Anna Fougez, celebrata diva del varietà e del cinema muto 

Maria Annina Laganà Pappacena, protagonista indiscussa del teatro di varietà per quarant’anni, in arte Anna Fougez, nacque a Taranto il 9 luglio del 1894 da Angelo Pappacena e Teresa Catalano. Rimasta orfana in tenera età di entrambi i genitori, venne adottata dagli zii: Giuseppe Laganà e Giovannina Catalano.  

Anna Fougez è stata una delle più importanti dive del panorama italiano degli anni Venti e Trenta del Novecento, capace di unire talenti di soubrette, sciantosa, attrice del varietà e di operette, cantante e cantautrice. 
Sin da bambina dimostrò grandi doti teatrali debuttando come enfant prodige all’età di 8 anni in un cafè chantant a Ventimiglia. In lei il pubblico napoletano vide una versione in miniatura della celebre “femme fatale” del teatro francese, Eugénie Fougère, tanto che l’impresario — per errore tipografico o per giocare su questa somiglianza — fece stampare sui manifesti il nome dell’appena citata cantante francese. Questo elemento venne subito sfruttato dai genitori adottivi, i quali le suggerirono di approfittare dell’accostamento prestigioso e di scegliere come nome d’arte “Fougez”. Il suo successo, tuttavia, non si limitò solo alla Napoli di quegli anni, ma fu un succedersi di riconoscimenti e trionfi in varie parti di Italia: a 16 anni, infatti, si esibì sia al Teatro Mastroieni di Messina che al Trianon di Roma. È doveroso specificare che, come era prassi comune al tempo per le stelle del varietà, la nostra Annina, dal 1916, si dedicò anche al cinema. 

Nel 1922, alla vigilia della marcia su Roma, presso il teatro San Martino, Anna Fougez intonò un Fox-Trot di Mussolini davanti allo stesso futuro dittatore; si trattava di una danza popolare fascista che lei scrisse sulle note di Rodolfo De Angelis. Questo non è un caso: come per la donna, infatti, il legame di molte artiste e artisti del periodo con il fascismo era spesso manifestato, evidenziando, in tal modo, la loro appartenenza al regime, sempre più forte con il consolidarsi della dittatura.  
L’anno successivo, a Parigi, incontrò l’attrice e ballerina — nonché regina del Moulin Rouge — Jeanne Bourgeois (in arte Mistinguett) e il suo compagno, il danzatore di tango Renè Thano. Tra le due donne si instaurò un rapporto di amicizia duraturo, nonostante la stessa Fougez si sia legata all’uomo che le rimarrà accanto fino alla morte. 

Quando i fasti del varietà iniziarono a venire meno, Anna Fougez cercò di reinventarsi e di risollevare le sorti del “Teatro Leggero” dando origine alla Grande Rivista Italiana ossia l’alternativa italiana alla revue francesce, assieme all’impresario Bigiarelli e a Renè Thano. La diva ne divenne la primadonna, restituendo, in questo modo, alla figura femminile un’importanza che si era ormai persa con la fine delle grandi compagnie teatrali.  

A 37 anni Anna Fougez fu anche autrice di una autobiografia: Il mondo parla e io passo (1931), uno spaccato della sua carriera artistica che nello specifico raccoglie una serie di aneddoti, ricordi e riflessioni riguardo le attrici del varietà dell’epoca. All’interno del libro, l’artista ripete più volte come la canzone fosse una sintesi comica o drammatica, racchiusa nel breve spazio di pochi versi, in grado di presentare situazioni e personaggi paragonabili a un flusso di scene che appaiono e scompaiono.
 All’età di 46 anni, dopo aver recitato al Politeama di Napoli, Fougez interruppe per sempre la sua carriera a causa dello scoppio della Seconda guerra mondiale. Ella infatti aveva progettato una grande tournée a Parigi che fu costretta a non realizzare per l’ingresso dell’Italia nel conflitto. È inoltre probabile, come scrive il presidente dell’associazione La Bottega delle Idee e studioso di Anna Fougez, Luigi Calabrese, che tra le motivazioni ci fosse non soltanto una presa di distanza dal fascismo, ma anche l’intuizione che «con una nuova Guerra e il cinema sonoro dagli Usa, il mondo non sarebbe più stato lo stesso». 
Morì l’11 settembre 1966 presso la sua villa ricca di cimeli di Santa Marinella, sulla costa tirrenica del Lazio, dove si era trasferita per trovare conforto dagli stressanti ritmi lavorativi, assieme a Renè Thano, diventato ormai suo marito. Aveva 72 anni. 

