La scoperta è la strada del progresso. Nella “Notte Europea delle Ricercatrici e dei Ricercatori” che quest’anno si svolgerà il 26 settembre, come sempre l’ultimo venerdì del mese, saranno tanti gli eventi in Italia che si terranno per promuovere queste figure e per sensibilizzare la cittadinanza sul ruolo della ricerca nella società. Indimenticabile scienziata, unica italiana a ricevere il Premio Nobel per la Medicina, è Rita Levi-Montalcini, donna curiosa e desiderosa di nuove scoperte anche dopo la soglia dei cent’anni.
Di alcune settimane fa le dichiarazioni della nipote Piera, figlia del fratello Gino, che hanno emozionato il pubblico del convegno tenutosi a Sora in provincia di Frosinone e promosso dall’Associazione culturale no profit “Iniziativa Donne”.

«Zia Rita quando aveva ormai compiuto cent’anni una volta che sono andata a trovarla mi disse: “Se è vero quello che ho pensato questa notte, prendo il secondo Premio Nobel”», ha continuato la nipote della scienziata. «Mi ha detto cosa avrebbe voluto fare e spero di riuscire a indirizzare una ricerca in quella direzione, la stessa che lei ha indicato per vedere se aveva ragione o torto. L’auspicio che faccio è che sia sempre una giovane ragazza a seguire la sua strada e che riesca a scoprire a cosa serve veramente questo Ngf». Una notizia che ha spiazzato i/le presenti che hanno iniziato a sognare a occhi aperti, sperando che gli studi della professoressa Rita Levi-Montalcini possano continuare e portare a nuove cure. Era il 1986 quando le fu conferito il Premio Nobel per la Medicina per la scoperta del Nerve Growth Factor, il Fattore di Crescita Nervoso (Ngf), una proteina fondamentale per lo sviluppo, la sopravvivenza e la differenziazione dei neuroni. Una scoperta basilare nella neurobiologia, che ha avuto implicazioni per lo studio di malattie neurodegenerative come l’Alzheimer e il Parkinson.
«Vorrei che la Levi-Montalcini Foundation — ha aggiunto Piera Levi-Montalcini — riuscisse ad avere un pool di pensatrici e pensatori in grado di mettere insieme le ricerche fatte in giro per il mondo, e vi assicuro che sono veramente tante: qualche anno fa l’Ngf era la sostanza che veniva studiata di più in tutto il pianeta. Infatti, zia Rita pensava che sostanzialmente fosse la sostanza della vita».

Parole che hanno affascinato le/gli intervenuti al convegno dove la nipote della Premio Nobel ha tratteggiato l’intera famiglia Levi-Montalcini presentandola come i Pa-Ri-Gi-Ni, così si amavano salutare nelle lettere che si inviavano che avevano come inizio “Cara Pa’”, “Adorato Gì”.
Erano quattro figli: Paola e Rita erano gemelle, il primogenito Gino e Nina. «Grande la voglia della famiglia Levi-Montalcini di leggere, di sapere, di indagare, di scoprire, di capire e di non limitarsi ai settori in cui si lavora. Tutti e tre i fratelli, ed anche zia Nina che però ha fatto di più la mamma, si allargano su diversi temi: politici, filosofici, della fisica e della matematica e nelle librerie ci sono sempre libri di tutti i tipi. Loro spaziano su tutto, non chiudendosi in un settore, ma continuano a far girare il cervello su problemi che affliggono da sempre l’umanità come guerre, sopravvivenze, malattie e anche sul volersi o non volersi bene, e sullo stare o non stare bene. I Pa.Ri.Gi.Ni. approfondiscono tutto. E poi la capacità di zia Rita, oltre al Premio Nobel, è di affrontare tutti i temi che vanno dall’etica, alla scienza, ai problemi delle donne, a quelli che possono essere i problemi delle carceri, ai problemi dello sviluppo, del mondo in generale: le donne africane sono uno dei temi che lei ha poi abbracciato verso la fine della vita», continua Piera.

