Da quando nella nostra informazione e comunicazione hanno cominciato ad avere particolare importanza i social, abbiamo l’impressione che siano entrate nelle nostre vite le fake news, meglio conosciute come bufale. È molto probabile che siano aumentate e amplificate, anche perché attraverso i social siamo tutte e tutti artefici della comunicazione, contribuendo in maniera forte alla loro diffusione. In realtà, le fake news sono sempre esistite e anche in passato erano le persone comuni a farle girare. Potremmo azzardarci a dire che una delle prime serie di fake news fu quella che portò alla crocifissione di Cristo. Una cosa è certa, le fake news sono sempre stati funzionali all’utilizzo del potere e alla creazione dell’odio, utilizzato strumentalmente per raggiungere determinati obiettivi. Pensiamo alle campagne razziste che hanno avuto un ruolo fondamentale per far ottenere il consenso popolare alle guerre coloniali: le fake news in questo caso, erano consistite nel convincere italiani ed italiane che le popolazioni conquistate fossero geneticamente e culturalmente inferiori, quindi incapaci di migliorare e di costruire una società evoluta. Solo grazie all’intervento di un popolo superiore in grado di governarli, sfruttare le risorse di cui i loro Paesi disponevano, portare cultura e tecnologia, insomma in una parola sola, civilizzarli, avrebbe potuto riscattarli. Pur nei limiti imposti dalla loro natura “inferiore”. Un altro importantissimo esempio è la mole di fake news contro il popolo ebraico, a cominciare dai Protocolli dei Savi di Sion, un falso documento ritrovato nella Russia degli zar che parlava di una cospirazione ebraica e massonica volta ad impadronirsi del mondo. E tante altre sull’aspetto fisico (naso adunco), sull’avidità, sulla bramosia, sull’impurità della razza… tutte dicerie che hanno contribuito a creare odio e poi a giustificare agli occhi di persone ignoranti e superficiali le persecuzioni. E potremmo parlare dei pregiudizi creati sull’omosessualità, di origine antichissima, di quelli che hanno portato allo sterminio della popolazione indiana negli Stati Uniti e anche della diceria secondo cui i comunisti mangiano i bambini. Sono solo alcuni esempi ma la Storia ce ne fornisce a migliaia. Ci sono delle radici in comune? Certo: screditare e perseguire determinate categorie, per i più diversi motivi: ricerca del consenso, del potere, tornaconto personale, giustificazione di azioni crudeli e sanguinarie. A volte poi, le fake news agiscono attraverso il silenzio. In questo caso le vittime sono state – nei secoli – le donne che, secondo la storiografia ufficiale, non avrebbero mai svolto ruoli importanti. In quest’articolo però, desidero approfondire il tema delle fake news che hanno alimentato la Caccia alle streghe, che possiamo grosso modo dividere in due grandi fasi: quella ad opera dell’Inquisizione nel tardo Medioevo e quella svoltasi grosso modo nel XVII secolo ma proseguita anche nel XVIII secolo che include i più noti processi di Lowestoft in Gran Bretagna, e Salem negli Stati Uniti. Senza però escludere anche alcuni precedenti di molti secoli prima, ad esempio l’assassinio terribile di Ipazia. Pare che anche contro di lei sia stata mossa l’accusa di trattare arti magiche per scatenare la folla inferocita. È il caso di precisare che il tema della Caccia alle streghe è stato oggetto, recentemente, anche di una sorta di revisionismo che porterebbe a sminuire la portata degli eventi, basandosi soprattutto sul fatto che le donne (e una piccola parte di uomini, di solito parenti delle presunte streghe) condannate a morte, fossero solo una piccola percentuale di quelle processate. Anche ammesso che così fosse, tante di loro morirono in carcere o ne uscirono storpie a causa delle torture. Ci furono casi fuori processo, come le impiccagioni sporadiche o sistematiche, i rastrellamenti che non vengono conteggiati, ma storicamente accertati. Come Franchetta Borelli, il cui racconto è stato possibile ricostruire: «Diciotto di noi vennero portate a Genova ed incarcerate. Volevano ucciderle. Non ce ne fu mica bisogno… morivamo come mosche lo stesso». Lei sopravvisse ma, raccontò: «avevano bruciato i miei piedi, distrutto le mie ossa e flagellato la mia pelle.» e ancora: «… io stringo li denti, e poi diranno che rido». Ovviamente tutte le accuse rivolte alle streghe erano basate su quelle che oggi chiameremmo fake news o teorie complottiste: pregiudizi contro le donne, superstizioni, desiderio di negare le competenze femminili, controllo