Multilingualism Day. Una giornata di workshop dedicati al multilinguismo

I giorni 26 e 27 settembre 2025 il Parlamento europeo ha organizzato due giornate incentrate sul “multilinguismo”, elemento su cui si fonda parte della policy di tutte le istituzioni politiche.
Prima di procedere, però, può essere utile spiegare il significato di questo termine e quali siano gli aspetti che lo differenziano dal “plurilinguismo”.
Con il primo, infatti, si intende la presenza in un’area geografica, indipendentemente dalle sue dimensioni, di più varietà linguistiche; al contrario, ci riferiamo al secondo come alla capacità di un individuo o di una comunità di utilizzare e comprendere più lingue o varietà dialettali.

Dunque, come è accaduto anche in questo mese, l’Europarlamento è solito celebrare, annualmente, il fenomeno tramite workshop online e un’intera giornata a Bruxelles (a cui, per motivi logistici, non ho potuto partecipare).
Multilinguismo: passato, presente, futuro è il nome dell’evento che permette, a chi è interessato/a, di conoscere l’impegno dell’Istituzione centrale a favore delle lingue e l’evoluzione del lavoro linguistico e quello dei/lle traduttori/trici, degli/lle interpreti, dei/lle giuristi/e linguisti/e, degli/lle esperti/e di comunicazione — e altro personale — multilingue.
Il Multilingualism Day del 26 si è aperto alle 10 con una prima sessione: una visita virtuale all’interno di una cabina di interpretazione, uno spazio insonorizzato, generalmente dietro un vetro, in cui gli/le interpreti simultanei/ee lavorano per tradurre in tempo reale i discorsi degli oratori per un pubblico multilingue.

La seconda, a cui ho partecipato, era un seminario dedicato al concetto di “multilinguismo” e una presentazione dell’Unità italiana e del laboratorio di traduzione. Durante la terza, invece, veniva data la possibilità di chiedere informazioni sull’interpretazione; mentre, l’ultima, in lingua inglese, verteva sulle risorse, l’evoluzione e le sfide della traduzione nell’ambito dei sottotitoli.
Entrando nel vivo dell’argomento, il sistema linguistico parlamentare è unico nel suo genere e, differentemente dagli altri, consente a chiunque di esprimersi nella propria lingua madre. Questa condizione è assolutamente in equipollenza con quelli che, di fatto, sono gli obiettivi principali del multilinguismo: incoraggiamento dell’apprendimento della lingua, accessibilità degli individui alla legislazione e promozione di un’economia in più lingue.
Attualmente i linguaggi usati, a livello giuridico, sono 24 — dotati dello stesso valore — per un totale di 552 combinazioni linguistiche. Quando si effettua una traduzione, il concetto viene analizzato in tutte le lingue e poi ne vengono tratte le conclusioni. Questa è la regola alla base del multilinguismo parlamentare che consente a qualsiasi cittadino e cittadina e a tutto il personale — come, ad esempio, i deputati e le deputate — di rivolgersi alle istituzioni nella propria lingua madre e di ricevere una risposta in quella stessa.
In varietate concordiaè il motto latino a cui l’Eurocamera si è ispirata, arrivando alla coniazione e all’introduzione, nel 2000, dell’odierno “Unita nella diversità”, secondo il quale i popoli europei sono uniti per lavorare insieme verso la pace e la prosperità.
Dal punto di vista strutturale, l’Europarlamento è composto da circa 1655 individui, di cui 720 sono deputati/e e 935 sono professionisti e professioniste delle lingue: 275 interpreti e 660 traduttori e traduttrici. Il compito di questi e queste ultime è rendere accessibile alla popolazione europea la legislazione e l’esercitazione dei suoi diritti.
Nella fattispecie, l’unità di traduzione italiana comprende 37 persone: 27 intercultural language professional (in italiano, traduttori/trici), 8 proofreader (assistenti) e 2 tirocinanti (due volte l’anno).
Stando ai dati, l’81% dei testi tradotti sono legislazioni, il cui 36% è outsourced; poi abbiamo i verbali delle varie riunioni e le risoluzioni, le cui tematiche principali sono l’attualità e i diritti umani. In questo processo di traduzione, l’inglese viene usato come pivot — lingua ponte —; subito dopo, a seguire, in termini di utilizzo, troviamo il tedesco, l’italiano e il francese. Sebbene il core business del multilinguismo parlamentare sia la traduzione scritta di testi, ci sono anche altre molteplici attività che vanno dalla correzione di bozze alla produzione di audio e video, dalla realizzazione di podcast e video al sottotitolaggio. Nello specifico, quanto alla creazione dei contenuti multimediali, le piattaforme più utilizzate sono Spotify, Apple Podcast e Deezer mediante le quali vengono trattate e raccontate le notizie giornaliere da e riguardo il Pe. Precisamente, i più rilevanti podcast sono: raising the game, un gioco di ruolo che permette alle/agli studenti delle scuole secondare di sperimentare il processo decisionale europeo, simulando come gli eurodeputati dibattano, negozino e votino leggi; history and facts, una raccolta di informazioni, documenti storici e fatti relativi alla storia che narrano l’evoluzione dell’istituzione; jargon jungle, letteralmente “giungla di gergo”: si tratta di un termine per descrivere la complessità del linguaggio istituzionale e procedurale dell’Ue. Infine, un altro lavoro è My house of european history, un progetto online collaborativo che consente alle persone di condividere le proprie testimonianze e contribuire alla costruzione di una libreria virtuale di storie europee.
L’ultima operazione citata, la sottotitolazione — come è stato raccontato nel corso del workshop — si fonda su una serie di sfide: linguaggio dell’audio, ovvero il saper sottotitolare video in tutte le 24 lingue; oralità, che consiste nell’evitare le ripetizioni, le esitazioni e rendere il dialogo accessibile; vincoli di tempo e battitura; esperienza dello/a spettatore/trice, per cui i dialoghi devono essere piacevoli e lineari con la sintassi.

