Lo scorso 25 maggio si è tenuta la cerimonia di premiazione della VI edizione del concorso didattico Sulle vie della parità nelle Marche – a.s. 2022/2023 promosso dall’Osservatorio di Genere. A sostenere e aiutare l’OdG numerose realtà del territorio e non: l’Università di Camerino, l’Ambito Territoriale Sociale 15 di Macerata, Settenove, meravigliosa e preziosa casa editrice di Cagli (PU) da sempre impegnata nell’educazione alle differenze e nella decostruzione degli stereotipi, Lions Club Macerata Host, CGIL Marche, CISL Marche e UIL Marche e COOP Alleanza 3.0, e infine Toponomastica femminile, associazione nell’ambito del cui X concorso nazionale Sulle vie della parità di situa l’edizione regionale del concorso.

Anche quest’anno ad ospitare la premiazione il Polo di Informatica dell’Università di Camerino. Tredici le scuole premiate: più di 200 bambini e bambine, ragazzi e ragazze provenienti da tutte le province marchigiane hanno riempito l’Università.
E anche quest’anno come avviene da sei anni a questa parte eccomi qua a raccontare i progetti realizzati da bambini e bambine, ragazzi e ragazze marchigiani per questo concorso didattico che nasce dalla collaborazione tra l’Osservatorio di Genere e Toponomastica femminile. Come ho già detto durante la premiazione, pubblicata online sul canale YouTube dell’Università di Camerino, partner dell’OdG sin dalla prima edizione del concorso, nel 2017 stavamo lavorando al volume #leviedelledonnemarchigiane: non solo toponomastica, e in una delle tante riunioni con Claudia Santoni e le altre co-autrici del volume ci siamo dette «Perché no! Proviamo!». Da quel «Perché no» accolto e sostenuto, a dire la verità con qualche preoccupazione e perplessità iniziale anche da Maria Pia Ercolini, presidente di Toponomastica femminile, è partita la prima edizione del concorso regionale collegato a Sulle vie della parità, concorso nazionale con una struttura già solida e consolidata. E da quel «Perché no» il concorso regionale è cresciuto sempre di più riuscendo a costruire nel tempo un vero e proprio network di istituti virtuosi, i cui docenti, distribuiti da Nord a Sud della Regione, sono capaci di fare educazione di genere e alle differenze tra bambini e bambine, ragazzi e ragazze nelle scuole di ogni ordine e grado, dall’infanzia alla secondaria di secondo grado.
Ad oggi possiamo affermare che sempre più numerose sono le scuole sulle vie della parità nella Regione Marche. Di più, negli anni i progetti presentati si sono spinti oltre: sono stati pensati e realizzati come parte integrante dei programmi didattici e non come intervento spot per la mera partecipazione al concorso. Questo ha permesso a Sulle vie della parità nelle Marche di fare un incredibile salto di qualità sia perché, come ha sottolineato Claudia Santoni, presidente dell’OdG, i lavori sono sempre più belli sia perché, essendo multidisciplinari e avendo delle ricadute sulla didattica, entrano a far parte del processo di apprendimento di intere classi potenziando abilità, conoscenze e competenze di bambini e bambine, ragazzi e ragazze.
E quindi? E quindi, bando alle ciance, e veniamo a noi: il nostro racconto dalle Marche inizia dal progetto realizzato da uno degli istituti di istruzione superiore di eccellenza della provincia di Macerata; un istituto in cui innovazione fa rima con tradizione; un istituto all’avanguardia per offerta didattica e metodologie: al centro ci sono le/gli studenti e la ricerca continua di opportunità di crescita da offrire loro al di là di quella che è la vocazione professionalizzante della scuola. Stiamo parlando dell’Istituto di istruzione superiore “G. Garibaldi” di Macerata, una vecchia conoscenza di Sulle vie della parità nelle Marche, che si è aggiudicato il Primo premio ex aequo nell’ambito della Sezione B – Lavoro con il progetto Donne in “campo” realizzato dalla classe 2^E indirizzo tecnico-agroalimentare e agroindustria con la supervisione delle docenti Eleonora Mancini e Iolanda Polidori con la seguente motivazione:
«Per aver saputo concentrare l’attenzione in maniera affascinante e coinvolgente sulla figura delle vergare, “mani operose guidate da un’intelligenza pacifica”, elemento fondamentale del nostro tessuto storico e culturale. Per aver saputo collegare passato e presente, punti di forza e difficoltà, rimandandoci la necessità di continuare a concentrare le nostre forze per costruire una società in cui donne e uomini abbiano pari diritti».


