Prendendo spunto dall’interessante articolo Scrittori di Sicilia: una memoria un po’ smemorata di Orazio Labbate su La Lettura, l’allegato domenicale del Corriere della Sera (15 giugno 2025), proviamo a seguire un itinerario fra paesi e città siciliane sulle tracce delle targhe apposte sulle abitazioni di scrittori e scrittrici che lì nacquero, vissero, morirono. Si tratta di un esercizio affascinante che già avevamo praticato altrove e ai relativi articoli su Vitamine vaganti rimandiamo: per la via Emilia al n.306 e per Trieste al n.312. Ora è un’intera grande isola a essere interessata dalla ricerca paziente del giornalista e poi dalla bella mappa realizzata dall’illustratore Antonio Monteverdi, tuttavia è con rammarico che dobbiamo segnalare soprattutto le assenze, per quanto riguarda poete e narratrici.
Quest’anno è assai facile celebrare Camilleri a un secolo dalla nascita, o Sciascia a 90 dalla nascita, oppure Pirandello per il Nobel visto che la Sicilia ha avuto la fortuna e il merito di vedere i natali di numerosi autori immortali; forse non c’è terra altrettanto ricca, eppure, come ben spiega Labbate, «esiste una discrasia tra la magnificenza storica e la noncuranza siciliana, tipica di una certa politica passiva, della cerchia dei baronati, non delle associazioni o delle fondazioni. Una pigrizia dispettosa che comporta la perdita delle tracce, delle memorie pure, della consistenza del ricordo, così prezioso nel presente». Il percorso quindi si snoda da nord a sud fra presenze e assenze, citando talvolta vie o piazze intitolate, ad esempio, a Vincenzo Consolo e a Stefano d’Arrigo, in mancanza di targhe, ma il poeta dialettale Ignazio Buttitta non ha neppure una intitolazione. Altrove è merito di amicizie e associazioni se un segno tangibile è rimasto, come nei casi della casa-museo dove abitò il poeta Lucio Piccolo, del Borgo di Dio di Danilo Dolci o del palazzo palermitano, residenza dell’autore del Gattopardo. Nei vari luoghi in cui visse non c’è traccia del filosofo Manlio Sgalambro che pure ebbe un peso culturale non indifferente, anche per le sue collaborazioni con Franco Battiato. Se la casa di un grande come Vittorini ha una targa, a Siracusa, dispiace però che non sia visitabile; stessa sorte per Gesualdo Bufalino a Comiso; ancor più triste la vicenda dell’abitazione del «geniale illetterato (suo l’ormai cult Terra matta)» Vincenzo Rabito, ridotta a un rudere. Altri scrittori e intellettuali di spicco, italiani e stranieri, primi fra tutti Capuana, Verga, De Roberto (il Verismo non deve più essere di moda), meriterebbero maggiore considerazione, mentre Sciascia, Pirandello, Camilleri formano il trio benedetto dal ricordo, giustamente senz’altro, ma la dimenticanza che riguarda le donne è davvero colpevole, come se non ci fossero personaggi degni di memoria.
Partiamo allora dalle modeste tracce presenti, che si contano sulle dita di una mano: a Catania, in via Pistone 20, una targa ricorda dove visse la scrittrice a lungo ignorata e trascurata Goliarda Sapienza (1924-96), prima di trasferirsi a Roma; ora assurta a nuova fama grazie soprattutto al film diretto da Mario Martone Fuori, che riguarda una particolare fase della sua vita complicata.

In memoria di Maria Occhipinti (1921-96), nata a Ragusa, esiste solo una rotonda, ma né targa né possibilità di entrare nella sua abitazione nel quartiere dei Mastricarretti. Ci piace tuttavia sottolineare che, grazie a Toponomastica femminile, è stata dedicata di recente una “camera d’autrice” a questa donna indomita e ribelle, pacifista giramondo, capace di gesti coraggiosi, nonché autrice dell’autobiografia Una donna di Ragusa (vedi gli articoli di Ester Rizzo sul n. 283 e sul n.329 di Vitamine vaganti).