«È il caso che ti porta a dover affrontare delle difficoltà, a dover cambiare rotta, a dover cambiare lavoro e ben venga che uno deve cambiare lavoro, dicevamo sempre con zia Rita perché in quei momenti esci dalla routine e devi reinventarti, imparare cose nuove, cimentarti con dei nuovi problemi e capire che quelli incontrati nel precedente lavoro, ti sono utili nel secondo. Questa voglia di sperimentare sempre qualcosa di nuovo, di non fermarsi mai e di andare alla ricerca di quello che il mercato di offre, cercando di sfruttarlo al meglio, direi che è stata una delle caratteristiche della famiglia Levi-Montalcini», ha proseguito nel suo intervento. «Il mio compito è sì quello di far conoscere zia Rita, ma parimenti di far conoscere lei, zia Paola e papà perché le loro vene artistiche hanno influito moltissimo sul lavoro di zia Rita, come il lavoro di zia Rita ha influito sul lavoro di zia Paola, che viveva con lei, e un po’ meno su papà perché era il più anziano. Tutti e tre si raccontavano quello che facevano e quello che scoprivano, ma non solo del lavoro, anche quello che la società produceva di nuovo. Per cui i materiali che zia Paola usa, molte volte sono consigliati da papà, altre tinte o modi di dipingere all’interno delle case sono consigliati da zia Paola a papà e a zia Rita, quella che oltre ad essere la ricercatrice, era anche un’ottima disegnatrice con una mano tipica della famiglia. Io non so disegnare, non me lo chiedete, il mio gatto era da ingegnere tutto triangoli, ovali e rettangoli. Invece loro erano tutte/i bravissime/i. Zia Rita nelle sue lettere riporta il disegno di quello che lei vedeva al microscopio, perché allora le macchine fotografiche non erano come oggi. Nella parte iniziale della sua tesi, raffigurava tutto quello che vedeva al microscopio con dei disegni a matita. Dacché si vede che una vena di eredità c’è, ed è molto forte, come c’è la vena della curiosità e della sperimentazione. Quando zia Rita ha deciso di iscriversi alla facoltà di medicina siamo in un’epoca in cui papà già era un architetto famoso, tra i primi razionalisti italiani, che stava progettando palazzo Gualino che è stato nei libri di storia, era già uno presente sui giornali, zia Paola era già nello studio di Casorati, esponeva e c’erano delle critiche molto favorevoli al suo modo di lavorare e zia Rita scopre finalmente che le sarebbe piaciuto fare medicina. Per un caso anche lì, ma come sempre la vita gira».
È stata una grande soddisfazione da parte dell’Associazione “Iniziativa Donne”, lo scorso 28 giugno 2025 aver promosso l’incontro con Piera Levi-Montalcini, presente all’inaugurazione del viale Rita Levi-Montalcini, in località Pontrinio a Sora. Un percorso pedonale che valorizza le bellezze cittadine: il fiume Liri, il Santuario della Madonna delle Grazie e il Castello dei Santi Casto e Cassio. Ad applaudire lo scoprimento della targa rappresentanti dell’amministrazione comunale, agenti della polizia locale di Sora, soci del sodalizio sorano e la cittadinanza intervenuta.

Una giornata da incorniciare che ha visto la stessa nipote, prima di rispondere alle domande dell’attento pubblico, tagliare il nastro della mostra fotografica a cura dell’Associazione nazionale Toponomastica femminile presso la sala espositiva del Palazzo della Cultura. L’evento è stato patrocinato anche dagli Stati Generali delle Donne.
In copertina: viale dedicato a Rita Levi-Montalcini, inaugurato a Sora in località Pontrinio. Foto di Enrica Canale Parola.
***
Articolo di Enrica Canale Parola

Pratica e promuove una cultura del rispetto. Giornalista pubblicista, laureata in comunicazione e multimedialità è socia fondatrice e vicepresidente dell’Associazione Culturale no profit Iniziativa Donne di Sora (Frosinone). Ha ideato e curato la rubrica settimanale Di pari passo. È impegnata nel sociale nell’organizzazione di eventi di sensibilizzazione. È Ambassador degli Stati Generali delle Donne del Lazio.
