Itinerari Museali. I ritratti femminili alla Galleria Nazionale d’Arte Moderna e Contemporanea di Roma

La rappresentazione delle figure femminili nei secoli è cambiata in molti modi. Tuttavia, la raffigurazione della donna nelle arti — figurative e letterarie — arriva a un netto punto di svolta rispetto alla tradizione precedente a cavallo tra il XIX e il XX secolo. E la Galleria Nazionale d’Arte Moderna e Contemporanea di Roma è un luogo perfetto per approfondire, constatare e visionare questo cambiamento dell’iconografia femminile, non solo nell’arte italiana ma anche in quella internazionale. Tuttavia, visto l’enorme patrimonio conservato nel Museo, ho scelto per sinteticità di creare un percorso dedicato esclusivamente all’arte italiana.

Filippo Agricola, Ritratto di Costanza Monti Perticari, 1819-1821

Iniziamo con alcuni ritratti di donna databili alla prima metà dell’Ottocento. Si tratta di opere con una buona vicinanza alla tradizione, come testimonia il Ritratto di Costanza Monti Perticari di Filippo Agricola, pittore romano. Costanza era la figlia del letterato Vincenzo Monti, grande estimatore dell’artista (lo chiamava «il Raffaello del secolo»). E Monti, osservando il ritratto della figlia, scriveva: «Più la contemplo, più vaneggio in quella mirabil tela». La «tela» infatti è un ritratto di giovane donna che rispetta molto i canoni della ritrattistica tradizionale: lo sfondo scuro, l’assenza di imperfezioni nelle acconciature e nell’abito, alcuni piccoli elementi che decorano la scena.

Domenico Induno, Ritratto di Signora, 1855; Eliseo Sala, Ritratto di Signora, 1850;
Michelangelo Grigoletti, Ritratto di giovane donna, 1830-35

Proseguendo è interessante notare come, nella prima metà dell’Ottocento, prevalgano fondamentalmente ritratti con impostazione tradizionale. Donne in posa, riccamente vestite, emblemi di virtù e castità. In realtà ‘l’impronta conservatrice’ data ai ritratti in questo periodo corrisponde a una precisa tendenza storica: nel pieno della Restaurazione l’aristocrazia cerca infatti a tutti i costi di dare un’immagine di sé stabile e solida, volendo dimostrare di avere ancora il controllo sul mondo. È per questo motivo che le nobili ritratte rispettivamente da Domenico Induno, Eliseo Sala e Michelangelo Grigoletti sono su uno sfondo in prevalenza monocromatico, con lo sguardo serio e diretto e sono ornate sul corpo e sui capelli da molti ricami, merletti, pellicce e gioielli.

Filippo Palizzi, Figura di donna con una gallina tra le mani, 1848

Le rivoluzioni europee nel corso dell’Ottocento sanciscono l’affermarsi progressivo della borghesia quale nuova classe dirigente; e questo cambiamento è riscontrabile anche nei ritratti femminili; dopo il 1848 le donne raffigurate non sono più riccamente abbigliate, ma sono più modeste, semplici, quotidiane, come testimoniano la Figura di donna con una gallina tra le mani di Filippo Palizzi e il Ritratto di Nerina Badioli di Antonio Puccinelli. Segnalo che il quadro di Palizzi permette di constatare come — sebbene si sia ancora lontani dai canoni naturalistici e veristici della seconda metà del XIX secolo — sia presente una tendenza a voler rappresentare figure meno nobili e più quotidiane, come appunto questa giovane contadina e la giovane borghese con il fazzoletto rosso.

Proseguendo cronologicamente ci si accorge come l’arte italiana non sia estranea al fascino della pittura francese, che in quel periodo stava facendo scuola in tutta Europa grazie all’incantevole connubio di pennellate, colori e luci. L’influenza di alcuni stilemi impressionistici è riscontrabile in moltissime opere custodite nella Galleria, tra le quali segnalo sicuramente il ritratto di Carminella, di Antonio Mancini. Il quadro colpisce perché fa comprendere immediatamente come in 30 anni scarsi l’immagine della donna nella ritrattistica sia cambiata: le sole pennellate dell’artista permettono di far emergere una figura femminile in primo piano, con labbra carnose e occhi scuri, che guarda frontalmente chiunque la osservi.

