Tutta mia la città. L’itinerario di genere a Roma

Il 25 ottobre, all’indomani dei due giorni del primo Convegno internazionale di Toponomastica inclusiva, si è tenuto l’itinerario di genere nella città di Roma. 
Prevista nell’ambito del progetto inserito nel programma Erasmus+Azione KA154-YOUTutta mia la città, l’esplorazione toponomastica realizzata e guidata dal gruppo romano giunge in seguito a quella tenutasi a Firenze esattamente due mesi prima. 
Il processo di lavoro, che ha visto il coinvolgimento di undici giovani donne — Alice Lippolis, Beatrice Ceccacci, Elga Cellura, Sveva Fattori, Nicole Maria Rana, Ludovica Pinna, Chrysanthi Maria Rizopoulou, Veronica Tomaselli, Maria Chiara Pulcini, Desirèe Rizzo e Concetta Laratta — e il contributo fondamentale dalla presidente Maria Pia Ercolini, si sostanzia nella realizzazione di tre itinerari di genere, di cui uno facoltativo.
I primi due sono stati inglobati in un unico tragitto articolato in tredici tappe.

Itinerario di genere Roma
Tappe itinerario di genere Roma

L’itinerario ha avuto inizio a Piazza del Popolo, lì dove le cicerone, nonché guide turistiche per un giorno, hanno dato appuntamento agli amici e alle amiche della Sicilia, della Toscana e della Lombardia e a tutte/i coloro che hanno deciso di partecipare dopo l’invito rivolto a conclusione della seconda giornata di convegno. Ci fermiamo in questa anticamera urbana alla ricerca di tracce femminili che non fatichiamo a trovare. Infatti, fu proprio attraverso questa porta che il 23 dicembre del 1655 la Regina Cristina di Svezia fece il suo ingresso trionfale a Roma. Per l’occasione, dovendo accoglierla con tutti gli onori e i fasti che le si addicevano, Papa Alessandro VII fece restaurare la porta dal Bernini, trasformandola in un maestoso arco di accesso alla città eterna che, ancora oggi, porta iscritto l’evento sulla sua epigrafe: «Felici faustoque ingressui» («Al felice e fausto ingresso»).
Da qui proseguiamo alla volta di Via Margutta, indicando nel cammino Via Ripetta, la strada dove Artemisia Gentileschi, la protagonista della prossima tappa, nacque l’8 luglio del 1593.

Tragitto da Piazza del Popolo a Via Margutta

Nella denominata “Via degli artisti” la giovane pittrice farà la conoscenza dei grandi dell’arte italiana: Caravaggio, Domenichino, Guido Reni e i fratelli Annibale e Agostino Carracci, proseguendo la sua formazione e affinando le sue tecniche pittoriche in Piazza di Spagna, la fermata successiva.

Tragitto da Via Margutta a Piazza di Spagna

Da lì proseguiamo verso Via degli Uffici del Vicario 30. La storia di Beatrice Cenci, la “vergine romana” accusata di parricidio, inizia a Palazzo Cenci, all’angolo nord-est di quel rettangolo allegorico che si compone unendo Lungotevere de’ Cenci con Piazza delle Cinque Scole, l’arco de’ Cenci e la strada a lei dedicata. Qui comincia la sua vita ma anche il suo tormento; per questo, volendola ricordare ai tempi e nei luoghi in cui fu felice, ne commemoriamo la memoria qui dove un tempo si ergeva il Monastero di Santa Croce in Montorio, il luogo in cui Beatrice visse, insieme alla sorella Antonia, fino all’adolescenza.

Tragitto da Piazza di Spagna a Via degli Uffici del Vicario

Quattro minuti più tardi, ci troviamo davanti alla Biblioteca Angelica, sede odierna dell’Accademia dell’Arcadia, nata da quella Reale fondata in Palazzo Riario, oggi Palazzo Corsini, da Cristina di Svezia. All’interno un busto la ricorda quale “basilessa” che fece di Roma una capitale della cultura europea.

