Lydia Mei

Lydia Mei nacque il 2 luglio 1896 nell’isola estone di Hiiumaa, seconda di tre sorelle di nome Kristine e Natalie. La peculiarità della famiglia Mei risiede nel fatto che tutte e tre le ragazze diventarono artiste: Lydia e Natalie si appassionarono alla pittura, mentre Kristine si specializzò in scultura. 

Lydia studiò architettura presso il Politecnico femminile di San Pietroburgo per tre anni, terminando i suoi studi nel 1918. Fu la prima architetta in Estonia, ma trovò la sua vera realizzazione con le pitture ad acquerello negli anni Venti, insieme alla sorella Natalie. Subito dopo la laurea lavorò come assistente architetta nel governo di Tallinn fino al 1919, quando partecipò per la prima volta ad una mostra d’arte nella città di Tartu e iniziò a studiare nel campo della pittura. Dal 1920 al 1921 insegnò disegno presso il Seminario degli insegnanti di Tartu.

Sposò lo scultore estone Anton Starkopf nel 1920 e insieme completarono diversi progetti per vari monumenti celebrativi della guerra di indipendenza estone. Nonostante Lydia aiutasse il marito, il suo nome non comparve mai tra gli scultori che realizzavano i monumenti: si trovavano solo nomi degli artisti uomini, poiché sia la guerra che le opere commemorative erano considerate campi di pura pertinenza maschile.
Il matrimonio con Anton fu breve, durò circa otto anni; la vera compagna di vita di Lydia fu sua sorella Natalie, con la quale condivise la casa dopo la separazione dal marito.

Per comprendere al meglio l’attività di Lydia Mei è fondamentale conoscere l’art déco e il suo stile. L’art déco si sviluppò fra il 1919 e il 1930 e interessò un’ampia gamma di branche artistiche: riguardò, infatti, le arti decorative e visive, l’architettura e la moda. L’art déco era lo stile dei “figli e figlie della Prima guerra mondiale” che volevano lasciarsi alle spalle gli orrori della guerra e trovare nell’arte un trampolino di lancio verso una nuova vita.
Le forme sono essenzialmente classiche e simmetriche, le geometrie sono caratterizzate da linee rigide e nette. La parola d’ordine è modernità, intesa come sguardo di disprezzo nei confronti di tutto quello che è considerato vecchio e appartenente al passato.

Dato che Lydia raffigurò anche soggetti femminili nelle sue pitture, è bene sottolineare che l’art déco rappresentava le donne come bellissime, ma allo stesso tempo fredde e mondane. I primi dipinti di Lydia erano prevalentemente composizioni floreali, nature morte di oggetti casalinghi, uccelli che osservava dalla finestra della propria casa. Inizialmente i suoi spunti artistici furono limitati, poiché le fu diagnosticata la tubercolosi e per due anni fu costretta al riposo e all’isolamento in sanatori per pazienti di malattie polmonari.
Lydia era considerata un’artista molto versatile: oltre ai dipinti ad acquerello, si cimentava anche nei dipinti ad olio, si dilettava nel disegno grafico, realizzò anche progetti per mobili agricoli, illustrazioni per libri e dipinti su porcellana. Lasciò, inoltre, un’intera gallery di ritratti femminili. Il ritratto Donna con la sigaretta, ad esempio, raffigura una donna sulla trentina, elegante, ma allo stesso tempo con una posa e dettagli degli accessori un po’ provinciali. Per Lydia era la rappresentazione delle limitazioni e delle ridotte possibilità delle donne all’epoca.

All’interno di questa serie di ritratti, Lydia trattò anche il tema della prostituzione, ma lo fece in modo diverso rispetto ai suoi colleghi uomini. In Procurer viene dipinta una giovane donna, vestita modestamente, che ignora un uomo ricco che le sta offrendo da bere. L’uomo è rappresentato come una figura robusta e indossa un voluminoso anello a dimostrazione della sua ricchezza. Sullo sfondo si scorge un’altra donna con il viso rugoso, che osserva la scena, curiosa di come si concluderà la vicenda. La rappresentazione della ragazza che ignora l’uomo, senza proferire parola, è una metafora del destino “biologico” delle donne, che dovevano, loro malgrado, accettare questo lavoro in quanto donne e appartenenti al ceto sociale più povero.
Lydia ritrae la giovane anche in un disegno a matita, in cui si trova con una più anziana. Le due hanno un trucco molto deciso, che ne lascia sottintendere la professione.

In un terzo disegno, lasciato incompiuto, intitolato Le due prostitute, Lydia raffigura una ragazza giovane e magra, seduta con le gambe divaricate, con un vestito attillato e un cappello. L’altra donna, invece, è più vecchia e paffuta e sta in piedi scalza con le braccia sui fianchi, vestita con una canottiera trasparente. Entrambe guardano verso chi osserva, una con uno sguardo arrogante, l’altra completamente indifferente. In quest’opera Lydia volle rappresentare il processo di invecchiamento delle donne nel loro lavoro di prostitute.
La differenza con gli artisti uomini del tempo sta nella raffigurazione delle donne non come oggetti del desiderio maschile, nonostante il loro “mestiere”, ma come persone qualunque che svolgono un lavoro.
Riuscì dunque a costruire un nuovo modo di rappresentare la prostituzione che non fosse erotico e nemmeno volgare, solo realistico e a tratti ironico.

Secondo Lydia, il fatto che i pittori rappresentassero le prostitute solo come oggetti del desiderio rifletteva la paura maschile nei confronti dell’emancipazione femminile, che stava sempre più prendendo piede nella nuova società moderna e urbanizzata. Nel momento in cui la donna cessa di essere un oggetto e diventa persona, bisogna garantirle dei diritti che al tempo non si era ancora pronti a riconoscerle.

Una volta ripresasi dalla tubercolosi, Lydia fu presente in molte mostre non solo in Estonia, ma anche a Helsinki, Riga, Berlino, Amsterdam e varie altre città.
Dal 1950 al 1960 lavorò come designer tessile e venne assunta per la progettazione di cartoline.
Durante la sua vita, ottenne diversi riconoscimenti: nel 1928 vinse il premio per le belle arti della Estonian Cultural Endowment per la colonna War and Peace e nel 1933 arrivò terza al concorso di progettazione di mobili per fattoria della Società centrale degli agricoltori estoni.
Fu anche membro dell’Associazione centrale estone degli artisti visivi dal 1925, membro del gruppo degli artisti estoni dal 1931 al 1935, membro dell’Associazione degli artisti applicati nel 1936 e membro dell’Unione degli artisti dal 1946.

Morì a Tallinn il 14 settembre 1965, all’età di 69 anni.

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Articolo di Elisabetta Uboldi

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Laureata in Ostetricia, con un master in Ostetricia Legale e Forense, vive in provincia di Como. Ha collaborato per quattro anni con il Soccorso Violenza Sessuale e Domestica della Clinica Mangiagalli di Milano. Ora è una libera professionista, lavora in ambulatorio e presta servizio a domicilio. Ama gli animali e il suo hobby preferito è la pasticceria.

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