Edith Head, la costumista delle star

Ha disegnato gli abiti di scena delle più famose star di Hollywood, da Audrey Hepburn a Kim Novak, da Grace Kelly a Paul Newman e Robert Redford, ha collaborato con registi prestigiosi, ha lavorato in più di mille film ottenendo 35 Nomination e vincendo ben 8 Oscar, ha dimostrato quanto sia determinante un abito per creare un personaggio e dargli carattere. Spirito libero, audace e originale, ha creato modelli e stili che hanno fatto sognare le donne di tutto il mondo ed è diventata una leggenda nell’ambiente del cinema internazionale. Sull’ambitissima Walk of Fame di Los Angeles c’è una stella dedicata a lei.

Stiamo parlando di Edith Head, la più grande costumista della storia di Hollywood, una professionista che ha scolpito nell’immaginario di milioni di persone la figura di centinaia di attrici e attori, iniziando a lavorare nel cinema quando ancora non esisteva il sonoro, e continuando ininterrottamente per quasi sessant’anni fino al 1981, l’anno della sua morte.
Autrice di due libri sulla sua carriera professionale e sulla filosofia del suo design (The Dress Doctor e How To Dress For Success), è un’icona negli Stati Uniti, dove ha avuto parecchi riconoscimenti, oltre agli Oscar e alle Nomination. Per l’eccellenza del suo lavoro le è stato dedicato un francobollo ed è ricordata in molti documentari. A lei si ispira il personaggio di Edna Mode, la stilista dei supereroi nella serie di film di animazione Gli Incredibili, che ha il suo volto e, come lei, porta occhiali dalla spessa montatura.

È opera sua il famoso abito di Grace Kelly nel film La finestra sul cortile di Alfred Hitchcock (1954) in tulle bianco e chiffon nero, noto come Paris Dress; sua la sontuosa mise da ballo color oro — il costume di scena più costoso da lei realizzato — che “ghiaccio bollente” sfoggia in Caccia al ladro (1955).

Costumi per Caccia al ladro (1955)

Per Hitchcock, con il quale si creò un fortissimo legame professionale, curò anche i costumi di Notorius, Marnie, Gli uccelli, Complotto di famiglia, contribuendo a creare personaggi la cui immagine corrispondeva per il regista a un radicato ideale di bellezza femminile. Un’eleganza ricercata e misurata, glamour ma tradizionale e mai troppo sexy, a esaltare il fascino talora inquietante delle sue algide muse bionde: ampie gonne midi, tailleur dalle giacche avvitate con grazia e maniche a tre quarti negli anni Cinquanta, sofisticati completi con giacche a sacchetto e abiti elegantemente scivolati negli anni Sessanta. Gonne sempre rigorosamente sotto il ginocchio. Aveva lavorato per la prima volta con Hichcock nel film Notorius (1946), una intrigante storia di spionaggio con Ingrid Bergman; il regista e la costumista avevano le stesse idee e si erano immediatamente compresi. Contrariamente a gran parte dei propri colleghi e colleghe, Head infatti tendeva a progettare abiti che riflettessero il personaggio, non il proprio stile, e per questo nessuno e nessuna come lei seppe declinare alla perfezione l’immagine femminile prediletta dal regista inglese.

Costumi per La finestra sul cortile

E come dimenticare gli abiti indossati da Audrey Hepburn in Vacanze romane (1953), la favola della principessa in incognito che scorrazza in Vespa insieme a un fascinoso Gregory Peck in una meravigliosa Roma degli anni Cinquanta? Oppure i costumi di Sabrina, del 1954, con la stessa attrice al fianco di Humphrey Bogart e William Holden, o di Colazione da Tiffany, il film che, tratto da un romanzo di Truman Capote e diretto da Blake Edwards, consacrò definitivamente il successo di Audrey Hepburn nel 1961?

