Una Costituzione per tutti e per tutte (27 dicembre 1947-1 gennaio 1948)

Nel Calendario civile dei miei sogni, in cui la laicità dello Stato trova la sua conferma nelle giornate del 27 dicembre e del primo gennaio, si ricordano la promulgazione e l’entrata in vigore della Costituzione della Repubblica italiana. La Costituzione ci parla con serietà, ma il suo tono è leggero. In questo articolo farò una serie di spigolature tra gli spunti e le novità per me più rilevanti e da condividere.
La vera rivoluzione è rappresentata dalla piena uguaglianza tra uomini e donne che ricorre sia nell’articolo 3 che in altri articoli della Parte Prima, un’uguaglianza che è solo il punto di partenza per la piena partecipazione delle donne all’organizzazione economica, politica e sociale del Paese.
Come ebbe a dire Teresa Mattei, la più giovane Costituente in Assemblea”:
…noi affermiamo oggi che, pur riconoscendo come grande conquista la dichiarazione costituzionale, questa non ci basta. Le donne italiane desiderano qualche cosa di più, qualche cosa di più esplicito e concreto che le aiuti a muovere i primi passi verso la parità di fatto, in ogni sfera, economica, politica e sociale, della vita nazionale.
Non dimentichiamo che secoli e secoli di arretratezza, di oscurantismo, di superstizione, di tradizione reazionaria, pesano sulle spalle delle lavoratrici italiane; se la Repubblica vuole che più agevolmente queste donne collaborino alla costruzione di una società nuova e più giusta, è suo compito far si che tutti gli ostacoli siano rimossi dal loro cammino, e che esse trovino al massimo facilitata ed aperta almeno la via solenne del diritto, perché molto ancora avranno da lottare per rimuovere e superare gli ostacoli creati dal costume, dalla tradizione, dalla mentalità corrente del nostro Paese.
Per questo noi chiediamo che nessuna ambiguità sussista, in nessun articolo e in nessun parola della Carta costituzionale, che sia facile appiglio e chi volesse ancora impedire e frenare alle donne questo cammino liberatore.
Dopo un lungo elenco di diritti nei confronti dello Stato, in cui si respira la voglia di libertà di un popolo per troppi anni sottomesso a un regime autoritario e antidemocratico, la Costituzione afferma pochissimi doveri, su cui è interessante riflettere, perché parlare di doveri oggi è divenuto impopolare.

Il primo è il dovere di difendere la Patria, unico dovere accompagnato dall’aggettivo ”sacro”. Chi, non conoscendo bene la nostra Carta fondamentale, si ostina a dire che è una Costituzione di rammolliti pacifisti, dimentica che l’aggettivo che nello Statuto Albertino la classe liberale aveva usato per “il terribile diritto”(Rodotà) , la proprietà, nella Carta della nuova società viene usato proprio per la difesa della Patria. Patria, che ha il significato di Terra dei Padri, ma è Madre, che unisce in sé il maschile e il femminile, non è un concetto che i Costituenti hanno lasciato alla retorica e alla propaganda fascista. Lo hanno voluto per cementare il senso di appartenenza a una stessa comunità solidale del popolo italiano e perché in alcuni dei suoi valori si potessero riconoscere anche coloro che avevano creduto in un diverso regime e avevano perso, perché non si sentissero del tutto esclusi. La difesa della Patria non si fa solo con le armi in caso di attacco nemico, ma si esercita quotidianamente curando il territorio, difendendolo dagli abusi edilizi, dalla corruzione, dalla deturpazione del paesaggio, dalle infiltrazioni mafiose. Il “patriottismo costituzionale” è la risposta democratica al nazionalismo fascista e neofascista e al sovranismo dei nostri tempi.

C’è poi il dovere di concorrere alle spese pubbliche, cioè di pagare le imposte, in base alla propria capacità contributiva e secondo criteri di progressività, cioè di giustizia sociale. Se tutti o la maggior parte delle persone pagassero le tasse, invece di evadere sistematicamente il fisco, avremmo un Paese più sicuro, un territorio rammendato nelle sue parti malate, una sanità e una scuola migliori. Il patto di convivenza di una Nazione si fonda sulla partecipazione di tutti e tutte alle spese pubbliche. Quando fu approvata la Costituzione la chiave per una società più equa e migliore ci fu data. Purtroppo, a settant’anni dalla promulgazione della Madre di tutte le leggi, l’evasione fiscale e le diverse modalità di prelievo delle imposte dai contribuenti sono una delle cause più grandi delle disuguaglianze in Italia. Forse la vera lotta di classe oggi è quella fra chi non può evitare di evadere il fisco e coloro ai quali è consentito farlo.

