Il coraggio, uno, se non ce l’ha, mica se lo può dare

Tutte le persone della mia generazione (sono nata nel 1962), hanno conosciuto la vaccinazione contro il vaiolo. Nella mia città, Caltanissetta, la vaccinazione veniva somministrata all’età di sei-sette anni mediante iniezione nel braccio, negli uffici della Condotta medica provinciale.
Anch’io quindi, all’età di sei anni mi recai presso quegli uffici, accompagnata da mio padre, per ricevere il vaccino. In turno con me c’era un bambino, coetaneo, di nome Massimo anche lui in attesa di vaccinarsi. Il medico condotto ci guardò entrambi e disse al bambino: «iniziamo da te che sei più coraggioso».

Massimo si avvicinò al dottore tenuto per mano dalla madre, ma quando vide la siringa avvicinarsi si mise a gridare, si staccò dalla madre e si mise a correre lungo il corridoio dell’Ufficio. Il medico si alzò forse per andare a parlargli ma io mi parai davanti a lui e con voce ferma gli dissi: guardi, mio padre e io abbiamo un po’ fretta. Potrebbe farmi la vaccinazione così noi andiamo? Usai proprio queste parole. Dopo l’iniezione presi, con gesto teatrale, il batuffolo di cotone per comprimere la puntura e con aria di sufficienza ringraziai e salutai il dottore.
Mentre mi avviavo lungo il corridoio che portava all’uscita, insieme a mio padre che se la rideva divertito, vidi Massimo ancora accucciato a terra. Ricordo di avere provato una certa tenerezza e compassione per quel bambino a cui era stato chiesto di nascondere la sua fragilità e recitare un ruolo così distante da lui.

Da bambina ho raccontato più volte questo aneddoto ad amici e parenti per ridere di me, per come avevo sfidato il dottore ma anche per capire perché quell’atteggiamento mi aveva dato così fastidio. Le nonne mi dicevano che il medico era stato gentile e protettivo, che voleva rassicurarmi.

Solo col tempo mi resi conto che non c’era nessun intento protettivo nelle parole del medico. C’era piuttosto l’affermazione di una superiorità morale di un individuo maschio su un individuo femmina. Questo mi aveva dato fastidio anche se non avevo ancora consapevolezza di cosa fossero gli stereotipi, i pregiudizi, le discriminazioni di genere e quant’altro.

Molti anni dopo rividi Massimo a una manifestazione femminista a sostegno dell’interruzione volontaria di gravidanza, non so se mi ha riconosciuta…

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Articolo di Ester Vitale

Laureata in Giurisprudenza e in Scienze Politiche, è stata Segretaria Generale della Uilca Sicilia, segretaria Regionale della Uil Sicilia, parte del Consiglio Nazionale della Uil — militando nel Coordinamento Pari Opportunità — e membro della Commissione per l’Imprenditoria femminile della Cciia di Caltanissetta. Consigliera del Comitato Economico e Sociale Europeo fino a settembre 2020, oggi è portavoce dell’Associazione “Onde donneinmovimento” di Caltanissetta.

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