Veroníka Borísova Dudárova. Prima donna russa direttrice d’orchestra 

Ricordare Veroníka Dudárova tra le donne che si sono distinte nel campo della musica è un atto certamente coraggioso in tempo di guerra russo-ucraina. È stata una personalità importante, considerata come una delle migliori musiciste di Mosca, San Pietroburgo, Kiev, Minsk e Novosibirsk. Dare spazio alla conoscenza della biografia di Veroníka Dudárova vuole essere anche un atto di libertà espressiva nello stordimento e smarrimento generale provocato dalle atrocità belliche subite dalla popolazione ucraina, che — tra l’altro — ha causato un’operazione di respingimento di artisti e artiste russe dai palchi e dagli eventi europei, operazione a cui abbiamo assistito dall’inizio del conflitto e che ci appare tanto sproporzionata quanto non pertinente alle logiche della guerra.  

Veronika Dudárova

Veroníka Dudárova ha avuto una brillante creatività artistica, si è esibita in molti tour in diversi paesi del mondo, sempre con grande successo (in rete si trovano ampie sezioni con video delle sue direzioni), ed è stata la prima donna russa a dirigere un’orchestra.
Era nata nel 1916 a Baku, in Azerbaigian, in una famiglia di nobili osseti (il gruppo etnico di maggioranza dell’Ossezia, regione storica a nord del Caucaso, al confine tra Georgia e Russia). Aveva iniziato a suonare il piano all’età di cinque anni presso l’Accademia di musica Hajibeyov di Baku e poi a Leningrado con Pavel Serebryakov, il famoso interprete di Rachmaninov. Nel 1947 si era diplomata al Conservatorio di Mosca ed era entrata a far parte dell’Orchestra Sinfonica di Stato di Mosca come direttrice junior, e solo dopo tredici anni ha potuto assumere il ruolo di direttrice principale. Al Conservatorio di Mosca aveva preso lezioni di direzione d’orchestra con Nikolai Anosov e studiato musicologia con Lev Ginzburg. Nel 1991, dopo la caduta del comunismo, ha fondato l’Orchestra Sinfonica della Russia, che ha diretto fino al 2003. È morta a Mosca il 15 gennaio 2009. 

Veronika Dudárova durante un concerto

Veroníka era una persona molto talentuosa, il suo stile nella direzione dell’orchestra era coreografico, i suoi movimenti espressivi, era in grado di ricreare un’atmosfera magica che rendeva brillanti le sue esecuzioni per bellezza estetica e armonia, come confermato da tanti critici musicali. Con tanto tenace studio era riuscita a esprimere tutti gli stili e le tendenze del panorama musicale, dalla musica classica a quella più moderna, durante l’arco di una longeva carriera. Aveva anche un’attenzione per giovani musicisti e musiciste, che faceva lavorare con lei impartendo autentiche lezioni di direzione orchestrale. Chi ha collaborato con lei ne riferisce come di una Maestra d’orchestra di talento innato e una persona creativa dalle spiccate doti umane, musicali e artistiche, oltre che molto generosa con colleghi e colleghe, che riusciva — a fatica ma instancabilmente — a portare fuori dall’Unione Sovietica in tournée. «La gente dice che dirigere un’orchestra non è una professione femminile. Non è vero! Quando Veronika Dudárova era in piedi vicino al palco aveva una tale aura, un tale potere nei suoi gesti, nei suoi occhi, controllava assolutamente l’orchestra», ha affermato la musicologa russa Zhanna Dozortseva. Questa immagine rievoca alla mente le direzioni di una nostra grande Maestra d’orchestra, Gianna Fratta, la cui difesa della parità di genere in un mondo da sempre considerato appannaggio dei maschi, è tenace e risoluta come il suo talento. La Maestra Fratta, infatti, in un post su Facebook scriveva: «Ancora oggi, il 19 aprile 2023, esistono giornali (come un quotidiano siculo in un articolo dell’altro giorno) che parlano di me scrivendo Gianna Fratta, la moglie di Piero Pelù. No, ma dico, puoi definirmi direttrice d’orchestra, pianista, cavaliere della Repubblica, docente di composizione, Presidente della Camerata Musicale Barese, puoi parlare dei miei titoli di studio (6 lauree di secondo livello, ad esempio, tra cui una laurea in legge), puoi dire delle mie presenze nei cda di varie istituzioni culturali italiane, puoi dire dei miei primati come direttrice d’orchestra in tutto il mondo… e invece scrivi “la moglie di…”. La strada da fare è davvero tantissima!». 

