Miriam Mafai, giornalista e rivoluzionaria di professione 

Giovedì scorso, in occasione di uno dei nostri salotti, è stato possibile conoscere meglio la figura di Miriam Mafai, nota scrittrice, giornalista, e attivista politica, attraverso le parole e i ricordi di diverse donne che la conoscevano bene: in particolare Lidia Luberto (autrice della sua biografia per la collana Italian della Maria Pacini Fazzi Editore) e Sara Scalia (giornalista Rai e figlia di Miriam Mafai). Al salotto hanno anche relazionato due referenti di Toponomastica femminile di Caserta, Angela Raucci e Fosca Pizzaroni, e l’avvocata di Spazio Donna Drusilla De Nicola.  
L’incontro è stato un bellissimo momento in cui è stato possibile comprendere effettivamente quanto Miriam Mafai sia stata una donna straordinaria, impegnata al cento per cento sia sul piano personale che lavorativo. Una vita a 360 gradi vissuta da una donna attivista per le donne, giornalista e madre, che si è contraddistinta per il suo grande coraggio.  
Ecco, la parola “coraggio”, è stata la più ripetuta durante l’incontro di giovedì, ed ha permesso di comprendere più a fondo e di conoscere meglio una personalità così carismatica come quella di Miriam Mafai.  

Tutte le relatrici intervenute hanno infatti ribadito più volte quanto questa donna sia stata coraggiosa per tantissimi motivi differenti, ma in particolare per le sue scelte. Saper scegliere è spesso un atto di grande coraggio e Miriam nella sua vita lo ha dimostrato più volte, facendo comprendere a tante donne che “se si vuole, si può” e che non bisogna temere le conseguenze. In questo modo Miriam Mafai non è stata solo un’attenta interprete delle realtà femminili sostenendo spesso numerose tematiche di grande importanza sociale (ricordo tra queste brevemente: l’aborto, il divorzio e il tema della laicizzazione dello Stato), ma è riuscita anche ad essere un grande esempio per tutte noi.  
Un elemento esplicativo, che permette di comprendere a fondo quanto Miriam sia stata fondamentale per le donne del suo tempo attuale per noi, è quanto lei si sia impegnata a fondo nel suo lavoro professionale senza rimpianti o sensi di colpa verso i suoi figli. Spesso infatti le donne soffrono di dover scegliere tra professionalità e famiglia, Miriam invece ha fatto le sue scelte senza paura delle conseguenze dimostrando alle donne che possiamo fare tutto ed essere tutto ciò che vogliono, basta avere il coraggio di farlo.  
Commoventi le parole di Sara Scalia sul coraggio di sua madre, dalle scelte familiari e professionali difficili, sino al racconto degli ultimi attimi.  

«Mia madre», racconta Sara Scalia, «mi ha insegnato la sorellanza, la fiducia e collaborazione con le donne. Mi ha trasmesso l’idea del lavoro come primo dovere esistenziale». 

Attraverso i ricordi di chi l’ha conosciuta è stato così possibile conoscere più intimamente e imparare da Miriam Mafai, modello estremamente attuale di donna coraggiosa. 

Mi permetto di suggerire una lettura al femminile uscita dalla penna di Miriam. Si tratta di Pane Nero libro del 1987 e ambientato nel periodo della Seconda Guerra Mondiale. 

Miriam Mafai, Pane nero, 1987

«Un’epopea di donne», così molti/e hanno definito Pane nero di Miriam Mafai, proprio per la preziosa narrazione di tante storie al femminile durante il corso del secondo conflitto mondiale. 
Sebbene ci siano solo protagoniste, in realtà non c’è nulla di propriamente epico nelle pagine di questo meraviglioso libro.  
Infatti, leggendo questo contributo storico e letterario non troviamo soltanto racconti di grandi imprese femminili, ma anche storie quotidiane, fatte di semplicità, fatica e piccoli gesti.  
Miriam Mafai racconta la vita di decine di donne, tutte diverse e provenienti da classi sociali differenti; giovani e anziane, dal nord al sud dell’Italia, le protagoniste di Pane nero sono tutte attrici e spettatrici dei difficili anni della guerra. Figure femminili accomunate dal ‘pane nero’, il pane ‘povero’ con cui sono riuscite a sopravvivere e a sfamare le loro famiglie.  
Il ‘pane nero’ durante gli anni di guerra è una memoria indelebile e tangibile in ogni donna che abbia vissuto il secondo conflitto mondiale.  
Nulla infatti come il pane ha accomunato gli italiani e le italiane del secondo conflitto mondiale.  
E le storie femminili di Pane nero non sono solo storie di fame e sopravvivenza, in anni in cui non si parlava che di distruzione e morte, ma sono soprattutto storie di consapevolezza.  
Consapevolezza di potercela fare anche da sole, di riuscire a sopravvivere senza gli uomini e a far sopravvivere gli stessi uomini. Figure femminili che comprendono di essere perfettamente in grado di pensare a sé stesse e alle proprie famiglie in tanti modi diversi.   

Molte protagoniste di quegli anni, infatti – sottolinea Miriam Mafai – parleranno di quel periodo drammatico della loro vita ammettendo che «però, in fondo, è stato bello». «Bello» perché ogni donna, nonostante la morte e la miseria, alla fine ha preso coscienza di sé. 

Con uno straordinario realismo Miriam Mafai riesce a fotografare la situazione politica e sociale degli anni della guerra da un punto di vista differente da quello raccontato solitamente dai libri di storia.  
E proprio per questo motivo Pane nero permette di compiere riflessioni più profonde. La visione della storia da un punto di vista esclusivamente al femminile ci fa soffermare su quanto il secondo conflitto mondiale abbia fatto da spartiacque per la storia dell’emancipazione delle donne.   
Sono passati cinque anni dal discorso di Mussolini del ‘40 che sanciva l’entrata in guerra dell’Italia. Nessuna donna è più la stessa. Ciascuna a suo modo è cambiata, conosce meglio sé stessa e il mondo che la circonda. Gli uomini però sono tornati dalla guerra, e vogliono restaurare la loro supremazia nell’ordine sociale.  
Ed è qui che si innesca un sentimento di orgoglio e rivendicazione tutto al femminile. Se le donne ce l’hanno fatta fino adesso, per quale motivo dovrebbero farsi da parte proprio adesso che la guerra è finita?  
Pane nero permette quindi di comprendere e spiegare attraverso una diversa lettura anche i meccanismi più profondi e gestazionali che hanno portato, vent’anni dopo, alla nascita dei movimenti femminili e femministi.  
Una bellissima lettura che permette di allargare lo sguardo e conoscere la storia attraverso il punto di vista di chi, durante la Seconda Guerra mondiale, ha sentito che sapore ha il ‘pane nero’. 

***

Articolo di Marta Vischi

Laureata in Lettere e filologia italiana, super sportiva, amante degli animali e appassionata di arte rinascimentale. L’equitazione come stile di vita, amo passato, presente e futuro, e spesso mi trovo a spaziare tra un antico manoscritto, una novella di Boccaccio e una Instagram story!

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