Negli ultimi anni si sono moltiplicate le discussioni riguardanti il tema del trauma generazionale, quel bagaglio di emozioni che i genitori formano durante la loro infanzia a seguito di abusi emotivi e fisici da parte delle loro madri e dei loro padri, e che viene passato ai loro figli e alle loro figlie ripetendo su di loro quegli stessi abusi. Un ciclo tossico difficile da arrestare, soprattutto perché raramente ci si rende conto di essere state e stati vittime di violenza – si pensa, ingenuamente ed erroneamente, che queste cose capitino sempre ad altri e altre e mai a noi, una presunta immunità che non esiste e di cui tuttavia ne abbiamo la convinzione al punto da negare la realtà. Ci vuole molto lavoro interiore per rompere questa ruota, fermare il ciclo di abusi per cominciare una lenta guarigione. Scorrendo le pagine dell’ultima fatica di Oria Gargano, L’amore poderoso, attraverso il bagaglio emozionale passato tra quattro generazioni di donne, si ripercorre la storia dell’Italia del secondo dopoguerra: un paese giovane e complesso, spesso contraddittorio, dove le vecchie e le nuove generazioni convivono senza essere mai in grado di trovare un punto d’incontro, dove le prime non capiscono cosa si celi dietro quella voglia di cambiamento che imperversa nella penisola, e le seconde sono sempre più insofferenti ai tentativi di reprimere, anche nel sangue, chiunque cerchi di mettere in discussione lo status quo. La storia della protagonista, Linda, è la storia dell’Italia antifascista il cui sogno di libertà del dopoguerra si scontra con una mentalità arcaica e profondamente ancorata ai suoi valori tradizionali. Anche quando questi fanno soffrire, anche quando è ovvio che sono sbagliati: Linda e la sua cerchia lavorano costantemente per erodere quei muri di convinzioni patriarcali e misogine, per liberare le donne e lasciarle esprimere tutto il loro potenziale.
La famiglia Grandi in cui Linda è nata è conservatrice e molto attaccata all’immagine di facciata di nucleo familiare ideale, con un padre, Odolindo, gerarca fascista caduto in disgrazia, e una madre, Adelaide, ferocemente attaccata ai valori tradizionali perché null’altro le è rimasto se non seguire gli ideali che hanno stroncato tutti i suoi sogni; due coniugi, i Grandi, che si girano dall’altra parte quando il figlio Odorigi, fascista convinto e veterano di guerra dimenticato, sfoga la sua frustrazione verso un cambiamento che ha soverchiato le sue convinzioni con schiaffi e umiliazioni sulla moglie Annabella e il figlio Benedetto, e si indignano quando Linda, figlia rinnegata perché per amore sposa il figlio comunista di una portiera, convince Annabella a scappare col piccolo e l’aiuta a rifarsi una vita lontana dal marito violento, e non capiscono perché Linda rinunci a una vita di lussi e agi per accontentarsi di un misero stipendio da maestra e vivere in quella che loro ritengono essere mediocrità. Questo è solo uno dei tanti eventi che portano diverse generazioni a scontrarsi e a barricarsi dietro le proprie convinzioni e idee, ma è chiaro a chi il tempo ha poi dato ragione.
È un romanzo fatto di contrapposizioni, L’amore poderoso. C’è la campagna abruzzese da cui Linda proviene, un luogo sicuro dove tornare, ma troppo stretto per le ambizioni della sua famiglia, e c’è la Roma prima fascista e poi democratica, con il suo rinomato caos e dove vengono prese le decisioni più importanti e difficili della vita della protagonista. C’è un prima e un dopo Leandro, il primo e unico amore di Linda, il cui fantasma è una presenza costante e misteriosa. C’è la famiglia naturale di Linda, genitori e fratello, che non accettano il cambiamento e si ancorano al valore del denaro e del rispetto sociale per poter andare avanti, anche se questo costa loro una figlia e una sorella, e c’è la famiglia che Linda si crea e si sceglie, un marito amorevole e intelligente che incontra la sua fine troppo presto, e amiche sagge e volenterose che abbracciano la causa della seconda ondata femminista e la sostengono come possono, una costellazione di donne diversissime fra di loro ma accomunate dal desiderio di sentirsi libere dalle catene del passato e prendere le redini della loro vita. C’è il rapporto fra madre e figlia: fra Adelaide che non riesce a nascondere il risentimento nei confronti della figlia, giovane e bella e agguerrita e non disposta ad asservirsi ai valori patriarcali come lei ha fatto, che la odia perché si rifiuta di accettare il suo ruolo “predestinato” di moglie e madre sottomessa e invece “rovina” le famiglie portando via le donne abusate dai mariti e permettendo loro di rifarsi una vita, e Linda che compatisce sua madre e lascia sempre aperta per lei una via di fuga che non sarà mai attraversata; fra Linda, per sempre addolorata dalla morte di Leandro, e sua figlia Lea, che cresce con una madre amorevole ma assente, dove il lutto è un velo che impedisce alle due di capirsi e che verrà strappato troppo tardi. La stessa Linda è come sdoppiata, da un lato la Linda attivista, che aiuta le donne vittime di violenza, lotta come una leonessa contro il patriarcato, ed è una delle figure più rispettate del panorama femminista romano, e dall’altro c’è la Linda umana, che non ha mai superato il lutto, che cerca l’amato tra gli assurdi spiragli del paranormale pur di poterlo sentire accanto, sempre sull’orlo del crollo.
Il bagaglio emozionale, quel peso che viene dall’essere donna in un’Italia che sta cambiando, divisa fra chi si aggrappa con unghie e denti alle tradizioni e chi le rifiuta e contesta, viene passato da madre a figlia, da nonna a nipote, viene elaborato generazione dopo generazione finché è possibile dare un nome a tutto quel dolore: Adelaide, che non ha avuto il coraggio di affrontare la sua realtà e si culla nelle menzogne che si racconta sulla presunta perfezione della sua famiglia; Linda, che vede e vive il cambiamento, lo respira e lo guida, ma è sempre bloccata da quell’amore perduto; Lea, che anela la libertà e non sa come gestire una madre così imponente e distante, che si perde nei meandri della lotta sovversiva e si ritrova nell’amore che ha per la sua famiglia; e infine Lilia, colei che è destinata a gestire l’eredita di queste tre generazioni di donne, a elaborare la loro storia e, infine, spezzare la ruota.
L’amore poderoso mostra un punto di vista particolare della recente storia italiana, che sicuramente risulterà nostalgico a chi l’ha vissuta e illuminante per chi l’ha solo studiata.

Oria Gargano
L’amore poderoso
Iacobelli, Roma, 2022
pp. 238
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Articolo di Maria Chiara Pulcini

Ha vissuto la maggior parte dei suoi primi anni fuori dall’Italia, entrando in contatto con culture diverse. Consegue la laurea triennale in Scienze storiche del territorio e della cooperazione internazionale e la laurea magistrale in Storia e società, presso l’Università degli Studi Roma Tre. Si è specializzata in Relazioni internazionali e studi di genere. Attualmente frequenta il Master in Comunicazione storica.