Nel panorama della letteratura vittoriana, Jane Eyre di Charlotte Brontë si impone come un’opera cardine per l’analisi delle dinamiche di genere e delle costruzioni patriarcali del XIX secolo. Tra i personaggi che più sfidano l’interpretazione tradizionale del romanzo, spicca Bertha Mason, la cosiddetta “pazza in soffitta”. Lontana dall’essere un semplice ostacolo romantico o una figura mostruosa, Bertha incarna una complessa intersezione di sessismo, razzismo e colonialismo. Relegata al margine della narrazione, silenziata e disumanizzata, la sua presenza solleva interrogativi cruciali sul ruolo delle donne “altre” — quelle che non si conformano al modello vittoriano di femminilità bianca, docile e razionale.
Questa tesi si propone di rileggere la figura di Bertha Mason attraverso una lente femminista intersezionale, attingendo a teorie postcoloniali e di genere per recuperare la voce e l’agire di un personaggio troppo a lungo ridotto a simbolo della follia o del peccato. L’obiettivo è decostruire la narrazione dominante e interrogare le implicazioni ideologiche della sua rappresentazione, mettendo in luce come la sua marginalizzazione rifletta le ansie culturali dell’epoca e le strutture oppressive ancora presenti nella società contemporanea.
In particolare, l’analisi si articola in tre sezioni principali: una ricostruzione del contesto storico e sociale che ha influenzato la creazione del personaggio; un’interpretazione critica della sua funzione narrativa nel romanzo; e infine, una riflessione sull’eredità di Bertha Mason nella letteratura e nel pensiero femminista, con riferimento anche a riscritture moderne come Wide Sargasso Sea di Jean Rhys. Attraverso questo percorso, si cerca di restituire complessità e umanità a una figura troppo spesso ridotta a simbolo, reclamandone il diritto a essere letta non come “altro mostruoso”, ma come donna.
Bertha Mason, la “pazza rinchiusa nella soffitta” del romanzo della Brontë, è stata a lungo percepita come un ostacolo narrativo, una figura inquietante e marginale destinata a scomparire per permettere alla protagonista di realizzare il proprio destino. Tuttavia, al di là della sua funzione nella trama, Bertha è prima di tutto una donna. Una donna privata della parola, della libertà e persino della sua identità. È attraverso questa consapevolezza — che Bertha non è un simbolo, ma una persona — che si apre una riflessione femminista sulla sua figura.
Nella narrazione di Brontë, Bertha è descritta quasi sempre dallo sguardo altrui: quello maschile di Rochester, che la definisce folle, e quello moralista della società vittoriana, che la confina in una soffitta come se il suo corpo e la sua mente fossero minacce da contenere. Il lettore è invitato a temerla, a disprezzarla o a compatirla, ma raramente a comprenderla come soggetto. In questo modo, la sua femminilità viene oscurata, deformata e ridotta a patologia. È proprio in questa negazione dell’essere donna — consapevole, viva, con desideri e diritti — che si rivela l’urgenza di una lettura femminista: non per riabilitare moralmente il personaggio, ma per restituirle complessità, corpo e voce.
Questa tesi si propone di esplorare Bertha Mason non come figura letteraria funzionale, ma come rappresentazione potente (e disturbante) di ciò che accade quando una donna rifiuta — o viene accusata di rifiutare — i ruoli imposti dal patriarcato: la moglie docile, la figura silenziosa, la presenza decorativa. Il suo isolamento, la sua patologizzazione e infine la sua morte non sono semplici elementi narrativi: sono sintomi di una società che teme le donne fuori controllo, soprattutto se straniere, sensuali, incontrollabili.
Nel mio lavoro di ricerca ho analizzato quindi il personaggio di una donna Bertha Mason, la folle e creola moglie di Edward Rochester, all’interno di due romanzi: Jane Eyre di Charlotte Brontë, capolavoro di epoca vittoriana e Wide Sargasso Sea di Jean Rhys, considerato suo prequel. I motivi di questa mia scelta sono dovuti in primo luogo alla mia grande passione che da sempre nutro per il romanzo della Brontë, e in particolare per la curiosità suscitatami dal personaggio di Bertha Mason, così misterioso e denso di significato, nonostante si esprima solo attraverso i propri gesti ed azioni, senza mai poter raccontare la sua storia. Tramite degli studi, ho scoperto poi questa fantastica autrice, Jean Rhys, la quale in Wide Sargasso Sea ha riscritto la storia della Bertha creata circa un secolo prima dalla penna di Charlotte Brontë e ho subito voluto fare un’opera di confronto ed analisi del personaggio.
