Due pittrici, amiche e allieve di Giovanni Fattori

Due artiste toscane, di grande talento, unite da profonda amicizia, entrambe allieve di Giovanni Fattori all’inizio del Novecento si interessarono alle novità artistiche internazionali: sono Leonetta Pieraccini e Fillide Giorgi.

Leonetta Cecchi Pieraccini, Autoritratto giovanile (a sinistra). Autoritratto controluce (a destra)

Leonetta Pieraccini (Poggibonsi, 1882 – Roma, 1977) nacque da Ottaviano, medico di idee socialiste, e dalla sua terza moglie, Argene Zani. I fratelli di Leonetta furono tutti medici e socialisti. Nel 1893 la famiglia si trasferì a Firenze, dove la giovane, che aveva già mostrato inclinazioni artistiche, si iscrisse all’Accademia di belle arti; per la pittura fu allieva della Scuola libera del nudo di Giovanni Fattori insieme all’amica Fillide Giorgi, presso la cui casa soggiornava spesso. Le due amiche conobbero e insieme apprezzarono la pittura rapida di Giovanni Costetti, che frequentava anch’egli assiduamente casa Giorgi e che era orientato a un rinnovamento della macchia, sulla scia delle esperienze del colore maturate in ambito postimpressionista. Fu in casa Giorgi che Leonetta conobbe Emilio Cecchi, futuro critico letterario e artistico, che avrebbe sposato nel 1911.

Leonetta Cecchi Pieraccini, Ritratto di Emilio Cecchi
Leonetta Cecchi Pieraccini, Le sorelle Ditta e Suso

La coppia si trasferì a Roma, ma Leonetta non recise mai il suo legame con Firenze. Dal matrimonio nacquero Giuditta, detta Ditta, futura studiosa di letteratura inglese e traduttrice, Giovanna, detta Suso, futura celebre  sceneggiatrice, e Dario, futuro pittore. Nonostante le crescenti incombenze familiari, Leonetta non abbandonò la pittura, esponendo le sue opere in diverse occasioni.
Nel 1921 tenne la prima mostra personale che raccolse recensioni lusinghiere. Seguirono altre occasioni importanti, come Biennali e Quadriennali. Giuseppe Ungaretti così scrisse di lei su “L’Italie nouvelle” del 9 dicembre 1923: «Leonetta Cecchi Pieraccini présente des portraits dont le charme tient à des qualités de force et de précision. Elle sait allier la fraîcheur des tons aux nécessités architecturales et à la vivacité de l’interpretation». La loro casa, aperta alle amicizie ogni domenica, divenne un luogo di ritrovo abituale per artisti e letterati romani, come Nino Rota, Roberto Longhi e la moglie Anna Banti, Vitaliano Brancati, Gianna Manzini, Alberto Moravia, Elsa Morante e molti altri.

Leonetta Cecchi Pieraccini, Ritratto di Emilio Cecchi (a sinistra), Ritratto di Sibilla Aleramo (a destra)
Leonetta Cecchi Pieraccini, Ballerina

Intanto continuava a dipingere, soprattutto ritratti, ambientati in una dimensione familiare, e a esporre in mostre collettive e personali; in un’altra personale alla Galleria Lyceum di Firenze, nel 1934, espose tra l’altro i ritratti di Sibilla Aleramo, Alberto Moravia, Giuseppe Ungaretti, Roberto Longhi. Nel 1936 si recò in Brasile, in occasione di una mostra personale allestita nell’Hotel Esplanada di San Paolo.
Al progressivo rarefarsi delle mostre corrispose un maggiore impegno letterario: collaborò in qualità di giornalista di costume con diversi periodici e quotidiani.  Nei suoi libri, Visti da vicino (1952), Vecchie agendine (1960), Agendina di guerra (1964), ha rievocato incontri e frequentazioni con personaggi celebri, memorie storiche e personali.
Nel 1966 la figlia Giuditta, colpita da una grave malattia, morì, seguita pochi mesi dopo dal marito Emilio. L’ultima sua mostra, curata dal figlio Dario, in occasione dei novant’anni, fu alla Galleria Aldina di Roma nel novembre del 1972. Due suoi oli, Ballerina e Mattina sul fiume Hudson, fanno parte della collezione d’Arte Moderna di Palazzo Pitti, mentre il Gabinetto Letterario Vieusseux ospita sue tele, inclusi ritratti, nature morte e paesaggi, disegni ad acquerello e a matita, che costituiscono il Fondo Emilio Cecchi.
Le opere di Leonetta Cecchi Pieraccini restaurate da Awa (Advancing Women Artists, un’organizzazione americana no-profit che si impegna a identificare e restaurare opere d’arte delle donne in musei, chiese e depositi della Toscana) sono state esposte accanto a quelle di Fillide Giorgi e di altre importanti artiste della loro epoca, nella mostra Women Artists, Firenze 1900-1950, che si è tenuta nello Spazio Mostre Fondazione CR, a Firenze, dal 22 settembre al 18 novembre 2018.