Tragitto da Via degli Uffici del Vicario 30 alla Biblioteca Angelica
Biblioteca Angelica

Poco più lontano si trova la Chiesa di San Luigi dei Francesi, la sesta tappa del nostro itinerario di genere. La cappella venne realizzata tra il 1664 e il 1680 da Plautilla Bricci, l’architetta e pittrice che in quest’opera dimostra la sua abilità e il suo talento passando dalla progettazione architettonica alla decorazione e realizzando la Pala d’Altare, di cui cura i dettagli con grande maestria.

Tragitto dalla Biblioteca Angelica alla Chiesa di San Luigi dei Francesi
Chiesa San Luigi dei Francesi

Percorriamo centocinquanta metri e ci ritroviamo a Piazza Navona, sede della dimora Pamphilj, il palazzo dove, nel Seicento, visse Olimpia Maidalchini, moglie di Pamphilio Pamphilj. Volitiva e forte, la donna esercitò un’influenza costante e diretta sul papato di Innocenzo X, suo cognato. Guardando alla Fontana dei Fiumi e alla Chiesa di Santa Agnese in Agone, possiamo ancora scorgere le tracce di questa “collaborazione”. La vicenda storica vuole, infatti, che sia stata proprio Olimpia a persuadere il Papa ad assegnare la realizzazione della famosa fonte al Bernini, contendente dell’incarico insieme a Borromini, il favorito di Innocenzo X. Non di meno, la “Pimpaccia” — il nomignolo con cui veniva chiamata per via del suo carattere — ebbe un ruolo di rilievo anche in relazione ai lavori presso la cappella.

Tragitto dalla Chiesa di San Luigi dei Francesi a Piazza Navona
Piazza Navona

Campo de’ Fiori è l’ultima tappa del tragitto previsto per la mattina. Qui Chrysanthi ci racconta la storia di Giulia Tofana, la leggendaria ideatrice del veleno noto come “l’acquetta di Giulia” o, semplicemente, “acqua Tofana”. Si tratta di un composto non tracciabile venduto alle donne per assassinare i mariti violenti. È proprio a Roma, dove si trasferisce da Palermo, che Giulia riesce a intessere un’ampia rete di intermediarie, tramandando la ricetta del suo veleno alle eredi Girolama Spana e Giovanna de Grandis. Dopo le inchieste avviate nel 1659, le torture e la conseguente confessione, il processo avviato contro le tre donne culminerà proprio a Campo de’ Fiori con la loro pubblica esecuzione.

Tragitto da Piazza Navona a Campo de’ Fiori

Dopo il pranzo all’insegna di pietanze tipiche della tradizione romana, proseguiamo il percorso verso Ponte Garibaldi. Guardando verso l’Isola Tiberina, dove sorge l’antico ospedale, ricordiamo Cristina di Belgiojoso (1808-1871), nobile milanese e patriota, che mise la sua intelligenza e ricchezza a servizio della città di Roma, riorganizzandone l’assistenza ai feriti durante la seconda Repubblica Romana del 1849. 
Sul ponte celebriamo anche la memoria di Giorgiana Masi, la studente di 19 anni colpita a morte da un proiettile alla schiena il 12 maggio del 1977, durante una carica della polizia a seguito di una manifestazione pacifica non autorizzata. La sua morte, di cui diverse inchieste hanno evidenziato le responsabilità politiche e istituzionali, è divenuta un simbolo potente delle lotte civili e della repressione di quegli anni.

Tragitto da Campo de’ Fiori a Ponte Garibaldi
Targa in onore di Giorgiana Masi

Ci dirigiamo poi verso Via della Lungaretta, al civico 97, dove un tempo risiedeva il lanificio Ajani poi trasformato, nell’autunno del 1867, in un centro clandestino della cospirazione garibaldina. In questo stesso luogo, centocinquantotto anni fa, la trasteverina e patriota Giuditta Tavani Arquati partecipò alla preparazione della rivolta contro il potere pontificio. L’anniversario dell’eccidio che seguì alla resistenza, e in cui la donna perse la vita insieme al marito e al figlio, ricorre proprio il giorno del nostro itinerario. Così, riusciamo ad assistere alla commemorazione che il sindaco del comune sta dedicando alle dodici vittime di una delle pagine più tragiche della Campagna dell’Agro Pontino, sotto la targa che ne rammenta il sacrificio.

