Storia degli sport femminili. Il calcio

Lo sport più seguito al mondo è sicuramente il calcio. Tuttavia solo negli ultimi anni si parla con frequenza anche di calcio femminile, una disciplina che per anni è stata dimenticata nonostante da più di un secolo siano centinaia di migliaia le giocatrici a praticarla.

Il calcio femminile pone le sue radici nel Regno Unito (la patria dello sport) nel XIX secolo e nasce proprio in concomitanza alla specialità maschile.
Le giocatrici di calcio infatti sono sempre esistite, sin da quando questo sport ha assunto le forme e le regole che ancora oggi conosciamo. La leggenda racconta di una partita giocata durante il carnevale, nello specifico un martedì grasso: è il 23 febbraio 1773 e a Walton, nello Yorkshire, per la prima volta una donna entra in campo durante una partita che coinvolge gentiluomini scapoli e sposati. La partita non è molto fortunata: la maggior parte dei giocatori infatti si infortuna e il gioco si ferma, fino a quando una donna audacemente entra in campo per sostenere il marito e, giocando, permette la vittoria della sua squadra. Da quel momento sembra che durante il martedì grasso, giornata del carnevale in cui tutto all’epoca sembrava essere concesso, le donne avessero iniziato a giocare a calcio e a golf frequentemente. Già nel 1880, molte signore e signorine in tutta l’Inghilterra giocano a calcio, con competizioni organizzate in tutto il paese e con grande meraviglia della maggior parte dell’opinione pubblica. La prima partita ufficiale di calcio femminile, secondo alcuni registri storici, si disputa a Edimburgo nel 1881 tra una squadra scozzese ed una inglese.

Helen Graham Matthews

Forse una delle due squadre è proprio quella fondata, sempre nel 1881, da  Helen Graham Matthews, suffragetta, attivista femminista e giocatrice inglese. Il nome di questo team femminile, con ogni probabilità il primo ufficiale della storia, è appunto Mrs. Graham’s XI (ovvero “le undici di Mrs. Graham”)  e ha sede proprio a Edimburgo, in Scozia. Le undici giocatrici di Mrs. Graham non hanno vita facile; spesso infatti devono nascondere le loro vere identità dietro a falsi nomi per evitare ritorsioni da parte dei perbenisti e delle perbeniste. Si racconta che la primissima partita della Mrs. Graham’s XI ha ottenuto moltissimi e moltissime spettatori e spettatrici, ma alla fine, a causa di una serie di disordini, non è stato possibile far proseguire il gioco.

La partecipazione femminile nel calcio è in questi anni crescente: infatti nel 1894 viene fondata la prima associazione calcistica nazionale femminile: la British Ladies Football Club. Le due menti di questa nuova organizzazione sono, nuovamente, due donne: Nettie Honey Ball e Lady Florence Dixie. Nettie Honeyball è conosciuta per essere la vera prima icona del calcio femminile: è capitana della British Ladies F.C., il suo nome è uno pseudonimo e la sua identità sconosciuta. Rimane storica la sua frase «il calcio è un gioco virile che potrebbe essere anche femminile». Nettie Honeyball vede infatti il calcio professionistico come un’opportunità ed è desiderosa di trasformare le giovani donne della classe media in giocatrici. Per questo, per fondare la sua squadra Honeyball inserisce un annuncio su un quotidiano: al suo appello rispondono più di trenta aspiranti calciatrici. Lady Florence Dixie è invece conosciuta per essere non solo un’attivista, ma anche una scrittrice e giornalista inglese. Sin da bambina era considerata un “maschiaccio”, proprio per la sua dedizione verso ogni attività sportiva. La sua appartenenza all’aristocrazia inglese le consente di sostenere molte  questioni politiche e sociali, soprattutto riguardanti le donne. Nei due anni successivi, la British Ladies F.C. organizza e gioca partite di esibizione fino a quando la squadra non è costretta a sciogliersi a causa della mancanza di fondi.

Nettie Honey Ball
Lady Florence Dixie

La violenza e la “fisicità” di uno sport di contatto come quello del calcio ha esposto inevitabilmente le giocatrici ad una pioggia di critiche e scatenato spesso pubbliche rivolte. Questa disciplina sportiva ha dovuto infatti superare un’infinità di avversità e discriminazioni per arrivare dov’è oggi. Con la fine dell’esperienza della British Ladies F.C., per quasi vent’anni non si conoscono più i nomi  di squadre femminili ufficiali. Tuttavia, l’interesse per le partite di calcio femminile  rimane, e le calciatrici continuano a giocare, anche in maniera non professionale. 

