Maija Isola nasce nel 1927 e cresce nelle campagne di Riihimäki, una cittadina a nord di Helsinki, in una famiglia contadina. È la più giovane di tre sorelle e sembra aver ereditato il talento creativo del padre, Mauno, che canta nel coro maschile Laulumiehet e scrive poesie; il testo di una delle sue canzoni, un inno natalizio del 1934, è ancora ben noto in Finlandia.

Con la fine della Seconda guerra mondiale e la morte del padre la vita di Maija cambia radicalmente: si sposa a 18 anni con Georg Leander, un artista che si occupa di pubblicità, e l’anno successivo nasce la figlia Kristina. Nel frattempo, inizia a frequentare la Scuola Centrale per le Arti Applicate, dove si laurea nel 1949. Un viaggio a Oslo nel 1948 le apre nuovi orizzonti in campo artistico: conosce le opere di Van Gogh e di Edvard Munch; un’esposizione di vasi in ceramica le ispira una prima, famosa immagine: Amfora (Anfora), che presenta a un concorso di stampe tessili. I suoi motivi riflettono lo spirito innovativo della nuova generazione: la prima a produrli è una piccola azienda quasi sconosciuta, Printex.
Qualche anno dopo, nel 1956, proprio Amfora affascina Armi Ratia, una delle donne più influenti nell’industria tessile e co-fondatrice di Marimekko, la famosa casa di design finlandese; inizia così una collaborazione saltuaria, che nel tempo diventerà più frequente. Il resto è storia nota: per 38 anni Maija proporrà le sue creazioni, che rimangono ancora oggi un elemento essenziale della produzione di Marimekko e rappresentano un tratto significativo e originale dell’immagine del Paese, sia nel campo dell’abbigliamento sia in quello dell’arredamento di interni e dell’oggettistica.
Durante gli anni Cinquanta l’attività di Maija è ancora concentrata sulle arti visive piuttosto che sulla produzione di stampe per tessuti; è inoltre strettamente connessa con la sua inquieta vita sentimentale. Nel 1952 sposa l’artista Jaakko Somersalo e questo nuovo matrimonio rappresenta per lei un momento di crescita importante, anche dal punto di vista artistico. Entrambi i giovani appartengono al movimento modernista, si ispirano a vicenda e viaggiano insieme per studiare le tendenze dell’arte europea.

Tuttavia, solo dopo aver divorziato da Somersalo nel 1955 Maija raggiungerà risultati rilevanti nel campo della pittura. Le sue prime opere astratte vengono esposte nel 1956 nelle sale dell’Associazione degli artisti finlandesi e ricevono un’accoglienza favorevole, poiché in Finlandia le controversie tra l’arte astratta e quella concreta erano ormai del tutto superate. Proprio il suo stile potente e semplice fa di lei l’unica rappresentante femminile di rilievo del costruttivismo finlandese, una corrente artistica dominata dagli uomini anche nel resto del mondo.
La carriera di pittrice di Maija prosegue con successo: partecipa regolarmente alle manifestazioni nazionali più importanti, dalla Mostra annuale degli artisti finlandesi alla Mostra dei giovani artisti, fino alle esposizioni a cadenza triennale organizzate dall’Accademia di Belle Arti. Nel 1958 riceve il Premio Ducato della Società d’Arte Finlandese.
La fama a livello internazionale arriva poco dopo, quando Benjamin Thompson, fondatore di Design Research, nota le sue opere alla Fiera Mondiale di Bruxelles nel 1958: lo colpisce l’originalità di questa artista e decide di farla conoscere in America. Nel 1959 alla Biennale di San Paolo, una mostra di importanza internazionale, le sue cinque opere ricevono un encomio speciale. Maija si conferma un’artista estremamente versatile e coraggiosa, in grado di interpretare gli eventi della sua epoca e prevedere le tendenze future. Infatti, sebbene le generazioni successive la conoscano quasi esclusivamente come designer tessile, per lei l’arte applicata non è stata la prima scelta, ma segue la sua carriera di pittrice e solo gradualmente questa attività passa in secondo piano rispetto alla realizzazione dei tessuti. Proprio i suoi dipinti degli anni Sessanta, che parlano il linguaggio della Pop Art, si rifletteranno nei disegni su stoffa.

