Cicely Mary Barker nasce a West Croydon, nel Surrey, in Inghilterra, nel 1895. Affetta da epilessia, malattia che scomparirà al termine della Seconda guerra mondiale, trascorre l’infanzia nella sua casa natale, circondata dall’affetto dei genitori e della sorella maggiore. Fin da bambina dimostra di avere uno spiccato senso artistico e una propensione all’arte che suo padre, intagliatore professionista, incoraggerà fortemente. Nel 1908 il signor Barker iscriverà la figlia alla Croydon School of Art, pagando per lei un corso per corrispondenza che Cicely seguirà fino al 1919.

Il 1911 fu un anno particolarmente fortunato per l’artista. A soli sedici anni, vinse il secondo premio nella sezione manifesti del concorso artistico della Croydon Art Society. Poco dopo divenne il più giovane membro permanente del comitato della stessa società dove, successivamente, svolse la professione di insegnante. Nello stesso anno avvenne il suo debutto artistico: quattro dei suoi disegni vennero acquistati dalla Raphael Tuck & Sons che li pubblicò come cartoline. Da quel momento, Cicely riuscirà a fare della sua arte una professione, spaziando tra lavori spiccatamente commerciali (biglietti d’auguri, disegni per riviste e cartoline) e libri illustrati.
Durante il periodo della maturità l’artista viaggiò moltissimo, intraprendendo numerosi viaggi di studio al fine di affinare la sua pittura e accrescere le competenze artistiche. Dopo la morte della sorella, avvenuta nel 1954 a causa di un infarto, Cicely dedicò gran parte del suo tempo alla cura della madre, tralasciando la propria attività. Ciononostante, Barker riuscì comunque a portare a compimento i suoi lavori pittorici ed editoriali. Negli anni della fanciullezza, Cicely, costretta a casa per via della salute cagionevole, trova conforto nei libri illustrati per l’infanzia. Tra tutti, si appassiona in particolar modo ai testi di Kate GreenAway e Randolph Caldecott, autori che influenzeranno intensamente la sua formazione. L’ambiente domestico, nel quale si forma e cresce, resterà negli anni successivi una grande fonte di ispirazione. Nel giardino della casa di Waldron, dove la famiglia Barker si trasferirà nel 1924, l’artista creerà il suo studio d’arte personale mentre sua sorella Dorothy adibirà una stanza sul retro dell’abitazione ad asilo nido. Saranno proprio bambine e bambini dell’asilo a fornire a Cicely il modello per le sue fate dei fiori. Ispirandosi alla scuola Preraffaelita, di cui apprezza particolarmente il realismo e la pittura di rarefatta eleganza, l’artista ritrarrà elementi presi dal vero proiettandoli in una dimensione fiabesca.


Le sue fate floreali sono appunto la concretizzazione di questa perenne tensione tra fiaba e realtà: il linguaggio artistico di Barker raccorda senza fratture la botanica (fiori e piante sono frutto di una meticolosa ricerca scientifica, per la quale si avvalse anche dell’aiuto del personale dei Kew Gardens) alla fantasia del popolo dei boschi, nato dalla conciliazione tra gli elementi reali (i visi dei bambini e delle bambine che frequentavano l’asilo della sorella) e la finzione della loro resa pittorica. Afferma Cicely: «Lasciatemi dire chiaramente che ho dipinto tutte le piante e i fiori con molta attenzione, partendo dall’osservazione delle piante e dei fiori veri; ma le fate e tutto ciò che le circonda sono solo finzione». La sua espressione artistica, velata dalla stessa atmosfera infantile in cui vivrà gran parte della sua esistenza, è fortemente radicata al sentire e alle suggestioni del tempo. Nel periodo immediatamente successivo alla Prima guerra mondiale, anche a seguito della pubblicazione di The Coming of the Fairies di Sir Arthur Conan Doyle, dell’opera fiabesca di Ida Rentoul Outhwaite e soprattutto di Peter Pan di J. M. Barrie, le fate diventeranno un tema e personaggi frequenti tanto nella letteratura quanto nella pittura.

L’impianto fiabesco delle scritture e delle illustrazioni permetteva agli uomini e alle donne dell’epoca di immaginare un mondo di innocenza e di speranza, una realtà in cui proiettarsi per sfuggire agli orrori della guerra appena conclusa.

