L’interesse per l’Italia nacque in Finlandia dal 1890 in poi, col diffondersi di un movimento, detto Vitalismo, che sosteneva il ritorno, nel campo del sapere e della cultura, alle antiche civiltà mediterranee. Tra le tante persone che dalla Finlandia vennero in Italia, affascinate dalla bellezza mediterranea e dalla classicità occidentale, ci furono anche molte donne. La Finlandia aveva da poco, nel 1864, riconosciuto alle donne nubili superiori ai ventuno anni la facoltà di gestire il proprio patrimonio e l’autonomia giuridica a chi aveva superato i venticinque. Artiste emancipate, visitarono soprattutto la Toscana, le sue città d’arte, la campagna e la costa, e lavorarono esercitandosi in copie dagli antichi maestri del Rinascimento. Seppero interpretare con linguaggi originali la varietà del territorio toscano da sempre amato dal popolo finlandese, rapportandosi con l’arte locale pur mantenendo una sensibilità nordica. Rimasero in Italia per periodi più o meno lunghi e oltre Firenze visitarono Roma, Napoli, la costiera amalfitana, la Sicilia, maturando un percorso artistico iniziato in patria. I loro dipinti, nati dalle suggestioni dei paesaggi italiani, segnarono non solo la loro carriera, ma anche gli sviluppi dell’arte finlandese. Molte frequentarono a Firenze la Scuola libera del nudo, centro di riferimento per chiunque praticasse arte di passaggio a Firenze.
Ellen Thesleff (Helsinki, 1869-Helsinki, 1954) fu pittrice espressionista, una delle principali artiste moderniste finlandesi; visse stabilmente in Toscana dal 1894 fino allo scoppio della prima guerra mondiale.

Figlia maggiore di cinque fratelli, suo padre era un pittore dilettante. Dopo aver studiato per due anni alla Scuola di Disegno della Società d’Arte Finlandese, nel 1891 si trasferì a Parigi e si iscrisse all’Académie Colarossi. Dopo Parigi, si recò in Italia nel 1894 per studiare arte rinascimentale. Influenzata dall’impressionismo e dal simbolismo, movimenti che aveva conosciuto a Parigi, contribuì a fondare il gruppo Septem, che introdusse l’impressionismo in Finlandia. Prese parte a molte grandi mostre nel XX secolo, in particolare, nel 1949, i suoi dipinti furono esposti in una grande mostra di arte nordica a Copenaghen e furono elogiati dai media. Continuò a dipingere per tutta la vita; curiosa e aperta alle novità, rimase innovativa durante tutta la sua carriera, che durò oltre sessant’anni e nel 1951 ricevette la medaglia Pro Finlandia, assegnata dal presidente della Finlandia ad artisti meritevoli.
Inizialmente fu collegata al movimento simbolista, passò poi all’espressionismo. Su suggerimento di Kandinsky che incontrò nel 1904 a Monaco, potenziò le ricerche sul colore, rendendo i suoi paesaggi italiani con spatolate dense e convulse, e arricchendo la tavolozza di verdi, blu e violetti. Nei suoi quadri i pini di Villa Borghese svettano coi contorni precisi delle loro chiome sull’orizzonte; molte delle sue tele ritraggono il paesaggio di Forte dei Marmi, con la sua immensa spiaggia e il clima dolce e salutare, un ambiente intatto, non ancora invaso da frotte di turisti, come sarà nel secondo dopoguerra italiano. A volte sul mare minaccioso soffia un forte vento che fa scivolare le barche dalle vele gonfie.


Dopo un lungo viaggio in Sicilia e a Napoli, ritornò in Toscana e si avventurò sulle Alpi Apuane nell’entroterra toscana, un itinerario diverso dai più tradizionali giri turistici. Nei suoi schizzi gruppi di case sono circondate da alte montagne. Giunse a Firenze il 14 marzo 1925, la visitò ma preferì organizzare gite fuori città, dove non c’era il frastuono dei turisti.
Elin Danielson (Noormarkku, Finlandia, 1861-Antignano, 1919) è nota soprattutto per i suoi ritratti realistici. All’età di quindici anni, si trasferì a Helsinki e iniziò a studiare all’Accademia di Belle Arti. Nel 1883 ricevette una borsa di studio e si trasferì a Parigi, dove prese lezioni all’Académie Colarossi; nel 1895 beneficiò di una borsa di studio per un soggiorno in Italia e si recò a Firenze, restandovi per quattro mesi. Innamoratasi dell’Italia, decise di rimanervi definitivamente.