A sinistra, Antonio Puccinelli, Ritratto di Nerina Badioli, 1865-1866
A destra, Antonio Mancini, Carminella, 1870

La seconda metà dell’Ottocento vede il fiorire delle correnti naturalistiche (sulla scia del Positivismo e Naturalismo francese) e mette in luce la volontà da parte di artisti e artiste di avvicinarsi scientificamente alla realtà, in ogni minimo dettaglio e/o difetto. E nella Galleria sono conservati molti quadri che testimoniano tale volontà di avvicinarsi al reale attraverso le opere. Ne è un esempio la Paesana toscana di Cristiano Banti, dove la giovane contadina è raffigurata in semplicità su un terrazzo insieme ad un gatto e a dei vasi di fiori.

Cristiano Banti, Paesana toscana, 1875

Va segnalato come le tendenze al realismo siano continuate nel corso anche degli ultimi anni del secolo; l’avvento della fotografia ha infatti permesso di aumentare lo sguardo scientifico nella rappresentazione della realtà. E appare quasi come una vera e propria fotografia Sogni, il dipinto del celebre pittore Vittorio Matteo Corcos.

La donna è ritratta su una panchina, vestita di verde, con una mano che le sorregge il volto. Colpisce lo sguardo, a tratti serio, che arriva diretto a chi la osserva. Sebbene l’impronta dell’opera sia realistica non si può fare a meno di notare che dal quadro emerga un sentimento di inquietudine e malinconia, in perfetta sintonia con le sensazioni umane che circolavano negli ultimi anni dell’Ottocento.

È interessante notare come nello stesso arco di tempo, che va dagli anni Ottanta dell’Ottocento fino all’inizio del Novecento, siano presenti delle matrici artistiche in netta contrapposizione alle tendenze naturalistiche e positivistiche. Come già detto, il sentimento di inquietudine e incertezza circola in maniera diffusa negli animi degli uomini e delle donne verso la fine del secolo.

Ci si chiede quale sia la realtà, se sia quella catturata dalla macchina fotografica, oppure sia negli occhi di chi la guarda. Opera portavoce di questo sentimento presso il Museo è sicuramente Ricordi, di Achille Talarico. Il dipinto, che sembra già sotto alcuni aspetti proiettato nel XX secolo, si distingue nettamente sia per titolo che per impostazione da molti ritratti della stessa epoca. Delle pennellate veloci delineano una figura di donna pensierosa, di profilo, e con delle profonde occhiaie. I colori scuri dell’abito contrastano con il pallore della carnagione e il tono caldo dello sfondo neutro.

A sinistra, Vittorio Matteo Corcos, Sogni, 1896
A destra, Achille Talarico, Ricordi, 1886

Gli ultimi vent’anni del XIX secolo attestano la supremazia della classe borghese, che è ormai al centro di qualsiasi attività e vuole ad ogni costo celebrare i propri successi e le proprie ricchezze. Ed è in risposta a questo desiderio di essere circondati da bellezza e sfarzo che verso la fine dell’Ottocento (non a caso chiamata Belle époque) sono state prodotte diverse opere d’arte volte ad esaltare l’eleganza e la superiorità della nuova classe dirigente.

Cesare Tallone, Ritratto della figlia Irene, 1897

Si noti a tal proposito il Ritratto della figlia Irene di Cesare Tallone, che ritrae una bambina di circa otto anni con aria malinconica su di uno sfondo dorato, ricco di dettagli e motivi floreali, mentre una complessa cornice, anch’essa dorata, contorna il dipinto.

