Tessere il futuro. May Morris

Non è purtroppo raro che nel tessuto intricato della storia le donne siano messe in ombra dai loro parenti maschili. Per lungo tempo questo è stato il caso di Mary Morris, meglio conosciuta come May Morris, il cui contributo alla scena artistica inglese è stato oscurato dall’ingombrante figura paterna, il pittore William. Non meno famosa fu sua madre, Jane Burden, modella per eccellenza del movimento preraffaellita. Un’eredità con un peso non indifferente, di cui May si è mostrata più che degna diventando una delle più preminenti e rivoluzionarie ricamatrici d’Inghilterra.

Nata il 25 marzo 1862 a Red House, a Bexleyheath, il giorno della Festa dell’Annunciazione, Mary, con sua sorella Jenny, impara a ricamare dalla madre e dalla zia materna Elizabeth “Bessie” Burden, dimostrando ben presto un eccezionale talento. Il 1862 è anche l’anno in cui il padre William fonda la Morris&Co, azienda che si occupa di produrre tessuti, carta da parati e vetrate colorate. La ragazza dunque cresce circondata dall’arte: nel salotto del maniero a Kelmscott, in West Oxfordshire, passano artisti preraffaelliti come Dante Gabriel Rossetti ed Edward Burne-Jones — di cui Morris sarà spesso una modella — e i più significativi rappresentanti del movimento Arts & Crafts. William ne era il maggiore esponente e si poneva l’obiettivo di combattere l’industrializzazione esaltando il lavoro artigianale, considerato l’unica vera espressione artistica umana, in grado, al contrario dei prodotti industriali, di durare nel tempo ed esser così testimonianza del nostro passaggio su questa terra.

Mary si iscrive alla Royal College of Art dove affina le proprie abilità e nel 1881 entra nella South Kensington School of Design; poco dopo viene a far parte della Socialist League, movimento rivoluzionario dichiaratamente di stampo socialista. A soli 23 anni diventa direttrice della sezione ricamo della Morris&Co, creando nuovi design e realizzando, da sola o con delle collaboratrici, prodotti complessi come arazzi e tovaglie per arredamenti domestici e altari. Seguendo i dettami dell’Arts & Crafts i suoi lavori sono caratterizzati da composizioni floreali riccamente decorate da fogliame e graziosi animali, in parte influenzate dall’arte medievale di cui riprende i disegni gotici e citazioni di versi antichi e moderni, mentre il punto direzionale viene usato per dare maggiore consistenza alla stoffa. Oltre che ricami Morris disegna anche carta da parati, mostrando un’abilità nel riprodurre scenari naturali in forma stilizzata non dissimile da quella paterna.

Copriletto disegnato da May Morris e ricamato dalla madre nel 1900, raffigurante la poesia The Tyger, dell’autore inglese William Blake

Nel 1886 intreccia una relazione con Henry Halliday Sparkling, segretario della Socialist League: per potersi preparare alla vita con un uomo che ancora non ha un lavoro fisso e andando contro il parere materno, la giovane si “allena” a vivere con pochi scellini a settimana per mesi prima di sposarsi nel 1890 a Fulham, un sodalizio che però si scioglie dopo appena otto anni a causa dei tradimenti di lei. Dopo qualche altra effimera relazione Mary decide di mantenere il cognome da nubile e di non sposarsi più. Alla morte di William nel 1896, lascia il lavoro presso l’azienda di famiglia rimanendo però come consulente, e si dedica a raccogliere, editare e pubblicare gli scritti del padre per un totale di 24 volumi che poi promuove personalmente. Diventa anche una appassionata attivista per la conservazione del ricamo, arte antica che stava rischiando di scomparire a causa dell’industrializzazione. A partire dal 1888 è pure ospite fissa di tutte le mostre dell’Arts & Crafts, di cui è ormai uno dei membri più importanti, dove mostra i suoi pezzi unici. Nel 1893, con una solida reputazione di massima esperta del proprio campo alle spalle, pubblica Decorative Needlework, in cui mette nero su bianco il suo pensiero artistico: secondo Mary Morris, chi fa design deve studiare la natura per poterla degnamente riprodurre sulle proprie stoffe; aggiunge inoltre che non bisogna usare troppi punti e che l’obiettivo principale deve rimanere il far sembrare il proprio lavoro vivo. Critica poi come la struttura economica dell’epoca abbia portato il prezzo dei prodotti manuali al ribasso, impedendo che artigiani e artigiane ricevano un degno compenso.

