Ho letto un articolo in cui si racconta che in una spiaggia pugliese il bagnino ha chiesto a una donna in topless di rimettere il pezzo di sopra del costume.
Il titolo dell’articolo mi ha colpito molto perché mi ha fatto tornare col pensiero a quando, negli anni ‘80, non era affatto una cosa rara vedere una donna in topless. Ma a colpirmi ancora di più sono stati i commenti all’articolo. Mi aspettavo di trovare commenti di critica verso la richiesta del bagnino. Questi invece erano pochissimi e la maggior parte erano critiche verso la donna, del genere «signora mia, dove andremo a finire» o riferimenti ai «poveri bambini che devono guardare queste sconcezze».
Tra gli altri, ce ne erano anche molti in cui ci si chiedeva se il marito o fidanzato o compagno della donna «l’avesse autorizzata». Siamo messe così, abbiamo bisogno dell’autorizzazione del marito!
È evidente l’ipocrisia quando si tratta di corpi delle donne. Da un lato, le pubblicità utilizzano immagini di donne seminude o in pose seducenti per vendere prodotti, creando un’atmosfera di oggettificazione e sessualizzazione del corpo femminile. Dall’altro lato, quando una donna sceglie di prendere il sole in topless in una spiaggia pubblica, viene criticata o giudicata come inappropriata.
Questo contrasto rivela una profonda incoerenza nei nostri valori e nelle nostre aspettative. Se il corpo delle donne può essere utilizzato per scopi commerciali, perché non può essere liberamente espresso in un contesto pubblico come la spiaggia? La libertà di scelta e l’autonomia delle donne dovrebbero essere rispettate, indipendentemente dalle loro decisioni riguardo al proprio corpo.
Buffo, poi, che chi si esprime contro il topless faccia parte di quella categoria di persone particolarmente rigida verso i Paesi musulmani. Tra l’altro, proprio pochi giorni fa mi è capitato di vedere delle foto su Facebook postate da un’amica, di donne che facevano il bagno con il burkini e leggere altrettanti commenti ugualmente sgradevoli nei loro confronti.
Ma non si rendono conto che si tratta sempre di controllare le donne? Di misurare quanti centimetri di stoffa hanno o non hanno sul loro corpo?
Infine, è importante anche riflettere su quanto si torna indietro. 40 anni fa prendere il sole in topless era una cosa abbastanza diffusa, in una delle più belle spiagge del Gargano si praticava anche il nudismo in totale libertà (e non era una spiaggia per nudisti). Erano passati solo pochi anni da quando, dopo i primi bikini, si vedevano i poliziotti nelle spiagge per misurarli e verificare se rispettassero le regole. Ma erano anni in cui si andava avanti, in cui si stava per cambiare tutte quelle leggi che limitavano i diritti per le donne. Non come adesso, che si va indietro e la tetta va bene su un manifesto per vendere qualsiasi cosa, ma non sul corpo di una donna che prende il sole.



Venivamo dal dopo guerra e da problemi economici e di libertà enormi e sono stati fatti passi avanti giganteschi solo in un paio di decenni. E non mi riferisco certo alla minigonna o al topless che sono dei banali simboli. Se accadevano cose brutte come violenze e stupri, venivano combattute senza riserve dalla maggioranza delle persone. Il delitto del Circeo dette inizio al cammino per la legge contro la violenza contro le donne e nessuno si sognò di commentarlo inneggiando agli stupratori.
Si votò e si vinse per l’aborto e il divorzio (bella differenza con il referendum sulla procreazione assistita!). C’era tanto da fare ma si guardava avanti. Si veniva da anni bui, però il futuro pareva luminoso e per un breve periodo lo è stato. Ricordiamo la sentenza secondo la quale la violenza sessuale non «sarebbe stata possibile» su una ragazza che indossava i jeans? Allora ci fu una critica totale, oggi la maggior parte delle persone lo pensa. C’era tanto da fare, ma sembrava ci fosse la possibilità di farlo, di andare avanti e mi riferisco ai diritti delle donne, ai diritti delle persone con diverso orientamento sessuale, al contrasto al razzismo. E sì, si può tornare tanto ma tanto indietro. Alla fine degli anni ‘70 eravamo all’apice di una curva che avrebbe dovuto continuare a salire e invece ha cominciato a riscendere.
C’erano tanti diritti da conquistare ma c’era anche la fiducia nel poterci riuscire, i passi avanti erano quotidiani e mai avremmo immaginato i passi indietro, a cominciare dalla conquista del rispetto. Pubblicità sessiste, misoginia, stereotipi, insulti sui social erano inimmaginabili così come non avremmo mai immaginato di fare così pochi passi avanti in tema di lavoro, salari, pari opportunità. Ancora, non avremmo mai immaginato che il governo più misogino sarebbe stato quello presieduto da una donna. E non mi riferisco solo all’Italia. Il segretario della Difesa Usa, Pete Hegseth, due giorni fa ha postato e ricondiviso un video in cui i pastori di una chiesa ultranazionalista cristiana dichiarano esplicitamente che alle donne dovrebbe essere tolto il diritto di voto.
Mi considero fortunata di essere stata una ragazza degli anni ‘70, poiché ho avuto la possibilità di essere una testimone diretta.
Concludo con una curiosità: nel 2006, l’Italia si trovava al 45° posto nella classifica internazionale del gender gap secondo il Global Gender Gap Report del World Economic Forum, oggi occupa l’87° posto.
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Articolo di Donatella Caione

Editrice, ama dare visibilità alle bambine, educare alle emozioni e all’identità; far conoscere la storia delle donne del passato e/o di culture diverse; contrastare gli stereotipi di genere e abituare all’uso del linguaggio sessuato. Svolge laboratori di educazione alla lettura nelle scuole, librerie, biblioteche. Si occupa inoltre di tematiche legate alla salute delle donne e alla prevenzione della violenza di genere.

Questo è sempre stato un paradosso della nostra società. Mostrare il corpo della donna per scopi commerciali (dimostrando anche un certo maschilismo e una certa strumentalizzazione) e poi criticare se una donna è in topless, cercando scuse legate alla “decenza”. È un paradosso assurdo a mio avviso, ma d’altronde siamo lo stesso Paese che trova indecente se una madre allatta il proprio figlio in pubblico.
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Ho letto il tuo articolo che, in un certo senso, fa la cronaca di quanto è successo a partire da circa 50 anni fa. Non esprimi un parere personale o come dovrebbe essere.
Il bagnino pugliese ha fatto bene o male?
Io sono ormai vecchio e riesco a considerare il passato con una certa oggettività e, alla luce di quanto accade quando si pretende di penalizzare il fumatore, sarei dell’idea che è tutto un businness… anche il topless o meno.
Mi hanno colpito le foto… e mi hanno anche fatto sorridere.
Buona notte.
Quarc
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