Fai e Natura al Nord. Trekking nel Romagnese. Parte prima  

Il Fai (Fondo per l’Ambiente Italiano) ha aperto la stagione autunnale con gite in numerosi luoghi eccezionali, di solito non visitabili e poco conosciuti. Gli itinerari, che riguardano molteplici spazi pubblici italiani, dal nord al centro e al sud della Penisola, sono organizzati dalle Delegazioni Fai, dai Gruppi Fai e da giovani volontari. L’obiettivo di queste escursioni è quello di promuovere la conoscenza del patrimonio storico, artistico e naturale del nostro Paese, favorendone la valorizzazione e la conseguente educazione culturale e civica.

Marco Magnifico, presidente del Fai

Lo stesso Presidente del Fai, Marco Magnifico ha detto: «Il FAI offre un’opportunità di conoscenza e quindi di crescita; i cittadini, raccogliendo e accettando questa proposta, offrono con la loro partecipazione quella indispensabile forza per continuare a realizzarla, ma anche e soprattutto il sostegno necessario per portare avanti la nostra missione, in particolar modo scegliendo di iscriversi alla nostra Fondazione». 
Tra i vari percorsi, domenica 3 novembre si è tenuta la salita alla faggeta di Castelvecchio a Pavia, ubicata appena sotto il Monte Calenzone. Questa selva, facente parte dell’importante riserva naturale di Monte Alpe, è composta da una distesa di alberi che in autunno si tingono di rosso, arancione e oro, creando un intenso contrasto con il verde brillante dell’erba. Potremmo, dunque, definire questa pratica una delle camminate autunnali più suggestive e immersive dell’Oltrepò Pavese. Tale spettacolo, inoltre, è stato accompagnato dalle spiegazioni del dottore agronomo Filippo Pozzi, riguardo il valore ecologico, paesaggistico e storico di questo posto incantato.  

Faggeta di Castelvecchio in autunno

Sebbene questo bosco non sia legato a nessun evento del passato in particolare, la sua storia si manifesta nel fascino archeologico del paesaggio ed è estremamente seducente: le pietre, ad esempio, richiamano alla memoria un senso di antichità, di sacralità e di spiritualità. Nello specifico, questo sito naturale si è sviluppato nel tempo, dando luogo a un ecosistema ricco di vegetazione e resti che suggeriscono la possibilità di presenza umana tempo addietro. Ciò che, tuttavia, ha reso popolare la foresta è sicuramente l’opportunità di ristabilire un contatto con la natura; ragione per cui il Gruppo Fai Giovani ha optato per questa meta.

Cascate del rio Rivolo

L’appuntamento era fissato per le ore 10.00 a Romagnese, in prossimità di La Crotta, dove sono state lasciate le auto. La giornata si è svolta secondo questo programma: dopo una prima tappa all’oratorio di Totonenzo (la cui prima costruzione risale al XI secolo), si è entrati nel vivo dell’experience, ovvero il trekking nella faggeta; poi pranzo al sacco sul prato e, infine, dopo aver attraversato il sentiero per le cascate del rio Rivarolo, si è arrivati alla fontana del Gallo e al belvedere Romagnese, noto ai più come gli “occhialoni”.
La scampagnata, consigliata prettamente a persone con un buon allenamento, consisteva in un percorso ad anello di poco meno di 7 km, con un dislivello positivo di 230 metri e un’ampia strada sterrata. Tra i servizi offerti vi era la possibilità di richiedere un cestino con prodotti locali (panino con salumi tipici, un frutto, la rinomata “torta sabiosa” e una bottiglietta d’acqua) preparato dallo storico panificio Provendola. Quanto al rientro, erano previste anche, per chi interessato/a, due ulteriori attività, quali una passeggiata nel cuore del paese e la visita al Museo Appennino Lombardo 4 Province, situato nella torre del castello Dal Verme di Romagnese e appositamente aperto.

