Sono negata per ago e filo, però so attaccare bottone con le persone, rammendare ferite e ricucire rapporti e sono appassionata di moda. Ecco perché quando ho scoperto la storia di Eufemia Borraccia ho deciso che era necessario darle rilievo. Vale come capacità sartoriale? In qualità di giornalista professionista e associata di Toponomastica femminile ritengo che sia importante dare importanza alle donne quando avviano attività che possono far risaltare il valore dell’artigianalità e della creatività. Eufemia ha saputo trasferire al figlio e ora alla nipote la sua passione per la sartoria teatrale, settore alquanto particolare.
In un mondo che si sta disgregando, le donne sanno cucire e ricucire. È questo il caso di Eufemia Borraccia, nata a Milano nel 1919, di cui il 5 luglio 2025 è stato il decimo anniversario dalla dipartita. Grazie all’associazione Tf e al consigliere comunale Alessandro De Chirico, è iniziato l’iter per dedicarle un giardino o una via nel Comune di Milano che è stato approvato dall’assessore alla Cultura Sacchi e seguito dalla dott.ssa Antonella Amodio, caposegreteria dell’assessorato alla Cultura.
La moda spesso ha avuto protagoniste femminili a cui, sui media, non si è dato il dovuto rilievo. Una fra queste è proprio la fondatrice della Compagnia italiana della moda e del costume, Eufemia Borraccia, anima di un atelier storico sartoriale teatrale di elevata qualità molto attivo fino dagli anni Sessanta: la “Sartoria teatrale Brancato”, da cui trae origine la Compagnia, gestita dal figlio Mario Brancato e in cui lavora già anche la nipote Jessica dalla fine del 2017 a oggi. «Mia madre mi ha trasmesso la passione per la sartoria teatrale — dice il figlio — vivevo praticamente in sartoria; prima mia madre lavorava in casa e poi ha trasferito la sua attività cambiando sede al suo laboratorio sartoriale, mano a mano che il lavoro aumentava. Oggi lavoriamo creando abiti per teatri, per musical in Italia e all’estero. Facciamo fatica a trovare lavoranti e anche i nostri fornitori storici stanno cambiando perché sta mutando anche il mondo della sartoria teatrale. Non è facile rimanere nel settore, io e mia figlia però siamo tenaci e vogliamo proseguire il percorso avviato da mia madre; vorremmo creare una Fondazione per dare borse di studio e lavoro e fare una mostra con i suoi abiti storici utilizzati da grandi artisti in tutto il mondo». Eufemia, infatti, negli anni ha creato abiti per molte star, da Fracci a Callas, e diceva: «Il teatro continua sempre»; è stata un esempio di laboriosità lombarda e di imprenditoria femminile creativa. «Ho avuto alti e bassi. Vestire artiste e artisti non è semplice, significa anche dare rilievo al loro talento e occorre saper ascoltare e avere feeling con regia e costumisti», affermava in una intervista realizzata dalla Provincia di Milano. «Ero impiegata bancaria, ma poi ho seguito la mia passione per la sartoria, sfollata a Varese, durante la guerra, dal 1938 cucivo in casa». Ha lavorato per il Piccolo Teatro di Milano e poi ha aperto la sua attività quando le era stato commissionato un lavoro importante di 160 costumi per il Teatro stabile del Comune di Bologna per una messa in scena di Il Passatore. «Solo nel 1973/74 ho cominciato a tirare il respiro», diceva ancora Eufemia.
La sartoria attualmente realizza, riadatta, restaura con maestria abiti per spettacoli teatrali, per balletti e per musical anche in altri Stati come il Giappone e l’Australia. «Ho valorizzato il patrimonio storico di mia madre e vorrei creare una Fondazione per dare spazio a giovani in un settore il nostro, che pochi conoscono in profondità, un settore che crea sogni, che è Cultura e Arte, che avvicina alla musica, linguaggio universale; l’arte del cucire per ballerini/e, cantanti liriche, per artisti di musical ‘veste’ anche realtà in continuo divenire così come spettacoli che hanno una tradizione da non dimenticare e da trasferire alla posterità; occorre crederci per fare questo lavoro; saper colloquiare con artiste/i e con registe/i, scenografe/i; saper interpretare quello che intendono comunicare al pubblico; saper scegliere tessuti, bottoni; saper realizzare determinate e specifiche tipologie di cuciture adatte ai movimenti coreografici, che non si strappino o rovinino; saper adeguare l’evoluzione dei materiali alle nuove esigenze del mondo dello spettacolo; saper essere duttili nell’arte del cucito», dice il titolare Mario Brancato. «Sono cresciuto al fianco di mia madre, vivevo e giocavo da piccolo tra le stoffe della sartoria e proseguo la passione per l’abilità sartoriale artistica di qualità con mia figlia che mi aiuta già».