Un anno dopo si trasferì ad Antignano, un quartiere di Livorno, dove incontrò un pittore italiano di tredici anni più giovane di lei, Raffaello Gambogi, molto vicino alle istanze divisioniste toscane. Cominciarono a lavorare insieme e si sposarono nel 1898.Tennero mostre a Parigi, Milano, Firenze (dove le fu assegnato un premio d’arte dalla città), e in molte città finlandesi, e i loro dipinti furono inclusi anche nell’Esposizione Mondiale del 1900 a Parigi. Nel 1899 il re Umberto acquistò un suo dipinto. Nello stesso anno partecipò alla Biennale di Venezia.
Pur provenendo da una cultura lontanissima da quella macchiaiola, la Danielson entrò presto in sintonia con lo stile di Fattori con una tavolozza ricca di cromie vibranti. Il paesaggio di Antignano, tra il Mediterraneo e le Alpi, le riservò sorprese e soddisfazioni. La natura sublime, la luce che non trova paragoni con quella finlandese, gli alberi che svettano sullo sfondo di scorci marittimi e tanti umili protagonisti, ispirati alla vita semplice degli abitanti dei dintorni di Antignano, sono i soggetti dei suoi quadri.




Riprodurre la luce e la variazione del paesaggio è un tema primario delle sue pitture. A causa della prima guerra mondiale, il legame con la sua terra natale fu interrotto e quando morì, di polmonite, ad Antignano, era stata quasi dimenticata in Finlandia. La maggior parte della sua produzione è rimasta in Italia, e quindi è poco conosciuta nel suo Paese.

Sigrid Maria Schauman (Čuhuïv, Ucraina, 1877, Helsinki, 1979) è figura poco popolare, in campo artistico, in parte perché ricordata dai più come “la sorella di Eugen”, un’icona della resistenza finlandese contro l’Impero russo. Intorno al 1909 frequentò l’Accademia del nudo di Firenze; l’orfismo e il simultaneismo dell’epoca rappresentarono per Sigrid esperienze significative, di cui resta traccia nella sua arte. A causa di problemi economici lavorò nel campo della critica d’arte, attività che svolse regolarmente per quasi trent’anni, pubblicando oltre 1500 recensioni d’arte, interviste e resoconti di viaggio. Contribuì a fondare nel 1956 Prisma, un gruppo di artisti alfieri del modernismo. In occasione del suo centesimo compleanno le fu dedicata una retrospettiva.
Suo è un paesaggio di Volterra che unisce alla lezione di Cézanne, la resa geometrica dei contorni delle case e degli alberi, quella dei fauves. I suoi colori hanno tonalità acide e squillanti, le sue pennellate spesse rendono la luce dell’Italia capace di stimolare visioni grandiose ed evocative. Il suo interesse quasi maniacale per il colore deriva dai post-impressionisti francesi, e poi educato nel culto di Matisse, l’artista più amato dalla Schauman. I suoi paesaggi italiani sottolineano un interesse dominante per i verdi e gli azzurri, studiati nelle loro più profonde possibilità.


L’artista negli anni, scavando le forme, iniziò a svuotare visi e paesaggi dei tratti identitari, per approdare a una forma costituita da sola luce.

Beda Maria Stjernschantz (Porvoo, Finlandia, 1867 – Helsinki, 1910) è oggi considerata una pioniera del movimento del simbolismo in Finlandia e una delle artiste più importanti del suo tempo, nonostante la sua breve vita. Visitò l’Italia nel 1897 e fu compagna della Thesleff alla scuola del nudo e con lei condivise anche la casa fiorentina.

A differenza dell’amica però non è interessata al paesaggio toscano, è piuttosto attenta ai grandi maestri del Rinascimento. Iniziò come realista e la sua arte fu esposta per la prima volta alla Mostra degli artisti finlandesi nel 1891; ma dopo la sua visita a Parigi l’anno successivo, iniziò a spostarsi sempre più verso il simbolismo. Adottò lo stile simbolista e la relativa filosofia dell’arte, secondo la quale l’arte dovrebbe rappresentare le idee permanenti dietro la realtà e non semplicemente imitare la forma esterna della realtà. Lottò per tutta la sua carriera con problemi finanziari, malattie, isolamento e scarso apprezzamento artistico, che la portarono a togliersi la vita all’età di quarantadue anni. A causa della sua morte prematura, la sua produzione artistica rimane relativamente scarsa. L’unica mostra internazionale conosciuta di Stjernschantz ebbe luogo a Parigi, nel 1900. Molte delle sue opere sono ora nella collezione permanente della Galleria Nazionale Finlandese.


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Articolo di Livia Capasso

Laureata in Lettere moderne a indirizzo storico-artistico, ha insegnato Storia dell’arte nei licei fino al pensionamento. Accostatasi a tematiche femministe, è tra le fondatrici dell’associazione Toponomastica femminile.
