Toponomastica di genere. Il modello di Tours

Nel 2021, la città di Tours ha deciso di affrontare una questione tanto visibile quanto trascurata: solo il 4% delle strade cittadine era intitolato a figure femminili. Una percentuale che racconta, senza bisogno di interpretazioni, l’asimmetria con cui la storia è stata scritta e resa pubblica. Da lì è nato un programma articolato per correggere la disparità, restituendo, alle donne, uno spazio– anche simbolico –nella mappa urbana.

A segnare l’avvio ufficiale dell’iniziativa è stata la consultazione pubblica «La rue est aussi à nous» («La strada è anche nostra»), pensata per raccogliere le proposte della cittadinanza.

Guidato dal sindaco ecologista Emmanuel Denis e dalla vicesindaca con delega alla parità di genere e alle relazioni internazionali, Élise Pereira-Nunes, docente universitaria e attivista per i diritti delle donne, il progetto prende forma nel 2020 assumendo un’impostazione strutturale e continuativa: non una serie di intitolazioni isolate, ma una politica pubblica integrata. Ad affiancare il primo cittadino e la sua vicaria, si aggiunge Birgit Menke, la direttrice del gabinetto, con un ruolo chiave nella comunicazione e nella messa in rete delle iniziative.

L’obiettivo iniziale era quello di correggere il gap nella toponomastica ma il progetto ha presto assunto una portata più ampia, diventando parte integrante della politica pubblica locale. Come ha spiegato Pereira-Nunes, «la femminilizzazione dello spazio pubblico è un modo per riconoscere i contributi delle donne e combattere gli stereotipi di genere».

Rue Maria Montessori, foto di Tullia Ciancio

In un contesto segnato da crescenti tensioni sull’uso della memoria pubblica, l’esperienza di Tours rappresenta un laboratorio politico e culturale, un esempio concreto di come le città possano agire con coerenza su temi complessi come la parità di genere, la democrazia partecipativa e la giustizia simbolica. A partire da un’azione concreta e condivisa, Tours ha costruito un modello solido di intervento urbano e culturale e ha scelto di adottare una strategia di lungo periodo. Ogni nuova intitolazione si inserisce in un processo di rilettura collettiva della memoria urbana.

Il processo è stato realmente aperto e condiviso.

Nel 2011, infatti, il Comune ha promosso la consultazione pubblica «La rue est aussi à nous» puntando a riscrivere la mappa urbana con una logica inclusiva: cittadine e cittadini hanno proposto oltre 160 nomi femminili, poi sottoposti a votazione sulla piattaforma partecipativa tours.fr.

La consultazione prosegue con l’edizione 2024-2025, attualmente in corso, e i risultati sono visibili al link:

Il principio guida è l’intersezionalità: si cercano storie che riflettano la pluralità delle esperienze femminili, ma senza griglie rigide. «Non si esclude nessuna: può essere una donna trans, una donna haitiana, una donna del XV secolo…», ha sottolineato Pereira-Nunes.

Questa apertura mira a rappresentare anche le voci storicamente assenti: donne marginalizzate per genere, etnia, classe o orientamento. L’unico vincolo è che le figure memorabili siano decedute da almeno cinque anni, per garantire una valutazione storica e una consultazione con gli eredi.

Rue George Sand, foto di Tullia Ciancio

Le assegnazioni avvengono soprattutto nelle aree in espansione, come la periferia settentrionale della città, dove la crescita urbana offre più spazi disponibili. Ogni nuova strada o spazio anonimo diventa un’occasione per avanzare nel progetto, che si integra in modo coerente nella pianificazione urbana e rafforza la continuità del processo di femminilizzazione.

Nel centro storico, invece, la scarsità di luoghi nuovi limita le possibilità di intervento. Rinominare lo spazio urbano comporta questioni tecniche e amministrative complesse: cambiare il nome di una via abitata implica aggiornamenti di documenti, spese per i residenti e potenziali opposizioni legate all’identità locale. Per questo motivo, il Comune ha scelto di non procedere, almeno per ora, con operazioni di ridenominazione. Tuttavia, si valutano soluzioni intermedie, come l’aggiunta di targhe esplicative, e si prendono in considerazione le segnalazioni ricevute dalla cittadinanza. Eventuali modifiche potranno essere discusse solo in presenza di un consenso diffuso e con la disponibilità dell’amministrazione a coprire i costi per ogni residente.

L’approccio resta dunque prudente ma aperto: la femminilizzazione dello spazio urbano richiede equilibrio tra volontà politica e praticabilità concreta.

Rue Hélène Boucher, foto di Tullia Ciancio

Le scuole sono state invitate a partecipare alla votazione e l’iniziativa si è rivelata un’occasione di educazione civica e di costruzione condivisa della memoria. In alcuni casi, la collaborazione tra cittadinanza, scuole e amministrazione si è concretizzata in scelte operative specifiche, come l’intitolazione di uno spazio sportivo nato da un progetto di bilancio partecipativo. In altri contesti, il processo si è trasformato in un vero e proprio laboratorio, coinvolgendo le classi in una riflessione su chi merita di essere ricordato nello spazio pubblico. Un caso emblematico è quello della rue Elena Fournier, intitolata a una partigiana della Resistenza locale: all’inaugurazione hanno partecipato anche i suoi discendenti, rendendo la memoria storica tangibile, viva e intergenerazionale.