Sarà il suo stile deciso ed essenziale a far emergere il marchio di Marimekko a livello mondiale, grazie a Jackie Kennedy, al tempo un’icona della moda. Durante la campagna elettorale del marito nel 1960 la giovane donna acquista sette abiti della casa finlandese da Benjamin Thompson a Boston e appare sulla copertina di Sports Illustrated indossandone uno. L’ideatrice di quel modello dai colori vivaci è proprio Maija Isola.
Come molti designer scandinavi, Maija ha una forte affinità con la natura e l’arte popolare ed esplora questi ambiti alla ricerca di nuove idee per il suo lavoro. Tra il 1957 e il 1963 realizza la sua prima serie di opere tessili proprio sul tema unico della natura; per questo lavoro si avvale della collaborazione di Kristina, la figlia, che ha raccolto e pressato per una ricerca scolastica trenta tipi diversi di piante: attraverso il procedimento del fotogramma Maija ricava da questo mini-erbario i modelli per le sue creazioni. I disegni tessili in serie sono prodotti a mano libera: le caratteristiche sono il tratto deciso, i contorni nitidi, i motivi piatti e le ripetizioni su larga scala; inoltre, sviluppa l’audace senso del colore che ha assimilato dallo spirito dinamico della Pop Art.
Maija Isola non si limita a copiare ciò che vede, ma lo combina con ciò che immagina: Joonas, del 1961, riproduce il sole che danza sulle onde del mar Mediterraneo, mentre la serie successiva, Barokki (Barocco) del 1962, include modelli più elaborati, come Ananas e Fandango. Invece la serie Ornamentti, del 1963, è composta da trenta disegni basati su ricami tradizionali.
Il rapporto di Maija con Armi Ratia, la fondatrice di Marimekko, è talvolta segnato da contrasti. È famosa la controversia fra le due donne a proposito dei motivi floreali: nel 1964 Armi Ratia aveva infatti affermato che non era possibile catturare fedelmente la vera essenza dei fiori nella stampa, motivo per cui questi soggetti erano stati fino ad allora esclusi dalle collezioni. Maija reagisce e crea una serie di modelli che denomina Kiellettyjä kukkia (Fiori proibiti); fra questi Unikko (Papavero), il famoso papavero stilizzato, rappresenta l’astrazione di un fiore piuttosto che un’immagine fotorealistica:

Il motivo asimmetrico, il contrasto di colori e l’originalità grafica ne fanno un successo immediato, che riflette l’immediatezza del design degli anni Sessanta e diventa il simbolo più conosciuto della produzione di Marimekko. Unikko viene stampato in un’ampia gamma di colori, su una quantità di prodotti diversi, dai tessuti agli oggetti per la casa, fino alle tappezzerie. Ancora oggi rimane un potente simbolo di gioia e creatività, perfettamente integrato nell’identità progettuale dell’azienda e fra i più popolari sul mercato nazionale.
Dal 1965 al 1967 Maija si concentra sul tema del sole e del mare. I modelli più noti della serie sono Albatrossi, ispirato all’ala di un albatros; Meduusa, che riproduce una medusa stilizzata; Lokki (Gabbiano), che riflette il movimento di una tenda alzata dal vento; Seireeni (Sirena), che assomiglia al movimento delle onde calde e cristalline del mar Egeo e richiama il suadente canto delle sirene descritto nella mitologia greca; Kaivo (Pozzo), ispirato dai cerchi concentrici che l’autrice nota nell’attingere l’acqua da un pozzo.

