Emma Marie Rauschenbach Jung. Non solo una moglie, non solo una madre

Tra le varie donne, il cui impegno e il cui contributo nei diversi ambiti del sapere non sono mai stati riconosciuti, c’è anche Emma Marie Jung, grande psicologa svizzera da sempre ricordata solo come la moglie di Carl Gustav Jung, il fondatore della psicologia analitica.

Emma Marie Jung
Emma Marie Jung con la sua famiglia

Emma nacque il 30 marzo 1882 nel comune svizzero della Sciaffusa, figlia dell’industriale Johannes Rauschenbach e di Bertha. La sua famiglia, proprietaria dell’International Watch Company — famosa azienda produttrice di orologi di lusso — si annoverava tra le più abbienti della Svizzera.
Sebbene lei e sua sorella Marguarite siano cresciute in un ambiente privilegiato, la madre insegnò loro l’umiltà, la concretezza e il senso del dovere.
Terminati gli studi superiori, sempre studiosa, la giovane desiderava intraprendere il percorso accademico presso la facoltà di scienze naturali, ma il padre, sulla base delle regole della convenienza per le donne di quell’epoca, lo ritenne inopportuno e la mandò per qualche tempo a Parigi per un anno di studi. Qui la ragazza imparò il francese e si interessò particolarmente ai racconti medievali e cavallereschi, specie alla leggenda del Santo Graal.
Nel 1899 tornò nuovamente in Svizzera e conobbe, tramite amici e amiche di famiglia, il giovane psichiatra Carl Gustav Jung, con il quale intraprese uno scambio epistolare. Egli, innamoratissimo di Emma, la corteggiò per molto tempo, stimolandola anche dal punto di vista intellettuale. Dopo un iniziale “no” alla prima proposta di matrimonio, i due si sposarono nel 1903, trasferendosi in un appartamento nei pressi dell’ospedale psichiatrico Burghölzli, dove Jung lavorava. Lui aveva 28 anni, lei 21.

Emma si abituò subito alla routine; partecipava senza problemi ai ritmi ospedalieri svolgendo diversi incarichi e seguendo il marito nelle sue mansioni: fu la sua traduttrice, prendeva appunti per lui, fungeva da cavia per i test e per i casi di studio e, talvolta, lo aiutava con i pazienti e le pazienti. Questo nuovo contesto le permise di conoscere personalmente il mondo della psicologia e della psichiatria. L’anno successivo diede alla luce la prima figlia, Agathe Niehus, poi a distanza di pochi anni vennero al mondo Marianne, Gret, Helene e Franz. Il suo diventare genitrice fu il motivo per il quale dovette abbandonare il ruolo di aiutante e collaboratrice del marito, dedicandosi all’accudimento della progenie e della casa.
Poco tempo dopo la nascita di Agathe, il marito incontrò Sigmund Freud assieme alla degente Sabina Spielrein, la quale, in seguito, divenne sua amante. Sabina al tempo aveva 19 anni e la sua vita fu un continuo di abusi emotivi e probabilmente anche sessuali. Crollò definitivamente dopo la morte di una sorella minore molto amata, finendo in manicomio dove ricevette la diagnosi di isteria.

Sabina Spielrein

Stando alle fonti, la sua figura è stata sempre associata a quella della femme fatale che sedusse il giovane analista. Questa relazione clandestina durò per diversi anni, fino a quando Emma inviò una lettera anonima alla madre dell’amante in cui l’avvertiva della storia tra la figlia e Carl. Come era tipico di quel periodo, lo scandalo diventò di dominio pubblico e causò una breve impasse nella relazione. Sabina, dal canto suo, grazie al ricovero a Burghölzli, in pochissimo tempo guarì e cambiò vita: si iscrisse alla facoltà di medicina, diventando una delle pensatrici più innovative nel campo della psicologia del XX secolo. Poco dopo, i coniugi Jung si trasferirono a Küsnacht, presso Zurigo, in una villa costruita dal giovane architetto e cugino di Carl Ernst Fiechter. In questo luogo, lo psichiatra intraprese l’attività medica privata ed Emma tornò a essere sua assistente, iniziando anche l’analisi personale. Nello specifico, oltre all’amministrazione domestica, Emma si occupava della corrispondenza dello sposo — quando assente — e della parte burocratica della sua attività lavorativa.