Il primo punto di svolta si ha durante la Prima Guerra mondiale. Tra il 1914 e il 1918 le donne sostituiscono in tutto gli uomini  nelle attività maschili; tra queste c’è anche il calcio. Durante la guerra infatti tutte le squadre inglesi di calcio sono sciolte, a causa della partenza dei soldati verso il fronte. Le donne invece continuano a giocare, anzi: organizzano partite di beneficenza per raccogliere fondi e inviare aiuti ai militari. A guerra finita, le partite di calcio femminile ufficiali sembrano ripartire; si registra infatti il 26 dicembre del 1920 una competizione  tra due squadre, la Dick, Kerr’s Ladies Football Club (le cui calciatrici erano operaie di una fabbrica inglese) e la St Helen Ladies. La partita batte ogni record: con un pubblico di cinquantatremila persone si segna un punto di svolta per questo sport. La grande affluenza e partecipazione determina tuttavia, con un effetto boomerang, una serie di conseguenze negative. Il numero di spettatori e spettatrici e l’attenzione dei media hanno causato molte difficoltà. Cominciano a diffondersi voci secondo cui le donne sono pagate per giocare a calcio, causando indignazione pubblica, soprattutto tra gli uomini, che non concepiscono lo sport come una professione.

Bacio tra Alice Kell e Madeline Bracquemond

Nel 1920 in Inghilterra si disputa inoltre un’altra partita importante, la prima gara internazionale della storia, dove le squadre in campo sono una squadra francese della Fédération des Sociétés Féminines Sportives de France e, nuovamente, la Dick, Kerr’s Ladies Football Club. Le giocatrici si incontrano più volte sui campi inglesi, e in occasione di una partita i giornali gridano nuovamente allo scandalo, a causa del bacio tra le due capitane: Alice Kell e Madeline Bracquemond. La pressione mediatica e le dure critiche sembrano essere troppe, talmente tanto da portare nel 1921 la Football Association del Regno Unito a vietare definitivamente alle donne di giocare a calcio. L’associazione ritiene infatti che il gioco «non è idoneo per le donne e non dovrebbe essere incoraggiato». Questa interdizione distrugge il calcio femminile inglese per cinquant’anni; tuttavia nel frattempo questo sport si diffonde in Europa e in America, specialmente negli anni Trenta.

In Italia, ad esempio, il primo club femminile è il  Gruppo Femminile Calcistico, con sede a Milano. Tuttavia, anche questa squadra conosce grandi difficoltà e deve affrontare numerosi ostacoli e pressioni, soprattutto da parte delle ideologie del partito fascista.  Il calcio femminile italiano riesce così a ripartire solo nel 1946 con tre squadre:  la Triestina, il San Giusto (in Friuli), e il Napoli femminile (fondato appunto a Napoli grazie agli sforzi della baronessa Angela Altini).

Nel 1969 nel Regno Unito il calcio femminile sembra riaccendersi: viene costituita la Women’s Football Association (WFA) con quarantaquattro club partecipanti, nonostante il divieto della Football Association fosse ancora attivo. Nel 1971 in Inghilterra la Football Association annulla il suo veto nei confronti del calcio femminile e per la prima volta dopo cinquant’anni si disputa la prima Coppa Nazionale Femminile, conosciuta come la Mitre Challenge Trophy e diventata successivamente la FA Cup femminile.

Negli  anni ‘70 in avanti (grazie anche alla complicità dei numerosi movimenti femministi nati tra il 1968 e il 1969) la pratica del calcio femminile dilaga in tutto il mondo, raggiungendo i ventinove milioni di partecipanti femminili. Negli anni Novanta si iniziano a disputare le Coppe del Mondo femminili con un grande successo di pubblico e sportive. Il 1996 è poi un altro anno di svolta: per la prima volta infatti il calcio femminile è parte del programma olimpico ad Atlanta. Il primo torneo olimpico è stato vinto dalle giocatrici degli Stati Uniti e ha ottenuto moltissimo successo. Infatti la disciplina è molto popolare, soprattutto negli Stati Uniti che vantano una tradizione abbastanza lunga. E proprio durante la Coppa del Mondo FIFA disputata in America nel 1999 si ottiene un altro record di pubblico: nella finale sono novantamila gli spettatori e le spettatrici, a dimostrazione che, finalmente, il calcio femminile ottiene il posto che merita tra le discipline più amate e seguite della storia.

Marta Vieira da Silva

Ma chi è, storicamente e statisticamente, la migliore calciatrice del mondo? Sembrerebbe essere la brasiliana Marta Vieira da Silva, vincitrice del FIFA World Player of the Year e del Best FIFA Women’s Player per ben sei volte. Vieira da Silva detiene inoltre il record per aver segnato il maggior numero di gol nella storia della Coppa del Mondo femminile con diciassette realizzazioni. Un’altra figura rappresentativa del calcio femminile moderno è Mia Hamm, considerata la migliore giocatrice statunitense di tutti i tempi con i suoi diciassette anni di carriera e le sue vittorie in Coppa del Mondo e alle Olimpiadi. 
Dove ci porterà il calcio femminile ancora non lo sappiamo, l’importante è conoscere e ricordare come si è arrivati ad ottenere un simile successo, senza dimenticare mai le difficoltà che migliaia di donne hanno incontrato nel tentativo di far affermare e accettare il loro sport alla società del tempo.

In copertina: Dick, Kerr’s Ladies Football Club, 1922.

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Articolo di Marta Vischi

Laureata in Lettere e filologia italiana, super sportiva, amante degli animali e appassionata di arte rinascimentale. L’equitazione come stile di vita, amo passato, presente e futuro, e spesso mi trovo a spaziare tra un antico manoscritto, una novella di Boccaccio e una Instagram story!

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