Nel primo capitolo la trattazione parte dal movimento del neovittorianesimo, analizzando tutte le sue ripercussioni in ambito letterario, nel quale si tende a riscrivere e rielaborare opere di età vittoriana. In questa “poetica della riscrittura”, vengono ripresi come oggetto della nuova produzione letteraria, personaggi minori o addirittura muti, come farà Jean Rhys con Bertha. Ho poi trattato questa corrente in relazione al femminismo; in questo contesto neovittoriano, si esplorano nuove tematiche legate al femminile e si assiste a una valorizzazione di voci e scritture di donne con una conseguente messa in discussione dei valori patriarcali dominanti. La ricerca di una più chiara posizione della donna nella società moderna sfocerà in qualcosa di più profondo che si avvicina oltremodo alla necessità di fare chiarezza sulla propria identità.
Nel secondo capitolo la figura di Bertha Mason è analizzata all’interno di Jane Eyre, evidenziando i punti in cui compare il modo in cui viene descritta e il racconto della sua storia che ne fa Mr. Rochester. In seguito, viene presa in esame l’interpretazione critica del personaggio compiuta dalle studiose americane Gilbert e Gubar, le quali individuano in Bertha il doppio di Jane, la protagonista dell’opera brontiana. Bertha è il lato irrazionale e istintivo di Jane, l’opposto dell’ideale vittoriano di domesticity, legato anche ai suoi desideri più intimi; con la sua morte renderà possibile il matrimonio tra Rochester e Jane ormai divenuti equals.
Nel terzo capitolo, infine, l’analisi si concentra sul personaggio di Bertha all’interno del romanzo di Jean Rhys, Wide Sargasso Sea, nel quale la protagonista assume un altro nome, Antoinette. L’autrice del romanzo, profondamente colpita da questa donna anche per la medesima provenienza, decide di scrivere la sua storia in un’opera suddivisa in tre parti; essa segue la vita della protagonista, nel periodo che va dall’infanzia fino al trasferimento in Inghilterra e alla sua reclusione. Anche qui mi soffermo sulle descrizioni e le considerazioni della protagonista, riscontrando le differenze che intercorrono tra Antoinette e la sua “antagonista” Jane. Nella seconda parte mi concentro, in particolare, sull’analisi della figura maschile del testo, Edward Rochester, il quale non viene mai nominato dalla Rhys ma, anche questa volta, a lui è affidata gran parte della descrizione della storia di Antoinette. Nel corso della trattazione, la mia attenzione è focalizzata su un elemento ricorrente in gran parte del romanzo: lo specchio, simbolo di identità. Lo scopo della Rhys è infatti quello di restituire un’identità alla Bertha senza voce della Brontë e di consentire a chi legge di comprendere meglio le motivazioni celate dietro i suoi comportamenti e dietro alla sua follia.
Per l’opera della Rhys, il riferimento critico principale risulta l’analisi della studiosa indiana Gayatri Chakravorty Spivak, sostenitrice di un femminismo postcoloniale che analizza Jane Eyre vicino al prequel Wide Sargasso Sea, definendo il romanzo della Brontë innovativo e politicamente reazionario, intriso dell’ideologia imperialistica ottocentesca, che si oppone al femminismo eurocentrico, ponendo in contrasto Jane e Bertha in termini di opposizione tra umano e bestiale.
Qui il link alla tesi integrale: https://toponomasticafemminile.com/sito/images/eventi/tesivaganti/pdf/326_Mancinella.pdf
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Articolo di Francesca Mancinella

Studente al primo anno magistrale di Informazione, editoria e giornalismo presso l’Università degli studi di Roma Tre. Scrivo per diletto, per passione, per informarmi e informare con un’attenzione particolare tutta rivolta ai diritti e alla parità di genere.
