La ricorrenza del cambio di anno, pur nella sua convenzionalità, segna un punto nella nostra agenda e anima tutta una serie di giochetti retrospettivi interessanti che servono come momento di riflessione collettiva. Non fa eccezione il lessico e verso la fine dell’anno enti e istituzioni identificano e scelgono, con metodi spesso molto diversi, la parola o le parole grazie alle quali si sintetizza un vissuto comunitario che ha colpito localmente oppure globalmente o si evidenzia una moda, un successo, una nuova abitudine, una particolare innovazione in ambito tecnologico attraverso il lessico.
Come detto, la modalità di scelta di queste parole varia perché riflette la vocazione dell’ente che si esprime. Per l’italiano, la parola del 2023 scelta dal vocabolario Treccani è, come molte e molti sapranno, femminicidio. La preferenza è caduta su questa parola per la sua rilevanza attuale dal punto di vista socioculturale in Italia. Non si tratta dunque, in questo caso, né di un neologismo (dal momento che femminicidio esiste come lessema dal 2008), né di un termine già conosciuto ma che ha ampliato la propria frequenza d’uso, come è stato il caso delle parole inglesi del 2022 gaslighting (che, semplificando, indica la manipolazione di una persona mettendone in discussione la percezione della realtà) o goblin mode (tradotto letteralmente con ‘modalità Goblin’ e interpretato come ‘il piacere di essere impresentabili e sciatti’), né la consacrazione di un vocabolo legato alla rivoluzione digitale (come selfie nel 2013 o tweet nel 2009). Femminicidio è stato selezionato per evidenziare un fenomeno che purtroppo non è nuovo, ma che negli ultimi mesi del 2023 ha spesso occupato la cronaca. Come sottolinea Valeria Della Valle, direttrice scientifica, insieme a Giuseppe Patota, del vocabolario Treccani nell’articolo di motivazione della scelta, la presenza della parola ‘femminicidio’ si è fatta sempre più rilevante «fino a configurarsi come una sorta di campanello d’allarme che segnala, sul piano linguistico, l’intensità della discriminazione di genere» (https://www.treccani.it/magazine/atlante/societa/femminicidio-e-la-parola-dell-anno-2023.html). La scelta di questo vocabolo risulta dunque un modo per continuare ad alimentare la consapevolezza e la discussione su un doloroso problema culturale e sociale ma allo stesso tempo serve per ribadire l’esistenza di un disagio, quello della violenza sulle donne, che non va ignorato e dimenticato.
La scelta della parola italiana dell’anno da parte dell’Università di scienze applicate di Zurigo (Zhaw) segue un altro percorso. In questo caso la selezione, che si svolge contemporaneamente per l’italiano, il tedesco, il francese e il romancio, si articola su tre livelli: dapprima viene svolta un’analisi quantitativa sui dati testuali multilingui raccolti nella banca dati svizzera “Swiss-AL”, grazie alla quale vengono individuati i venti vocaboli che ricorrono più frequentemente nel discorso pubblico o che, statisticamente, hanno registrato un’impennata d’uso rispetto agli anni precedenti. Il secondo livello è rappresentato dalle proposte che provengono dal pubblico di diversi programmi radiofonici che trattano la parola dell’anno e, infine, il terzo livello è il risultato del lavoro di una giuria composta da ricercatori/trici, giornalisti/e, insegnanti, studenti, scrittori/trici e artisti/e, la quale, in base ai dati quantitativi e alle proposte arrivate, determina le prime tre parole che caratterizzano maggiormente l’anno appena trascorso. Per il 2023 sono state incoronate le seguenti voci: Gpt (ossia ‘Generative Pre-trained Transformer’, tradotto letteralmente con ‘trasformatore generativo preaddestrato’), tunnel e ecoansia (che esprime il «senso crescente di preoccupazione riguardo ai mutamenti climatici»). Queste tre parole coprono tre aree argomentative differenti: tecnologia, attualità locale, attenzione al mondo globale.
Il termine Gpt segna l’avanzare e la diffusione di nuove tecnologie e delle correlate incertezze soprattutto legate allo sviluppo in ambito professionale. Con Gpt lo sguardo non è rivolto al presente, alla stretta attualità di cronaca, ma al futuro, ai cambiamenti in atto a cui si è dato un nome. L’ignoto colpisce l’immaginario collettivo, che si appropria di una nuova parola, in questo caso un acronimo inglese, e continua a usarla per proiettarsi nel futuro, che rimane al centro dei discorsi. Non è dunque un caso che per il Collins English Dictionary la parola del 2023 sia Ai (‘artificial intelligence’), mentre le giurie tedesca e francese della Zhaw collochino al secondo posto rispettivamente Chatbot (cioè il software che simula ed elabora le conversazioni umane) e Intelligence artificielle.
