Lo sguardo femminile del Grand Tour. Parte seconda 

Sebbene la scrittura di viaggio in termini di genere (narrazioni, guide turistiche, libri illustrati con lastre tipografiche, descrizioni topografiche e resoconti derivati da tour effettivi) contribuisca solo per il 5% circa al totale di tali scritti di viaggio sul mercato, la presenza e la professionalizzazione delle donne scrittrici di viaggio nel diciannovesimo secolo sono crescenti.  

Ritratto di Elizabeth Craven

Elizabeth Craven (1750-1828), è ricordata per il resoconto di un lungo viaggio in Europa e nel Levante compiuto nel 1785-86, e per le sue Memorie scritte in età avanzata. Figlia del IV conte di Berkeley, a sedici anni fu spinta al matrimonio col barone William Craven, da cui in quattordici anni ebbe sette figli. In seguito venne allontanata dal paese per via di uno scandalo rosa con l’ambasciatore di Francia. Si trasferì in Francia portando con sé il suo ultimo figlio, e qui scrisse un’opera femminista poco conosciuta, Lettere a suo figlio, nella quale denunciava le leggi del matrimonio, a quel tempo ingiuste e oppressive nei confronti delle donne. Protestava dicendo che un marito poteva picchiare legalmente la moglie, rinchiuderla, non darle soldi, essere infedele con prostitute o amanti, o sperperare il suo denaro, mentre lei non aveva alcun risarcimento legale. Sosteneva che queste leggi ingiuste erano state fatte dagli uomini, e costituivano una forma di “tirannia”, che lei stessa aveva sperimentato durante il suo matrimonio con Lord Craven.  

Cimitero ottomano a Instanbul, Elizabeth Craven

Viaggiò in tutta Europa, fino a San Pietroburgo, Mosca, la Crimea e Costantinopoli. Visitò anche le isole greche. La prima tappa italiana del suo tour fu Genova, poi Pisa, Viareggio, Lucca, Firenze, Bologna, Ferrara, Venezia. Durante il viaggio di ritorno soggiornò nelle capitali del Danubio e a Bucarest. Al suo ritorno andò a vivere in Germania come compagna e infine seconda moglie del margravio di Ansbach e intraprese la carriera di scrittrice di commedie e romanzi, in cui toccava spesso il tema dello status delle donne nel matrimonio.

Origine del fiume Buyuk Karasu in Crimea, Elizabeth Craven

Alla morte del suo secondo marito, decise di trasferirsi a Napoli, di cui amava il clima e la cultura, e dove era già stata anni addietro, in occasione di una festa di corte organizzata dal re Ferdinando I e dalla regina Maria Carolina.

A journey through the Crimea to Costantinople, Elizabeth Craven

Ci ha lasciato nelle sue Letters during her travels through France, Germany, and Russia in 1785 and 1786 e nel suo A Journey through the Crimea to Constantinople descrizioni notevoli, seppur tinte dell’ironia tipica di un’aristocratica inglese, dei luoghi e delle persone incontrate. Il suo Journey è estremamente discorsivo, vivacizzato da aneddoti curiosi e divertenti ed episodi del soggiorno italiano. A Napoli trascorse il tempo navigando, facendo giardinaggio e scrivendo le sue Memorie. Anche nei suoi ultimi anni lo scandalo la perseguitò.  La sua villa di Posillipo fu molto frequentata dall’aristocrazia dell’epoca, soprattutto grazie alle sue terrazze che mostravano pregevoli vedute. Quando morì, fu sepolta nel cimitero degli inglesi a Napoli. 

 

Original Sketches, Elizabeth Campbell

In Original Sketches di Elizabeth Campbell (1783-1861) le annotazioni sul suo viaggio sono accompagnate da vivaci acquarelli, che dimostrano il suo sincero interesse per la flora, la fauna, la storia, l’architettura, il popolo. Nel 1824 visitò il Lazio, dove dipinse il paesaggio di Nepi e il monte Soratte; salpò poi insieme a un gruppo di viaggiatori per Messina. Superarono Capri, Stromboli, Lipari e Scilla, per entrare nello Stretto di Messina. Sbarcati a terra, viaggiarono lungo la costa orientale a dorso di cavallo o mulo; oltre Taormina e l’Etna fino a Giardini, dove così commenta: «All’improvviso, mentre iniziavamo la discesa, ci apparve uno scenario di straordinaria bellezza, l’Etna svelata in piena maestà, Taormina in alto sulla scogliera vertiginosa, sotto il mare in calma maestà, il villaggio di Giardini, il tutto illuminato dai raggi brillanti di un sole al tramonto». Poi verso Catania e Augusta raggiunsero Siracusa, e da qui, passando per Agrigento e Sciacca, arrivarono a Selinunte. Nuovamente nell’entroterra, salirono ai templi di Segesta prima di scendere ad Alcamo e raggiungere Palermo.  

In Terra Nuova, il 10 maggio 1825, Elizabeth guarda la gente del posto arrivare sulla spiaggia con i loro asini per prendere acqua dai pozzi. 

«Terra Nuova era un villaggio situato sulla riva del mare, con una locanda accettabile, anche se piccola. La sera ci incamminammo verso l’estremità catanese della città fino alle rovine di quello che viene chiamato Tempio, costituito da un’unica immensa colonna, di ordine scanalato, adagiata sulla sabbia, che potrebbe averne coperte molte altre. Seduta sulla base di una di queste colonne, alla bella luce di un ricco sole al tramonto, il mare calmo che mormorava, mentre l’onda tranquilla si infrangeva sulla riva, la costa oltre formava una bellissima vista e presto queste ampie sabbie furono ricoperte di gente, asini, muli e buoi, che si affrettavano ai pozzi». 