Veronika Dudárova durante un concerto all’Orchestra Sinfonica di Mosca

Come la maggior parte dei direttori d’orchestra sovietici, Dudárova sosteneva compositori russi tradizionali come Ciajkovskij, Majakovski, Glazunov, Liadov e Khatchaturian. Tuttavia, non era contraria alla musica di Shostakovich, tra i più importanti compositori sovietici che non aveva avuto un rapporto sempre facile con il potere (nel 1983 ne eseguì la Decima Sinfonia e il Primo Concerto per pianoforte con l’Orchestra Sinfonica di Stato di Mosca e il pianista Alexander Slobodnyak). 
Nel 1987 è apparsa nel film documentario svedese, dal titolo eloquente, A Woman Is a Risky Bet: Six Orchestra Conductors (titolo originale: Dirigenterna) sulle donne direttrici d’orchestra, diretto da Christina Olofson, in cui compaiono JoAnn Falletta e Victoria Bond dagli Stati Uniti, Kerstin Nerbe e Ortrud Mann dalla Svezia, Veroníka Dudárova e Camilla Kolchinsky dall’Urss, che condividono la passione per la musica e il coraggio di rompere gli stereotipi di un mondo prettamente maschile e di affrontare nuove sfide. Proprio Dudárova nel documentario afferma: «Solo i soldati poveri non vogliono essere generali», lei che nel 1977, in piena Guerra Fredda, era stata criticata dal Washington Post come eccessivamente melodrammatica («sembra essere una direttrice molto competente, anche se con un approccio estremamente rilassato alla musica il cui ingrediente essenziale è l’eccitazione drammatica»). Ha lavorato con passione fino alla fine. All’età di 85 anni ha diretto la Pathétique di Ciajkovskij nella Sala dei Concerti della Città Proibita di Pechino. Il novantesimo compleanno lo ha celebrato con un concerto a Mosca, in cui ha festeggiato dirigendo il Bolero di Ravel.  

Veronika Dudárova nella sua cucina

In occasione di quello che sarebbe stato il suo 101º compleanno, Google l’ha ricordata con un bellissimo Doodle che la raffigura mentre guida le lettere di Google — come un gruppo di musicisti — in un’esibizione appassionata e drammaticamente efficace. 
È iscritta nel Guinness dei primati come unica donna al mondo ad aver diretto grandi orchestre filarmoniche per oltre mezzo secolo e a lei è stato intitolato un asteroide della fascia principale, 9737 Dudárova, appartenente alla regione del sistema solare situata tra le orbite di Marte e di Giove. Di questo ne era stata felicissima: «Avere un pianeta che porta il tuo nome è il miglior onore che possa essere concesso a chiunque», aveva detto. 

Veronika Dudárova durante un concerto

Tra le sue migliori esecuzioni si ricordano la Messa in si minore di Bach, lo Stabat Mater di Pergolesi, il Requiem di Verdi, John Damascene di Taneyev, il Requiem di Mozart, e ancora sinfonie di Beethoven, Brahms, Ciajkovskij, Rachmaninov, Shostakovich, Myaskovsky, composizioni di Strauss, Debussy, Ravel, Gershwin. Era, infatti, un’interprete sensibile di classici russi e sovietici, ma anche di partiture moderne d’avanguardia e musica barocca, opere del classicismo e del romanticismo europei. 

Veronika Dudárova durante un concerto in età matura

La storia di Veroníka Dudárova è un altro tassello nel cosmo delle generazioni di donne che non hanno avuto bisogno di sentirsi inferiori agli uomini in termini di bravura, talento, competenze, in nessun settore, mai. 

Veronika Dudárova durante un concerto

Qui le traduzioni in francese, inglese e spagnolo.

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Articolo di Valeria Pilone

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Già collaboratrice della cattedra di Letteratura italiana e lettrice madrelingua per gli e le studenti Erasmus presso l’università di Foggia, è docente di Lettere al liceo Benini di Melegnano. È appassionata lettrice e studiosa di Dante e del Novecento e nella sua scuola si dedica all’approfondimento della parità di genere, dell’antimafia e della Costituzione

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