Raccontare le Madri della Costituzione 

Da qualche tempo assistiamo con immenso piacere al succedersi di testi sulle Madri Costituenti. Per fortuna c’è una grande voglia di riscoprire, anzi sarebbe meglio dire di scoprire, non solo il loro contributo alla scrittura della nostra Costituzione, ma la loro vita e le loro opere. Nelle librerie se ne trovano di diversi tipi: alcuni sono dei veri e propri saggi, altri sono indirizzati alla scuola primaria, altri alla scuola secondaria di primo grado, tutti dotati di buoni apparati didattici. Le Madri della Repubblica, rese invisibili dalla formula “Padri Costituenti” veicolata da sempre in omaggio al maschile cosiddetto inclusivo, sono state obliate per moltissimo tempo e ogni libro o mostra come, tra le altre, quella di Toponomastica femminile, sono bene accetti se concorrono a rendere giustizia a quella pattuglia di pioniere di parità e di pace. 

Recentemente mi è capitato di leggerne uno che però si differenzia da quelli fino ad ora passati tra le mie mani. Si tratta di Le 21 Costituenti, di Caterina Caparello, edito per Le Lucerne e appena pubblicato, disponibile anche in e-book. Le Madri della Repubblica sono raccontate in modo accattivante, per ognuna di loro sembra di leggere una storia. Per questo mi è piaciuto sfogliarlo e ritrovarvi figure di donne che potessero parlare a ciascuna e ciascuno di noi. L’autrice Caterina Caparello, classe 1987, calabrese di Lamezia Terme è giornalista pubblicista. Attualmente è freelance per Domani, il Corriere della Sera e i suoi blog, come La 27esima ora; Caparello si occupa di donne, sport e questioni di genere. Tra i suoi tanti riconoscimenti il premio giornalistico Nilde Iotti con il podcast Rita sulle 21 Madri Costituenti, in collaborazione con la media company Factanza.

La forza di questo libro sta nell’esordio di ogni profilo, diverso per ciascuna Madre della Repubblica, che riesce a tenere avvinte/i fino alla fine: la descrizione di un momento importante della vita, un avvenimento, una lettera, la preparazione di un discorso parlamentare, che si sveleranno compiutamente solo alla fine della storia. Di ognuna delle 21 componenti del piccolo ma agguerritissimo drappello, che seppe fare squadra sulle battaglie più importanti nonostante le diverse provenienze partitiche, si ricordano sia le vicende anteriori alla Costituente sia quelle successive, evidenziando i legami comuni: un forte impegno sociale e politico per la costruzione di un mondo migliore, da realizzare attraverso l’emancipazione femminile, “un sano femminismo” e un grande amore per lo studio, per tutte, anche per coloro che, come Adele Bei, Rita Montagnana, Teresa Noce ed Elettra Pollastrini, non poterono raggiungere gli alti gradi dell’istruzione.

A chi avrà il piacere di leggere questa antologia di racconti ognuna di queste donne resterà nel cuore: l’inarrestabile innovatrice e fondatrice di associazioni ed enti Maria Agamben, troppo avanti rispetto ai suoi tempi, il cui cattolicesimo laico e il cui carisma forse agirono come un boomerang a causa dell’arretratezza della società italiana e di parte della Chiesa; memorabili i suoi interventi sulla parità retributiva tra uomo e donna e sull’ingresso delle donne in Magistratura, riportati fedelmente; l’instancabile ribelle Elettra Pollastrini dalla vita travagliata; la descrizione del crudele e inumano campo di concentramento di Ajach in Baviera in cui fu rinchiusa fino alla liberazione da parte dei russi non potrà non indignare; ma anche le lettere struggenti provenienti dalle case chiuse e inviate alla senatrice Merlin, un’altra precorritrice ingiustamente e stupidamente sbeffeggiata e irrisa dalla stampa e da molti dei parlamentari; gli interventi sul principio di uguaglianza di Merlin, Noce e Mattei; di questa, la più giovane, la lunga vita all’insegna della ricerca della giustizia e della libertà. Ma ci sono anche le meno conosciute, come Nicotra, la prima Presidente di una squadra di calcio maschile, o Penna Buscemi “la giustiziera della notte”, o Conci “la pasionaria bianca”, tutte raccontate con pennellate che evidenziano la loro consapevolezza sulle difficoltà frapposte nel cammino delle donne verso la parità e nella lotta per conquistarla.

