Il rebus di Papa Leone. Il numero di giugno di Limes. Parte Prima 

Come si può salvare la Chiesa cattolica dalla crisi che l’attraversa? Questo è il rebus di Papa Leone scelto per il titolo del numero di giugno di Limes, una lettura consigliata in estate, per capire qualcosa di più del Pontefice neoeletto e della Chiesa cattolica come soggetto geopolitico che agisce universalmente. Dopo il primo Papa gesuita della storia, ci troviamo di fronte al primo papa agostiniano, guardato con qualche titubanza dalle donne.  
Il compito di Leone XIV è quello di cercare di porre fine agli scismi latenti che caratterizzano la Chiesa Cattolica e che rischiano di spaccarla definitivamente. Una Chiesa composta da un clero diviso in gruppi spesso in polemica tra loro: c’è chi vuole continuare nel segno di Papa Francesco, proponendo una Chiesa aperta e in missione e chi vuole invece salvare l’istituzione. Questo Papa dovrà compiere scelte strategiche per governarla e unificarla, dopo una serie di papi che non l’hanno ritenuta una priorità, eccezion fatta per Paolo VI, come ricorda Caracciolo nel bell’editoriale Leone il Piccolo, contrapposto a Leone Magno, ricordando che «a una Chiesa introvertita in scissione non servono grandi papi, che al meglio ne coprono la malattia, ma serve riscoprire il senso della comunione oggi pericolante».  
Il numero di Limes dedicato al nuovo Papa si compone di quattro parti. La prima Un pontefice anti-scismi è dedicata alla crisi interna alla Chiesa; la seconda Trump, Vance e un americano a Roma riguarda la crisi di unità che sta attraversando l’America e la tendenza dei gruppi cattolici a vedere nel nuovo Papa un alleato fondamentale, la terza Pace e guerra tra le nazioni affronta alcuni temi attuali e la quarta Il non provvisorio lascito di Francesco approfondisce l’eredità del Papa che esortava i e le fedeli a “fare casino”. Un numero, quello di giugno, denso di spunti e riflessioni che si prestano a essere approfonditi nel periodo estivo, in cui abbiamo un po’ di tempo in più per pensare. 

Dalla parte prima è da segnalare l’intervista ad Andrea Riccardi, fondatore della Comunità di Sant’Egidio, Solo Roma ci salverà, secondo cui «A differenza di Paolo VI, che auspicava un processo di riforma graduale, Francesco immaginava una rivoluzione pastorale che trasformasse la Chiesa in un movimento di popolo, con il Vangelo e i poveri al centro. Sostenne la sua grande utopia missionaria, evidente anche nel rapporto con l’Asia». E per questo si fece anche molti nemici. Riccardi dichiara di non aver visto nella sua vita un preconclave in cui si è parlato così male di un papa defunto (da parte di alcuni, per fortuna non di tutti). 

I contributi di questa sezione sono tutti da leggere, da quello di Piero Schiavazzi, che tra i suoi titoli vanta la titolarità all’Università Link di Roma dell’unica cattedra di geopolitica vaticana, L’atlantismo di Papa Prevost a quello di Massimo Franco, Un Papa di missione e di governo in cui si sostiene che l’attuale pontefice è il male minore rispetto a quello argentino, considerato antiamericano e antioccidentale, a Leone il peruviano di Fabrizio Maronta che ne racconta gli esordi “sconcertanti” che senz’altro piacquero a Papa Francesco, a quello, sempre provocatorio, di Giuseppe De Ruvo, Rerum novissimarum? Leone l’Ai e la questione burina, che si esercita in previsioni sul contenuto e sulle posizioni della prossima enciclica papale che dovrebbe fondare la nuova dottrina sociale della Chiesa. Questo documento dovrà fare i conti con l’intelligenza artificiale e i diritti calpestati, soprattutto in America, dei lavoratori e delle lavoratrici (gli hillbillies) necessari a realizzare la costruzione, la manutenzione e la sorveglianza delle grandi strutture fisiche del tecnocapitalismo. Come si concilieranno queste imprese con la «pace disarmata e disarmante» di papa Leone XIV? Lettura vivamente consigliata. 
Da leggere anche l’intervista a padre Alejandro Moral Antòn, priore degli agostiniani e l’approfondimento di Benedetta Lazzeri Conciliare Chiesa e Cristianesimo nel segno di Agostino. 