Maija viene spesso premiata per le sue nuove creazioni: riceve l’International Design Award nel 1965 e nel 1968 e un premio onorario dalla Fondazione Culturale Finlandese nel 1974.
La sua vita sentimentale continua a essere movimentata: il terzo matrimonio del 1959 con Jorma Tissari si rivela molto importante per la sua carriera, ma non si tratta questa volta di una collaborazione artistica.
Il marito, un avvocato, fornisce un’adeguata consulenza legale all’artista, che è ancora una libera professionista. Anche questa unione, benché più duratura, è destinata a concludersi dopo una decina di anni, nel 1970, quando Maija vive un’altra storia d’amore. Il nuovo partner, lo studioso egiziano Ahmed Al-Haggagi, la incoraggia a riprodurre i modelli della grafia araba e l’artista integra il suo stile con nuovi spunti.

Maija Isola rimane sempre uno spirito libero, capace di coniugare stimoli diversi e assorbire influenze culturali che arricchiscono il suo lavoro. La incoraggiano i viaggi durante i primi anni Settanta, tra Norvegia, Francia, Italia, Spagna, Marocco, Brasile, Grecia, Usa, nonché una residenza in Algeria. Questi frequenti spostamenti le permettono di esplorare realtà visive molto diverse e tradurle nelle sue opere. Verso la fine della carriera, tra il 1980 e il 1987, Maija e la figlia Kristina lavorano a stretto contatto: anche se il rapporto fra queste due donne dal carattere forte non è mai stato facile, quando la figlia diventa capo designer presso Marimekko decide di mantenere la produzione dei motivi della madre, integrandola con nuove colorazioni.

Oggi i disegni di Maija, tracciati a mano sui suoi quaderni, rimangono ancora un punto importante di riferimento: contengono dettagli precisi sugli schemi dei modelli e vengono utilizzati come guida alla fabbricazione di oggetti e tessuti. In quasi quaranta anni di carriera, tra il 1949 e il 1987, Maija Isola ha creato 533 modelli diversi. Solo negli ultimi anni di vita si è ritirata dall’industria tessile e dal design per tornare a concentrarsi sulla pittura. Nel 1991 ha donato la sua collezione di dipinti, comprendente 43 opere, al Museo d’Arte di Hämeenlinna. È venuta a mancare il 3 marzo 2001.

I tessuti di Maija non rappresentano solo il mondo degli anni Sessanta e Settanta, ma sono così profondamente radicati nell’immaginario di diverse generazioni finlandesi che anche nel nuovo millennio le persone dormono, mangiano e si vestono, coprono divani, confezionano tende e rivestono tavoli con i suoi motivi. Nel XXI secolo, anzi, il suo design decorativo ha conosciuto un rinnovato, genuino interesse.
Nel 2005 il Design Museum di Helsinki ha allestito una mostra con le opere di Maija. Nel 2011, in occasione della celebrazione dei 60 anni dalla fondazione di Marimekko, è stato creato un nuovo motivo, Yhdessä, una combinazione dei più famosi precedenti: Unikko, Kaivo, Melooni, Tuuli, Putkinotko e molti altri. Yhdessä è una parola finlandese che significa “insieme”: in questo tessuto, infatti, i diversi motivi sono uniti in una splendida combinazione. Maija Isola è ricordata nel libro sul suo lavoro: Maija Isola: art, fabric, Marimekko: The Story of a legendary designer of Marimekko, pubblicato nel 2013 e nel documentario: Marimekko & Maija Isola – Le design finlandais conquiert le monde, girato nel 2023.
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Articolo di Rossella Perugi

Laureata in lingue a Genova, dottora in studi umanistici a Turku (FI), sono stata docente di inglese in Italia e di italiano in Iran, Finlandia, Egitto, dove ho curato mostre e attività culturali. Ora insegno italiano alle persone migranti, collaboro con diverse riviste in Italia e all’estero e faccio parte di Dariah-Women Writers in History. Mi piace viaggiare, leggere, scrivere, camminare, ballare, coltivare amicizie e piante.