Fillide Giorgi (Firenze, 1883 -1966) nacque da Fausto, impiegato del Ministero delle finanze, e da Ernesta Gori. Nel 1899 si iscrisse, direttamente al secondo anno di corso, all’Accademia di belle arti di Firenze; qui frequentò le lezioni di Giovanni Fattori e studiò insieme all’amica pittrice Leonetta Pieraccini. Dopo l’improvvisa morte del padre, nel 1902, per lei fu difficile continuare gli studi, che comunque riuscì a concludere nel 1904, e intanto cominciava a lavorare e a esporre per proprio conto. Tra il 1906 e il 1909 intraprese una serie di viaggi in Francia, Svizzera e Germania, per visitare gallerie e musei. Attraverso il pittore Costetti, Fillide conobbe Arrigo Levasti, di tre anni più giovane di lei, giunto da Modena per studiare filosofia, che sarà uno dei maggiori intellettuali del Paese; lo sposò nel 1914, andando a vivere a Firenze in viale Milton, sopra lo studio di Costetti e della scultrice Evelyn Scarampi, che divenne sua grande amica. 

Fillide Giorgi, Arrigo che legge

Dal rapporto col marito Fillide attingerà la forza per superare le difficoltà e ricercare anche nell’arte un linguaggio suo peculiare: Arrigo seguirà sempre il lavoro della moglie, incoraggiandola, spronandola; e Fillide a sua volta aiuterà il marito nella sua attività di scrittore. Nel 1929 tenne la sua prima personale a Palazzo Antinori. La coppia conduceva una vita molto ritirata e anche difficile dal punto di vista economico. E con le sorelle, cagionevoli di salute, Fillide ebbe sempre un atteggiamento protettivo, soprattutto dopo la morte della madre avvenuta nel 1916. Intanto dai ritratti e dalle nature morte, realizzate secondo una moderna interpretazione di Cézanne, la sua maniera pittorica si stava evolvendo verso uno stile personale, un’espressione volutamente ingenua, quasi naïf.

Fillide Giorgi, La fiera
Fillide Giorgi, Dalla modista

Cominciò a disegnare la vita quotidiana, piazze, condomìni, locali, mercati, teatri, con uno sguardo che le permetterà di cogliere gli aspetti poetici e magici del reale: verdurai, contadini e bancarelle, fiere e giostre di paese in una visione ingenua della vita.

Fillide Giorgi, Merenda alle Cascine

Poi passò a rappresentare paesaggi silenziosi, animati da un ritmo lento e da un sentimento quieto, espresso con tono più assorto rispetto alle opere precedenti. Nel 1920 partecipò con cinque dipinti all’Esposizione internazionale d’arte moderna di Ginevra, nel 1921 fu presente all’Esposizione d’arte italiana d’avanguardia prima a Praga e poi a Berlino, e nel 1927 al Salon des Indépendants di Parigi.

Fillide Giorgi, Case in demolizione

Risale a questi anni l’intensa amicizia con il letterato e giurista fiorentino Pietro Calamandrei, che condivise con i coniugi Levasti una posizione antifascista. Nel 1929 a Firenze, presso palazzo Antinori, Giorgi realizzò un’impegnativa mostra personale, ove espose oltre quaranta opere, suscitando notevole interesse da parte della critica italiana. Negli anni Trenta crebbero le difficoltà economiche che la costrinsero a condurre vita ritirata, interrotta solo dalla partecipazione ad alcune collettive. Con l’inizio della Seconda guerra mondiale il lavoro si diradò, anche se lei continuava a dipingere e disegnare vedute dal tono fiabesco, paesaggi fedeli alla sua interpretazione della realtà legata alla semplicità del quotidiano. Nel corso degli anni Sessanta, colpita da una grave paralisi, fu costretta a interrompere l’attività artistica.

In copertina: Fillide Giorgi, Vita quotidiana

 ***

Articolo di Livia Capasso

foto livia

Laureata in Lettere moderne a indirizzo storico-artistico, ha insegnato Storia dell’arte nei licei fino al pensionamento. Accostatasi a tematiche femministe, è tra le fondatrici dell’associazione Toponomastica femminile.

Lascia un commento