delle rivolte contadine e delle richieste di maggior libertà della popolazione da parte del potere temporale o del potere religioso, sia cattolico che protestante. Ovviamente le donne accusate di stregoneria erano innocenti, spesso levatrici o guaritrici, dedite alla cura con le piante officinali e semplici praticanti della medicina popolare, che affiancavano la medicina ufficiale. Fake news insomma, costruite ai danni di donne competenti, che in quanto tali non erano accettate all’interno di società fortemente patriarcali. Oppure, come è successo nell’ondata anglosassone di Caccia alle streghe verificatasi nei secoli XVII e XVIII, contro donne senza eredi maschi che avevano ereditato quantità cospicue di beni o denaro. Afferma Carol F. Karlsen in The Devil in the Shape of a Woman del 1998 che «per quanto variassero le loro origini e le loro posizioni economiche, come donne senza fratelli o donne senza figli, esse ostacolavano la trasmissione ordinata della proprietà da una generazione di maschi a un’altra». O ancora si trattava semplicemente di donne che occupavano posizioni marginali nella comunità ed erano già additate, colpevoli o no che fossero, di essere aggressive e colpevoli di furti, menzogne, comportamenti antisociali. In alcuni casi erano probabilmente donne sessualmente libere. In generale, donne che non si piegavano ad un ruolo sottomesso che la società e la cultura del tempo le imponevano. Alcune donne accusate avevano semplicemente una lieve difformità fisica, come un neo o una voglia o un terzo capezzolo, tutti considerati esempi del marchio del diavolo. Se queste riflessioni ci spiegano perché alcune donne e non altre venivano additate come streghe, è interessante anche provare a riflettere sulle cause dei fenomeni che venivano attribuiti a stregonerie. Secondo Laurie Winn Carlson, autrice di A Fever in Salem, tali fenomeni potevano essere stati provocati da un’epidemia di encefalite letargica. Caratterizzate da sintomi parkinsoniani, le vittime di encefalite letargica soffrivano di delirio, paralisi parziale, visione doppia, occhi incrociati, perdita della parola, dolori al collo e alle mani, contrazioni muscolari, spasmi e tic. Ciò che la medicina non era in grado di spiegare, veniva attribuito a stregoneria. Secondo altri studi invece era probabile che soffrissero di corea di Huntington, una malattia genetica che provoca movimenti scomposti ed amnesia. Ci sarebbe tanto da discutere sul perché si siano diffuse e ripetute nei tempi le persecuzioni di donne additate come streghe. I motivi sono stati tanti e differenti nei vari periodi storici e nei vari luoghi. Per semplificare in modo estremo si può dire che le streghe erano dei capri espiatori, dei modi per distogliere l’attenzione della popolazione da guerre, carestie, epidemie, stermini, proteste popolari. Quello che è certo è che si trattava di donne (i soli casi di uomini riguardavano parenti delle cosiddette streghe che intervenivano per cercare di difenderle), più libere, più competenti, più abili in alcuni campi e che quindi scontavano il non essere allineate allo stereotipo di donna tranquilla, sottomessa, che non metteva in crisi le basi su cui si fondava la società patriarcale. Usiamo l’espressione caccia alle streghe come metafora per indicare persone che vengono percepite come pericolose, sulla base di stereotipi o preconcetti, o per fare riferimento a fatti ed azioni, probabilmente inventati o ingigantiti, cui si attribuiscono conseguenze nefaste, allo scopo di trovare dei colpevoli su cui dirigere l’odio. Un esempio? Un’altra grande fake news: l’idea che il Coronavirus sia stato creato in laboratorio per far del male all’umanità.
Articolo di Donatella Caione
Editrice, ama dare visibilità alle bambine, educare alle emozioni e all’identità; far conoscere la storia delle donne del passato e/o di culture diverse; contrastare gli stereotipi di genere e abituare all’uso del linguaggio sessuato. Svolge laboratori di educazione alla lettura nelle scuole, librerie, biblioteche. Si occupa inoltre di tematiche legate alla salute delle donne e alla prevenzione della violenza di genere.
l’articolo sta girando su FB ma messo così sembra che sia la caccia alle streghe la fake, mentre poi il testo è interessante. suggerisco di cambiarlo al più presto
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Magari incuriosisce di più… In realtà i due punti dicono che la fake sono le streghe, non la caccia alle streghe
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