Esteso su tre piani, l’atelier Compagnia italiana della moda e del costume ancora oggi si distingue per le lavorazioni accurate e per l’abilità del suo personale. Madre di tre figli, la signora Eufemia, che ha saputo superare molte traversie, dichiarava: «Ago e filo senza ditale; è un’arte; non è facile insegnarla; una volta avevamo le piccinine, ora vengono che hanno 30 anni e non è facile trovare sarti/e volenterose».
Anche il figlio, dopo un fallimento, ha avuto la forza di rialzarsi. Attualmente l’attività è presente in via Soderini 24 a Milano, il personale è formato da una quindicina di persone, giovani e meno giovani, di diverse etnie, specializzate in taglio, tinture e lavorazioni particolari, creazioni sartoriali uniche per livello di finiture. Lavora per teatri illustri come La Scala, diversi musei, registe/i di fama, musical, eventi artistici in tutto il mondo, realtà private e pubbliche che necessitino di valorizzare tessuti e abiti sia storici che per rappresentazioni teatrali e artistiche di vario genere; collabora anche con artisti di grande prestigio, crea costumi di scena e li restaura sia in Italia che all’estero.

il figlio Mario con la figlia Yessica
La Compagnia italiana della moda e del costume è un punto di riferimento a livello europeo e internazionale. Mario Brancato, il più piccolo dei figli, gestisce il patrimonio artistico della madre e coordina l’attività dei suoi artigiani storici specializzati sia nel taglio maschile che femminile, oltre a far crescere nuovi talenti sartoriali al suo fianco. «Dietro a un abito di qualità c’è una spiccata sensibilità creativa e una tecnica fatta di sapiente amore per l’ago e il filo, per il corretto abbinamento di tessuti e lavorazioni uniche; c’è la capacità di riconoscere come abbinare colori, c’è la fatica di chi è abile con le mani e col cuore; non basta saper disegnare, occorre conoscere e saper gestire tutte le fasi del processo creativo e sartoriale, saper scegliere bottoni, accessori etc.; saper realizzare finiture e rispettare tempi di consegna, gestire fornitori, curare i rapporti esterni con diverse realtà europee e internazionali. Il tempo non basta mai. Lavorare in team e al fianco di costumiste/i è fondamentale e pure saper fidelizzare anche chi si rivolge a noi. Il successo di uno spettacolo, di una scenografia, spesso è legato pure in qualche modo alla nostra capacità di interpretare e di interagire con i desiderata di chi ci contatta, come nel caso della importante collaborazione che abbiamo con il Maestro Christian Tagliavini per la creazione dei suoi meravigliosi manifesti d’arte. Inoltre vogliamo formare artigiane/i e sarte/i dello spettacolo sia teatrale che cinematografico e televisivo, e trasferire il nostro know how».
In un mondo in crisi, con 56 conflitti aperti, una incapacità di dialogo e di ascolto in aumento, forse può dare un importante contributo conoscere e trasmettere pure l’arte del cucire, del ricucire, dello stupire e saper insegnare la “Cultura della Bellezza” in abiti che fanno sognare, creati con fatica e passione, utilizzati per dare emozioni positive e che insegnano come il dettaglio sia parte integrante di un disegno d’insieme e come ogni piccolo passaggio, ogni punto in un tessuto abbia un suo perché e contribuisca a donare una armonia sostanziale.
In copertina: Eufemia Borraccia.
***
Articolo di Cinzia Boschiero

Laureata in Lettere, è giornalista professionista e docente, specializzata su temi europei nei settori ricerca, salute e innovazione. È titolare di ECPARTNERS e lavora come ufficio stampa per diversi enti, associazioni, imprese e come specialista della formazione. Fa parte del direttivo di EUSJA (Ass. europea giornalisti scientifici) e di diverse ass. femminili, come WILEUROPE, EWMD, Fondazione Bellisario.