Nuove tecnologie, nuove abitudini sociali, nuovi problemi ed ecco che la terza parola scelta dalla Zhaw (giuria tedesca) è ghosting (cioè il sottrarsi improvvisamente da una relazione e senza dare alcuna spiegazione), mentre il Cambridge dictionary ha scelto hallucinate, che in italiano possiamo tradurre con ‘avere le allucinazioni’, ma il suo ambito d’uso non è qui quello della psichiatria ma quello dell’intelligenza artificiale e indica una risposta generata dall’Ia che contiene informazioni false o fuorvianti e presentate come vere. In futuro diventerà sempre più vitale in questa nostra società digitale riuscire a distinguere il vero dal falso, capire cosa è contraffatto e cosa è autentico. E authentic è la parola scelta dal dizionario statunitense Merriam-Webster. Le nuove tecnologie, in particolare i social media, sono fonte di neologismi o di nuovi concetti cuciti su parole già esistenti, ma sono anche il veicolo di propagazione di mode lessicali e fungono da motore del cambiamento linguistico di una lingua. È questo il caso della parola individuata dalla Oxford University Press, editrice dell’Oxford English Dictionary: si tratta di rizz, un termine gergale diffuso tra le nuove generazioni e legato allo slang dei videogiocatori. Rizz deriva dalla parte centrale di charisma e viene usato per indicare l’avere stile, l’essere attraenti e affascinanti, il saper attrarre un o una partner; è quello che in altre epoche avremmo chiamato, pescando dal francese, con il termine charme (e tanto per fare un po’ di archeologia linguistica, charme deriva dal latino carmen «formula d’incantesimo»).
Torniamo all’italiano, con la terza parola indicata dalla Zhaw (ecoansia), che esce dall’ambito digitale, collocandosi in una dimensione globale che riflette le preoccupazioni senza confini rispetto alla crisi climatica e alle sue possibili conseguenze. Questa voce si riconnette a permacrisis, indicato dal Collins English Dictionary lo scorso anno e forma un collegamento tra il 2022 e il 2023 e sta ad indicare che il problema della crisi climatica si sta insinuando sempre di più nelle nostre società.
Dal globale al locale con l’ultima parola italiana indicata dalla Zhaw (tunnel): «Il suo uso, molto svizzero-italiano, è legato – si legge nelle motivazioni – al traffico autostradale e ferroviario del San Gottardo. Dal 10 agosto la parola è associata al deragliamento di un treno merci nel tunnel ferroviario di base del San Gottardo» (e ai conseguenti disagi per i viaggiatori»). Una parola che rappresenta una storia di separazione e collegamento lunga più di un secolo e importante per lo sviluppo della società ticinese, ma che si ricollega anche alla cronaca internazionale in quanto usata «prevalentemente nel discorso pubblico per indicare i famigerati tunnel costruiti da Hamas nella striscia di Gaza, all’interno dei quali sarebbero custoditi gli ostaggi catturati subito dopo la strage del 7 ottobre compiuta in territorio israeliano» (https://www.zhaw.ch/storage/hochschule/medien/news/2023/231128_Wort-des-Jahres-2023/Le-parole-svizzere-_dell-anno-2023.pdf). Un ponte inaspettato, e anche doloroso, tra attualità locale e mondiale come solo le parole sanno fare.
Anche legato alla realtà locale è il termine scelto dall’Australian National Dictionary, che è un nome proprio: Matilda, in onore della squadra di calcio che ha raggiunto la semifinale nella Coppa del mondo femminile del 2023. Questa parola segna un cambiamento sociale e porta in primo piano i risultati ottenuti da donne in un mondo fino a poco tempo fa prettamente maschile.
Se le singole parole dell’anno di una sola lingua sono indubbiamente appassionanti e stimolano la curiosità, un puzzle tra le parole dell’anno nelle diverse lingue e nei diversi anni si rivela dunque ancora più interessante. Uno sguardo agli anni passati evidenzia, tra le altre cose, come ecoansia è figlia dell’emergenza climatica (parola dell’anno del 2019 per l’Oxford English Dictionary), hallucinate è parente di fake news (parola del 2016 per il Macquarie Dictionary e del 2017 per il Collins English Dictionary e l’American Dialect Society) e misinformation (incoronata nel 2018 da Dictionnary.com).
Se le osserviamo nel loro complesso, le parole dell’anno non sono soltanto un modo “leggero” per ricordarsi dell’anno passato, ma ci raccontano verso quale futuro ci stiamo orientando e diventano un monito a non sottovalutare i problemi che esistono e ai quali le lingue contribuiscono a dare concretezza e visibilità.
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Articolo di Lorenza Pescia De Lellis

Nata e cresciuta nel Canton ticino, sono stata assistente al Romanisches Seminar di Zurigo e ho collaborato all’edizione degli Scritti linguistici di Carlo Salvioni. Attualmente vivo negli Stati Uniti e sono visiting scholar all’Institute for Advanced Study di Princeton. Tra i miei interessi di ricerca ci sono il linguaggio di genere, il multilinguismo e la politica linguistica, l’analisi del discorso, la storia della linguistica.