A Marsala troviamo, presso il bastione di San Francesco, largo Elisa Trapani; qui era nata nel 1906, frequentò le scuole e si diplomò maestra; trasferita a Milano con la famiglia, iniziò a collaborare con riviste femminili e a scrivere romanzi (una settantina) e racconti (oltre 2000). Fu considerata una scrittrice “minore” perché il suo genere erano le storie romantiche, ma era assai apprezzata dalle lettrici sia per il suo tono garbato, talvolta umoristico, sia per un certo intento pedagogico. Per la lunga carriera di giornalista ebbe dal presidente Pertini la medaglia d’oro. Concluse la produzione letteraria ottantenne con il romanzo Bionda straniera; morì nel 1989.
Nel centenario della nascita Helle Busacca ha avuto l’intitolazione della biblioteca a San Piero Patti (Messina) dove era nata nel 1915; poeta, narratrice, giornalista, pittrice ha rappresentato una voce libera e originale che ha saputo interpretare un destino tragico segnato dal suicidio del fratello e fondere il suo lirismo con suggestioni derivanti dai classici come dalla beat generation. Laureata in Lettere classiche a Milano, è stata insegnante in varie città italiane. Nel 1999 il ricco fondo con tutti i suoi documenti e testi (editi e inediti) è stato depositato presso l’Archivio di Stato di Firenze, città nella quale visse e morì nel 1996.

Una statua, vera rarità per una figura femminile, immortala Mariannina Coffa a Noto (Siracusa), dove era nata da una famiglia altolocata nel 1841; vi morì a soli 37 anni nel 1878 per i fibromi all’utero mal curati. Costretta al matrimonio neanche ventenne, si consumò con una serie di gravidanze, mentre il suo talento precocissimo di poeta veniva continuamente osteggiato, come pure era criticata per le sue posizioni ribelli; i familiari non le pagarono neppure il funerale perché era stata una donna scomoda, troppo avanti per l’epoca e il luogo.

Laura Di Falco, pseudonimo di Laura Anna Lucia Carpinteri, era nata a Canicattini Bagni (Siracusa) nel 1910 e morì a Roma nel 2002. Dopo il liceo classico si trasferì a Pisa per frequentare Filosofia alla Scuola Normale Superiore, presto raggiunta dalla sorella Teresa. Cominciò a insegnare e andò a vivere a Roma, dove sposò Felice Di Falco, formando una coppia di anticlericali e antifascisti vicini al Partito d’Azione; strinse forti amicizie con intellettuali e iniziò a scrivere su riviste e quotidiani, sia articoli che racconti. Fu anche valente pittrice, specie di pregevoli nature morte. Fra i romanzi più apprezzati si segnalano Una donna disponibile (finalista al premio Strega nel 1960), Le tre mogli, L’inferriata. La sua abitazione nel paese natale è priva di targa, come segnala la mappa. E qui, seguendo l’articolo, la storia sarebbe finita, e nessun’altra donna di lettere viene citata da Labbate, ma noi non ci possiamo accontentare e forniamo dei suggerimenti a chi volesse ascoltarci e approfondire le proprie conoscenze; rimandiamo inoltre al prezioso volume di Marinella Fiume: Donne di carta in Sicilia (ed. Il Palindromo) e al sito di Toponomastica femminile per affrontare la questione dei censimenti odonomastici relativi alle intitolazioni di vie, rotonde, piazze, giardini di ogni comune della regione.