Il terzo dovere è quello di essere fedeli alla Repubblica e di osservarne la Costituzione e le leggi. Premessa per l’adempimento di questo dovere avrebbe dovuto essere la diffusione del testo costituzionale in tutte le famiglie e in tutte le scuole. Non fu fatto. Il testo, curato nella forma affinché fosse chiaro e facilmente comprensibile, restò affisso agli albi dei Comuni per un anno e poi venne dimenticato. Le scuole dove si sarebbero formate “le classi dirigenti del domani”, il Liceo classico e il Liceo Scientifico, non ebbero l’opportunità di studiare il diritto e se qualcuno conobbe la Costituzione prima della laurea in discipline giuridiche ed economiche fu solo grazie a qualche illuminata o illuminato docente di storia o filosofia che si dedicò all’educazione civica. Mancò dunque l’opera più importante: la costruzione di un senso civico costituzionale. Eppure Calamandrei l’aveva detto: la scuola “è un organo costituzionale, un organo ematopoietico, che porta sangue a tutti gli altri organi”. Questa missione della scuola della Repubblica non fu mai realizzata nella convinzione, del tutto infondata, che non ci sia bisogno di una pedagogia della democrazia e della Costituzione. Le conseguenze di questa miopia storica e politica si patiscono ancora.
I dieci anni successivi all’entrata in vigore della Costituzione sono ricordati come “gli anni del congelamento della Carta Costituzionale”, che risentirono non solo della sua mancata conoscenza nelle scuole, ma anche del ritardo nell’attuazione dell’organo che avrebbe dovuto depurare le leggi emanate durante il regime fascista e che tanto avrebbe fatto dopo la sua istituzione, la Corte Costituzionale, la cui legge istitutiva è del 1956 e che operò a partire dalla fine degli anni cinquanta.

Un altro dovere importantissimo, che dovrebbe essere scritto in ogni ufficio pubblico, in ogni aula di scuola e di Tribunale, in ogni corsia di ospedale, è nel secondo comma dell’articolo 54: “Coloro cui sono affidate funzioni pubbliche hanno il dovere di svolgerle con disciplina e onore”. I nostri e le nostre Costituenti conoscevano l’importanza delle parole e non scrissero “coloro che svolgono” incarichi pubblici , scelsero di proposito il verbo “affidare”, che si usa di solito per qualcosa di importante da custodire. Nella parola “affidare” è racchiuso il termine fides latino, fiducia, fede. A coloro che svolgono attività pubbliche per nostro conto diamo tutta la nostra fiducia, come se affidassimo loro ciò che di più sacro e prezioso abbiamo, un figlio o una figlia, una persona cara. E l’attività delle persone che rappresentano la nostra comunità viene definita “funzione”, qualcosa che non si esercita solo per sé, ma per gli altri. Tale funzione deve essere svolta “con disciplina e onore”, con serietà, diligenza, professionalità. Oggi purtroppo l’espressione uomini d’onore è collegata agli appartenenti alla mafia per eccellenza, Cosa Nostra. Non lasciamo alla mafia questo termine. Riprendiamoci il valore che venne dato a questa parola in Assemblea Costituente. Il concetto di onore, come scrive dalla Chiesa “traccia un intero orizzonte di doveri, rappresenta un precetto alto e straordinariamente esigente per coloro che hanno il privilegio e la fortuna di svolgere funzioni pubbliche”.

