Mi è capitato recentemente di conoscere Anna Zoli, autrice di un piccolo libro, “Il Tao del mosaico, Vite intrecciate”, che narra il percorso artistico di Maria Grazia Brunetti, raccontato dall’amica che ha condiviso con lei una vita. Maria Grazia, Graziella per chi l’ha conosciuta più da vicino, scomparsa a Firenze nel 2013, univa alla sua indiscussa genialità un’assoluta mancanza di senso pratico, e non si è mai preoccupata di diffondere il suo nome, di far valere la titolarità delle sue opere. Se n’è fatta carico invece la sua amica, che è riuscita a far mettere una targa postuma col nome dell’autrice al mosaico pavimentale alla Manica Lunga, lo spazio espositivo della Biblioteca Classense di Ravenna, che prima dell’intervento di Anna risultava di autore ignoto. La cerimonia si è svolta il 14 aprile 2014 alla presenza di autorità, personalità esperte di mosaico e nipoti dell’artista. Anna ha addirittura fondato con amici e amiche di Graziella il comitato pro-Brunetti, grazie al quale sono stati raggiunti significativi risultati.

Il più importante riguarda il capolavoro di Graziella, l’Arborea Donna, un mosaico a tessere dorate di grandi dimensioni, che giaceva dimenticato nella cantina di una vecchia casa nelle Marche. Maria Grazia l’aveva esposto alla Biennale del mosaico di Ravenna del 1976, in seguito l’aveva fatto imballare e l’aveva abbandonato nella cantina di una casa ormai disabitata. Anna ha convinto gli eredi a farne donazione al Comune di Ravenna e ha convinto il MAR di Ravenna ad ospitare il mosaico. Ora, restaurato, è esposto nel chiostro della Biblioteca Classense.

Ma conosciamo da vicino Maria Grazia Brunetti e il suo lavoro.
Maria Grazia è stata una rinomata artista del mosaico con una lunga esperienza nel settore. I suoi mosaici hanno una bellezza intricata e dettagliata, che mescola tradizione e innovazione. Ha lavorato su progetti di varie dimensioni, destinati a spazi pubblici e privati e a creazioni artistiche personali. Era maestra nel combinare materiali diversi come pietre, sassi, ceramica, terracotta, vetro, metalli; è proprio questa varietà dei materiali la caratteristica distintiva del suo lavoro. Si è formata all’Accademia del Mosaico di Ravenna, nel ’59 ha cominciato a insegnare all’Istituto d’Arte per il Mosaico della stessa città, e poi all’Istituto d’Arte di Porta Romana a Firenze. Nella sua attività di insegnamento ha riportato l’arte dimenticata del mosaico a nuova vita, incoraggiando i suoi studenti a usare qualsiasi materiale. Ha ridato all’antica arte del mosaico quella dignità che aveva perduto da molti secoli e che le esperienze delle avanguardie del ‘900 avevano accantonato.
Ha anche scritto un prezioso volume didattico, “Il mosaico-Un modo di costruire immagini”, nel quale spiega con grande chiarezza come si fa un mosaico, che cosa occorre per farlo. Nel libro anche una breve storia che parte dalle tombe egizie, attraversa l’attività musiva che dall’antica Grecia arriva a Roma, a Tivoli, a Pompei, a Villa Armerina, passa ai pavimenti delle chiese paleocristiane; dalle esperienze formali bizantine e tardomedioevali, poi a Firenze, nel Quattrocento, e a Venezia la tradizione tecnica si mantenne viva, ma cominciava a perdere di prestigio. Dopo un lungo periodo di abbandono, oggi il mosaico conosce un rinnovato fervore, poiché appare più adatto a soddisfare particolari esigenze decorative del gusto contemporaneo. E il suo successo attuale deve molto all’opera di Maria Grazia Brunetti.
Questi i suoi lavori più importanti:
- un mosaico all’esterno di una scuola elementare a Recanati, realizzato in tre colori: bianco, grigio e nero, eseguito insieme a G. Ventura nel 1961;
- il mosaico pavimentale all’Ospedale Psicopedagogico della provincia di Bologna, eseguito da Brunetti, insieme all’artista Andrea Raccagni nel 1970, articolato in tre direzioni, ognuna delle quali contrassegnata da un colore diverso; sempre a Bologna un mosaico nell’atrio della scuola media Irnerio;

