Donne in cammino verso la felicità

Lo scrivere di cammini o percorsi femminili mi ha da sempre affascinata. Se poi questi cammini possono far toccare la felicità, anche solo attraverso un’intuizione che stimoli ad esplorare nuovi orizzonti, colori e sonorità penso che sia un’esperienza meritevole di essere assaporata nell’arco di una vita.
Christopher McClandess nel film Into the wild sosteneva che «la felicità è reale solo se condivisa». Trovo che la condivisione sia al tempo stesso un atto di coraggio e generosità e così ho pensato di fare un pezzo di cammino assieme a voi partendo da alcune cose che mi hanno ispirata e altre che hanno rivoluzionato la mia vita.
Mangia, prega, ama — Una donna cerca la felicità è l’autobiografia della scrittrice statunitense Elizabeth Gilbert. Il libro racconta del viaggio dell’autrice intorno al mondo (Italia, India e Indonesia) dopo il divorzio dal marito, e di cosa ha scoperto durante il suo cammino. Il successo del libro è stato seguito da una divertente pellicola che vede protagonista l’attrice Julia Roberts. 
Onestamente non si tratta del miglior film che mi sia capitato di vedere ma è stato, in qualche modo, a fasi alterne e inconsapevolmente, uno spunto per rielaborare i miei percorsi e per indirizzarli tutti verso un’unica direzione: la ricerca della felicità.
Quando si parla di felicità si pensa spesso a qualcosa di utopistico, poco tangibile, addirittura per alcuni banale. In realtà la felicità è una propensione, un approccio quotidiano nei confronti della vita, un atto di costruzione che richiede impegno, attenzione a quello che accade in ogni istante e così anche i Momenti di trascurabile felicità diventano piccole folgorazioni in grado di illuminare attimi di vita. La felicità è un cammino quotidiano pieno di sentieri, direzioni e contraddizioni. Quindi alla formula magica del Mangia, Prega, Ama, mi sento di aggiungere: Viaggia, Leggi, Danza, Ridi, Lavora con passione. Unica raccomandazione: non necessariamente tutto assieme, per evitare indigestioni e per preservarci dalla follia ma, soprattutto, non obbligatoriamente in quest’ordine.

Il mio cammino verso la felicità lo voglio cominciare dal sentiero spirituale.
Pregare, cantare, recitare è tutto ciò che serve per esplorare, accogliere e trasformare quello che la vita ha in serbo per noi.
Inizio da questo percorso, forse quello più difficile di cui parlare e l’ultimo al quale mi sono avvicinata ma solo dopo: aver ricevuto tutti i sacramenti della religione cattolica, sperimentato alcuni percorsi new age tra cui meditazione, aura soma, capanna sudatoria, cristalloterapia, dieta macrobiotica, theta-healing e tantissime altre attività che mi hanno riempito giornate intere e, in alcuni casi, svuotato il portafoglio.

Un sabato sera decido di noleggiare una videocassetta. Tengo a precisare videocassetta per collocare l’aneddoto in uno spazio-tempo credo a metà degli anni ’90. Il film in questione è intitolato TinaWhat’s Love got to do with it? (Titolo di una celebre canzone di Tina Turner ovvero: cosa c’entra l’amore con questo?) e raccontava appunto la storia e la vita della cantante Tina Turner.
La prima scena del film è bellissima: nel 1949, a Nutbush, la piccola Anna Mae Bullock, di dieci anni, viene cacciata dal coro della sua chiesa semplicemente perché interpreta a modo suo lo stile gospel mostrandosi così poco rispettosa nei confronti del Signore. 
Anna Mae Bullock, la bambina in questione, è la stessa persona che conosceremo anni dopo con lo pseudonimo di Tina Turner: già fin da piccola una voce potente e fuori dal coro!
Nel rientrare anticipatamente a casa la bimba riesce a scorgere l’ultima immagine della madre con le valigie e in fuga dal marito violento.
La piccola, trovandosi così in maniera repentina senza genitori, rimane in custodia alla nonna e solo alla morte di lei raggiunge madre e sorella a Saint Louis. 
Tina continua a cantare e nel 1958 appena 19enne, in un locale viene notata da un compositore di canzoni in cerca di successo: Ike Turner. 
I due diventano una coppia sul palco e nella vita: Ike & Tina Turner venderanno milioni di dischi in tutto il mondo e scriveranno pezzi meravigliosi che ancora oggi ascoltiamo (il brano Proud Mary vi dice qualcosa? Scommetto che state già ballando).
Presto però Tina rivivrà il medesimo incubo della madre e sarà costretta dallo stesso Ike a cantare a qualsiasi condizione, subendo violenze e umiliazioni.

