Tawakkol Karman. Nobel per la Pace

Tawakkol Karman è una politica, giornalista e attivista yemenita per i diritti umani anche conosciuta con l’appellativo di “Madre della Rivoluzione”, a soli 32 anni vincitrice del Premio Nobel per la Pace nel 2011, per il suo impegno a favore della sicurezza delle donne e del loro diritto alla piena partecipazione nell’opera di costruzione della pace. È la seconda donna musulmana a vincere il Nobel ed è anche tra le più giovani ad aver mai ottenuto questo importante riconoscimento.

Nasce nella città di Taizz, nello Yemen, il 7 febbraio 1979. Ottiene il diploma in commercio e si laurea in Scienze politiche presso l’Università di Sanaa.
Durante la Conferenza sui diritti umani nel 2004 compie il gesto di togliersi in pubblico il niqab, velo semi-integrale, ed esorta le altre donne a fare lo stesso; deciderà da allora di non indossare più il velo che nasconde completamente il volto, lasciando scoperti gli occhi, ma opterà per l’hijab che copre solo i capelli.
Nel 2005 fonda il gruppo di difesa dei diritti umani Giornaliste senza catene, con lo scopo di sostenere la libertà di parola e di espressione e preparare i/le futuri/e giornalisti/e a battersi per difendere questo diritto.
All’inizio del 2011, lo Yemen si vede scosso da diverse proteste contro il regime, contro la povertà dilagante e il carovita: il 40% della popolazione vive infatti con meno di due dollari al giorno. Durante le manifestazioni, Tawakkol organizza raduni di studenti nella capitale Sanaa per contestare il dittatore Ali Abd Allah Saleh e viene subito arrestata. Rilasciata sulla parola poco dopo, prende di nuovo parte ad altre manifestazioni e lancia un appello in occasione della Giornata della collera, il 3 febbraio 2011, in ricordo delle persone uccise durante le insurrezioni contro il governo. Viene quindi nuovamente arrestata il 17 marzo.

A giugno scrive un articolo per il New York Times denunciando gli Stati Uniti e l’Arabia Saudita che continuano a sostenere il regime di Saleh. Lo stato yemenita si trova in una situazione di forte instabilità, interessato da due conflitti simultanei: da una parte il governo dittatoriale, sostenuto dagli Stati Uniti, combatte contro le cellule terroristiche di al-Qaida, mentre nelle province settentrionali i separatisti sciiti zaiditi Houti, sostenuti dalla Repubblica Islamica dell’Iran, combattono contro il governo centrale per ottenere l’egemonia sul Paese. In uno dei suoi discorsi, Karman esorta dunque gli Stati Uniti a sostenere il movimento democratico yemenita, in quanto il regime di Saleh ha ucciso più donne e bambini dei terroristi, chiedendo il rispetto dei diritti umani e ribadendo il diritto del proprio popolo alla libertà e alla giustizia. Il suo monito continua: «A nome dei molti giovani coinvolti nella rivoluzione dello Yemen, io assicuro il popolo americano che siamo pronti a partecipare a un’autentica partnership. Insieme possiamo eliminare le cause dell’estremismo e la cultura del terrorismo mediante un rafforzamento della società civile e l’incoraggiamento dello sviluppo e della stabilità».

Tawakkol Karman viene definita la “Madre della Rivoluzione” perché con la sua forte leadership è riuscita a coinvolgere migliaia di persone nelle proteste non violente contro il regime. Il suo obiettivo è quello di provare al mondo che il popolo aspira alla pace e vuole ottenerla senza l’uso di armi. Proprio a causa del suo attivismo è stata minacciata di morte, diffamata e aggredita varie volte nel corso delle manifestazioni. Ha vissuto in tenda per ben nove mesi nella piazza principale della capitale Sanaa per rimanere sempre vicina e sostenere i manifestanti. Ha assistito all’uccisione di un suo caro amico, proprio davanti ai suoi occhi, da parte dei cecchini del regime, ma questo atto vile non è comunque riuscito a fermarla. Ha scritto diversi articoli per raccontare le violazioni dei diritti umani e civili ad opera del regime di Saleh e per denunciare la corruzione all’interno del governo.

Dopo 32 anni di autoritarismo, Saleh rassegna finalmente le dimissioni e al suo posto viene nominato presidente Abdrabbuh Mansour Hadi, che dovrà però vedersela con diversi attacchi da parte delle forze militari fedeli al predecessore. Nel 2014, il movimento Houti riesce a prendere il controllo della provincia settentrionale, arrivando ad occupare la capitale. Nel marzo 2015 l’Arabia Saudita e altri otto stati, per lo più arabi sunniti, iniziano il bombardamento contro gli Houti, con l’obiettivo di ripristinare il governo Hadi. Il conflitto continua ancora oggi e lo Yemen è sconvolto dalle conseguenze della guerra che ha causato carenza di cibo, acqua potabile, igiene e assistenza sanitaria. La popolazione è stremata dalla diffusione di epidemie di colera e difterite e diverse associazioni umanitarie sono sul territorio per far fronte alla grave emergenza socio-sanitaria, in cui a farne le spese sono soprattutto donne e minori.

Tawakkol si è sempre detta contraria sia al regime Houti che al controllo da parte dell’Arabia Saudita del suo Paese. Da anni chiede che sia aperto un dialogo affinché si possa ripristinare un regolare processo politico all’interno dello Yemen. Si definisce una cittadina del mondo ed è riuscita a essere d’ispirazione per le donne yemenite, affinché prendessero parte alla rivoluzione. Ha sostenuto in ogni circostanza che le donne sono capaci di ottenere tutti i loro obiettivi, compresi quelli della pace e della giustizia per il proprio Paese. In una conferenza ha apertamente dichiarato: «Dietro ogni grande rivoluzione, ci sono donne coraggiose». Infatti ha fondato la Tawakkol Karman Foundation che ha lo scopo di coinvolgere le donne e la comunità nel processo di pace, cooperando con i governi e le organizzazioni locali. 

Tawakkol Karman, Time, 2011

Oltre al Nobel le sono stati assegnati diversi riconoscimenti, tra cui essere considerata tra le donne più indomabili della storia per il Time nel 2011 ed essere inserita nella lista delle donne arabe più influenti redatta dalla Cnn.
Nelle sue dichiarazioni si è sempre espressa a favore della non-violenza: «In questo preciso momento, giovani arabi, sia uomini che donne, stanno marciando per protestare pacificamente, chiedendo libertà e dignità. Perseguono il loro nobile cammino, senza armi, ma con la fede ad ottenere il diritto alla libertà e alla dignità. Marciano con spirito di sacrificio e con l’aspirazione alla libertà e alla vita, contro le peggiori forme di egoismo e ingiustizia». Di recente, il 2 giugno 2022, Tawakkol Karman è stata ospite in Italia al Festival dell’Economia di Trento, con una relazione dal titolo La non violenza come arma per risolvere i conflitti. Il suo impegno per la pace, lo sviluppo e la promozione dei diritti umani continua instancabile ancora oggi.

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Articolo di Elisabetta Uboldi

Laureata in Ostetricia, con un master in Ostetricia Legale e Forense, vive in provincia di Como. Ha collaborato per quattro anni con il Soccorso Violenza Sessuale e Domestica della Clinica Mangiagalli di Milano. Ora è una libera professionista, lavora in ambulatorio e presta servizio a domicilio. Ama gli animali e il suo hobby preferito è la pasticceria.

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