Dunque, non stupisce l’entusiasmo con cui il pubblico accolse il primo volume di Cicely: Flower Fairies of the Spring pubblicato nel 1923. I libri illustrati in cui dominano le figure delle fate floreali sono ben sedici, undici dei quali pubblicati vivente l’autrice-illustratrice. Tra questi ricordiamo: Flower Fairies of the Summer (1925), raccolta di “canti” di ventiquattro fate differenti, a ognuna delle quali è associato un fiore o una pianta (“canto della fata delle clematis”; “canto della fata della primula scarlatta”; “la canzone della fata del cardo”, …); A Flower Fairy Alphabet (1934), in cui si succedono, in ordine alfabetico, ventiquattro componimenti intitolati con nomi di piante ed erbe a ciascuna delle quali è associata una determinata tipologia di fata; Flower Fairies of the Wayside (1948), anch’esso composto da tanti canti quante sono le fate ritratte. In ogni canzone, le fate assumono le fattezze e le peculiarità degli elementi botanici a cui sono associate. Per le illustrazioni a corredo dei testi, Cicely utilizzerà diverse tecniche pittoriche: acquerelli, inchiostri, oli e pastelli.

Nata da una famiglia profondamente religiosa, Cicely fu una devota cristiana per tutta la sua vita. Il pastore e storico anglicano Canon Derek Ingram Hill la definì un pilastro portante della chiesa della sua città natale, la chiesa di Saint Andrew, per il cui fonte battesimale l’artista realizzò una serie di pannelli a olio sul tema dei sette sacramenti. La fede permeò tutte le sue produzioni, dalle cartoline ai libri illustrati per l’infanzia. Inoltre, molte delle opere furono destinate dalla stessa Barker a raccolte fondi per missioni umanitarie e iniziative religiose. Nel 1923 Cicely realizzò per la Society for Promoting Christian Knowledge (Società per la promozione della conoscenza cristiana) cinque biglietti d’auguri raffiguranti angeli e bambine/i; uno di questi, The Darling of the World Has Come (Il tesoro del mondo è arrivato), verrà acquistato nel 1926 dalla Regina Maria.
Nel 1916 Barker dipinse cinque cartoline a tema sacro. In una di queste illustrazioni, Prayer, una donna con i capelli raccolti viene ritratta genuflessa sull’inginocchiatoio mentre, con le mani giunte in preghiera, volge il suo sguardo al cielo terso. È probabile che per la raffigurazione femminile Cicely trasse ispirazione da sua sorella Dorothy, che servì da modello. Negli anni Trenta, le sorelle Barker collaboreranno alla realizzazione del libro He Leadeth Me (Egli mi guida; 1933), la seconda delle due opere bibliche illustrate che Cicely scrisse per piccoli lettori e lettrici (il primo, Children’s Book of Hymns, fu edito nel 1929). Oltre alle opere narrative e pittoriche su carta stampata, completano il ciclo delle pitture religiose i dipinti realizzati per alcuni edifici anglicani. Nel 1929 Cicely dipinse per il tabernacolo della casa delle donne indigenti (LLandaff House) il trittico a olio The Feeding of the Five Thousand (L’alimentazione dei cinquemila). Seguirà, nel 1934, The Parable of the Great Supper (La parabola della Grande Cena) per la cappella di San Giorgio, nella periferia di Londra. Dopo la morte della sorella maggiore, Cicely dipinse in sua memoria la vetrata della chiesa di Saint Edmund, a Pitlake.
Cicely Mary Barker morirà nel 1973, all’età di 77 anni. Oggi, dopo più di cinquant’anni dal suo decesso, le sue fate floreali continuano a vagare nel mondo, trasportando lettrici e lettori, grandi e piccoli, in un mondo di magia e meraviglia.
Qui le traduzioni in francese, spagnolo e in inglese.
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Articolo di Sveva Fattori

Diplomata al liceo linguistico sperimentale, dopo aver vissuto mesi in Spagna, ha proseguito gli studi laureandosi in Lettere moderne presso l’Università degli studi di Roma La Sapienza con una tesi dal titolo La violenza contro le donne come lesione dei diritti umani. Attualmente frequenta, presso la stessa Università, il corso di laurea magistrale Gender studies, culture e politiche per i media e la comunicazione.
