C’è una valle selvaggia e incontaminata, un ideale condiviso da moltissime persone e un male che galleggia ma che non riesce a scalfirli.
La valle è quella del torrente Courtoud, ed è chiamata il vallone delle Cime Bianche, l’ultimo vallone selvaggio della Val d’Ayas, in Valle d’Aosta, uno scrigno di biodiversità, come ha ricordato Annamaria Gremmo, una delle organizzatrici. (L’abbiamo intervistata qui: https://vitaminevaganti.com/2023/12/30/un-premio-alla-speranza-attiva-di-annamaria-gremmo/)


L’ideale è la conservazione della natura, un pensiero votato a preservare l’ambiente nella sua veste più naturale e selvatica, lasciando che siano le sue regole intrinseche a dettar legge senza l’intervento umano: un dono per il futuro.
Il male è l’egoismo che vuole rinnegare il legame che c’è fra noi e gli elementi naturali, fingendo — consciamente o no — di inseguire un “progresso” dove dominano la rovina, il cemento, il guadagno soltanto per poche persone senza pensare a chi verrà dopo di noi. E ovviamente senza considerare chi lassù vive, ama, lotta e muore da millenni ben prima che gli esseri umani vi mettessero piede, ovvero gli animali.
Queste le pedine su una scacchiera che si fa epiteto e simbolo di un ossimoro che caratterizza le Alpi in questi anni assai controversi per la società contemporanea ed il suo rapporto con l’ambiente.


Ma nel ventre della società nascono semi di speranza ben radicati, che pian piano riescono a mettere radici, a unirsi e a formare un intrico di rami inscindibile: la montagna, quella vera e non edulcorata da troppo patinate pubblicità, che unisce per davvero.
Lo fa con giovani e meno giovani dalle più disparate estrazioni sociali, dottoresse e dottori, operai/e, pensionati/e e artiste/i, ingegnere e ingegneri, assessori/e, studenti e fotografi/e…
La montagna, quella vera, è tutta qui tra le vibranti emozioni scaturite nella ricerca di un ideale di libertà: vivere gli spazi naturali nella loro forma più pura, e la libertà di poterli rispettare.


Proprio quassù, nell’annuale appuntamento fra le montagne, tutto il cerchio si chiude.
Una volta all’anno, da cinque anni, siamo insieme, tutti/e senza distinzioni, uniti/e nella volontà di dire che si può creare un futuro migliore, più rispettoso e più ricco di aspettative per le generazioni che verranno.
Tutto questo è scritto con una materia ben più incisiva dell’inchiostro, è tracciato con la sincerità di un ideale. Ed è bellissimo vedere questo serpentone di persone che, anche in una giornata, come quella di quest’anno, incerta dal punto di vista meteorologico, hanno voluto esserci e testimoniare il loro impegno contro il progetto di collegamento funiviario che avanza, nonostante il vallone sia protetto da Natura 2000 dell’Unione Europea.
Ciò esiste grazie a tantissime anime che hanno preso una posizione ben chiara e che non mostrano paura di mettersi in campo, perché agire fisicamente evita di sprofondare nell’inedia, nello sconforto e nella rassegnazione. Una caduta dove quel “male che galleggia” di cui abbiamo parlato all’inizio rischierebbe di farci affogare e di invadere questi ultimi avamposti di vera natura.
Ma di nuovo non è stato così: si è levato un grande e rispettoso coro, che ha cantato a gran voce: “lunga Vita al Vallone!”.
E la speranza si abbraccia di nuovo con la libertà.

Per chi volesse saperne di più sul Vallone delle Cime Bianche, informarsi su tutte le campagne e sull’ideale che le muove nella salvaguardia di questo regno della biodiversità, unirsi alle nostre campagne di cittadinanza attiva, consiglio il sito www.varasc.it , in particolare alla pagina http://www.varasc.it/getpage.aspx?id=4219
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Articolo di Francesco Sisti

Co-fondatore dell’agenzia fotografica Clickalps, con cui ha pubblicato su riviste e libri di caratura nazionale e internazionale, è fotografo e blogger per l’agenzia valdostana Aosta Panoramica, e collaboratore per il Parco Nazionale Gran Paradiso. Cerca sempre di coniugare una frequentazione assidua della montagna con un approccio rispettoso della natura, frequentando le Alpi in tutte le stagioni.
