Anche quest’anno Pontedera (Pisa) ha dedicato alle donne una fitta serie di eventi e manifestazioni nel mese di marzo. Il momento culminante si è avuto, alla presenza della nostra rappresentante Paola Malacarne, il giorno 4 quando è avvenuta l’intitolazione di 10 piste ciclabili a esemplari figure femminili. La Commissione toponomastica, fino dallo scorso anno (vedi Vitamine vaganti n. 267), aveva selezionato i nomi, grazie a quella che definiamo una buona pratica, sulla base delle proposte arrivate dagli/lle studenti di tre istituti superiori della città: Iti Marconi, Ipsia Pacinotti e Liceo XXV Aprile, che avevano aderito al progetto lanciato dall’amministrazione comunale, in collaborazione con Toponomastica femminile, per intitolare spazi pubblici a figure di donne che si erano distinte per il proprio impegno sulla base dell’“Aderenza al criterio della cura”.
Era così emerso un quadro di nominativi, a livello locale, nazionale e internazionale, rappresentativo degli ambiti nella cura dell’ambiente, della salute, dei beni comuni, dei diritti, delle relazioni e dell’educazione. Dopo l’approvazione della Giunta, sono stati apposti all’inizio di 10 ciclovie dell’area comunale ampi cartelli con i nomi, la professione e/o il ruolo sociale, i cenni biografici. Non solo, in ciascuno compaiono pure un ritratto della donna, corredato in vari casi di un suo pensiero illuminante, il percorso della pista stessa e la mappa complessiva dei vari tracciati in rapporto al territorio. Insomma un intervento lodevole anche da questo punto di vista, dal momento che spesso lamentiamo sulle nostre strade cartellonistica incompleta, inesatta, confusa.
Ma quali sono questi nomi? Si inizia con Camilla Ravera, ai laghi Braccini, scelta come punto di partenza per la cerimonia simbolica che abbracciava tutte le altre intitolazioni: a Ipazia, Jane Jacobs, Anbara Salam Khalidi, Lidia Beccaria Rolfi, Tosca Bimbi, Maria Montessori, Joyce Lussu, Athe Gracci e Cornelia Fabri. Di alcune di queste figure si sa molto e molto è stato scritto; ci limiteremo allora a dare alcune informazioni sulle altre meno note o più legate all’ambito locale.
Anbara Salam Khalidi, libanese, è stata una intellettuale, educata in modo aperto e moderno, fra le prime attiviste del mondo arabo. Nata a Beirut nel 1897, vi è morta nel 1986, dopo una vita dedicata alla scrittura e al giornalismo. Già nel 1928 fa in pubblico un gesto simbolico: si toglie il velo mentre tiene un discorso. Molto importante anche la sua attività di traduttrice di capolavori occidentali e di classici latini e greci, presto diffusi con grande successo nel suo Paese e oltre.

Tosca Bimbi nacque nel 1913 a Pontedera dove visse tutta la vita nella casa di via Pisana con il fratello, la nipote Sara, i nipoti Gianpiero e Giovanni e morì nel 1998. Dopo il diploma preso a Parma, nel 1936 si iscrisse all’albo delle ostetriche e lavorò presso l’ospedale locale fino al 1943. Per il suo operato generoso durante i più difficili e rischiosi momenti della guerra, nelle “tristi giornate del gennaio 1944”, ricevette premi ed encomi dall’amministrazione cittadina e provinciale. Caparbia e tenace, anche in seguito continuò a impegnarsi senza risparmio per il bene della cittadinanza.

Lidia Beccaria Rolfi, nata nel 1925 a Mondovì dove morì nel 1996, è stata una scrittrice ma soprattutto una sopravvissuta al lager. Durante la guerra, infatti, fu la staffetta partigiana nota come “maestrina Rossana”; arrestata dai fascisti nel 1944, fu consegnata alla Gestapo che, dopo soste a Saluzzo e Torino, la inviò a Ravensbrück dove rimase fino al maggio 1945. In seguito fu assidua testimone impegnata nel raccontare di persona e a scrivere della sua esperienza; va segnalato almeno il suo libro Le donne di Ravensbrück (con Anna Maria Bruzzone, Einaudi, 1978) perché per la prima volta in Italia si metteva in luce la deportazione al femminile con tutte le sue peculiarità.

Athe Gracci era nata a Livorno nel 1922, visse da bambina in Sicilia, ma poi si trasferì a Pontedera dove abitò a lungo e morì nel 2013; è stata insegnante e scrittrice, attiva in Francia e in Italia. Specie dopo il pensionamento ha potuto dedicarsi al volontariato, in particolare nel carcere di Pisa, e alla letteratura, per cui ha vinto numerosi premi sia per la narrativa che per la poesia. Definita da più parti “mamma della povera gente”, Pontedera la onorò con il titolo di “cittadina esemplare”.


