Esiste un linguaggio femminile?

Esiste il linguaggio femminile, distinto da quello maschile? E se nel linguaggio maschile e femminile ci sono differenze, in quale misura esse sono frutto della pressione sociale e/o ne sono indipendenti?
A queste domande ci pare di poter dare risposte con una certa facilità, ma se vogliamo evitare di affidarci a luoghi comuni, stereotipi, o quanto meno ad affermazioni astratte, è necessaria e doverosa un’adeguata ricerca e un’osservazione corredata da dati concreti.

Come insegnante di Lettere della scuola secondaria di primo grado, non mi sono mai mancate occasioni di approfondire questo delicato e affascinante argomento. Un’opportunità privilegiata è stata però la ricerca che ho condotto proprio in una delle classi dove ho insegnato nell’anno scolastico 2017/2018, che si è trasformata per me in un piccolo laboratorio sulle differenze di genere per uno studio che ho realizzato in collaborazione con la prof.a Cavagnoli dell’Università di Roma Tor Vergata. Analizzando le esercitazioni sui testi diaristici delle alunne e degli alunni, ho cercato di fornire ulteriori elementi alla già vasta panoramica di studi esistenti per rispondere alle domande poste in apertura. Ne è emerso un quadro piuttosto indicativo delle modalità di espressione così come dell’autopercezione delle adolescenti e degli adolescenti di oggi.

Durante la ricerca ho raccolto pagine di diario per un totale di 21.067 parole, di cui 12.286 scritte dalle 9 ragazze e 8.778 scritte dagli 11 ragazzi.

Il che equivale a una media di 1.365 parole a testa per le ragazze e 798 parole a testa per i ragazzi. Lo scarto di circa 500 parole in più mediamente scritte a testa dalle ragazze offre una prima idea del differente approccio alla scrittura del sé riscontrato fra il gruppo maschile e quello femminile, anche se naturalmente questi numeri non riflettono del tutto la grande varietà di scelte fatte dai/dalle singoli/e alunni/e, che ha visto anche ragazzi scrivere lunghe pagine così come ragazze esprimersi in modo sintetico.

Un altro dato significativo riguarda la varietà di parole utilizzate: 1.789 parole diverse utilizzate dal gruppo femminile; 1.341 parole diverse utilizzate dal gruppo maschile. Le ragazze sembrano quindi scrivere con una maggiore ampiezza e varietà nella scelta dei termini, mentre i ragazzi ricorrono più frequentemente alle stesse parole.
Se casa e scuola sono i sostantivi che appaiono con maggiore frequenza negli scritti analizzati, senza distinzione di genere, analogamente i nomi afferenti ai rispettivi ambiti semantici sono pressoché di uso e frequenza trasversali. Differenze più significative intervengono quando concentriamo l’attenzione ad altri campi semantici. Ad esempio tra i sostantivi che indicano parti del corpo troviamo nelle pagine dei ragazzi: pancia, cuore, addominali, scheletro, muscoli, gambe; mentre in quelle delle ragazze: bocca, capelli, labbra, faccia, testa, occhi, naso, mani, piedi. Nella scrittura maschile il corpo viene cioè nominato nella sua interezza e nel suo centro, esprimendo forza ed energia. L’attenzione della scrittura femminile si sofferma piuttosto sulle parti del volto, su mani e piedi, cioè sulle estremità del corpo, a indicare espressività e operosità.

Nei diari femminili si trovano 240 aggettivi qualificativi, di cui 47 superlativi; in quelli maschili si riscontrano 185 aggettivi qualificativi, di cui 38 superlativi. Una nota comune fra maschi e femmine, che mi ha sorpreso, è che l’aggettivo più ricorrente è stanca/o/e/i (ricorre 12 volte per le femmine, 14 per i maschi) con il superlativo stanchissima/o o molto stanca/o (9 per le femmine, 3 per i maschi). Bello/a si trova solamente al secondo posto.
A parte il fatto, purtroppo in questo caso bipartisan, di essere evidentemente una generazione stremata, con quali aggettivi le femmine e i maschi definiscono se stesse/i? Le alunne hanno utilizzato, a seconda delle situazioni: felice/felicissima/strafelice (9 volte), contenta, soddisfatta, emozionata, stupita, preoccupata, arrabbiata, tranquilla, gentile, sincera, assonnata, pigra. Gli alunni sono altrettanto felici/felicissimi/molto felici (12 volte), usano a loro volta l’aggettivo contento/contentissimo/molto contento, ma anche con alta frequenza carico/super carico/caricatissimo (6 volte) che emerge come una qualità tutta maschile così come teso/tesissimo (5 volte); troviamo inoltre insicuro, triste, soddisfatto, pronto, impaziente.
Un aggettivo che non compare mai nei testi maschili analizzati ma che ricorre spesso in quelli femminili è noioso/a e noiosissima, con tanto di un noiosissimaaa; il contesto esprime generalmente un’attesa delusa di novità e una incorrispondenza tra realtà e sogno a occhi aperti, che sembrerebbe più tipicamente femminile.