Tra le iniziative più visibili c’è la mostra itinerante “La rue est aussi à nous !”, curata dalla Direzione della comunicazione del Comune. Esposta per la prima volta in Municipio, dal 6 al 13 marzo, in occasione della Giornata internazionale dei diritti delle donne, viene riproposta in scuole e biblioteche per sensibilizzare il pubblico.

Vernissage. La rue est aussi à nous!

Il progetto di Tours non si limita al contesto locale: l’amministrazione ha scelto di usare le relazioni internazionali non come semplice strumento simbolico, ma come leva per condividere politiche pubbliche concrete.

Sono attivi partenariati con Dénia, in Spagna, e con Port-Bouët, in Costa d’Avorio. Con Dénia, il lavoro si concentra sulla sicurezza nello spazio pubblico e sull’uguaglianza di genere. Con Port-Bouët, il progetto – finanziato dal Ministero francese degli Affari esteri – ha incluso la formazione del personale comunale, interventi contro gli stereotipi e la valorizzazione di figure femminili, anche viventi. Queste collaborazioni si fondano su scambi pratici e adattabili. Ogni città personalizza il modello secondo il proprio contesto. A Tours, il tema dell’uguaglianza si collega anche ad altri ambiti: alimentazione, patrimonio gastronomico, verde urbano, benessere.

Per Tours, questi progetti rafforzano la dimensione sistemica del proprio approccio: un modello locale che guarda oltre i confini per crescere e condividere pratiche replicabili. Particolare attenzione è data al legame tra cambiamento climatico e impatto sulle fasce più vulnerabili, come donne e bambini. Un nesso non sempre evidente, ma che l’amministrazione vuole rendere comprensibile anche grazie alla cooperazione internazionale. Il progetto si inserisce in un più ampio piano comunale per l’uguaglianza, che comprende azioni di prevenzione delle molestie e delle violenze di genere. Il Comune lavora con associazioni locali per creare «luoghi sicuri» in città, come negozi o spazi pubblici, dove chi si sente in pericolo può trovare assistenza. Sono inoltre allo studio applicazioni digitali che permettano di segnalare situazioni a rischio e cercare supporto. Questo tipo di intervento si estende anche agli eventi pubblici, dove vengono predisposte aree di protezione accessibili. Parallelamente, il Comune finanzia associazioni che portano avanti progetti educativi nelle scuole, e promuove la formazione del proprio personale, con particolare attenzione a chi lavora a contatto con minori, come educatori, educatrici, personale ausiliario e addetto alla mensa., È in corso anche una campagna interna contro le molestie sessiste e sessuali, rivolta a tutti i dipendenti comunali. L’obiettivo è costruire una cultura organizzativa coerente con i principi di uguaglianza sostenuti all’esterno.

Place Anne de Bretagne, foto di Tullia Ciancio

Il progetto di femminilizzazione dello spazio pubblico a Tours dimostra come una politica locale possa diventare un motore di trasformazione culturale e istituzionale. Partito da una constatazione statistica – solo il 4% delle vie intitolate a donne – si è evoluto in un programma articolato, trasversale e partecipativo. Dalla definizione di criteri inclusivi alla costruzione di una riserva di nomi, dalla collaborazione con le scuole alla valorizzazione della memoria locale, ogni fase del progetto è stata pensata per durare nel tempo. L’integrazione con le politiche ambientali, sociali e internazionali rafforza ulteriormente la portata dell’iniziativa.

Secondo le rappresentanti del Comune, il consenso raccolto finora è ampio e il modello adottato permette continuità anche al di là dei mandati politici. La sfida, ora, è rendere il processo permanente e più fluido, svincolato da scadenze rigide e capace di accogliere nuove proposte in modo continuo.

L’amministrazione ha già iniziato a riflettere su come estendere l’iniziativa a livello regionale o nazionale e garantirle un sostegno strutturale nel tempo. Tours si propone così non solo come modello replicabile, ma come promotrice attiva di una rete di città impegnate nella trasformazione inclusiva dello spazio pubblico.

In copertina: illustrazione di Tullia Ciancio, Emmanuel Denis, Élise Pereira-Nunes e Birgit Menke.

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Articolo di Tullia Ciancio

Illustratrice e grafica freelance siciliana, vive attualmente a Tours, Francia. Laureata in Illustrazione e Animazione allo IED di Torino, ama viaggiare, imparare nuove lingue e cucinare. Cerca di unire le sue passioni organizzando eventi e laboratori artistici. Per lei la creatività è il miglior linguaggio per dare voce a ciò che è importante. Detesta il patriarcato e le ingiustizie.

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