Women’s Tower è un progetto nato nel 2021 a Buje (Croazia), in piena continuità con l’organizzazione inglese Port Art Women e l’Università popolare aperta di Buje. Nato dalla sinergia di donne provenienti da diverse nazionalità ed esperienze, ha lo scopo di valorizzare il lavoro artistico femminile e il suo cambiamento. Questo progetto italo-inglese è poi diventato uno dei più importanti progetti rivolti alle donne istriane, che mirano alla costruzione di uno spazio dove creatività e sensibilità femminili possono esprimersi e avere una visibilità internazionale — in una dimensione di elevazione culturale e spirituale.

«L’arte è l’espressione della bellezza del genere umano e racconta anche le vicissitudini della storia delle persone, dei popoli e delle culture. Le donne — depositarie di sapienze e di emozioni — hanno da sempre manifestato le loro capacità, ma la Storia ha penalizzato le loro creazioni e l’universo femminile è ancora uno spazio misconosciuto da far fiorire in tutte le sue sfumature» (O. Urpis, 2025).
Entrambe le istituzioni si impegnano continuamente nella realizzazione di attività culturali, quali incontri, programmi, festival e simposi. L’Università di Buje, tra le varie cose, si occupa anche di attività bibliotecarie, museali ed editoriali e offre servizi tecnici e intellettuali per le associazioni del posto. Anche la stessa città di Buje è solita investire con determinazione nello sviluppo locale, concentrandosi sulla gioventù, sull’istruzione, sulle infrastrutture comunali e sulla sostenibilità a lungo termine. La prima metà del 2025, infatti, stando alle fonti, è stata caratterizzata da una grande serie di eventi educativi e formativi, tra cui, appunto, il Women’s Tower. Nello specifico, l’esposizione si è tenuta dal 27 giugno al 27 luglio presso la Torre di San Martino.

Scelta assolutamente non casuale dato che si tratta di una cittadina istriana, pittoresca e molto in voga tra visitatori e visitatrici straniere. Lo stesso mastio, difatti, rappresenta il punto di riferimento e ritrovo per ogni tipo di manifestazione culturale, mostra e occasione internazionale.
Scendendo nei dettagli, la rassegna è stata organizzata dal Pučko Otvoreno Učilište Buje – Università popolare aperta di Buie in collaborazione con la città di Buie, l’Ente per il Turismo e gli Stati Generali delle Donne. Insieme alla mostra vera e propria era prevista anche una competizione a cui potevano partecipare tutte le artiste interessate, croate e non, con un’opera ciascuna. La giuria era composta da: Ornella Urpis, PhD sociologa, collaboratrice Upa Buje, ideatrice del progetto; Lorella Limoncin Toth, storica dell’arte e sovrintendente dei beni culturali della regione istriana; Lovorka Lukani, direttrice dell’Upa di Buje; Fulvia Zudiĉ, pittrice, presidente della Comunità degli Italiani “Giuseppe Tartini” di Pirano, Slovenia; Nives Zudiĉ Antoniĉ, PhD, docente di Letteratura italiana e storica dell’arte, Università del Litorale, Capodistria, Slovenia. Il primo premio al miglior lavoro consisteva in una personale l’anno seguente nella medesima struttura. Si è aggiudicata il prestigioso riconoscimento Georgette Yvette Ponté, espositrice a livello internazionale che, dopo un master in scultura, ha scelto di occuparsi anche di performance, videoarte, pittura.
Il catalogo della mostra scritto in tre lingue, sia online che cartaceo, è presente in diverse piattaforme scientifiche (Research. Gate, Academia.edu), nel sito dell’ateneo triestino e diffuso in tutte le biblioteche nazionali croate. A seguito della pubblicazione, le opere sono state, altresì, incluse in una galleria virtuale sul sito ufficiale del Pučko Otvoreno Učilište Buje, mentre i materiali dell’evento e dell’inaugurazione (fotografie, video, catalogo, inviti e manifesti) sono stati pubblicati sui canali social dell’organizzatore.
Ciascuna opera era dotata di maestosa bellezza, originalità e profondità; ognuna realizzata con il proprio stile e con la propria tecnica: dal mosaico alla penna 3d, dalle varie tecniche miste e/o combinate al cianotipo, dall’acrilico all’olio (e, talvolta, il carboncino), fino ad arrivare alla composizione tessile in tecnica faux chenille con applicazioni all’uncinetto. Anche i materiali erano tra i più disparati, quali: la tela, la carta, il tessuto, la carta pergamena e il compensato.
L’esposizione, curata da Ornella Urpis e Lovorka Lukani, aveva il suo incipit nell’androne della Torre e verteva su tre tematiche principali: il mare, i corpi, il concetto astratto e metafisico dell’isolamento e dello spaesamento.