Sia chiaro: la classe borghese autocelebrandosi non vuole assolutamente essere paragonata all’aristocrazia, che ormai ha assunto una patina di antico e fuori moda. E infatti nella ritrattistica femminile le donne borghesi cercano di non farsi mai raffigurare come le nobili di inizio secolo, viste in precedenza. Siamo lontani dalla donna ferma, seria, riccamente vestita, sullo sfondo nero tipica dei quadri tradizionali. Come attesta il Ritratto di Lady Nanne Schrader di Giovanni Boldini, databile ai primissimi anni del Novecento, i ritratti femminili — che per almeno tre secoli, salvo eccezioni, si erano standardizzati — mutano profondamente.

Ecco infatti comparire sulla tela dell’artista una donna che accenna un sorriso e tiene una postura disinvolta nei confronti di chi la osserva, quasi sfacciata. Luce e colori chiari si impossessano del quadro, che è anche dotato di una sottile frivolezza. Lady Nanne Schrader cattura l’attenzione senza aver bisogno di toni scuri, ricche acconciature o importanti gioielli; il suo sorriso e la sua collana di perle uniti alle pennellate dell’artista sono più che sufficienti.

Giovanni Boldini, Ritratto di Lady Nanne Schrader, 1903

L’avvento del Novecento catalizza molte ansie e preoccupazioni che sono state già preannunciate verso la fine del secolo precedente. Spesso il sentimento comune è l’inquietudine, l’incertezza; tante persone sono insoddisfatte e non riescono ad appagare le immense aspettative che la società impone. Emerge dunque una tendenza sempre più marcata che porta artisti e artiste a porsi domande esistenziali.

Giacomo Balla, La pazza, 1905

Il senso di fiducia nei confronti del progresso e della scienza, che è stata una costante nella seconda metà dell’Ottocento, inevitabilmente con il nuovo secolo crolla, portando alla luce dinamiche ed esiti molteplici.

Si noti innanzitutto il desiderio da parte di pittori e pittrici di avvicinarsi ad una “nuova realtà”, che non sia quella realistico-fotografica, ma un qualcosa di più introspettivo.
Ed è proprio il desiderio di entrare nell’animo di chi si vuole ritrarre il sentimento alla base del quadro La pazza di Giacomo Balla. Una figura femminile inquieta e stravolta dipinta in controluce riesce ad entrare in empatia con chi osserva, suscitando emozioni contrastanti.
Ricordiamo inoltre che il tema della ‘follia’ sarà molto fortunato nel corso del XX secolo.

Il crollo delle certezze positivistiche porta ad un incedere nella ritrattistica di figure sempre meno realistiche e sempre più frammentate.

Umberto Boccioni, Sintesi plastica di figura seduta, 1915 ca.

Ne è un esempio la celebre Sintesi plastica di figura seduta di Umberto Boccioni.
La donna non è più raffigurata in maniera convenzionale, ma con colori non realistici e con alcune forme geometriche e spigolature che delineano il volto.

Andando avanti, nel noto Ritratto di Hanka Zborovska di Amedeo Modigliani (1917) è sempre più visibile la rottura con le matrici tradizionali. Sulla tela infatti compare il primo piano di una donna imperfetta nelle forme ma che arriva al cuore di spettatori e spettatrici nettamente.

L’itinerario illustrato permette di osservare attraverso i volti femminili della Galleria Nazionale di Arte Moderna e Contemporanea di Roma il cambiamento radicale dell’iconografia della donna nel passaggio fra Otto e Novecento. Anche questa volta, il solo osservare dei ritratti ci permette di ‘andare oltre’ e comprendere quanto la storia, i mutamenti sociali e i sentimenti umani siano le fondamenta ispiratrici di ogni artista.

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Articolo di Marta Vischi

Laureata in Lettere e filologia italiana, super sportiva, amante degli animali e appassionata di arte rinascimentale. L’equitazione come stile di vita, amo passato, presente e futuro, e spesso mi trovo a spaziare tra un antico manoscritto, una novella di Boccaccio e una Instagram story!

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