 La parte americana del volume è estremamente utile per comprendere che cosa sta succedendo in America. Tra tutti gli articoli suggerisco La chiesa di Vance di Federico Petroni, che in esergo ha una citazione azzeccatissima da Pulp Fiction, in combinato disposto con Non c’è Chiesa senza nazione di R.Reno III, Direttore di First Things, il megafono della corrente della coalizione che fa capo al giovane Vicepresidente e che ricorda in più parti il pensiero del generale Vannacci in Italia. Invece di continuare a indignarsi per le uscite quotidiane di Trump, occorrerebbe entrare a fondo nella visione del mondo dell’autore di Elegia americana (Hillbilly Elegy) e compagni/e spiegarla a chi legge i quotidiani e ascolta radio e tv. Purtroppo lo fanno in pochissimi/e. La corrente del Vicepresidente che ambisce a succedere a Trump, è in parte in lite con alcune componenti della coalizione di governo, come sottolinea Petroni: Wall Street, tecnocapitalisti, nazionalisti evangelicali, repubblicani vecchia scuola affezionati alla supremazia militare.

L’influenza dei cattolici al potere (9 membri del Gabinetto su 26) è indubbia. «Le guerre culturali hanno ormai arruolato il cattolicesimo. Altro non sono che guerre di religione — scrive il coordinatore didattico della Scuola di Limes —. Non tanto perché toccano temi come l’aborto, ma perché si combattono su ciò in cui davvero crede l’America: la way of life. Lo scontro ha assunto carattere esistenziale: obiettivo degli avversari politici è eliminare il nostro stile di vita; dunque, dobbiamo farli fuori prima che siano loro a farlo. È così ormai che si fa politica negli Stati Uniti, in uno «stato di mutua scomunica civile», nella definizione dello storico Massimo Faggioli» ed è in aumento il numero delle e dei neoconvertiti come Vance, soprattutto tra la popolazione giovanile e maschile che apprezza la ritualità della Messa, specie se in latino.  

 

Anche il clero è cambiato ed è orientato a destra. In questo saggio conosceremo personaggi come Patrick Deneen, docente alla Notre Dame University autore di bestseller come Why Liberalism Failed e Regime Change, il giurista di Harvard Adrian Vermeule e il giornalista Sohrab Amari, fondatore della rivista radicale Compact e oggi redattore di Unherd, il saggista Gladen Pappin e il teologo della Catholic University Chad Pecknold. Tutti sostenitori della impossibilità del sistema americano di convivere con il liberalismo. Tutti parte di una minoranza “ribelle” per la quale professare la propria visione del mondo è una forma di resistenza. La teoria dell’ordo amoris di Vance, mutuata da Tommaso D’Aquino, secondo la quale «l’amore cattolico è ecumenico ma se le condizioni ti impediscono di amare tutti/e, dai la priorità a coloro verso i quali hai una responsabilità» e cioè, nell’ordine prima la nostra famiglia, poi i nostri vicini, poi la nostra comunità, poi il nostro paese e solo dopo gli interessi del resto del mondo, spiega molto del modo del suo Presidente di tutelare gli interessi dell’America. Ma fino a quando potranno andare d’accordo queste correnti cattoliche integraliste con il pensiero delle élite tecnofuturiste che ispirano la politica economica di Trump? L’approfondimento di De Ruvo L’etica cattolica e lo spirito del tecnocapitalismo, prova a spiegarlo chiedendosi come fa un gay miliardario come Peter Thiel, che nella vita produce sistemi di sicurezza basati sull’Ai e finanzia aziende che costruiscono armi autonome, a non perdere occasione per professarsi cristiano. 

(continua

Per chi volesse saperne di più, consultare questo link.

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Articolo di Sara Marsico

Giornalista pubblicista, si definisce una escursionista con la “e” minuscola e una Camminatrice con la “C” maiuscola. Eterna apprendente, le piace divulgare quello che sa. Procuratrice legale per caso, docente per passione, da poco a riposo, scrive di donne, Costituzione, geopolitica e cammini.

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