La prima veniva affrontata da quattro quadri: Blu (di Daniela Mottola) — dalle vivide tonalità del blu, per l’appunto — era una riflessione sul concetto di essenza e tempo; C’è una casa (di Klara Rabenseifner Miljević) descriveva una casetta nel mondo tanto che la stessa opera riportava le parole «ima jeona kucica draga scru mom», in italiano «c’è una casetta, cara, mia cara»; Banco di pesci (di Karmen Herak), invece, ritraeva una vorticosa distesa marina piena di vita messa su tela con un lodevole chiaroscuro; L’isola di mia nonna (di Barbara Jugovac) era realizzata mediante l’applicazione di un centrino all’uncinetto su una distesa blu, probabile similitudine dell’oceano.
La seconda tematica comprendeva sette quadri e due sculture: Età dell’oro (di Georgette Yvette Ponté, la vincitrice del concorso), da cui emergeva una sensuale e formosa nudità femminile su uno sfondo a quadri, mediante la quale venivano esplorati i concetti di vulnerabilità e corporeità.

Scoperta (di Martina Ponjavić) che, anch’esso, raffigurava una donna dai colori vivaci mescolati a ombre dorate; L’abbraccio (di Fiorenza D’Orazi), con un longilineo soggetto femmineo tratteggiato con finezza; Scintille e passione (di Elisabetta Maresio), infine, esaltava le forme prorompenti di una figura, ricoperte di fiori dai colori brillanti e accesi.
Trovavano spazio pure tre eleganti volti incorniciati da composizioni floreali: Fiori (di Ingrid Kuris-AKIS), Sogno di fioritura (di Sabina Čanić) e Donna Amore (di Dunja Mazić).


In questo percorso, una creazione era collocata sul soffitto. Stiamo parlando di Buchi (di Jelena Martinović), stracci di tessuto con disegnati dei rami. Due le sculture: Polpo (di Fiona Ančić), in fil di ferro, (foto Polpo) e Chi tiene la conchiglia può parlare (di Marina Djira), tridimensionale, realizzato con la penna 3d.
L’ultimo argomento, quello dello spaesamento e dell’isolamento, raggruppava il numero più alto di quadri. Si partiva dall’astratto di Nei momenti di solitudine (di Loredana Bradaschia), dove — su uno sfondo blu — una serie figure indefinite e amorfe di donne pativano un tormento interiore. Poi, Occhio che tutto vede (di Virna Jugovac) raffigurava, in un contesto spoglio e arido, un’entità controllante a forma di bulbo oculare e una persona che, senza veli, tentava di nascondersi.


I concetti di debolezza, disarmo e sottomissione, verso l’altrui occhio giudicante, qui, sono resi egregiamente dall’artista, grazie alla metafora della nudità. Notevoli anche Passare al bosco (di Manuela De Stefani) e Il tempo tra i battiti (di Gordana Lenić), opere estremamente suggestive e dalle linee astratte. In un ambito prevalente di forme muliebri, spiccava un uomo, virile e maestoso che, seduto su un muretto, teneva in mano un grappolo d’uva. Era Zagrej (di Petra Held Potočnjak), in cui si notava fin da subito il contrasto tra moderno e antico nel volto maschile, nell’abbigliamento e nell’ambiente retrostante.
Con Uliveto in Istria (di Vanda Jurković) dall’astrattismo ci avviciniamo al metafisico: un paesaggio di mare istriano era ritratto con pennellate decise.
C’erano anche Grappolo d’oro (di Vesna Robotic) che raffigurava un raspo d’uva di colore giallo; Strada forestale (di Jasenka Smrekar), caratterizzata da una serie di alberi e una natura morta; in Fuori da questo mondo (di Eveline Vogel) veniva delineato un ambiente indefinito e immateriale da cui emergeva una potente luce; Viola e Verde n.1 (rispettivamente di Maja Vego e Francesca Zamolo) ricordavano lo stile dello spazialismo. Infine potevamo apprezzare il mosaico Fonte (di Tereza Kesovija-Lupetina) e il ritratto Mia nipote Andrea (di Karolina Atagić), grande esempio di «forza di elevazione e di realizzazione personale trasformando una vita esperita in un campo di concentramento in una vita che val la pena d’esser vissuta e rappresentata» (O. Urpis, L. Lukani, Uno sguardo all’arte femminile in Women’s Tower Exhibition 2025, POU, Buje, 2025).

L’esposizione, con la sua tematica importantissima e sempre attuale, è riuscita pienamente nel suo fine ultimo: dare attenzione e visibilità alle donne e alla loro arte figurativa.

In un mondo che da sempre penalizza le attività femminili, in ogni ambito, queste artiste hanno dato prova delle proprie capacità, raffigurando un universo poco raccontato e ascoltato. Un universo ricco di emozioni, bellezza e creatività.
In copertina: Sogno di fioritura e fiori. Foto di Ornella Urpis.
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Articolo di Ludovica Pinna

Classe 1994. Laureata in Lettere Moderne e in Informazione, editoria, giornalismo presso L’Università Roma Tre. Nutre e coltiva un forte interesse verso varie tematiche sociali, soprattutto quelle relative agli studi di genere. Le sue passioni sono la lettura, la scrittura e l’arte in ogni sua forma. Ama anche viaggiare, in quanto fonte di crescita e apertura mentale.