Un giorno Tina estenuata e senza forze si reca a casa di una sua amica in cerca di un qualche conforto. L’amica non le dirà molto ma la porterà davanti al ghonzon e reciteranno assieme un mantra buddista Nam myoho renge kyo.
Tina lascerà per sempre Ike Turner, continuerà a cantare da sola sul palco con tutta l’energia e la potenza che conosciamo, quella del ruggito di un leone, la stessa che serve quando si recita nam myoho renge kyo e il resto è storia… Una storia che a distanza di anni ha coinciso con la mia e mi ha portato a praticare il buddismo della Soka Gakkai i cui valori chiave sono racchiusi nell’insegnamento di Nichiren Daishonin che ha trasmesso l’essenza dell’insegnamento fondamentale del Sutra del Loto di Shakyamuni (il Budda storico). 
Il mantra, nam yoho renge kyo, ha un significato complesso nella sua semplicità. 
Nam proviene dal sanscrito namas, che significa dedicare o dedicarsi. Nam myoho renge kyo è un’espressione della determinazione di abbracciare e manifestare la nostra natura di Budda. Chiunque può manifestare la sua buddità qui, ora e in questa vita. É la decisione quindi di non cedere mai alle difficoltà, di vincere sulle sofferenze e aiutare gli altri a manifestare questo nella propria vita e conseguire la felicità.
Myo-mistico significa meraviglioso ma anche aprire, rivitalizzare, essere perfettamente dotato Ho-legge. Si tratta del fatto straordinario che le persone comuni anche se afflitte da illusioni e sofferenze hanno la possibilità con la pratica di trasformare “il veleno in medicina”. Come? Sviluppando saggezza, compassione, riconoscendo la propria natura di Budda, trasformando e risolvendo i propri problemi e sostenendo gli altri a fare lo stesso. 
Renge-fiore di loto. Si tratta di una bellissima metafora. Il fiore di loto nasce puro, profumato e incontaminato, nonostante il fango in cui cresce. Allo stesso modo la bellezza e la dignità della nostra umanità emergono in mezzo alla sofferenza della vita quotidiana. Inoltre, il loto produce nello stesso tempo i fiori e i frutti, a differenza di altre piante nelle quali i frutti appaiono solo dopo l’apertura del fiore e la caduta dei petali. Il frutto della pianta del loto, al contrario, si sviluppa contemporaneamente al fiore e quando il fiore sboccia, il frutto è già lì al suo interno. La metafora quindi ci riporta al principio di “simultaneità di causa ed effetto”: non bisogna aspettare di diventare perfetti nel futuro, ma è possibile far emergere in qualsiasi momento della vita il potere della Legge mistica.
Kyo significa letteralmente sutra ma in questo contesto è traducibile in Legge mistica, verità eterna. Il carattere cinese Kyo implica anche l’idea di “filo”. Il filo che lavorato con altri fili forma la struttura del tessuto.
Recitare quindi nam myoho renge kyo significa rispettare la dignità e le infinite potenzialità delle nostre vite ordinarie, facendo emergere la pura energia della vita e l’impegno a non cedere mai alle difficoltà e a vincere sulle proprie sofferenze.
Il buddismo è una religione che viene applicata in ogni istante di vita attraverso la pratica.
Questo ha permesso a Tina Turner di manifestare la propria buddità al mondo intero, la luce nei suoi occhi, il suo stato vitale rappresentano una vittoria, una fonte d’ispirazione che ha portato anche me a recitare assieme a migliaia di persone lo stesso mantra all’unisono perché il budda non ha genere.
Mi sono avvicinata al buddismo perché ogni individuo è considerato perfettamente dotato nel compiere la propria rivoluzione umana: ognuno può trasformare il proprio karma qui ed ora, scegliere di essere felice e pregare per la felicità degli altri.
Se vi è piaciuto questo cammino vi aspetto per raccontarvi di un viaggio e di nuove ispirazioni e suggestioni.

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Articolo di Arianna Marsico Gajulli

Nata in provincia di Milano mi sono trasferita a vent’anni nelle colline Marchigiane dove vivo assieme a un simpaticissimo golden retriever e altri amici, umani e non. Sono una libera professionista e counselor, lavoro da anni nel settore dell’organizzazione di eventi e nuovi progetti. Esploratrice di cammini di felicità scrivo e fotografo per passione e per la gioia di condividere le esperienze con le altre persone.

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