In primo luogo, che dire di Maria Messina, nata nel 1887 ad Alimena (presso Palermo)? Visse a Messina e Napoli, praticamente autodidatta fu ammirata da Verga che le fece pubblicare una serie di racconti; il suo Luciuzza comparve su La Nuova Antologia e La Mèrica (1912) ebbe il premio Medaglia d’oro. Fu autrice pure di storie per l’infanzia e di sei romanzi, l’ultimo, L’amore negato, uscì nel 1928. Morì a Pistoia nel 1944 a causa della sclerosi multipla. Le sue spoglie furono traslate nel 2009 a Mistretta dove aveva abitato a lungo. Negli anni Ottanta fu riscoperta da Sciascia, poi dimenticata a lungo, ma una “camera d’autrice” l’8 marzo 2023 ha preso il suo nome, grazie all’interessamento di Tf. Oggi le sue opere sono ristampate da Sellerio ed è ritenuta una delle più importanti scrittrici italiane del primo Novecento.

Livia De Stefani è un altro nome di spicco, una romanziera bella, elegante, di gran fascino, al suo tempo assai famosa e premiata, poi caduta nel cono d’ombra, come spesso purtroppo accade alle donne. Nata a Palermo nel 1913 da una ricca famiglia di proprietari terrieri, morì a Roma, dove viveva dopo le nozze, nel 1991; non sembrava destinata alla scrittura perché si sposò a soli 17 anni ed ebbe due figlie e un figlio, mentre conduceva un’esistenza tranquilla di moglie e mamma. Il successo arrivò improvviso, nel 1953, con il romanzo La vigna di uve nere, e proseguì con i racconti Gli affatturati, dalla marcata vena ironica, e altri romanzi legati a una “sicilianità” non neorealistica: Passione di Rosa, Viaggio di una sconosciuta, La signora di Cariddi, La stella Assenzio. Il suo ultimo libro, La mafia alle mie spalle, uscito poco prima della morte, racconta una vicenda complessa, quella di una donna legata a un capomafia. Affrontare in letteratura la mafia, inserita per di più in un contesto patriarcale, violento e autoritario, era una assoluta novità per una penna femminile (ma anche maschile), di cui la scrittrice era consapevole e orgogliosa, anche se le aveva alienato le simpatie dei conterranei (Vv n.74).

Vanno citate assolutamente pure due toscane, ma siciliane d’adozione, iniziando con la deliziosa narratrice nata a Pisa Luisa Adorno (1921-2021), pseudonimo di Mila Curradi Stella, che nei suoi vivacissimi scritti, pubblicati sempre dalla palermitana Sellerio, descrive usanze isolane e ritrae con spirito ineguagliabile vizi e virtù dei suoceri (il Prefetto e la Prefettessa) e del parentado del marito catanese (Vv n.141). Da segnalare i due romanzi più “siciliani” e autobiografici: L’ultima provincia (1962) e Arco di luminara (1990), spesso ambientati nella casa di campagna alle pendici dell’Etna dove si trascorrevano periodi di vacanze.

Emma Perodi era nata a Cerreto Guidi, in provincia di Firenze, nel 1850; dopo gli studi e una serie di viaggi, lavorò come giornalista sul quindicinale femminile Cordelia; a Roma diresse Il giornale per i bambini, facendo pure traduzioni. La fama le arrivò soprattutto per la raccolta di 45 fiabe e storie fantastiche, per lo più ambientate nel podere di Farneta, in Casentino, dal titolo Le novelle della nonna (1892-3), destinate all’infanzia, ma apprezzate da un pubblico adulto per i temi conturbanti, per le atmosfere cupe e misteriose. Scrisse un’autobiografia romanzata: Diciotto mesi in convento. Romanzo educativo e altre opere narrative, fra cui Il cavalier Puccini e Le idee di Elena, in cui esprime opinioni assai aperte e moderne sulla condizione femminile. Lei stessa era diventata madre, senza essere sposata, e non rivelò mai il padre della sua bambina Alice. Per circa un ventennio visse a Palermo per collaborare con la casa editrice Biondo, realizzando antologie scolastiche; alla Sicilia dedicò racconti e romanzi fra cui Il brigante di Ciriminna (1911) e si appassionò alle sue storie e leggende, riprese nella ampia raccolta Al tempo dei tempi… Qui morì di polmonite nel 1918. A cento anni dalla morte, nel Casentino, è stato istituito a suo nome un parco letterario. La biblioteca comunale della cittadina natale le è stata intitolata, come pure alcune vie. Ma in Sicilia non se ne trovano tracce, anche se le è stato dedicato a Palermo un bel convegno nel novembre 2023 e su Vitamine vaganti compaiono vari articoli.