Il suo repertorio di interpretazioni era assai vasto e spaziava tra una serie di generi diversi, da quelli più leggeri a quelli più drammatici. Tra i suoi titoli più noti, ricordiamo gli spettacoli: I milioni di Arlecchino (1916), Trionfo italico (1928), Donne ventagli e fiori (1928) e Si vede tutto (1929), Abat-jour, Addio Signora, Cade la neve, Il fox-trot delle lucciole, Cuore Andaluso, Amanti, La Java della rosa.  
Per quanto riguarda l’ambito del cinema muto, invece, abbiamo i ruoli nei film: L’immagine dell’altra (1914), Le avventure di Colette (1916), La vita e la leggenda (1919), L’ultima recita di Anna Parnell (1919), L’oltraggio (1921), Fiore selvaggio (1921), Il fallo dell’istitutrice (1922).  

Ma quindi che cosa rese Anna Fougez una diva di così tanto successo? Sicuramente le sue origini difficili giocarono un ruolo estremamente importante, rendendola una donna versatile e piena di iniziativa; ella, infatti, era solita cucire gli abiti di scena su scampoli di stoffa e avanzi. Nello specifico, disegnava i suoi stessi costumi, usando seta, raso e veli, creando un nuovo stile di abbigliamento che andava imponendosi come alternativa a quello parigino, ben noto e riconoscibile. I cambi di abito, inoltre, avvenivano in itinere durante l’esecuzione del brano musicale, mentre si presentava accompagnata sempre dallo stesso motivetto: «Anna Fougez, signori — vi si presenta già — per danzar, per cantar…». Sebbene non avesse una voce particolare, di lei colpivano — oltre che la bellezza sofisticata — l’intelligenza e l’eleganza con le quali organizzava le proprie messe in scena. Bruna, dai profondi occhi neri, longilinea e con un neo che evidenziava con il trucco, Anna Fougez riusciva a guadagnare fino a 2mila lire a serata.

Possiamo, dunque, affermare che emerse laddove le altre star del varietà avevano fallito e ciò rese piuttosto facile la sua scalata verso il successo. Ella, infatti, fu diva incontrastata delle scene per decenni. Tra le sue maggiori abilità vi erano poi la capacità di scegliere le canzoni e i musicisti più adatti alle sue performance e il saper reagire alle provocazioni e alle battute degli spettatori e delle spettatrici, e pure degli amanti respinti. Fu proprio in relazione a queste caratteristiche che E. A. Mario — celebre paroliere e compositore — scrisse per lei la canzone Vipera, che rimane tuttora legata al nome della chanteuse. Ma ricordiamo altri successi sempre attuali grazie alla sua interpretazione: Addio mia bella signora, Abat jour, Passa la ronda

Tra le varie cose, Anna Fougez fu anche la prima a introdurre in Italia una novità che destabilizzò il nostro pubblico assai diverso da quello francese. Da Parigi, infatti, riprese l’utilizzo in scena dell’elettricità come, ad esempio, le fontane luminose, adottandole nei suoi spettacoli. Fu lei la prima a indossare appariscenti gonne ornate di piume, fu lei la prima a scendere sul palco da ampie scale, fu lei la prima ad avvolgersi in abiti luccicanti, realizzati con materiali di scarto, e a fingere che pelli di coniglio fossero preziose volpi argentate. Osava persino esibire le bellissime gambe senza calze. Insomma, fu una vera innovatrice nel suo campo. 

Dal punto di vista toponomastico, la sua Taranto le ha intitolato una rotatoria non facilmente rintracciabile all’interno della periferia. Tuttavia, nel 2023, il presidente del Comitato per la qualità della vita, Carmine Colucci, grazie anche alla Giunta Comunale di Taranto, ha lanciato la proposta di realizzare una adeguata tomba monumentale in onore dell’artista. In varie rassegne è stato presentato nel 2017 l’unico film muto rimasto, il gioiello ritrovato e restaurato: Fiore selvaggio per la regia di Gustavo Serena. Nel 2018 le sono stati dedicati alcuni spettacoli nella sua città, dal titolo Anna… ricordo di una diva, presso l’Hotel Akropolis, e lo scorso marzo è andato in scena il tributo Divina Fougez della Compagnia Italiana di Operette, al teatro Fusco di Taranto. Tutto questo in onore di una donna che ha lasciato un segno… 

***

Articolo di Ludovica Pinna

Classe 1994. Laureata in Lettere Moderne e in Informazione, editoria, giornalismo presso L’Università Roma Tre. Nutre e coltiva un forte interesse verso varie tematiche sociali, soprattutto quelle relative agli studi di genere. Le sue passioni sono la lettura, la scrittura e l’arte in ogni sua forma. Ama anche viaggiare, in quanto fonte di crescita e apertura mentale.

Lascia un commento