Museo Appennino Lombardo 4 Province
Castello Dal Verme di Romagnese

La collezione del museo, prettamente etnografica, documenta la storia e le tradizioni contadine della zona mediante l’allestimento di utensili quotidiani e attrezzi da lavoro. Nello specifico, si tratta di donazioni da parte delle famiglie del paese per contribuire alla diffusione della conoscenza delle consuetudini nelle antiche botteghe e nelle case dei contadini. Una volta entrati all’interno di questo edificio, ci si ritrova dentro la casa del coltivatore dove è possibile osservare gli oggetti di tutti i giorni. Nella sala principale, invece, sono disposti gli arnesi utilizzati dagli artigiani e dagli agricoltori per lavorare e produrre cibo di sussistenza. Sul soppalco centrale solitamente vengono allestiti vernissage fotografici temporanei annuali, relativi alle tradizioni e al territorio. Infine, è presente anche un’area dedicata alla memoria dei caduti in guerra, in quanto territorio fitto di partigiani e, dunque, noto per la forte Resistenza. 

Ma, quindi, cosa è che rende questo bosco una destinazione così attraente e interessante? Oltre all’incanto del foliage di cui abbiamo già parlato, la faggeta di Castelvecchio rappresenta uno snodo strategico importante, dal momento che collega il Romagnese con Pietragavina e con il Monte Alpe. Non è stato un caso, infatti, che attraverso il bando 2022 della Regione Lombardia, è stato possibile ottenere un finanziamento di 40mila euro per la manutenzione straordinaria di questo sentiero, frequentato da numerosi turisti ed escursionisti.  

Faggeta di Castelvecchio
Romagnese (PA)

E per quanto riguarda il Romagnese, nel complesso? Che cosa dire? Inserito nel 2012 tra i “Gioielli d’Italia”, è una località ricca di eventi. Incantevole borgo montano, situato nell’Oltrepò Pavese, il suo splendore è dato dal trinomio: architettura, storia e natura. Il suo nome deriva da Romanise e ha origini latine. La genesi, invece, risale al medioevo: stando alle fonti, nel X secolo la zona era proprietà del Monastero di S. Colombano e in quello successivo divenne feudo della diocesi di Bobbio. Nel 1387, tale possedimento venne assegnato ai Dal Verme, i quali ordinarono l’edificazione del sopramenzionato castello che, in seguito all’avvelenamento di Pietro Dal Verme, passò — per ordine di Ludovico Sforza — nelle mani dei conti di Ligny. Nel 1925, il paese passò alla provincia di Piacenza ma, due anni dopo, un plebiscito sancì il suo ritorno alla provincia di Pavia.  
Alla luce di quanto abbiamo appena detto, non è di certo una casualità che, tra i vari spazi, il Fai abbia scelto proprio questa frazione di Pavia. La stessa fondazione ha più volte dichiarato che l’obiettivo principale è proprio quello di tutelare la bellezza, valorizzare l’arte e gli ambienti — naturali e non — italiani; e, sicuramente, non possiamo negare che, in questo caso, ci troviamo davanti a tale connubio. Non solo la vegetazione dai colori caldi e stupendi, non solo gli incantevoli punti panoramici della faggeta, non solo i differenti arbusti che danno dinamicità alla flora locale; ma anche un borghetto dove le case sembrano fondersi con le verdissime montagne da cui esso è caratterizzato.  
Un ambiente dove boschi e alture rendono la natura l’unica protagonista incontrastata, in un contesto urbano che si integra alla perfezione e in maniera totalmente armonica con essa. Un paese semplice, elegante ed ospitale, dove ogni singola roccia rappresenta un’antica rievocazione. 

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Articolo di Ludovica Pinna

Classe 1994. Laureata in Lettere Moderne e in Informazione, editoria, giornalismo presso L’Università Roma Tre. Nutre e coltiva un forte interesse verso varie tematiche sociali, soprattutto quelle relative agli studi di genere. Le sue passioni sono la lettura, la scrittura e l’arte in ogni sua forma. Ama anche viaggiare, in quanto fonte di crescita e apertura mentale.

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