Generale Vannacci

Il suo libro autopubblicato, che riprende e ribadisce tutti i peggiori luoghi comuni e i vecchi stereotipi sulle donne, sull’omosessualità, sulla migrazione, su ambientaliste e ambientalisti e li presenta come novità controcorrente, ha goduto di una tale risonanza sulla stampa e sui giornali da toccare le vette delle vendite e da trasformare uno sconosciuto come Lei non in un martire della libertà di espressione ma in un’icona pop, star dei rotocalchi e dei talk show autunnali, possibile candidato alle prossime elezioni.

Il tono è bellicoso, il titolo è roboante: Il mondo al contrario. Al contrario di che cosa? Di quella che Lei chiama “normalità” dandone per scontato il significato di “saggezza” e “verità oggettiva”: è la versione che corrisponde al senso diffuso tra chi ritiene normali solo le proprie abitudini, quello che Lei chiama Buonsenso con la B maiuscola.

Ipotizzi – facciamolo per assurdo – che “normale” fosse invece ciò che è coerente con le premesse dei valori di pace, di uguaglianza e di solidarietà proclamati dal Cristianesimo, con quella Costituzione su cui Lei ha giurato, con le regole della convivenza che si dà un Paese democratico nella civile Europa del XXI secolo. Allora sarebbe un mondo al contrario quello in cui

  • I laureati migliori fossero costretti a scegliere tra lasciare il loro Paese o fare i rider
  • Il lavoro fosse tassato più della rendita
  • L’evasione fiscale fosse sostanzialmente impunita
  • Si andasse una mattina al lavoro per tornare in una bara la sera
  • La maggioranza delle persone se ne infischiasse dei beni comuni
  • La Terra fosse considerata un oggetto da depredare e non un bene da salvaguardare
  • Il mare, fonte di vita, si trasformasse in cimitero di salme senza nome
  • Le spese per gli armamenti superassero quelle per la salute.

Aggiungo, un mondo in cui

  • Le donne venissero ammazzate “per troppo amore”
  • Gli stupratori venissero giustificati in rapporto all’abbigliamento o al tasso alcoolico della vittima
  • Il lavoro di cura venisse scaricato su un solo sesso
  • Il corpo delle donne venisse comunemente usato come esca per vendere merci.

E in cui infine

  • Fosse un reato andare per le vie del mondo in cerca di una vita migliore
  • La solidarietà umana venisse dileggiata come “buonismo”.

Nel nostro Paese è successo di recente che un giovane operaio nato in Gambia con la pelle del colore sbagliato si gettasse tra le fiamme per salvare delle persone (bianche) a lui sconosciute. Perché? «Avevano bisogno di aiuto, non potevo voltargli le spalle». Molti nostri connazionali dai tratti somatici visibilmente giusti, intanto, filmavano la scena.

È il mondo al contrario, generale, su cui non credo scriverà molte pagine: ma le assicuro che a me e a moltissimi altri piacerebbe viverci.

***

Articolo di Graziella Priulla

Graziella Priulla, già docente di Sociologia dei processi culturali e comunicativi nella Facoltà di Scienze Politiche di Catania, lavora alla formazione docenti, nello sforzo di introdurre l’identità di genere nelle istituzioni formative. Ha pubblicato numerosi volumi tra cui: C’è differenza. Identità di genere e linguaggi, Parole tossiche, cronache di ordinario sessismo, Viaggio nel paese degli stereotipi.

Lascia un commento