Capo d’Orlando ha intitolato una via alla sua partigiana Anna Maria Reale, su proposta di una socia dell’associazione Toponomastica femminile, che ha scoperto e ricercato i tratti del personaggio. All’interno del calendario delle manifestazioni intorno alla Giornata internazionale della donna, un’altra novità di rilievo nella cittadina ai piedi dei Nebrodi è stata la sottoscrizione di un protocollo di Pari opportunità siglato l’11 marzo da Cgil e Comune, confermato anche da un cartello posto in evidenza all’entrata del Municipio che recita: «questo è un luogo privo di discriminazioni di genere».

La nuova via, vicina al centro, è stata intitolata alla orlandina che, ventenne, partecipò come partigiana combattente fra il 1943 e il 1944 alla liberazione di Roma nella Formazione Nettunense, uno dei gruppi Gap centrali della capitale. Tutta la sua famiglia, di provenienza nasitana, insieme agli zii Cono, Ignazio e Carmelo, fu pure a Roma, esemplare e combattiva nella concezione democratica del vivere civile all’interno delle formazioni antifasciste in quel periodo.

Fra il settembre 1943 e il giugno 1945 la Banda Nettunense, un gruppo di 15 partigiani di varia estrazione sociale, di cui cinque donne, tenne il fronte antifascista sulla direttiva che da Anzio porta a Roma, una distanza breve (circa 70 km) che tuttavia durò ben cinque mesi d’attesa, fra l’esercito americano sbarcato per la liberazione e l’occupazione tedesca della “città aperta”. Assalti notturni alle camionette tedesche, depositi di chiodi a quattro punte sulle strade, bombe anticarro spesso artigianali, furti di armi, tanti furono i modi di danneggiare e demolire la presenza straniera. Inoltre la notizia della prossima liberazione, confermata dalla vicina insurrezione vincente a Napoli, rafforzava la speranza mentre inaspriva la reazione dei nazifascisti, consci dell’insofferenza della popolazione e del tempo limitato in attesa della disastrosa ritirata. Per la capitale da liberare quelli furono i mesi della più urgente necessità di resistenza all’oppressore e del maggiore pericolo, quelli della deportazione dal ghetto ebraico, della strage delle donne per il pane al Ponte di ferro lasciate insepolte per ammonimento, dei sequestri e delle torture a Villa Tasso, della disumanità frettolosamente nascosta alle Fosse Ardeatine, del rischio costante dei resistenti e delle resistenti (combattenti, staffette e sostenitori) nel compiere continui sabotaggi contro l’occupante.

Capo d’Orlando aveva già onorato Anna Maria Reale per la ricorrenza del 25 aprile e a lei era stato dedicato un profilo in questo giornale sul n.292 del 12 ottobre 2024. La conclusione positiva della richiesta di intitolazione viaria, sottoscritta allora da circa cinquecento cittadini/e, si è realizzata nella targa inaugurata con soddisfazione il 15 marzo. Nella toponomastica della cittadina sulla costa tirrenica messinese si rispecchiano gli avvenimenti politici e storici, che sono i riferimenti ideali dell’identità sociale di una popolazione, ne descrivono il trascorrere del tempo nei personaggi emblematici e nei vari accadimenti, simboleggiati quasi totalmente da uomini. Nonostante i loro nomi spesso non siano vissuti consapevolmente e restino sconosciuti, il motivo e la funzione sociale della loro celebrazione grazie alle targhe viarie costituiscono l’oggetto simbolico della rappresentanza del vissuto che ha modellato la partecipazione alle scelte collettive a livello geografico, di solito molto più ampio dell’area territoriale in cui si trovano; le targhe sono dunque bandiere che segnano la via delle tensioni collettive sia passate che future.
L’assenza delle donne dimostra una evidente ineguaglianza attraverso l’emarginazione di genere a cui si dovrebbe con urgenza rimediare. Venti sono le donne messinesi partigiane certificate dalle Commissioni regionali dove hanno militato (l’elenco è pubblicato da Sostine Cannata on line su nuovosoldo.com dell’8 marzo 2025), donne dalle storie personali più diverse ma di grande determinatezza nell’attivarsi coordinandosi alla lotta antifascista nelle regioni dell’Italia centro-settentrionale in cui si trovavano. Un primato appartiene a Maria Ciofalo, di Santo Stefano Camastra, in quanto è stata la prima paracadutista partigiana.


Nella propria odonomastica la popolazione può ripercorrere le vicende del secolo a iniziare dalla recente origine (quest’anno ricorre il centenario dell’autonomia amministrativa) del borgo marinaro, nato ai piedi del promontorio Capo d’Orlando, le cui prime viuzze a pettine sul mare portano ancora i nomi dei concetti della buona convivenza come via della Fonte, della Concordia, della Provvidenza, della Pergola, del Silenzio, della Notte, dei Pignateddi (pettegolezzi) e quelli dei riferimenti urbanistici ambientali come via del Cicirello (pesce), delle Filande, dei Paparoni (antichi imprenditori), ecc. Anche qui ci sono intitolazioni che rappresentano alcuni dei vari aspetti della militanza antifascista locale e nazionale, perché comprendono la libertà democratica nella centrale piazza Giacomo Matteotti dedicata al martire deputato, nella piazza Peppino Bontempo, sindacalista Cgil, nella targa marmorea all’on. Francesco Lo Sardo morto nelle carceri fasciste, nella via Nilde Iotti, madre costituente e presidente della Camera, a cui si è ora aggiunta via Anna Maria Reale. Toponomastica femminile a Capo d’Orlando è stata promotrice della Commissione comunale di parità, presieduta dall’avv. Angela Bontempo, e insiste da alcuni anni sulla proposta di ampliare le intitolazioni a donne, rivendicando la pari opportunità di genere anche nell’odonomastica con un progetto di 54 nomi di personaggi meritevoli, suggeriti da varie associazioni localmente attive.
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Articolo di Franca Sinagra

Pubblicista (Odg-Sicilia) e scrittrice, vive da molti anni a Capo d’Orlando (Messina), dove si dedica ad attività culturali e al recupero storico del territorio. Formatasi a Trento e Padova con laurea in materie letterarie, ha insegnato nelle scuola statale.
