L’ambientalismo è donna?

Ada è un nome di donna ma è anche l’acronimo di Associazione donne ambientaliste. Nata a Parma nel 1992, oggi conta un centinaio di iscritte e un congruo numero di simpatizzanti, che ha conquistato con numerose e importanti battaglie in difesa dell’ambiente.
Ma perché fondare un’associazione su un tema così universale caratterizzata al femminile?
«È dovuto al caso, ma anche a una precisa volontà — spiega la vicepresidente Laura Dello Sbarba — Nel 1991 a Parma si voleva costruire un inceneritore in una zona da preservare per la presenza di fontanili, una specie di museo all’aperto. È nato quindi un movimento di protesta che in modo del tutto spontaneo è risultato essere composto in prevalenza da donne».
E sempre grazie a una giornalista donna, Manuela Cadringher del Tg2 Ambiente, la notizia ha potuto avere una risonanza nazionale, il che ha contribuito a far sì che la lotta contro l’inceneritore avesse un esito positivo.
Ma c’è anche una spiegazione storica se le donne hanno una maggiore sensibilità nei confronti dell’ambiente: non dimentichiamoci che, mentre i nostri progenitori maschi andavano a caccia di animali di cui cibarsi, alle femmine era riservato il compito della raccolta dei frutti selvatici.
Ada però non opera discriminazioni: tra gli iscritti ci sono anche, sia pure in minoranza, persone di genere maschile e l’associazione è aperta al contributo di tutti/e.
Da quel lontano 1991 molta acqua è passata sotto i ponti e molte battaglie sono state combattute, sia a livello locale che nazionale.
Sul territorio, particolare risonanza ha avuto la campagna 100 donne per 100 alberi contro il previsto abbattimento di platani secolari nel parco Ducale: si trattava nientemeno che di piante il cui interramento risaliva all’epoca della duchessa Maria Luisa d’Austria. L’ultima in ordine temporale è stata invece la lotta contro la cementificazione del tratto urbano del torrente Parma, e sappiamo quanto questo genere di interventi sia foriero di disastri in caso di forti piogge, evento questo diventato sempre più frequente e pericoloso a causa dei cambiamenti climatici. Tra i progetti che attirano maggiormente l’attenzione della cittadinanza c’è quello nato per riportare la rondine in città: il Festival dei rondoni, che vede la partecipazione di esperti/e naturalisti/e, richiama sempre molte persone.
La missione principale di Ada è però l’educazione ambientale, portata avanti con numerosi interventi nelle scuole di ogni ordine e grado e anche tramite incontri destinati a un pubblico adulto. A livello scolastico viene attuata ogni anno una decina di progetti, compatibilmente con la disponibilità del personale docente.
«È importante seminare fin dall’inizio e poi attraverso i/le ragazzi/e si arriva anche ai genitori» afferma la vicepresidente di Ada.
L’associazione non si ferma però alle problematiche entro i confini comunali, ma contribuisce insieme ad altri sodalizi alle battaglie di respiro nazionale, come quella per la salvaguardia della legge sui Parchi, che sono, secondo Laura Dello Sbarbo, «un baluardo della natura e devono quindi essere guidati da naturalisti» come del resto prevede la normativa risalente al 1991.
Durante la pandemia del Covid19 l’Associazione donne ambientaliste non si è fermata, anche se ha dovuto necessariamente modificare le proprie modalità di intervento. Importanti sono stati l’uso dei social network e la creazione di un canale You Tube, oltre che il contatto personale via email.
Ma perché in Italia l’ambientalismo ha riguardato sempre e solo una ristretta cerchia di persone?
«Da noi tradizionalmente la cosa pubblica è considerata “cosa di nessuno” e la natura è vista solo come una risorsa da sfruttare, oltre al fatto che le lobby dei cacciatori e dei produttori di armi hanno un peso non indifferente», è l’amaro commento della vicepresidente. Che tuttavia vuole lasciare aperta la porta alla speranza: «La pandemia ha confermato che la salute umana non può essere disgiunta da quella dell’ambiente e dopo la cementificazione selvaggia degli anni Sessanta/Settanta oggi si comincia a ripensare al territorio in termini di maggiore sostenibilità. Ma per vincere la sfida crediamo sia importante puntare sulle nuove generazioni.»
Per approfondimenti: www.associazionedonneambientaliste.eu

Articolo di Annamaria Vicini

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Giornalista pubblicista con laurea in Filosofia e master in Comunicazione, ha collaborato con alcune delle maggiori testate nazionali. La passione per le tecnologie digitali l’ha portata a dirigere un sito internet e delle news di Mall Tivì, a curare un blog di successo e a fondare l’associazione CoderMerate, che promuove l’insegnamento del coding e della robotica educativa a bambini e adolescenti. Ha pubblicato il romanzo Non fare il male, e l’eBook Abbracciare il nuovo mondo. Le startup cooperative.

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