Il progetto, nato da un’attività di brainstorming in classe, ripercorre l’evoluzione del ruolo della donna in agricoltura. Simbolicamente il lavoro prende il via da un’analisi storica della donna contadina, della moglie del mezzadro che in dialetto maceratese era chiamata “la vergara”.
«Il potere della famiglia contadina – scrive a proposito Silvia Alessandrini Calisti su Vitamine Vaganti – era detenuto dal vergaro, che si occupava degli affari, nei quali la moglie, la vergara, priva di qualsiasi autonomia patrimoniale, non doveva intromettersi. Le bambine venivano educate a essere utili in casa e a dedicarsi alla famiglia, vivendo in attesa del giorno del matrimonio, unico mezzo che poteva concedere loro un’esistenza sociale, al quale seguiva una serie indefinita di gravidanze. La donna marchigiana era quindi altamente prolifica, ma anche estremamente laboriosa: di fatto doveva occuparsi della casa, ma non mancava di essere chiamata a contribuire anche al lavoro nei campi o, in città, nelle fabbriche. Sebbene i contadini marchigiani fossero noti per la loro grande dedizione e resistenza al lavoro, queste qualità erano ben più evidenti nelle donne. I dati emersi dall’inchiesta agraria “Jacini” del Regno d’Italia, pubblicata nel 1884, ne descrivono in modo esemplare l’instancabile tenacia e il grande impegno: «L’uomo eseguisce i lavori più importanti e gravi, ma è piuttosto lento; la donna invece è celerissima. Chi visita le Marche è colpito alla vista dei pesi ingenti che le nostre campagnole riescono a portare sul capo […]. È, per esempio, quasi unicamente nelle Marche che le donne fanno l’ufficio di manuali ai muratori e trasportano in alto, ponendoselo sul capo, il materiale necessario per le costruzioni». I ragazzi e le ragazze della 2^E si interrogano sull’emancipazione della donna in agricoltura e si documentano: analizzano l’evoluzione della figura della vergara prima e cercano poi figure di donne che nella storia sono riuscite a emergere nella regione Marche in questo ambito così legato a una cultura patriarcale radicata e difficile da superare.
Si interrogano i ragazzi e le ragazze dell’Istituto agrario e interrogano le fonti, quindi, fino ad analizzare la moderna imprenditoria agricola femminile. L’esito di questa ricerca è l’individuazione di Silvia Sabbatini, titolare dell’azienda agraria “I tre Filari” di Recanati (MC), ex studente dell’Istituto Agrario, che si è messa a disposizione della classe, che ha accompagnato a Camerino il 25 maggio 2023 per ritirare il premio. Sabbatini, raccontando ai ragazzi e alle ragazze la sua storia e la sua esperienza come imprenditrice, ha mostrato loro uno spaccato delle difficoltà connesse alla gestione dell’attività in sé, alle numerose disparità di genere che si riscontrano ancora oggi in questo settore, alle procedure e alle modalità di raggiungimento e attuazione degli obiettivi ambientali e climatici fissati dall’Agenda 2030.
Un’intervista a cui i ragazzi e le ragazze hanno lavorato con entusiasmo: alcune/i si sono improvvisati videomaker facendo riprese e dedicandosi al montaggio. Un gruppo ha lavorato alla colonna sonora del video e alla ricerca delle relative musiche mentre un’altra piccola compagine si dava da fare con le riprese del backstage. Infine, mentre un altro gruppo lavorava alla produzione di un testo relativo a Annunziata Battistelli, figura di donna scelta per la proposta di intitolazione, un altro gruppo ha elaborato alcune tavole grafiche.
Il risultato di tutto questo lavorio è un video, che vi invitiamo a vedere, una scheda biografica dedicata appunto a Annunziata Battistelli e alla figura della vergara, e tre tavole grafiche.