EU languages

Per quanto riguarda la sua storia, il multilinguismo è una pratica che vanta tantissimi anni di cambiamenti e aggiunte. Nel 1958 entrò in vigore questa politica linguistica e, come sancito dal Regolamento n.1 dello stesso anno, le lingue ufficiali della Comunità Economica Europea (CEE) erano il neerlandese, il tedesco, il francese e l’italiano. Quindici anni dopo, vennero introdotte l’inglese e il danese. Nel 1981 ci fu l’aggiunta del greco e, cinque anni più tardi, fu la volta del portoghese e dello spagnolo. Nel 1995 subentrarono il finlandese e lo svedese. Il 2004 fu un periodo cruciale, in quanto si trattò del più grande ampliamento delle lingue; precisamente, vennero annessi i nove linguaggi est europei: ceco, estone, ungherese, lettone, lituano, maltese, polacco, slovacco, sloveno. Tre anni dopo, il bulgaro, l’irlandese e il rumeno. Il ciclo, infine, si concluse nel 2013 con l’inserimento, in questo sistema, del croato.
Come ben sappiamo, inoltre, nei contesti istituzionali, l’utilizzo del linguaggio “burocratese” è una prassi ed è noto per essere verboso, complesso e molto poco trasparente. Tale stile tende ad allontanare i soggetti, creando barriere comunicative e ostacolando la comprensione dei testi. Per migliorare questa condizione, l’Europarlamento ha introdotto l’Iso Standard on Plain Language, una norma internazionale che definisce i principi e le linee guida per stilare documenti chiari, semplici e comprensibili per un pubblico ampio. Al giorno d’oggi c’è solo la prima parte ma è previsto il rilascio — a breve — della seconda e della terza.

Cosa si ipotizza per il futuro? Sicuramente un’integrazione di nuove lingue, tra cui l’ucraino (anche se non come lingua ufficiale) e l’utilizzo dell’intelligenza artificiale, il cui dibattito al riguardo è tuttora in corso. Si potrebbe parlare, quindi, di un’innovation language professional che verrebbe impiegata nei servizi che si occupano di sviluppi, soprattutto in ambito tecnologico.

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Articolo di Ludovica Pinna

Classe 1994. Laureata in Lettere Moderne e in Informazione, editoria, giornalismo presso L’Università Roma Tre. Nutre e coltiva un forte interesse verso varie tematiche sociali, soprattutto quelle relative agli studi di genere. Le sue passioni sono la lettura, la scrittura e l’arte in ogni sua forma. Ama anche viaggiare, in quanto fonte di crescita e apertura mentale.

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