Un tratto distintivo è poi l’uso di aggettivi per indicare i colori: nei testi femminili si trovano dorato, argento, bianco, chiaro, verde, marroni, castani, fucsia, rosa confetto, rosso; in quelli maschili appare solo l’aggettivo bianco.
Notiamo ancora che ci sono verbi che ricorrono più di una volta nella scrittura femminile che non compaiono in quella maschile, come avvantaggiarsi (inteso nel senso di fare i compiti con anticipo) e ripassare (nel senso di studiare di nuovo), poi assaggiare, ballare, cambiare, credere (usato come attenuativo), imparare, litigare, preoccuparsi, provare; così pure le forme amo (3 volte), adoro (5 volte contando anche uno stra-adoro) e la locuzione voglio bene non appaiono mai nei testi dei ragazzi, molto reticenti anche con il verbo piacere che troviamo 6 volte contro le 17 dei testi femminili (mentre la forma verbale odio è attestata ugualmente in entrambi i gruppi). Più frequenti fra le femmine anche la forma voglio (5 volte contro 1), e i verbi dare (28 contro 7), parlare (15 contro 2), raccontare (10 contro 1).
Verbi presenti unicamente nei testi maschili sono allenarsi, combattere, costruire, girare/fare un giro, incamminarsi, superare. Si nota quindi una maggiore accentuazione per le femmine su azioni psichiche e mentali, mentre per i maschi su azioni fisiche.

Un’ulteriore caratteristica significativa sull’uso dei verbi è che le ragazze dimostrano di utilizzare forme verbali al futuro in quantità decisamente maggiore che i ragazzi: nei testi delle alunne si contano 39 verbi coniugati al tempo futuro, mentre in quelli degli alunni i verbi al futuro sono 4.
Se la costruzione sintattica dei testi dei ragazzi si presenta generalmente con periodi composti seguendo una logica lineare, con un numero limitato di proposizioni, spesso con frasi semplici e con segni di punteggiatura frequenti, quella delle ragazze si espande in tutte le direzioni, sovrabbonda di subordinate, le coordinate sono spesso ridondanti, i segni di punteggiatura scarsi. Nei testi maschili in definitiva prevalgono comunque di gran lunga le sequenze narrative, in una prosa asciutta e un linguaggio figurato quasi inesistente. Pur mancando in generale le descrizioni complesse e dettagliate di ambienti e paesaggi, le azioni risultano sempre ben situate nel tempo e nello spazio. Le pagine di diario delle ragazze sono decisamente più ampie, con lunghe sequenze descrittive e riflessive. Le prime, anche quelle in cui l’aggettivazione è più grossolana, sono comunque ricche di dettagli, si direbbe panoramiche, a volte con elencazione di oggetti e considerazioni personali da cui emerge con forza la dimensione soggettiva. Particolare spazio trovano nei diari femminile le descrizioni delle relazioni con gli altri/e. Se i ragazzi segnalano semplicemente l’esistenza del migliore amico, le ragazze ne descrivono spesso le dinamiche di rapporto.

Dall’analisi dei tesi autobiografici prodotti da alunne e alunni emergono dunque in sintesi alcuni aspetti degni di nota. Una capacità maggiore nelle ragazze di esprimere la propria interiorità, concetti astratti legati alla dimensione psichica e relazionale, una percezione del tempo in forma ciclica, una forte proiezione nel futuro, accentuazione alle suggestioni visive. La scrittura è complessa, ricca, creativa e a volte imprevedibile.
Nei ragazzi si evidenzia una maggiore tendenza a esprime la competitività, la corporeità, l’azione e l’attività fisica, la concretezza, la linearità del tempo, i nessi di causa ed effetto, i sensi del tatto e del gusto. La scrittura è sintetica ed essenziale, a volte ripetitiva.

Con gli alunni e le alunne abbiamo riflettuto su questi risultati, abbiamo cercato di individuare le motivazioni di tali diversità. Rendersi conto degli aspetti positivi e affascinanti delle differenze ha contribuito a smussare gli angoli e far cadere qualche barriera. Soprattutto il riconoscimento della reciproca diversità, assieme alla constatazione che molte incomprensioni derivano da false immagini o aspettative degli uni verso le altre, ha aiutato a superare alcuni ostacoli che impedivano una più serena relazione tra loro.

La tesi integrale al link: https://toponomasticafemminile.com/sito/images/eventi/tesivaganti/pdf/115_Rossi.pdf

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Articolo di Anna Maria Rossi

Laureata in Lettere Moderne all’Università di Bologna, ho insegnato con passione la lingua italiana in Turchia, per poi rientrare in Italia con l’immissione in ruolo come insegnante di Lettere. Per la voglia di rimettermi in gioco, mi sono laureata in Linguistica all’Università di Roma “Tor Vergata”, con il dottorato di ricerca in Studi comparati. Le mie ricerche vorrebbero dimostrare che l’attenzione alla lingua di genere è fondamentale nella nostra società.

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