Ricordando Berenice. La “giornalista con la treccia”

Il 16 gennaio di tre anni fa avrebbe compiuto cento anni, ma Berenice ha interrotto prima il suo cammino, è morta infatti il 3 settembre 2009 a Roma. Conviene però fare un passo indietro per le lettrici e i lettori che non hanno avuto modo, magari per motivi anagrafici, di conoscerla. Chi era la “giornalista con la treccia”?

Jolena Baldini era nata il 16 gennaio 1921 a Montepiano di Vernio, una piccola località sulle rive del Bisenzio in provincia di Prato, ma presto la famiglia si trasferì a Pistoia, città che si portò sempre nel cuore; sedicenne cominciò a scrivere novelle in versi per la rivista Primarosa. Poco dopo collaborava con racconti alla rivista Tribuna, ma siamo in pieno regime fascista e ancora in guerra, quindi la terza pagina, destinata alla cultura, viene abolita per decreto ministeriale. Arriva il dopoguerra e, con la libertà riconquistata, la stampa riprende a dare molteplici voci all’informazione e alla cultura in senso lato. Jolena diventa Berenice: sceglie questo augusto nome perché la regina moglie di Tolomeo, cantata da Callimaco, era famosa per i lunghi capelli; lei stessa infatti è nota per la bella treccia bionda che la caratterizza. Ormai abita da tempo a Roma, comincia a scrivere su Paese e poi su Paese Sera con una rubrica fissa quotidiana dal titolo “Settevolante” e realizza interviste e inchieste. Il suo logo viene di volta in volta disegnato da grandi artisti come Guttuso, Vespignani, Cagli che interpretano la celebre treccia ognuno a suo modo. «Di Berenice rimangono tante cose buone: uno spirito anticonformista e indipendente; l’amore per la cultura ed una grande capacità di scrittura; il gusto per la verità attraverso la cronaca. Insomma, una grande donna e giornalista, dalla ‘magrezza tutt’altro che fragile’. Come lei stessa amava definire l’amico Pierpaolo Pasolini». Così la ricorda Antonello Di Mario, responsabile dell’ufficio stampa della Uilm, che ne sottolinea pure la generosità: «all’inizio degli anni Novanta aveva accettato di dirigere il Sestante, un giornale locale a Terracina su richiesta di Alessandra Ottaviani, oggi story-editor di Rai fiction, e solo per amicizia verso un gruppo di giovani cronisti, ed io ero fra questi, che si batteva per il rinnovo del governo della città. Molti ragazzi di quella redazione, grazie al suo impegno, riuscirono così a continuare l’attività giornalistica».

La celebre treccia – Berenice e Federico Fellini

Jolena ha pubblicato come narratrice due romanzi ricchi di riferimenti autobiografici: L’innamorata (Mursia, 1965), in cui la protagonista è un’orfana come lei e si innamora di un uomo più maturo, e Il Tevere d’oro (Newton Compton, 1994), un giallo che si risolve grazie a una copia dell’Aleph di Borges; è stato dato alle stampe anche un bel libro che raccoglie una serie di interviste a celebri personaggi del panorama culturale italiano: Presi a volo (Editori Riuniti). Da buona toscana ha scritto una biografia del regista pistoiese Mauro Bolognini, edita a cura del comune di Pistoia, e pure due libri-intervista, uno su Anna Magnani, l’altro su Giorgio De Chirico.
Colpita da un ictus nel 2005, non si arrende alla malattia mentre ha in mente una nuova pubblicazione che si dovrebbe intitolare Nei cassetti della memoria; il libro non uscirà, ma alcune parti saranno inserite nel postumo Pistoia e i pistoiesi (Settegiorni editrice, 2009). Alla città della giovinezza era rimasta molto legata tanto che si definiva: «pistoiese dell’ex corso Vittorio, oggi corso Gramsci, giornalista a Roma». Al momento della morte stava lavorando a un altro progetto a lei caro: un’opera sulla sua infanzia nel paese natale, dove aveva anche trascorso verso i dieci anni un bel periodo presso i nonni contadini per ritemprare il fisico un po’ gracile, dove pure ritornava appena possibile per brevi vacanze e dove rimangono i figli Guido e Jacopo. A proposito della maternità, in una lettera del 16 gennaio 2005, aveva affermato: «Sto scrivendo qualcosa contro le madri, e come la maternità in genere non sia un fatto soggettivo. Cioè che è madre anche chi non ha figli e che i figli non sono mai della propria madre». Queste parole inevitabilmente ci riportano al testamento spirituale di un’altra grande donna, Michela Murgia, quando tante volte citava il suo essere “madre d’anima” di figli non generati da lei, ma con i quali aveva un legame altrettanto forte; dunque non è madre solo chi dà la luce, ma anche chi alleva, nutre, accudisce, ama un figlio o una figlia altrui.

Una persona che l’ha conosciuta da vicino, la giurista Serenella Romeo, ha raccontato in una lettera aperta alla giornalista Concita De Gregorio (La Repubblica, 16-1-21) di averla incontrata la prima volta insieme all’artista Gian Paolo Berto, di cui fu amica e musa, «alla fine degli anni Sessanta alla Farnese a Roma, a cena con Tono e Olga Romagnoli. Legata dagli anni Novanta al figlio Guido, frequentando anche il fratello Jacopo, di Jolena ho condiviso fino alla fine la vita in affettuosi scambi di golosità, interessi, memorie e giochi di parole». Abitavano vicine, sullo stesso pianerottolo, e spesso Jolena le metteva bigliettini sotto la porta, un vero epistolario conservato con cura. «In mille e mille notti ha avuto compagne la Lettera 22 e la penna. Lapis e taccuino in mano, con ogni tempo a piedi o assorta in autobus, in brevi tratti ha raccontato fatti, persone famose e non, cui ha dato luce». Questo era il giornalismo di una volta: senza internet, senza cellulari, senza computer, era un lavoro di gambe e di testa, da svolgere all’aperto, sul posto, fra disagi e difficoltà reali. Ritratto perfetto di una donna che era, parole di Romeo, «esile e forte, laica toscana di fulmineo detto, incline all’epigramma»; per sua volontà è stata cremata e le sue ceneri sono state sparse al vento sulle pendici dell’Appennino, nei luoghi tanto amati e sempre presenti nel suo ricordo.

***

Articolo di Laura Candiani

Ex insegnante di Materie letterarie, dal 2012 collabora con Toponomastica femminile di cui è referente per la provincia di Pistoia. Scrive articoli e biografie, cura mostre e pubblicazioni, interviene in convegni. È fra le autrici del volume Le Mille. I primati delle donne. Ha scritto due guide al femminile dedicate al suo territorio: una sul capoluogo, l’altra intitolata La Valdinievole. Tracce, storie e percorsi di donne.

Lascia un commento