima edizione del festival Intercity perché rappresenta una realtà universale ricca di ritmo, divertimento, cattiveria; diceva Nativi: «Le cognate sono i miei amati mostri. Il testo sembra semplice, ma in fondo è una tragedia moderna, il coro sono le casalinghe intorno». Le attrici naturalmente erano cambiate o avevano altri ruoli perché l’età era diversa; fra le interpreti figurava questa volta anche la figlia Greta Milopulos. Lo spirito della regia era però rimasto lo stesso: la scena nuda, con qualche sedia messa in cerchio, in compenso i costumi erano una coloratissima “galleria degli orrori”, come le ciabatte ai piedi, le labbra troppo rosse, il trucco marcato, i vistosi gioielli falsi, per unire i risvolti comici alla pura crudeltà.
Molto attenta alla produzione italiana, Barbara Nativi ha valorizzato talenti emergenti come quello di Fausto Paravidino con il grande successo di Noccioline (2002), scritto a soli 25 anni, e quello di Letizia Russo con Binario morto (2004), entrambi commissionati dal Royal National Theatre di Londra nell’ambito del progetto Connections, sostenuto dal governo britannico e rivolto a un pubblico adolescente, con un cast di attrici e attori coetanei. Ha messo in scena poi di Mark Ravenhill Shopping & fucking (2000); di Sarah. Kane Blasted-Dannati (1997) e Fame/Crave (2001); di Michel Marc Bouchard Les peintres des madones, The tale of teeka, Le manuscript du deluge; di Dimitris Dimitriadis Muoio come un paese (2003). Il suo ultimo progetto scenico è stato Twins – Primi passi (2005), con Silvia Guidi, Dimitri Milopulos, Philip Rafferty.

Barbara e Dimitri, con Sarah Kane, a Londra, foto Cantini

Parallelamente all’attività di organizzatrice di eventi e di regista, «donna di teatro integrale, a tutto tondo», «anche, forse soprattutto, maestra» (come l’ha definita Cesare Molinari), si è occupata di insegnamento, formazione e traduzione di lavori teatrali di altre realtà, inseriti poi nelle pubblicazioni Il teatro del Quebec (1994) e Nuovo teatro inglese (1997); ha realizzato pure due volumi antologici, editi dal teatro della Limonaia, Intercity Plays 1 e 2. Un libro, curato da Dimitri Milopulos e Andrea Nanni, comprende i suoi testi (Ubulibri).

Barbara Nativi, Teatro, copertina

Ha ricevuto nel 1996 il Premio della critica da parte dell’Associazione nazionale critici teatrali per il complesso della sua attività di regista, scrittrice e operatrice culturale nell’ambito della ricerca teatrale; e l’anno seguente il Premio Ubu per il festival Intercity. Nel 2000 ha ottenuto il Premio Fiesole e due anni dopo di nuovo il Premio Ubu per i testi Crave e 4:48 Psychosis di Sarah Kane, che prima ha tradotto e poi diretto. Nel 2004 il Ministero della cultura francese l’ha nominata Chevalier de l’Ordre des Arts et des Lettres.

Dracula, di nuovo in scena dopo 26 anni, 2021

In questa primavera di celebrazioni e ricordi, ha affermato Milopulos, direttore artistico del teatro, l’intento continua a essere quello di «far rivivere Barbara attraverso le cose che ha fatto, cercando di farle diventare contemporanee, proponendole in maniera rinfrescata. Il tempo passa e una regia sua che magari ha significato moltissimo, oggi potrebbe non essere apprezzata, perché porterebbe dietro la poetica di trent’anni fa, è una cosa che vale per ogni artista» (Corriere fiorentino, 23-1-25). Ad esempio Lettera del soldato e Lettera di bambola, tratti dalla nota fiaba Il soldatino di stagno e ideati da Barbara alla fine del secolo scorso, ora sono stati riproposti in un’unica serata, in una edizione totalmente rinnovata; così pure è avvenuto a fine maggio per la messa in scena di Resistere, testo creato come omaggio alla popolazione coraggiosa di Sesto Fiorentino. Intanto ha proseguito il suo percorso Intercity Winters con Le voci della sera, dal romanzo di Natalia Ginzburg, e Il bacio della donna ragno di Manuel Puig. Altre iniziative nasceranno, conclude Milopulos, perché «lei c’è, c’è sempre stata lì dentro, e insieme abbiamo condiviso tutti i progetti. Finché ci sono io, cercherò sempre di tenerli vivi».

In copertina: Le cognate, nuovo cast.

***

Articolo di Laura Candiani

Ex insegnante di Materie letterarie, dal 2012 collabora con Toponomastica femminile di cui è referente per la provincia di Pistoia. Scrive articoli e biografie, cura mostre e pubblicazioni, interviene in convegni. È fra le autrici del volume Le Mille. I primati delle donne. Ha scritto due guide al femminile dedicate al suo territorio: una sul capoluogo, l’altra intitolata La Valdinievole. Tracce, storie e percorsi di donne.

Lascia un commento