Montagnana, Noce, Merlin, Bianchi portano con loro la delusione nei confronti dei partiti ai quali avevano tanto creduto e verso il maschilismo e l’autoritarismo decisionale che le avevano messe da parte nonostante avessero sacrificato tanto per quella che non ho paura di chiamare “fede” laica nei valori proclamati a parole. Chi leggerà questi racconti apprezzerà la forza e la perseveranza di Angela Gotelli da Albareto (non Albereto, come si trova scritto due volte), le sue doti di mediatrice in uno scambio di prigionieri nel bosco di Montegroppo. Marisa (Rita Montagnana), Estella (Teresa Noce), Memena (Filomena Delli Castelli), Don Chisciotte, Penelope, Battista (Laura Bianchini), Chicchi (Teresa Mattei) e tanti altri sono i nomi che le Costituenti scelsero durante la Resistenza. Di Lola, nome di battaglia Zoo, Angiola Minella Molinari ricorderemo il desiderio infranto di studiare medicina, professione considerata allora “per soli uomini” anche dalle famiglie, e l’organizzazione dei treni della felicità insieme ad altre Costituenti e donne di partito; di Iotti il discorso da prima Presidente della Camera dei deputati della storia e la bellissima relazione sulla famiglia nella I Sottocommissione della Commissione dei 75. 
Potenti i discorsi di Angela Maria Guidi Cingolani, prima donna a prendere la parola alla Consulta, e di Maria Maddalena Rossi sulla tragedia delle cosiddette marochinate nel Frusinate. 

La prefazione del libro, molto bella, è a cura di Livia Turco, Presidente della Fondazione Nilde Iotti, e ci rammenta che la grande donna delle istituzioni, a cui la Fondazione è intitolata, «ricorda nel suo esordio, e ricorderà nel corso degli anni, fino all’ultimo, la grande Scuola della Assemblea Costituente, scuola che resterà insuperabile, come insuperabile fu la classe dirigente che in quel luogo lavorò per il bene dell’Italia, praticando la profondità del dialogo, del confronto, la ricerca di punti condivisi. Perché bisognava costruire la trama di valori della democrazia italiana, che doveva essere fortemente condivisa». 
Grande attenzione è posta dall’autrice sulle figure familiari maschili e femminili importanti nella formazione delle Costituenti; tra tutte resta nel cuore quella del nonno di Teresa Mattei, Sigismondo, che conosceva più di 40 lingue e sosteneva che se gli uomini avessero conosciuto le lingue non si sarebbero fatti la guerra. 

Su un unico punto la mia deformazione professionale di giurista mi spinge a un’obiezione. A proposito di Nilde Iotti e della grande opera messa in campo per la stesura degli articoli che riguardavano la famiglia, così scrive Caparello: «Supportata dalle altre quattro colleghe, e anche dai componenti del partito, videro la luce gli articoli 29, 30 e 31, con i quali fu soppresso l’istituto della dote, sostituita la patria potestà con la potestà genitoriale, abolita la potestà maritale, sancito il principio di reciproca fedeltà fra i coniugi, garantiti gli stessi diritti ai figli nati all’interno e fuori dal matrimonio e tutelata la maternità». Purtroppo non fu così. Questo articolo non era immediatamente applicabile, richiedeva, come tanti altri, una legge che vi desse attuazione. Con l’approvazione di quegli articoli si posero le basi per tutti i traguardi raggiunti successivamente. La potestà maritale, la patria potestà, i diritti dei figli naturali e la perdita del cognome della moglie rimasero in vigore dal 1948 al 1975, quando fu approvata la riforma del diritto di famiglia che diede piena attuazione al dettato costituzionale. E peraltro l’equiparazione dei diritti tra figli e figlie legittimi e figli e figlie naturali arrivò solo con il 2012. Questa equiparazione oggi non c’è ancora per i figli e le figlie di coppie dello stesso sesso che possono essere riconosciuti/e solo da una delle persone della coppia. Una sentenza recentissima della Corte Costituzionale ne ha finalmente reso possibile il riconoscimento solo per le coppie composte da due donne. 

Il libro si chiude con un Postscriptum molto interessante, che non svelerò, ma che merita di essere conosciuto e che per molte persone rappresenterà una sorpresa. 

Caterina Caparello
Le 21 Madri Costituenti
Le Lucerne, 2025
pp. 256

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Articolo di Sara Marsico

Giornalista pubblicista, si definisce una escursionista con la “e” minuscola e una Camminatrice con la “C” maiuscola. Eterna apprendente, le piace divulgare quello che sa. Procuratrice legale per caso, docente per passione, da poco a riposo, scrive di donne, Costituzione, geopolitica e cammini.

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