Lynn McClean, principale conservatrice tessile ed Emily Taylor, assistente curatrice, National Museums Scotland

Con l’avvento del nuovo secolo si avvicina al nascente movimento femminista, guidata soprattutto dall’indignazione per come il lavoro delle donne sia spesso sminuito e svalutato rispetto a quello maschile: convinta che l’arte debba essere accessibile a tutti e, soprattutto, a tutte, nel 1907 fonda assieme all’amica e collaboratrice Mary Elizabeth Turner la Women’s Guild of Arts, di cui diviene presidente fino al 1935, in risposta al divieto della Art Worker’s Guild di accettare nelle sue fila le artiste della Arts & Crafts. A favore del diritto di voto alle donne, inizia a nascondere nelle proprie opere i simboli della lotta per l’uguaglianza e la libertà. Durante un tour in America per la promozione del suo lavoro e di quello del padre si avvicina ai movimenti sindacali e diventa convinta sostenitrice dell’idea che l’educazione sia l’unico modo per riformare una società sessista.

Nel 1914 perde l’adorata madre e inizia a passare molto più tempo nel maniero di Kelmscott. Qui finanzia e realizza grazie all’aiuto dell’architetto Ernest Gimson numerosi edifici dedicati ai genitori, come il nuovo municipio che porta il nome del padre, e due cottage che vanno ad ampliare il castello, che portano il nome della madre. Inoltre, sostiene le associazioni che supportano le donne durante la Grande guerra come la Women’s Land Army, di cui fa parte la sua amica Mary Lobb, che si occupa di aiutare la manodopera agricola femminile che sta sostituendo gli uomini impegnati al fronte. In questo periodo si appassiona alla realizzazione di gioielli: ispirata dallo stile dei coniugi Gaskin, Mary Morris crea personalmente il design e lavora il metallo prezioso su cui poi posa pietre finemente incise in taglio cabochon.

Kelmscott Manor, la casa di Morris

Morris è inoltre una delle insegnanti della Royal School of Art Needlework e della Lcc Central School of Art, entrambe localizzate a Londra e che sono il frutto concreto dei suoi sforzi per preservare l’arte del ricamo, al punto che essa viene inserita nel curriculum di moltissime scuole anche dopo il suo ritiro, rimanendo comunque una preziosa consigliera per studenti e collaboratrici. Non rinnega mai i propri ideali: le paghe che dà alle lavoratrici sono molto più alte di quelle della concorrenza, in linea con l’idea che il lavoro debba essere fonte di un dignitoso sostentamento. Combatte poi lo stereotipo che vuole il ricamo come un’attività di dame annoiate dell’alta società, dimostrando come esso sia stato in realtà per molto tempo uno dei pochi modi che le donne hanno avuto nella storia di poter guadagnare dal proprio lavoro. May Morris si spegne a seguito di un’influenza il 16 ottobre del 1938.

Il suo contributo alla scena artistica inglese è enorme nonostante sia stato a lungo messo in ombra dal lavoro non meno pregevole del padre: la sua eredità continua a tessere il suo percorso attraverso il tempo. Le sue opere sono ancora ammirate per la loro bellezza e maestria tecnica, e molte sono esposte in importanti musei e collezioni private in tutto il mondo.

Qui il link alle traduzioni in francese, spagnolo e inglese.

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Articolo di Maria Chiara Pulcini

Ha vissuto la maggior parte dei suoi primi anni fuori dall’Italia, entrando in contatto con culture diverse. Consegue la laurea triennale in Scienze storiche del territorio e della cooperazione internazionale e la laurea magistrale in Storia e società, presso l’Università degli Studi Roma Tre. Si è specializzata in Relazioni internazionali e studi di genere. Attualmente frequenta il Master in Comunicazione storica.

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