Marianna Elmo. Una ricamatrice d’eccellenza

Marianna Elmo, per la sapienza con la quale reinterpretava in fili incollati le opere paterne e di altri famosi pittori del Seicento e del Settecento, divenne figura di spicco nella scuola di ricamatori leccesi, al fianco di Leonardo Quesi e ai fratelli Angelo e Gaetano Pati, arrivando con le sue opere a conquistare il mercato napoletano.

L’artista nacque a Lecce nel 1730 (non si hanno notizie sulla data esatta di nascita) e della sua biografia si sa pochissimo: una delle prime cose che colpisce nello studio e nella ricerca di dati certi è proprio la presenza di informazioni quasi esclusivamente legate alla sua arte e al suo impegno professionale. Di lei non sappiamo se fosse stata sposata, se avesse avuto figlie/i, ma sappiamo che si formò in una scuola di ricamatori e ricamatrici di dipinti piuttosto famosi già all’epoca, diventandone una delle capostipiti.
Figlia del famoso pittore salentino Serafino Elmo, Marianna iniziò assai giovane a dedicarsi a una tecnica artistica, tuttora considerata minore, ma di grande originalità, ovvero la tecnica delle broderies à fils collés, letteralmente tecnica del ricamo a filo incollato. Infatti si trattava di realizzare immagini incollando dei fili di seta policromi, molto spesso argentati o dorati, su un supporto di cartone rigido, prima spalmato con uno strato di cera vergine d’api. I fili colorati seguivano il disegno precedentemente tratteggiato a tempera o ad acquarello e servivano per creare, per lo più, paesaggi e abiti, mentre i volti e le altre parti anatomiche dei soggetti venivano dipinti a tempera.

Coppia di pannelli paesaggistici ricamati in seta italiana e filo metallico

Come gli altri e le altre appartenenti alla scuola del ricamo a filo incollato su tela, anche Marianna Elmo utilizzava opere preesistenti, tra cui quelle realizzate dal padre e da altri pittori come Pietro da Cortona, Carlo Maratta e Bartolomé Esteban Murillo, per reinterpretarle con la sua tecnica. Il lavoro finale risultava particolarmente dinamico e luminoso per la presenza dei fili di seta delicati che cambiavano sfumature di colore a seconda dell’esposizione alla luce. Quest’arte fu adottata per pannelli di piccole e medie dimensioni, utilizzati poi come quadri da parete, oppure per coperchi e specchiature di cofanetti o medaglioni figurati per adornare paliotti d’altare e stendardi di confraternite. Molto spesso decoravano pure le case aristocratiche. Tuttavia, la preziosa arte della broderies à fils collés decadde già nell’Ottocento e, di conseguenza, è stata nel tempo dimenticata.

Riscoprire, dunque, il lavoro di Marianna Elmo ci aiuta a ridare lustro anche a una tecnica di grande originalità. Proprio rispetto all’opera di questa artista, infatti, si nota una sorta di capovolgimento di ciò che accade per lo più: non è lo studio di una grande forma d’arte che ci consente di riscoprire un’artista minore, bensì è lo studio di una grande professionista che ci permette di recuperare un’antica tecnica quasi sconosciuta. In effetti, Marianna Elmo non ha dovuto attendere una fama postuma, come è successo per molte altre artiste, oggi note in quanto riscoperte dalla sapiente ricerca di storiche e studiose; lei ha acquisito notorietà quando era in vita, ricevendo commissioni importanti dalla Curia cardinalizia romana, dalla Corte del Palazzo Reale di Napoli e per tutto il Regno di Napoli.

Madonna con bambino, su opera di Carlo Maratta, Marianna Elmo
Comunione di S. Maria Egiziaica, Marianna Elmo

A soli ventiquattro anni, nel 1754, era considerata una ricamatrice d’eccellenza. Risulta già abbastanza eccezionale per il tempo che a una donna venissero richieste opere da istituzioni di prestigio e, per di più, lei non è mai passata in sordina, come si suol dire, fin dalle sue prime esperienze artistiche.

Santi, coppia di dipinti su ricamo a fili di seta incollati-Lecce 1730
Sant’Oronzo in gloria che protegge Lecce, Marianna Elmo

I suoi preziosi lavori sono tutt’oggi esposti in Italia e all’estero, in occasione di mostre ed eventi dedicati alla specifica tecnica e proprio il loro studio consente di riportare alla luce la maestria del broderies à fils collés. Tali opere furono rinomate nel Salento, ma ebbero maggiore diffusione soprattutto nella zona di Napoli e proprio nella città partenopea, nel Museo di San Martino, si conserva oggi un suo capolavoro: La fuga in Egitto. Un certo numero di manufatti sono, poi, attualmente custoditi nel Museo Provinciale Sigismondo Castromediano di Lecce.
Tra coloro che hanno lavorato per la valorizzazione della tecnica del ricamo a filo incollato è nota anche una omonima di Marianna, probabilmente una sua prozia, oggi conosciuta come Marianna Elmo senior e anche Irene Elmo, riconosciuta da fonti certe come la sorella maggiore di Marianna. Riscoprire questa genealogia femminile di un’arte originale, che si tramanda tra donne della stessa famiglia, aggiunge ulteriore entusiasmo alla ricerca. Tuttavia della prestigiosa artista non si rinvengono molte altre notizie: la sua morte è datata nel 1800, senza indicazioni più precise. Dunque, di lei non ci restano che le sue creazioni.

Il rito del ricamo contiene di per sé una simbologia molto legata alle donne, quasi iconicamente femminile: dalla dea Nut dell’antico Egitto, alle tele epiche di Penelope, al mito di Aracne, ma la tecnica i cui si parla non è propriamente una tessitura: trattandosi di cucitura a filo incollato, ci troviamo di fronte a una vera e propria arte a sé, un mestiere estremamente originale per quei tempi che diventa fonte di celebrità per la nostra artista. Con la sua minuziosissima tecnica, che richiede infinita pazienza e attenzione, Marianna Elmo ha sempre firmato e datato con precisione le proprie opere, consapevole e orgogliosa della grandiosità della sua arte, desiderosa di valorizzarla come meritava e di diffonderla.

Qui le traduzioni in francese, spagnolo e inglese.

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Articolo di Gemma Pacella

VeDP-9OO

Nata a Foggia e laureata in Giurisprudenza con una tesi dal titolo “Il linguaggio giuridico sessuato: per la decostruzione di un diritto sessista”. Attualmente svolgo un dottorato di ricerca in Management and Law. Studio il femminismo che nel tempo e nello spazio attraversa la nostra civiltà.

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