Il Salone della Responsabilità Sociale d’Impresa contro lo spreco alimentare

È stato un grande onore per me essere invitata a portare la mia esperienza di sostenibilità durante l’undicesima edizione del Salone dedicato alla Responsabilità sociale d’impresa, in programma a Milano dal 4 al 6 ottobre scorso.
Il Salone, una tradizione che si muove per tutta l’Italia, ma che ha il suo apice, ogni anno, a Milano, ospite dall’Università Bocconi, oggi non può fare a meno di chiamarsi anche Salone dell’Innovazione: solo con progetti veramente innovativi e idee lungimiranti possiamo sperare di poter vivere, in futuro, su un Pianeta accogliente… visto che abbiamo solo questo.

Il titolo dell’incontro a cui ho partecipato, con tre illustri compagni di avventura, si intitola Combattere lo spreco alimentare, un impegno per tutti. Forse può essere poco istintivo vedere nello spreco alimentare un problema ambientale forte, ma questo è: ogni volta che sprechiamo un alimento, sia che lo facciamo in casa, al ristorante, o lo facciano le aziende meno illuminate, sprechiamo tutte le risorse (terreno, acqua, energia) che sono servite per la produzione, creiamo un rifiuto, e contribuiamo ad aumentare inutilmente tanta, troppa CO2, responsabile del riscaldamento globale.
Il mio personale interesse in questa direzione è molto alto e datato (il mio blog Primo non sprecare è nato dieci anni fa), e se io sono intervenuta parlando del problema a livello domestico, i miei compagni di viaggio hanno presentato progetti di enorme impatto sociale, oltre che di grande sostanza.

Teresa Materia è assistente sociale e lavora per il Comune di Milano, dove si occupa della food policy e dell’ufficio povertà alimentare. Milano ha aperto alcuni hub alimentari dove raccoglie cibo, sia secco che fresco, dalle eccedenze di negozi e supermercati, e lo redistribuisce a chi non può comperarne abbastanza per sé e per la famiglia, o non può nutrirsi in modo sano. Gli hub del Comune di Milano sono, e ancor di più saranno in futuro, anche centri di incontro e scambio, per cercare di risolvere, oltre ai bisogni primari, anche quelli sociali di chi si sente emarginato. Teresa ha illustrato questi progetti con tanto entusiasmo da dare la certezza che i risultati non potranno che essere ottimi.

Paolo Rellini è uno dei fondatori di Regusto, un’azienda pluripremiata nata nel 2016, quando il problema dello spreco alimentare era appena diventato di dominio pubblico. Regusto, attraverso un’innovativa piattaforma digitale, si preoccupa di recuperare le eccedenze di mercati e supermercati che andrebbero sprecate per distribuirle a enti e associazioni no profit impegnati a sostegno della povertà, come Banco Alimentare e Croce. Paolo, in particolare, è un grande esperto di tecniche agroalimentari, quindi capace di convergere nel modo più appropriato le risorse a disposizione. I progetti di Regusto non si fermano all’alimentazione: recenti accordi con grandi gruppi, come Le Roy Merlin, inaugurano un aspetto nuovo, dove l’attenzione al recupero e alla protezione dell’ambiente è sempre prevalente.

Daniele Scotti è, in Cirfood, capo del settore qualità, salute e sicurezza ambientale. La sua azienda si occupa di ristorazione collettiva, ma lo fa con un occhio estremamente attento al recupero dello spreco e dello scarto alimentare. La loro attenzione è raffinatissima, con l’obiettivo di gestire gli acquisti con millimetrica attenzione, e recuperare quanto eventualmente avanza perché nulla vada sprecato. Per fare questo, Cirfood ha messo a fuoco tecnologie all’avanguardia capaci di “leggere” da cosa è composto l’esubero. Le competenze di Daniele in campo tecnologico si applicano, in azienda, anche a un progetto che coinvolge l’intelligenza artificiale, per arrivare a perfezionare sempre di più il processo antispreco.
In chiusura, Daniele ha citato la collaborazione con TooGoodToGo, la più nota e attiva app per combattere lo spreco alimentare.

Infine, io ho raccontato dello spreco alimentare domestico, un aspetto che si pensa marginale ma che, invece, genera tonnellate di cibo buttato via nelle nostre case, per un controvalore di quasi 10 miliardi di euro all’anno. Uno spreco generato da piccole quantità (le statistiche più recenti parlano di, mediamente, 27 kg. di cibo sprecato, ogni anno, in ogni famiglia) e che si fa fatica a contrastare. Non è facile attivare l’attenzione quando si butta via qualcosa di piccolo e di poco valore, ma solo facendolo si può davvero cambiare questa tendenza scorretta.
Non dimentichiamo che i nostri genitori e i nostri nonni non sprecavano niente, non perché fossero poveri, ma perché culturalmente erano più avanti di noi, consapevoli che le risorse che la Terra ci offre sono preziose e insostituibili.

Abbiamo avuto un pubblico attento e partecipe, un pubblico giovane, che non può che renderci ottimisti e speranzosi.
Un’esperienza davvero gratificante, dove ho imparato tanto.

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Articolo di Paola Bortolani

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Ex dirigente commerciale, poi libera professionista contabile e amministrativa, ha svolto attività di volontariato culturale. Ha lavorato  in una agenzia di comunicazione, occupandosi di aziende del settore food & beverage. Appassionata di cucina sostenibile, ha scritto articoli e svolto ricerche per testi diversi. Nel 2013 ha aperto il blog Primononsprecare.com, e ha pubblicato l’e-book Il gusto di non sprecare (Indies g&a).

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