Costumi siciliani, Terra Nuova, Isola di Capri, Etna, Villaggio Giardini, Elizabeth Campbell

L’anno dopo fu in Abruzzo. Visitò anche la Svizzera e continuò a viaggiare per tutti gli anni venti dell’Ottocento. 

Simplon (Passo del Sempione), Marianne Baillie 

Il diario di viaggio dell’inglese Marianne Baillie (1788 – 1831) è uno dei più antichi resoconti di viaggio redatti da una donna.  All’inizio del 1818 Marianne col marito partì per un tour continentale, attraversando la Manica da Dover a Calais il 9 agosto 1818 e ritornando l’8 ottobre successivo. Il risultato letterario di questo viaggio è apparso in un volume intitolato: First Impressions of a Tour upon the Continent in the summer of 1818, through parts of France, Italy, Switzerland, the borders of Germany, and a part of French Flanders. Il reportage di usi, costumi e tradizioni dei popoli incontrati, accompagnato da disegni, riscosse grande successo. Dopo aver trascorso un po’ di tempo nel Devonshire, nel giugno 1820 i coniugi si stabilirono per circa due anni e mezzo in Portogallo, dove il marito di Marianne era stato nominato Agent of his Majesty’s Packets. Lì Marianne scrisse una serie di lettere a sua madre, nelle quali registrò le sue impressioni di viaggio. L’epistolario divenne successivamente parte della più ampia opera Lisbon in the Years 1821, 1822, and 1823, pubblicata poi in due volumi. I Baillie tornarono in Inghilterra nell’ottobre 1823 e si stabilirono a Londra.  

Hermitage de Sainte Frêne, Marianne Baillie
Italian scenery, Elizabeth Batty 

Elizabeth Frances Batty (1791-1875), figlia del medico e artista dilettante Robert Batty, divenne nota come acquerellista. Uno dei figli nati dal suo matrimonio con Philip Martineau, Robert, si associò ai pittori preraffaelliti. Il suo Italian scenery. From drawings made in 1817, pubblicato nel 1820 e dedicato al padre, è arricchito da una sessantina di disegni. Le incisioni contenute nel libro sono tratte dai disegni originali di Elizabeth e raffigurano vedute di città e località italiane. Sono dipinti a penna, pennello e inchiostri seppia, e registrano il viaggio che lei e suo padre, un illustre medico, fecero in Italia nel 1817. La qualità del lavoro della ventiseienne Miss Batty suggerisce non solo l’uso esperto di una camera oscura, ma anche la padronanza nella tecnica degli acquarelli, frutto di lezioni apprese da maestri di pittura, soprattutto dal pittore e insegnante di acquerelli, John Glover, pioniere della tecnica dello split brush, con la quale ravvivava e dava atmosfera alle sue vedute. Inoltre sono stati senza dubbio disegnati pensando all’incisore, con tutte le informazioni di cui avrebbe avuto bisogno. Nonostante la qualità di questi disegni, non è stata identificata nessun’altra opera di Elizabeth Batty. 

Terni, Arco felice, Pozzuoli, Veduta di Firenze, Villa sulla costa di Posillipo, Elizabeth Batty 

È interessante notare che i ceramisti dello Staffordshire utilizzarono le sue vedute italiane sulla loro terracotta, che, esportata in enormi quantità anche negli Stati Uniti, ha contribuito a perpetuare il fascino del romanticismo italiano. 

Ritratto di Marianne Colston

 Marianne Colston (nata Jenkins 1792–1865), ereditiera inglese, scrittrice di viaggi e disegnatrice dilettante, dopo il matrimonio con Edward Francis Colston, membro della nobiltà britannica, col marito salpò dall’Inghilterra per Havre de Grace in Francia. Il tour continentale costituì la base del suo unico lavoro, Journal of a Tour, resoconto dettagliato del suo viaggio attraverso Francia, Italia e Svizzera. Nel corso del tour, Marianne diede alla luce la sua prima figlia. A Parigi, verso la fine del tour europeo, Marianne preparò il suo diario per la pubblicazione; il primo volume era in stampa mentre Marianne stava ancora scrivendo le sue osservazioni conclusive sulla sua visita di ritorno a Parigi nel 1822. François Le Villain creò cinquanta litografie basate sui suoi schizzi sul posto, in Italia, nelle Alpi e nei Pirenei, che nella prefazione sono così descritte: «Cinquanta stampe litografiche di alcuni dei punti di vista più pittoreschi e belli descritti in questi volumi, tratti dai disegni originali dell’autrice, accompagnano l’opera, e lei spera che la matita supplisca alle carenze della penna nel porre davanti a queste scene interessanti gli occhi del lettore». 

Cascatelle a Tivoli – Anfiteatro di Gavarnie, Alti Pirenei-Marianne Colston

L’opera, Diario di un tour in Francia, Svizzera e Italia, negli anni 1819, 20 e 21 in due volumi, fu pubblicata a Parigi nel 1822; fu ristampata a Londra nel 1823. 

Dopo il ritorno dalla Francia nel 1822, i coniugi si stabilirono in una proprietà dei Colston nell’Oxfordshire. Successivamente acquistarono Roundway House, nel Wiltshire. Dopo la morte del marito nel 1847, Marianne rimase a Roundway House e da un censimento del 1861 risulta “proprietaria terriera” e capofamiglia.  

In copertina: la casa dei capitelli colorati, Marco De Gregorio (Resìna, 1829-1876). 

***

Articolo di Livia Capasso

foto livia

Laureata in Lettere moderne a indirizzo storico-artistico, ha insegnato Storia dell’arte nei licei fino al pensionamento. Accostatasi a tematiche femministe, è tra le fondatrici dell’associazione Toponomastica femminile.

Lascia un commento