Toni Wolff

Una data che segnò professionalmente la vita della psicologa svizzera fu la sua partecipazione al terzo Congresso psicanalitico internazionale a Weimar, avvenuta nel 1911. A questo memorabile evento presenziò pure Antonia (detta Toni) Wolff, nuova paziente di Carl — a seguito dell’esaurimento nervoso causato dalla morte del padre — e futura sua compagna in una relazione adulterina condotta, differentemente dalla precedente, alla luce del sole. Tale rapporto fu più intenso e serio rispetto a quello con Sabina Spielrein. Toni, musa ispiratrice di Carl, infatti, non solo ebbe una profonda connessione con lui, ma si inserì anche all’interno del suo ambito familiare. Quanto a Emma, nonostante soffrisse molto per questo ménage à trois, continuò a ricoprire il ruolo della moglie e della madre, sostenendo quotidianamente il coniuge. Le due donne, comunque, malgrado le tensioni, iniziarono a lavorare a stretto contatto al Club psicologico di Zurigo, dove Emma venne eletta Presidente grazie alla sua propensione naturale verso questa scienza unita all’educazione ricevuta da Carl.
Con il finire del conflitto mondiale e i molteplici viaggi di Carl in America e in Africa, Emma ebbe parecchio tempo libero che trascorse studiando le lingue antiche, riprendendo le ricerche sul Santo Graal e ricominciando l’analisi personale per poter diventare lei stessa un’analista. Erano anni di profonda realizzazione per lei, che ebbe come prima paziente la giovane Barbara Hannah. La professionista incarnava il modello della donna pratica, concreta, ammirata e ispirante fiducia che conduceva con maestria le sue analisi psicoterapeutiche.

Coniugi Jung

Solo nel 1930 si concluse la relazione tra Toni e Carl, il quale si riavvicinò alla moglie: la collaborazione tra i due sposi divenne più stretta e furono intraprese diverse trasferte insieme, negli Usa e in Gran Bretagna, poiché Emma desiderava visitare i luoghi connessi alla leggenda del Graal.
Anche durante la vecchiaia, Emma e Carl furono molto complici. Nel 1952 la donna si ammalò di tumore e, nonostante sia riuscita a vivere una bella estate con il marito, durante l’autunno dello stesso anno la sua salute peggiorò notevolmente. Morì il 30 (o il 27 secondo altre fonti) novembre 1955, sul letto di casa sua, con a fianco il marito, il quale dopo la sua dipartita la definì e descrisse come una “Regina”.


Animus e Anima (pubblicato postumo nel 1992)
Psicologia del Graal (1940)

Tra gli scritti più importanti della studiosa annoveriamo senz’altro: Animus e Anima (pubblicato postumo nel 1992) e Psicologia del Graal (1940). Il primo introduce, mediante l’utilizzo di miti, fiabe e sogni, i due concetti principali della filosofia junghiana, ovvero le due funzioni mediatrici tra l’Io e l’inconscio. Quanto al secondo, invece, applica la teoria junghiana al mito, riflettendo, in questo modo, non solo sulle problematiche umane fondamentali ma anche sugli avvenimenti psichici e drammatici che hanno concorso alla formazione della nostra cultura. All’interno di quest’opera i personaggi hanno una funzione allegorica, abbiamo infatti figure universali come il Folle, il Vecchio Uomo Saggio e la Damigella Riluttante.

Tra le varie curiosità sulla vita di Emma e di suo marito, vi è quella che riguarda il luogo in cui essi dimoravano — attualmente abitato da uno dei nipoti — noto come Haus C.G. Jung; è stato trasformato in un museo, le cui mura e i cui giardini riflettono alcuni degli aspetti della loro personalità. Dopo un primo restauro nel 2017, l’abitazione è diventata, appunto, una vera e propria attrazione e può essere visitata anche con una guida turistica. L’edificio, aperto al pubblico solo due giorni a settimana: il giovedì (dalle 13.30 alle 17) e il sabato (due volte al mese, dalle 11 alle 15), è caratterizzato, sulla porta di ingresso, dall’incisione: «Vocatus atque non vocatus deusaderit», in italiano «Invocato o no, Dio sarà presente». Entrando nello specifico, il soggiorno, la sala da pranzo e la veranda permettono a visitatori e visitatrici di immergersi in quelle che erano la vita e le tipiche attività della famiglia Jung; lo studio e la sala d’attesa danno, invece, un’idea delle ricerche e degli interessi dei due analisti; infine, gli ambienti rimanenti vengono riservati alle esposizioni temporanee.

Concludiamo dicendo che Emma Marie Jung — editrice intellettuale del marito, analista junghiana e specialista del ciclo del Graal — è stata rappresentata dai documenti storici esclusivamente come aiutante del coniuge. Da sempre si è taciuto sulle sue ricerche indipendenti riguardanti la psicologia, espresse mediante l’analisi dei sogni, le conferenze, le poesie, la pittura e i vari scritti. Solamente adesso, a settanta anni dalla morte, Emma sta finalmente ricevendo i giusti onori per le sue ipotesi e per i suoi studi che hanno dato forma ad alcune delle più note teorie di Jung.

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Articolo di Ludovica Pinna

Classe 1994. Laureata in Lettere Moderne e in Informazione, editoria, giornalismo presso L’Università Roma Tre. Nutre e coltiva un forte interesse verso varie tematiche sociali, soprattutto quelle relative agli studi di genere. Le sue passioni sono la lettura, la scrittura e l’arte in ogni sua forma. Ama anche viaggiare, in quanto fonte di crescita e apertura mentale.

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