C’è poi, tra i principi fondamentali, all’articolo 4 “il dovere di svolgere un’attività o una funzione, secondo le proprie capacità e la propria scelta, che concorra al progresso morale e spirituale della società”. Il lavoro, che, se scelto e amato, secondo Primo Levi rappresenta “la migliore approssimazione concreta alla felicità sulla Terra”, non deve essere svolto solo per sé stessi, ma per tutta la comunità e se svolto con passione o semplicemente con disciplina, può concorrere non solo all’aumento del Pil, ma al progresso spirituale della società, cioè alla costruzione di una società gentile, ispirata alla mitezza della Costituzione.
Pochissimi doveri dunque, insieme a quello dei genitori di istruire ed educare i figli, quello di studiare, cui corrisponde il diritto offerto dalla comunità ai giovani all’istruzione, quello civico al voto. Tutti questi doveri e i corrispondenti diritti non rappresentano tanto, rispettivamente, come ricorda Bettinelli, situazioni spiacevoli o piacevoli, quanto condizioni necessarie per la convivenza. L’effettiva gradevolezza della convivenza dipende, sempre per Bettinelli, soprattutto dai conviventi, dalla loro capacità di impegnarsi spontaneamente nella realizzazione di una società più mite e inclusiva.

Tra le norme innovatrici della Costituzione, come non ricordare il matrimonio fondato sull’eguaglianza morale e giuridica dei coniugi. Tra i due aggettivi, “morale” è quello che più ci fa amare la Costituzione e ce la rende contemporanea. Avremmo dovuto aspettare ventisette anni per vedere abrogate dalla riforma del diritto di famiglia la potestà maritale e la patria potestà, finalmente sostituita dalla potestà dei genitori. In questo articolo una grande parte ebbero le Madri Costituenti.
C’è poi tutta l’impalcatura costituzionale, fatta di pesi e contrappesi, che ci consegna un sistema equilibrato, con al centro il Parlamento, organo rappresentativo del popolo e con un Presidente del Consiglio volutamente debole, dopo l’esperienza dello strapotere fascista. Non è colpa del disegno costituzionale se i nostri Governi sono sempre stati deboli ma del sistema politico italiano, a pluripartitismo esasperato
, e delle recenti inqualificabili leggi elettorali.
Il Presidente della Repubblica e la Corte Costituzionale hanno un ruolo fondamentale nei momenti di patologia dei rapporti tra gli organi costituzionali e sono messi a garanzia della Costituzione.
Infine è bene ricordare la rigidità della Costituzione, che ci protegge dai cosiddetti “colpi di maggioranza” di mussoliniana memoria e costruisce una solida barriera alle derive autoritarie di chi, avendo conquistato il potere, vorrebbe cambiare la Costituzione per assicurarselo a vita.
Contrariamente a quanto si pensa, il testo che ci è stato donato dai Padri e dalla Madri Costituenti è stato modificato più volte, perdendo in chiarezza e semplicità. Ma il meccanismo dell’articolo 138 ci ha protetto da modifiche pericolose, a cui gli italiani e le italiane hanno saputo rispondere nei referendum costituzionali, soprattutto da quello che
, nel 2006, avrebbe voluto modificare tutta la seconda parte della Costituzione, stravolgendone lo spirito.
In un rapporto di J.P. Morgan troviamo scritto che la nostra Costituzione, come quelle di Portogallo, Grecia e Spagna, è troppo democratica e rallenta il processo decisionale nell’era della globalizzazione, con un  invito a modificarla. Proprio in quest’era, in cui le banche e le corporation sono molto più forti delle assemblee parlamentari, in cui le élite dei partiti tradizionali si sono allontanate dai cittadini e dalle cittadine, il testo della Costituzione, da leggere nelle piazze ed imparare a memoria come in Fahrenheit 451, resta un tesoro da conoscere e conservare e di cui ringraziare per sempre i nostri e le nostre Costituenti. Come ebbe a dire Umberto Terracini, Presidente dell’assemblea Costituente: “L’assemblea ha pensato e redatto la Costituzione come un patto di amicizia e fraternità di tutto il popolo italiano, cui essa l’affida perché se ne faccia custode severo e disciplinato realizzatore”.
Sta a ciascuno e ciascuna di noi impegnarci per rendere effettivo questa pedagogia della libertà.

 

Articolo di Sara Marsico

Sara Marsico.400x400.jpgAbilitata all’esercizio della professione forense dal 1990, è docente di discipline giuridiche ed economiche. Si è perfezionata per l’insegnamento delle relazioni e del diritto internazionale in modalità CLILÈ stata Presidente del Comitato Pertini per la difesa della Costituzione e dell’Osservatorio contro le mafie nel sud Milano. I suoi interessi sono la Costituzione , la storia delle mafie, il linguaggio sessuato, i diritti delle donneÈ appassionata di corsa e montagna. 

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