Vacanze romane (1953)
Vacanze romane (1953)
Sabrina (1954)
Colazione da Tiffany (1961)

Edith Claire Posenor, questo il cognome di nascita, vede la luce a San Bernardino (California) nel 1897, da padre e madre ebrei di lingua tedesca. Il matrimonio dei genitori non dura, i due si separano e la madre si risposa con un ingegnere minerario cattolico. Per il lavoro di lui la famiglia cambia spesso residenza e Edith viene allevata nella religione del padre. Laureatasi in letteratura francese a Berkeley, inizia la sua carriera lavorativa come insegnante di lingue, ma il suo interesse profondo va al design. Così, mentre insegna, frequenta dei corsi serali presso l’Otis College of Art e il Chouinard Art Institute di Los Angeles. Nel 1923 sposa Charles Head. Conserverà il cognome del marito, con il quale presto sarà conosciuta professionalmente, anche dopo il divorzio, nel 1938, e il secondo matrimonio con il direttore artistico Wiard Ihnen, che, al contrario del primo, durerà fino alla morte di lui, nel 1979.

Nel 1924, a ventisei anni, risponde a un annuncio pubblicitario della Paramount Pictures, che cerca maestranze da inserire nel dipartimento costume. È l’occasione che segna la svolta fondamentale nella sua vita. Dopo essere stata assunta come disegnatrice di schizzi, inizia a realizzare costumi per i/le protagonisti/e di film muti — l’avvento del sonoro è del 1927 — e da allora in avanti dimostra quale talento stia dietro alla sua instancabile dedizione al lavoro. Negli anni Trenta è già una costumista affermata. Lavora alla Paramount per 43 anni, ininterrottamente, per passare nel 1967, a settant’anni, a un’altra storica casa di produzione hollywoodiana: la Universal, forse convinta da Alfred Hitchcock, che vi si è trasferito qualche anno prima.

Tippi Hedren, The Birds

Nel 1949 viene istituito l’Oscar per i migliori costumi e a partire da questa data quello di Edith Head diventa un nome ricorrente nelle candidature, premio che ottiene per ben otto volte, dal 1949 fino al ’74. Adorata dalle attrici, che a differenza dei suoi colleghi maschi lei consulta sempre — e questo le frutta parecchie amicizie personali a Hollywood — lavora per gli abiti di scena di molte famose dive degli anni Quaranta e Cinquanta: Ginger Rogers, Bette Davis, Barbara Stanwyck, Jane Wyman, Rita Hayworth, Shyrley McLaine, Grace Kelly, Audrey Hepburn, Elizabeth Taylor e tante altre.

Alla fine degli anni Sessanta Head rivolge il suo interesse alla televisione: Hollywood sta rapidamente cambiando e molte delle attrici con cui ha lavorato si sono ritirate o compaiono meno nei nuovi film. Disegna gli abiti di Endora nella serie per la Tv Vita da strega e nel 1973 fa un cameo nella serie poliziesca Colombo, interpretando sé stessa. Nel 1974 vince l’ultimo Oscar per il suo lavoro nel notissimo film La stangata, con Paul Newman e Robert Redford nei panni di due truffatori. Nel 1978 le chiedono di disegnare una uniforme femminile per la Guardia Costiera degli Stati Uniti, dal momento che sono in aumento le donne in questa carriera. Il suo ultimo impegno è per una commedia in bianco e nero, Dead men don’t wear plaid, ambientata negli anni Quaranta: lei viene scelta a motivo della sua esperienza nel campo della moda proprio di quegli anni. Il film esce nel 1982, subito dopo la sua morte, avvenuta nell’ottobre dell’anno precedente, e viene dedicato alla sua memoria. Le spoglie di Edith Head riposano nel Forest Lawn Memorial Park di Glendale, California.

Qui le traduzioni in francese, spagnolo e inglese.

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Articolo di Loretta Junck

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Già docente di lettere nei licei, fa parte del “Comitato dei lettori” del Premio letterario Italo Calvino ed è referente di Toponomastica femminile per il Piemonte. Nel 2014 ha organizzato il III Convegno di Toponomastica femminile, curandone gli atti. Ha collaborato alla stesura di Le Mille. I primati delle donne e scritto per diverse testate (L’Indice dei libri del mese, Noi Donne, Dol’s ecc.).

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