Particolarmente interessante è la riflessione metacognitiva che è seguita alla chiusura del lavoro. Attraverso una autobiografia cognitiva la classe è stata invitata a sottolineare i punti di forza e di debolezza dell’esperienza, esprimendo inoltre un’opinione in merito alla problematica della parità di genere, facendo riferimento all’obiettivo 5 dell’agenda 2030 «Garantire alle donne e alle ragazze parità di accesso all’istruzione, alle cure mediche, a un lavoro dignitoso, così come la rappresentanza nei processi decisionali, politici ed economici, promuoverà economie sostenibili, di cui potranno beneficiare le società e l’umanità intera». Francesco, ad esempio, nella sua autobiografia cognitiva scrive:
«Abbiamo confrontato la storia di Annunziata Battistelli con quella di un’imprenditrice dei nostri giorni, la signora Sabbatini Silvia, che ci ha spiegato le difficoltà dell’aprire un’azienda agricola, nel mantenerla e riuscire a conciliare l’attività lavorativa con la sfera familiare. Molte sono le difficoltà e i pregiudizi a cui le donne che lavorano in agricoltura sono sottoposte, ma con il tempo il numero delle donne che lavora in agricoltura sta aumentando e questo può contribuire a sviluppare punti di vista molteplici e idee diverse utili per lo sviluppo delle tecnologie di un’agricoltura 4.0 che riduca la problematica ambientale.
Ma chi è Annunziata Battistelli? Una vergara, simbolo del ruolo della donna nella società mezzadrile marchigiana, nata a Jesi il 18 settembre 1894 da genitori mezzadri, a cui i ragazzi e le ragazze propongono di intitolare una contrada ubicata in una zona di collegamento tra la campagna e l’urbe, quale luogo significativo di nascita, passaggio ed evoluzione delle tante donne “in campo”.
Il lavoro di questa classe, pregevole sotto molti punti di vista, ha un merito ulteriore: guarda al futuro. Infatti, esso viene descritto dai ragazzi e dalle ragazze come un punto di partenza per una ricerca futura dedicata ai diritti conquistati, alla strada verso la parità di genere nel campo dell’imprenditoria agricola allargando l’oggetto dell’indagine fuori dall’ambito regionale analizzando dati nazionali ed europei. Donne in campo è stato premiato da Carla Scarponi e Valeria Pasqualini con un contributo dell’Ambito Territoriale Sociale 15 di Macerata per l’acquisto di materiale scolastico, libri della casa editrice Settenove e un’opera d’arte realizzata ad hoc dall’artista anconetana Aurora Carassai.



Un riconoscimento per questo interessante e articolato lavoro è arrivato anche nell’ambito del concorso nazionale. Il 27 aprile 2023, infatti, a Roma, nella premiazione del concorso nazionale, i ragazzi e le ragazze hanno ricevuto una Menzione di merito nell’ambito di Sulle vie della parità con la seguente motivazione:
«La classe II E dell’IIS “Giuseppe Garibaldi” di Macerata ha realizzato un progetto che ripercorre gli sviluppi storici della presenza femminile in agricoltura, mettendo in luce soprattutto il modello lavorativo della vergara, figura chiave della realtà mezzadrile marchigiana tra Otto e Novecento. Per illustrare l’evoluzione del ruolo delle donne fino ai giorni nostri, la classe ha scelto di intervistare una moderna imprenditrice agricola, la dott. Silvia Sabbatini, già studente della Scuola Garibaldi, titolare dell’azienda agraria a conduzione biologica “I tre Filari” di Recanati e di produrre una video intervista.
Per quanto attiene all’intitolazione, la classe ha proposto di dedicare una contrada alla vergara Annunziata Battistelli, nata a Jesi nel 1894 in una famiglia di mezzadri.
Le ricerche svolte relativamente al mondo agricolo marchigiano, l’intervista e il video si segnalano per la cura dei testi e per la qualità dell’allestimento. Pertanto la giuria ha ritenuto il progetto meritevole di una menzione».



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Articolo di Silvia Casilio

Silvia Casilio ha conseguito il dottorato di ricerca in Storia contemporanea presso l’Università di Macerata e attualmente collabora con l’Università di Teramo. È autrice di saggi sull’Italia repubblicana e dal 2009 collabora con l’associazione culturale Osservatorio di genere.

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