Tragitto da Ponte Garibaldi a Via della Lungaretta

Tre minuti di distanza più tardi raggiungiamo la Basilica di Santa Maria in Trastevere. Già dall’imponente mosaico che occupa la facciata esterna, con la rappresentazione della parabola evangelica delle vergini sagge e stolte, riusciamo a intuire la centralità della figura femminile della narrazione interna all’edificio. Nella scena, otto giovani donne reggono lampade accese, simbolo di purezza e vigilanza, mentre due figure velate con lampade spente alludono a chi non è preparato per il futuro. Purtroppo, la Basilica è chiusa e non è possibile osservare il mosaico absidale in cui Cristo viene raffigurato sul trono mentre cinge con il braccio destro una figura femminile, interpretata da alcuni/e come la personificazione della chiesa e, da altri/e, come la Vergine Maria in veste di regina e sposa.

Tragitto da Via della Lungaretta 97 alla Basilica di Santa Maria in Trastevere
Foto del gruppo nell’atto di guardare il mosaico esterno della Basilica di Santa Maria in Trastevere

Da qui ci apprestiamo a raggiungere l’ultima tappa del tragitto: la Casa Internazionale delle Donne. Per arrivarci passiamo per Via Colomba Antonietti, la giovane patriota tra le/i combattenti della seconda Repubblica Romana, ed esternamente per Lungotevere Farnesina, da cui scorgiamo in lontananza il noto Castel Sant’Angelo — il luogo dell’esecuzione di Beatrice Cenci — con il Passetto di borgo, nei tempi rapida e sicura via di fuga per i diversi Papi. In Via della Lungara 19, dove termina il nostro percorso, indichiamo i vicini Palazzo Corsino, Villa Farnesina — oggi entrambi sede dell’Accademia dei Lincei — e l’Orto botanico, i luoghi in cui Cristina di Svezia visse tra il 1659 e il 1689, trasformandoli in una corte europea di arte, musica e scienza, e dove si dedicò al giardinaggio.

Tragitto dalla Basilica di Santa Maria in Trastevere alla Casa Internazionale delle donne, passando per Via Colomba Antonietti

Con un salto nel presente, e uno sguardo proiettato verso il futuro, ascoltiamo attente/i la storia della Casa Internazionale delle Donne. L’edificio che l’accoglie, prima Ospizio di Santa Croce e poi convento del Buon pastore, è stato per secoli un simbolo di reclusione e contenimento dell’identità femminile, secondo canoni eteronormativi e patriarcali. Al suo interno venivano recluse le cosiddette “pentite” (prostitute, adultere, madri nubili) e le “pericolanti” (bambine a rischio) in un regime di rigida sorveglianza. Liberato da questo passato di segregazione, oggi il palazzo è diventato un luogo fondamentale di incontro, memoria e promozione della libertà femminile.
Per percorrere l’itinerario di genere proposto, la cui traduzione in inglese è visionabile attraverso il progetto Canva realizzato dall’illustratrice Tullia Ciancio, abbiamo impiegato, considerando le varie soste, i momenti di discussione e confronto e il pranzo, circa sei ore e mezza/sette ore, a fronte di un tempo di percorrenza lineare pari a un’ora e poco più circa (dato dalla somma dei minuti delle varie tappe: 6+6+11+4+2+2+4+9+5+3+13), percorrendo poco meno di cinque chilometri — dal conteggio dei metri intercorrenti tra le diverse soste: 450+450+800+300+120+150+300+650+300+240+950).
L’esplorazione toponomastica di genere facoltativa, ovvero il tragitto dalla Chiesa di San Pietro in Montorio a Via di San Pancrazio, passando per Piazzale Giuseppe Garibaldi, sarà realizzata durante la seconda mobilità romana prevista dal 15 al 19 aprile 2026, in occasione della premiazione del concorso di Toponomastica femminileSulle vie della parità
A presto…

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Articolo di Sveva Fattori

Diplomata al liceo linguistico sperimentale, dopo aver vissuto mesi in Spagna, ha proseguito gli studi laureandosi in Lettere moderne presso l’Università degli studi di Roma La Sapienza con una tesi dal titolo La violenza contro le donne come lesione dei diritti umani. Attualmente frequenta, presso la stessa Università, il corso di laurea magistrale Gender studies, culture e politiche per i media e la comunicazione.

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