Se andate a Boston e vi capita di camminare lungo il Boston Women’s Heritage Trail, un percorso a piedi che guida alla scoperta dei luoghi più famosi legati alla storia delle donne della città, all’altezza del numero civico 539 di Washington Street potete imbattervi nel Boston Opera House e quindi in Sarah Caldwell, che quell’istituzione ha fondato nel 1957.

Una figura carismatica la sua nel panorama internazionale della musica lirica, una vera pioniera non solo perché è stata la prima donna a dirigere nel 1976, con la Traviata di Giuseppe Verdi, l’orchestra della Metropolitan Opera di New York, ma anche perché, da produttrice, impresaria e regista ha saputo imprimere un nuovo corso al mondo della lirica negli Stati Uniti.
Nata nel Missouri, a Maryville, il 6 marzo 1924, Sarah è stata una bambina prodigio capace già a dieci anni di esibirsi in pubblico col suo violino. Gli studi nel Conservatorio di musica del New England l’indirizzano presto verso la carriera di musicista e, dopo aver conseguito il diploma nel 1946, diventa l’assistente principale del maestro Boris Goldovsky.
La carriera di direttrice d’orchestra e quella di impresaria e produttrice camminano affiancate e intrecciate. La sua prima produzione teatrale risale al 1947 quando mette in scena Riders to the sea del compositore britannico Ralph Vaughan Williams. Nel 1952 si trasferisce a Boston dove dirige il laboratorio d’opera della Boston University e dove, nel 1957 fonda, finanziandola con 5.000 dollari, l’Opera Company, istituzione di grande prestigio internazionale.

Ben presto il suo nome viene associato sia alla messinscena di testi lirici del passato, come il Don Carlos di Giuseppe Verdi, proposti però in varianti giudicate inconsuete e “ardite”, sia alla produzione di opere contemporanee come Intolleranza di Luigi Nono o Moses und Aron di Arnold Schönberg. Si cimenta, dimostrando una spiccata personalità e grande autonomia di giudizio, anche in allestimenti di composizioni poco rappresentate perché ritenute difficili e poco accessibili al vasto pubblico. Lei stessa nelle interviste confessa di apprezzare le sfide difficili, di volersi cimentare in brani meno conosciuti ritenendoli espressioni musicali meravigliose «che per qualche strana ragione non abbiamo ancora esplorato».

Le messinscene proposte dall’impresaria e produttrice Sarah Caldwell sono accurate sia dal punto di vista musicale che dal punto di vista visivo: chiede che sia data grande enfasi agli elementi drammatici delle opere e cerca contemporaneamente, con scrupolosità e capacità di innovazione, di regalare al pubblico impianti scenici spettacolari accompagnati spesso da speciali effetti visivi. Questa sua capacità di spaziare nelle partiture e nelle epoche, proponendo innovative riletture e linguaggi complessi, le consentono di inserire nei cartelloni delle sue produzioni nomi illustri della lirica, figure di spicco attirate dalle continue sfide musicali che si rivelano importanti occasioni di ascesa professionale.

Il curriculum di Sara Caldwell è costellato di numeri importanti: oltre a essere la prima donna a dirigere l’orchestra del Metropolitan di New York, si esibisce — seconda donna a farlo — nella direzione della New York Philarmonic Orchestra e di moltissime altre orchestre sinfoniche del mondo; mette in scena più di 75 lavori operistici, diversi tra loro per repertorio e stile di produzione, riceve 35 lauree honoris causa. Infine nel 1996, a coronamento della brillante carriera, le viene assegnato dal Presidente Bill Clinton il prestigioso riconoscimento della Medaglia Nazionale delle arti.

Sara Caldwell si ritira dall’attività nel 2004, dopo essere entrata a far parte dell’Università dell’Arkansas e averne diretto il programma operistico dal 1999. Muore a Portland nel Maine il 23 marzo 2006.
Qui le traduzioni in francese, inglese e spagnolo.
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Articolo di Barbara Belotti

Dopo aver insegnato per oltre trent’anni Storia dell’arte nella scuola superiore, si occupa ora di storia, cultura e didattica di genere e scrive sui temi della toponomastica femminile per diverse testate e pubblicazioni. Fa parte del Comitato scientifico della Rete per la parità e della Commissione Consultiva Toponomastica del Comune di Roma.