Cornelia Fabri fu la prima matematica a laurearsi all’Università di Pisa il 30 giugno 1891; nata a Ravenna nel 1869, morì a Firenze nel 1915 per una polmonite. Cresciuta in un ambiente colto e aperto, mostrò fino da bambina predisposizione per gli studi scientifici e, unica femmina della classe, frequentò un corso di tipo tecnico diplomandosi a pieni voti. Si dedicò a significative ricerche e pubblicazioni sull’idraulica, ma vicissitudini familiari la costrinsero a lasciare presto la carriera accademica e a rientrare a Ravenna per curare i beni ereditati e occuparsi di attività assistenziali.

Jane Jacobs è stata una antropologa e attivista statunitense naturalizzata canadese, nata in Pennsylvania nel 1916 e morta a Toronto nel 2006. La sua opera fondamentale e più rivoluzionaria fu Vita e morte delle grandi città. Saggio sulle metropoli americane (1961) in cui pose i problemi dell’urbanizzazione selvaggia, del traffico cittadino, della densità degli edifici, della mancanza di spazi verdi. Fu anche fermamente contraria alla guerra del Vietnam per cui scelse di lasciare gli Usa e trasferirsi in Canada.

Nello stesso giorno, alle ore 12, presso la Biblioteca Giovanni Gronchi era stata inaugurata una mostra di 12 pannelli realizzati da Toponomastica femminile dedicati alle atlete: campionesse olimpiche e paralimpiche che costituiscono modelli di vita e di agonismo al di là degli stereotipi legati al genere. A questo proposito citiamo alcune parti del comunicato stampa scritto da Paola Malacarne per spiegare il ruolo odierno delle donne nello sport e la crescente partecipazione femminile alle Olimpiadi e Paralimpiadi.

«L’uguaglianza di genere è principio fondamentale con valenza globale, uno degli obiettivi più urgenti da raggiungere entro il 2030, come indicato dall’Agenda Onu sullo sviluppo sostenibile, ed è un principio che deve trovare assolutamente applicazione anche nell’ambito sportivo. Nell’articolo 33, lo sport è entrato nella nostra Carta Costituzionale, non solo come pratica fisica, ma come alleato dell’educazione, dell’inclusione sociale e del miglioramento del benessere. Non possiamo negare che progressi relativi alla parità di genere in ambito sportivo ci siano stati. Le recenti Olimpiadi di Parigi 2024 ne sono un esempio, dato che sono state le prime della storia ad aver raggiunto una completa parità di genere sul piano numerico, con 5250 uomini e 5250 donne partecipanti, e forte è stata l’attenzione al tema dell’emancipazione femminile. Tuttavia, lo sport italiano ha comunque ancora una notevole impronta maschile e nel 2022, indagine pubblicata dal Coni, che pure ha fatto registrare un considerevole aumento di tesserate, la quota delle atlete ha raggiunto il 31,3% contro il 68,7% degli atleti».

Certamente è finito il tempo in cui De Coubertin affermava che l’attività sportiva e quindi le Olimpiadi “non sono cose da donne”, ma tuttora bisogna lavorare molto per vincere stereotipi e pregiudizi legati alla presunzione che esistano sport “per maschi” e sport “per femmine”. Pertanto la mostra Le atlete racconta la storia collettiva e di alcune singole personalità all’interno dei mutamenti intervenuti dal lontano 1896 nel corso del XX secolo, «fino a giungere alle Olimpiadi di Tokyo del 2020, dove gareggia il 45% di atlete, i portabandiera di ogni Paese sono un uomo e una donna e a pronunciare il giuramento olimpico sono tre uomini e tre donne, nel pieno rispetto della parità di genere. Tutto questo scorre in un susseguirsi di notizie, aneddoti, curiosità sulle pioniere dello sport, biografie e immagini, che seguono in ordine cronologico l’evoluzione del ruolo delle donne nello sport», senza dimenticare che l’inclusione va oltre il genere e riguarda pure ogni forma di disabilità, come testimonia il bel percorso delle Paralimpiadi moderne.
L’Amministrazione di Pontedera sta dimostrando sensibilità e attenzione all’universo femminile, e le iniziative citate ne sono la prova concreta, molto ha fatto e ci auguriamo che molto ancora farà.
In copertina: Pista ciclabile Ipazia.
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Articolo di Laura Candiani

Ex insegnante di Materie letterarie, dal 2012 collabora con Toponomastica femminile di cui è referente per la provincia di Pistoia. Scrive articoli e biografie, cura mostre e pubblicazioni, interviene in convegni. È fra le autrici del volume Le Mille. I primati delle donne. Ha scritto due guide al femminile dedicate al suo territorio: una sul capoluogo, l’altra intitolata La Valdinievole. Tracce, storie e percorsi di donne.