- una serie di “Proposte” che rappresentano il risultato di sei anni di lavoro didattico all’Istituto d’Arte di Porta Romana a Firenze, dove dal 1967 al 1980 ha creato un laboratorio per la ricerca di possibili materiali per il mosaico moderno;
- un mosaico che rappresenta un sistema solare nel Palazzo della Ragione a Milano e sempre a Milano un mosaico nel portico di casa Panigarola. Anna Zoli così descrive la sua esperienza di visione davanti al mosaico di Palazzo della Ragione: «Una pioggia cosmica di linee che si intersecano, di macchie, di sprazzi, di vortici, di traiettorie, in cui sembra che materiali e colori gravitino, scoppino, si disgreghino per poi ricomporsi in aggregazioni, diverse, cangianti, a seconda di chi li guarda»;
- a Ravenna il mosaico pavimentale della Biblioteca Classense che rappresenta una galassia contrassegnata da costellazioni il cui moto ascensionale sale fino ad un occhio che rappresenta la luce della scienza, simbolo dell’istituzione culturale che lo ospita;
- L’Arborea donna libera aurea noto anche come La Sfinge di Ravenna, che nel 1976 Graziella espose, con grande scandalo, alla Biennale internazionale del mosaico a Ravenna, formata da sei pannelli di grandi dimensioni. L’opera, che allude alla forza delle lotte femministe degli anni Settanta, rappresenta con tessere dorate un volto di donna con grandi occhi, una fessura nella parte centrale che ricorda una vulva o una bocca spalancata in un urlo, e ai lati spirali di capelli. Fece scandalo la raffigurazione del sesso femminile, forte e splendente, soprattutto da parte di un’artista donna. Gli occhi penetranti inoltre rimandano all’orgoglio delle donne, che in quel periodo si stavano riappropriando del proprio corpo, sottraendolo al dominio maschile. Andrea Raccagni ne “La Sfinge di Ravenna – Maria Grazia Brunetti”, del 1976, afferma: «L’opera può riguardarsi come un grande manifesto femminista che lancia all‘uomo la propria rivendicazione di autonomia».

- un mosaico in piazza S. Giorgio a Giba in Sardegna (provincia di Cagliari), realizzato nel 1996 utilizzando le risorse del posto, di forma trapezoidale, in tre colori, turchese, terra rossa, grigio-violetto, a indicare rispettivamente mare, monti e cielo, che costituiscono il paesaggio sullo sfondo del quale si svolge la lotta tra S. Giorgio e il drago;

- un mosaico pavimentale a Carlentini, in Sicilia, realizzato nel 2006: con una superficie di circa mq 500, è il più grande mosaico moderno realizzato al mondo, fortemente voluto dai progettisti dell’intervento di recupero delle Mura Urbiche di Carlentini. Per questo mosaico Maria Grazia ha scelto la pietra bianca di Modica, il frantumato lavico e scarti metallici, sassi, pezzi di vetro. Di forma conica, entro fasce curvilinee sono state disposte in perfetto equilibrio le figure principali, l’angelo dispensatore di verità e giustizia, nella parte centrale del mosaico, l’orologio di Carlo V e il Sole, signore dell’ordine universale, alle estremità dell’opera;

Il libro che le ha dedicato nel 2013 l’amica Anna Zoli, l’anno stesso della morte di Maria Grazia, omaggio a un’artista ignorata dalla cultura ufficiale, attraversa gli anni Settanta col ricordo delle iniziali lotte del femminismo, la narrazione della ribellione contro l’ordine sociale in cui erano state fino ad allora confinate le donne. È la storia condensata e preziosa dell’amicizia tra due donne profondamente diverse, ma unite dall’amore per sé, per l’altra e per l’arte, due donne che si sono incontrate da giovanissime in una piccola città di provincia, Faenza, e non si sono più perse di vista. Graziella, sempre vestita con colori sgargianti, con una massa di capelli biondo-rossi arruffati, zatteroni e pantaloni a zampa di elefante, sempre svagata, confusa, che contesta la sua famiglia borghese, e invece concentrata, sicura ed efficiente nel suo lavoro. E Anna che dall’intreccio della sua vita con quella dell’amica artista trova la forza per riprendere e portare alla luce anche la sua creatività, le sue creazioni poetiche e tira fuori dal cassetto le sue poesie.
Il termine Tao, che dà il titolo al libro, allude a uno dei principali concetti del pensiero cinese, centro della religione taoista. Esprime il concetto di movimento, di flusso e si riferisce all’energia che muove tutto l’Universo, quell’infinitamente grande del cosmo a cui si collega l’infinitamente piccolo delle particelle atomiche.
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Articolo di Livia Capasso

Laureata in Lettere moderne a indirizzo storico-artistico, ha insegnato Storia dell’arte nei licei fino al pensionamento. Accostatasi a tematiche femministe, è tra le fondatrici dell’associazione Toponomastica femminile.