Un personaggio davvero originale è Carol Lunetta Cianca, nata a Polizzi Generosa nel 1898, emigrata negli Usa con i genitori nel 1910; si trasferì poi a New York e cominciò a collaborare con la Mazzini Society. Nel 1942 fu inviata in missione a Londra come “ufficiale di collegamento”, una sorta di 007 ante litteram, e due anni dopo a Roma, dove ritrovò e sposò il giornalista Alberto Cianca. Rimasta vedova, si trasferì in Sicilia e a 100 anni d’età pubblicò l’autobiografia Un’anima in viaggio, acclamata dalla critica. Morì nella sua terra l’11 aprile 2002.
Sono numerose le poete siciliane che abbiamo individuato: non si può certo dire che manchi il materiale. Ecco allora Maria Lo Monaco di Masterbianco, Maria Costa di Messina, Rosina Muzio Salvo di Termini Imerese, che fu anche romanziera e si distinse come patriota durante i moti del 1848 (ci risulta intitolato a lei un Istituto superiore a Trapani), la palermitana Giuseppina Turrisi Colonna, morta giovanissima subito dopo il parto e la morte della figlioletta, Maria Ermenegilda Fuxa, nata ad Alia (presso Palermo), che visse più di 50 anni in manicomio dove trovò uno spiraglio di luce grazie al riordino degli archivi e alla poesia.
Segnaliamo in estrema sintesi due saggiste e critiche letterarie di rilievo: Maria Alaimo di Agrigento, prima donna a dirigere una biblioteca pubblica in Sicilia, quella vasta e prestigiosa di Palermo, e Anna Maria De Francisco Aveni, residente a Enna, e la docente, studiosa, pubblicista, figura di spicco della sua città, Acireale, Pinella Musumeci, a cui è stato intitolato il locale teatro. Citiamo pure Maria Musumeci Giarrizzo, di Riposto, che, dopo una lunga carriera di insegnante e il suo status di cittadina europea dai vasti e profondi interessi, tornò al primo amore, la scrittura; le sue opere tuttavia furono note solo dopo la sua morte avvenuta nel 2004 e pubblicate con il titolo Dalla parte di lei a cura del marito.

Infine riteniamo da non dimenticare la giornalista catanese Chiara Palazzolo (1961-2012), che è stata anche valente scrittrice di racconti e romanzi, uno dei quali ha partecipato al premio Strega (I bambini sono tornati, 2003). Molto apprezzata la sua trilogia di Mirta/Luna, appartenente al genere gotico-fantastico a cui si avvicina in seguito più volte: con Nel bosco di Aus (2011) ottiene un notevole successo, poco prima della morte prematura.
Con questa nostra ampia ricerca crediamo di aver fornito abbondante materiale su cui riflettere e tanti nomi di poete, narratrici, giornaliste, intellettuali di notevole spessore, da conoscere e far rivivere, sia con le targhe sulle abitazioni sia con le intitolazioni, grazie alle pagine immortali che ci hanno lasciato e che non meritano un colpevole oblio.
In copertina: San Piero Patti, biblioteca Helle Busacca.
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Articolo di Laura Candiani

Ex insegnante di Materie letterarie, pubblicista, dal 2012 collabora con Toponomastica femminile di cui è referente per la provincia di Pistoia. Scrive articoli e biografie, cura mostre e pubblicazioni, interviene in convegni. È fra le autrici del volume Le Mille. I primati delle donne. Ha scritto due guide al femminile dedicate a Pistoia e alla Valdinievole. Ha curato il volume Le Nobel per la letteratura (2025).
